TRIPOLI - Sarà opportuno che in Libia nelle zone colpite da oltre cento missili da crociera Tomawak, si adottino misure di protezione da uranio impoverito.
Infatti negli impennaggi dei missili Tomawak si trovano barre di uranio impoverito da 300 kg. Se pensiamo che un proiettile anticarro costruito con metallo di uranio impoverito ne contiene solo circa 30 gr., si può immaginare la quantità di polveri di uranio che si diffonde nelle zone di impatto… Di questo si è completamente taciuto. Nell’attacco missilistico sull’ex Jugoslavia vennero impiegati solo 15 missili da crociera che causarono crateri di 6 mq. I libici non possiedono idonee misure di protezione. È quindi un doveroso gesto umanitario verso la popolazione libica in prossimità delle zone colpite, quello di inviare materiale per la protezione. L’Italia sa delle gravi conseguenze prodotte alle persone delle aree esposte senza misure di protezione. Ora i casi di ammalati sono oltre mille. L’Italia ha ancora da saldare un debito morale con le popolazioni libiche: non dobbiamo dimenticare che nel 1930 gli aerei di Italo Balbo distrussero, con l’uso dell’iprite, intere tribù libiche inermi. Forse la pagina più nera del nostro colonialismo.
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