Roma, 2 apr. (Adnkronos/Ign) - La politica è in ritardo, colpevole, sul terreno della concorrenza. Il ddl, che andava presentato entro il 31 maggio 2010, ancora non c'è. Le liberalizzazioni sono al palo, mentre il loro rilancio è cruciale per tornare a crescere. E ancora: poste, ferrovie, gestioni autostradali e aeroportuali restano i settori meno aperti al mercato. Così come insoddisfacente è la governance di banche e assicurazioni e continua ad essere inefficiente il settore della distribuzione dei carburanti. Nella relazione annuale trasmessa il 30 marzo a Palazzo Chigi, che l'Adnkronos è in grado di anticipare, l'Antitrust lancia un allarme concorrenza a 360 gradi.
Il rilancio del processo delle liberalizzazioni, secondo l'Autorità guidata da Antonio Catricalà, è un "tassello cruciale di una vigorosa politica per la crescita" e "l'attuale situazione deve, in particolare, essere l'occasione per incidere sulle cause strutturali del deficit di produttività del Paese".
In particolare, è "prioritario è aumentare la produttività e il modo migliore, perché duraturo, per garantire il raggiungimento di tale obiettivo è consentire ai meccanismi di mercato di operare pienamente, adottando quegli interventi di riforma degli assetti regolatori la cui urgenza, in tempi normali, non viene avvertita con la necessaria intensità". Si tratta, sostiene l'Antitrust, di una scelta "non soltanto corretta, ma obbligata per il Paese".
L'attivazione di efficaci dinamiche concorrenziali "richiede un generale processo di riforma della regolazione in senso pro-concorrenziale, una rigorosa applicazione della disciplina antitrust e un'altrettanto incisiva azione a tutela del consumatore". Se questi ultimi due versanti sono di competenza diretta dell'Autorità, i processi di apertura dei mercati "ricadono nella responsabilità esclusiva della politica, che deve rimuovere le tante ''zavorre'' che opprimono il Paese.
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