L'ex sindaco di Catania di fronte ai giudici della Corte d'appello. E' accusato di abuso d'ufficio per i risarcimenti ai dipendenti del Comune per i danni subiti dalle polveri del vulcano. Tre giorni prima delle elezioni
"Posso anche avere commesso degli errori, ma sono certo di essere stato ispirato dall'interesse pubblico", così dichiara l'ex sindaco di Catania Umberto Scapagnini davanti alla Corte d'appello di Catania. Oggi è tornato in aula dopo essere stato condannato a due anni e sei mesi per abuso d'ufficio in primo grado per i contributi concessi dalla pubblica amministrazione ai dipendenti comunali per danni da "cenere nera", eruttata dall' Etna. Contributi elergiti tre giorni prima delle elezioni comunali del 2005.
Al centro dell'inchiesta, avviata dal sostituto procuratore Ignazio Fonzo, oggi consulente dell'Antimafia, e dal pm Francesco Puleio, sono due le delibere comunali per la restituzione dei contributi previdenziali ai dipendenti. Di fatto, i circa quattromila dipendenti comunali di Catania ricevettero in busta paga una somma compresa tra i 300 e i 1.000 euro, che dovranno ora restituire senza interessi in undici anni al loro ente previdenziale. Oltre alla condanna in primo grado di Scapagnini, due anni e due mesi erano stati inflitti agli assessori della sua giunta di centrodestra. In Appello, invece, il procuratore generale ha chiesto per l'ex sindaco la condanna a otto mesi, solo per abuso d'ufficio, ritenendo insussistenti le violazioni elettorali. Scapagnini ha spiegato che le motivazioni della delibera erano "mirate a evitare innumerevoli azioni risarcitorie da parte degli impiegati del Comune".
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