Terzo giorno di scontri: lanci di pietre e pezzi di cemento
IL CAIRO - Dopo un fine settimana di sangue sono riprese a pieno ritmo questa mattina le violenze in piazza Tahrir, al Cairo. Le migliaia di persone presenti sulla piazza, una stima parla di quattromila, hanno reagito bersagliando gli agenti con pietre e pezzi di cemento, mentre ad accrescere il caos è stato un incendio scoppiato in un palazzo di 6 piani, in cui è rimasto intrappolato un numero imprecisato di persone. I dimostranti hanno cercato di scalare i muri esterni per prestare loro soccorso, mentre l’intervento dei vigili del fuoco è stato ostacolato dalle forze dell’ordine che hanno lanciato lacrimogeni sulla folla.
Nel frattempo è guerra di numeri: secondo Hani Korshed, portavoce del “Gruppo 6 aprile”, una delle formazione dell’opposizione, i morti nei tre giorni di scontri sarebbero oltre 40. Per il ministero della Salute, invece, i morti accertati sono 33, mentre più di 1500 i feriti.
Intanto, piazza Tahrir è sempre più un campo di battaglia vero e proprio. Secondo alcune fonti, ad alimentare i tumulti non sarebbero solo semplici attivisti politici, ma anche i “baltaguiya”, cioè “delinquenti comuni” in lingua araba, infiltratisi tra la gente per fare irruzione e per attaccare la polizia. Secca la replica di Mahmoud al-Afifi, esponente sempre del movimento giovanile “6 Aprile”, a questa accusa: “Tra noi non ci sono infiltrati”, ha affermato Afifi. “Come possono al ministero dell’Interno distinguere tra un infiltrato e un militante? Nemmeno le loro pallottole sanno fare differenze”, ha ironizzato.
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