Alla vigilia del referendum sull'atomo, parla il premio Nobel: "Guai a ignorare la lezione di Fukushima". Dal sottosuolo di Lazio, Toscana e Campania un potenziale pari a quattro impianti alimentati ad uranio
di ANTONIO CIANCIULLOL'INTERVISTAROMA - "Fukushima ha rappresentato una grande sorpresa perché ha evidenziato uno scollamento tra le previsioni e i fatti. È stata una lezione ed è pericoloso non imparare dalle lezioni. Soprattutto per un paese come l'Italia che con il Giappone ha molti problemi in comune: non solo la sismicità ma anche gli tsunami prodotti da un terremoto, come l'onda gigante che ha distrutto Messina nel 1908. È ragionevole fare una centrale atomica in Sicilia?". Carlo Rubbia, il Nobel che in Italia ha inventato il progetto pilota per il solare termodinamico, osserva il panorama energetico a tre mesi dall'inizio di un incidente nucleare che non si è ancora concluso.Dopo Fukushima tutto il mondo s'interroga sul futuro del nucleare e paesi come la Germania e la Svizzera hanno deciso di uscire dal club dell'atomo. Il governo italiano invece vuole rientrare. Le sembra una buona scelta?"Non si può rispondere con un sì o con un no. Bisogna esaminare i problemi partendo da una domanda fondamentale: quanti soldi ci vogliono e chi li mette. Si dice che una centrale nucleare costa 4-5 miliardi di euro. Ma senza calcolare gli oneri a monte e a valle, cioè le spese necessarie per l'arricchimento del combustibile e per la creazione di un deposito geologico per le scorie radioattive come quello che gli americani hanno cercato di fare, senza riuscirci ma spendendo 7 miliardi di dollari, a Yucca Mountain".Insomma quanto costerebbe il piano italiano che punta ad arrivare al 25 per cento di elettricità dall'atomo?"Per raggiungere un obiettivo del genere, e o si raggiunge un obiettivo del genere oppure è inutile cominciare perché si hanno solo i problemi senza i vantaggi, serviranno una ventina di centrali e quindi possiamo immaginare un costo diretto che si aggira sui 100 miliardi di euro. Il punto, come dicevo, è chi li mette sul tavolo".
Continua ...
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