Udienza davanti al gip Giuliano Castiglia per decidere sulla richiesta del sostituto procuratore Nino Di Matteo. Parola anche alla difesa. Il giudice si è riservato di decidere
La Procura di Palermo insiste per la richiesta di archiviazione nei confronti del ministro dell’Agricoltura Saverio Romano. Ma davanti al gip Giuliano Castiglia il pubblico ministero Nino Di Matteo accusa: "Dall’indagine è emerso un quadro preoccupante di evidente contiguità con le famiglie mafiose di Cosa nostra". Secondo la ricostruzione del magistrato che a lungo ha indagato sui rapporti fra mafia e politica, ci sarebbe la prova di almeno tre episodi che vedono come protagonista Romano. "Innanzitutto, la richiesta di consenso elettorale per Cuffaro sollecitata nel 1991 ad Angelo Siino - spiega Di Matteo in udienza - con la consapevolezza che Siino orbitasse in ambienti mafiosi".Il secondo episodio citato dal pm riguarda un pranzo a Roma, in un ristorante a Campo dei fiori: "Era presente anche l’attuale pentito Francesco Campanella - spiega - Romano disse, facendo riferimento a lui: Francesco mi vota, perché siamo della stessa famiglia". Per la Procura, "non si tratterebbe della famiglia Dc, ma della famiglia mafiosa di Villabate".Il terzo episodio riguarda la candidatura di Giuseppe Acanto: "Fu caldeggiata a Romano da Campanella e da Nicola Notaro, il responsabile cittadino del Cdu oggi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa". Conclude il pm: "Queste sono le prove della contiguità di Romano ad ambienti mafiosi, ma non sono sufficienti per dimostrare il suo contributo specifico e consapevole all’associazione mafiosa". Il gip si è riservato di decidere.
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