ROMA – Sarà l’incontro di domani a Tunisi con il primo ministro tunisino Beji Caid Essebsi e con il presidente ad interim Foad Mebazaa che deciderà il futuro delle operazioni dell’emergenza sbrachi a Lampedusa. La missione di domani, non certo semplice, sarà condotta dal premier Silvio Berlusconi e dal suo ministro dell'Interno, Roberto Maroni. Ma alla vigilia della delicatissima missione e’ già scontro totale tra Italia e Tunisia sul tema immigrazione. Ieri fonti ufficiali del ministero degli Esteri tunisino hanno fatto trapelare tutto il loro malumore smentendo l’esistenza di qualsiasi tipo di accordo scritto con l’Italia. Roma piuttosto - questo il senso dello sfogo tunisino - mostri “solidarietà” con un Paese che, malgrado le mille difficoltà che sta attraversando, “é stato in grado di accogliere oltre 150mila rifugiati in fuga dalla Libia”. Comunque nonostante le bagarre della vigilia, il pacchetto di misure che Berlusconi e Maroni porteranno domani all'attenzione dei rappresentanti del Governo tunisino contiene le seguenti priorità: "aiutare i migranti in casa loro" come ha spiegato nei giorni scorsi il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. Una sorta di nuova "operazione Albania" che punti a un approccio di sistema composto da una cooperazione sul controllo delle partenze e del pattugliamento in mare, misure di stimolo allo sviluppo economico, finanziamento di corsi di formazione e azioni di sostegno alla bilancia dei pagamenti. Più in particolare, Berlusconi offrirà al primo ministro Essebsi una maggiore cooperazione per il contrasto dei flussi di migranti irregolari. C'è la disponibilità italiana a garantire forniture di nuove motovedette e fuoristrada per il controllo delle coste oltre ad attrezzature per le forze di polizia. Un impegno, questo, quantificabile in 75 milioni di euro. Oltre a ciò, sul fronte economico, si punta a rivitalizzare il sistema delle piccole e medie imprese con una linea di credito ad hoc per altri 75 milioni mentre progetti specifici verranno illustrati per la pesca e per la formazione professionale (circa 20 milioni di euro). La fragile economia tunisina reduce dalla "rivoluzione dei gelsomini" potrà contare, inoltre, su una misura di sostegno alla bilancia dei pagamenti per la quale verranno messi a disposizione altri 100 milioni di euro. A fronte di questo ricco pacchetto (circa 300 milioni di euro) l'Italia chiederà al Governo di Tunisi di riprendere a sorvegliare in maniera efficace le coste, scoraggiare le partenze degli irregolari e accettare di rimpatriare almeno una parte di coloro che sono arrivati a Lampedusa.
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