In Giappone si teme una seconda ondata di reietti dell’atomo. I contaminati avevano difficoltà persino a sposarsi.
Il Giappone non è nuovo a catastrofi nucleari come quella che ha coinvolto il sito di Fukushima, 100 chilometri a nord di Tokyo. Dobbiamo ricordare perchè? Basti pensare allo sgancio della bomba nucleare su Hiroshima e Nagasaki, nelle ultime propaggini della Seconda Guerra Mondiale. Ordigni che hanno raso al suolo le due città, hanno causato milioni di morti e hanno condannato moltissimi giapponesi ad una vita da contaminati.
REIETTI – Già, sono le radiazioni a tenere banco e a rovinare la vita per sempre a chi è coinvolto in un disastro del genere. Non basta lo scoppio; non basta la distruzione. Non basta la modifica del paesaggio, il cambiamento dei connotati della tua vita. Ciò che è peggio è la contaminazione, la stabile condanna del tuo corpo a subire le conseguenze dell’avvelenamento da radiazioni. Che ti rende un parìa, un rinnegato, un ostracizzato. Un reietto della società. C
ome milioni di altri Giapponesi, Hiroko Tanaka è stato incollato alle immagini televisive di lavoratori che cercavano freneticamente di prevenire i disastri alla centrale nucleare. Ha molte ragioni per essere preoccupata: come sopravvissuta alla bomba, o hibashuka, la signora Tanaka conosce l’impatto delle radiazioni, e ha affrontato la discriminazione in tutta la sua vita, in un paese in cui ancora troppo poco è noto riguardo ai suoi effetti. Ha aspettato 50 anni prima di chiedere al governo il certificato che prova come lei sia una vittima sopravvissuta del bombardamento nel 1945 ad Hiroshima. “La radioattività è così paurosa perchè è invisibile”, dice. Suo marito, Takeo, seduto vicino a lei, aggiunge: “Ha tenuto la sua condizione nascosta. A suo tempo, c’erano tutta una serie di voci. La gente a Tokyo diceva: “Non sposare qualcuno di Hiroshima. Sarai contaminato”.
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