Roma, 27 ago (Ign) - Fare un check up degli impianti di gas e petrolio in Libia. E' questa la priorità dell'Eni che, come anticipato ieri dal ministro degli Esteri Franco Frattini ''lunedì firmerà accordi importanti'' che faranno sì che "l'Italia resterà il primo partner economico" della Libia. Anche per questo l'Ad Paolo Scaroni proprio lunedì volerà a Bengasi per verificare di persona come stanno condotte e piattaforme nei punti più funestati dalla battaglia tra gli insorti e le milizie di Gheddafi.Ufficialmente è tutto a posto, fermo restando - come già affermato dallo stesso Scaroni - che per riavviare le produzioni di petrolio ci vogliono, a seconda delle zone, dai 6 ai 18 mesi.Ma i timori maggiori sembrano essere per gli impianti di metano. Proprio quelli di cui Scaroni aveva detto di voler privilegiare la ripartenza ''perché - aveva spiegato - mentre non esistono problemi di sicurezza dell'approvvigionamento per quanto riguarda il petrolio, a me affrontare l'inverno con una delle fonti tradizionali ferma non piace per niente''.E stando a fonti locali alcuni danneggiamenti ci sarebbero stati. Ma se in alcuni casi si tratterebbe di semplici saccheggi di arredi e computer il rischio è che la guerra abbia invece compromesso il funzionamento di parti più rilevanti e delicate degli impianti come condotte, valvole e compressori.Soprattutto si teme per il polo costiero di Mellitah, area particolarmente coinvolta dalla battaglia. Mellitah è un punto strategico per Eni perché è proprio da lì che parte la conduttura Greenstram verso la Sicilia. Ed è sempre lì che confluiscono e vengono lavorati petrolio e metano. Si tratta di impianti complessi che se danneggiati richiederebbero anche mesi di lavoro per essere riparati. Non dovrebbero esserci problemi invece negli impianti Eni alla periferia di Tripoli o nel deserto, così pure come per i giacimenti della Cirenaica del sud.
Nessun commento:
Posta un commento