Tripoli, 30 ago. (Adnkronos/Aki) -Almeno 50mila persone sono morte in Libia da metà febbraio, quando è esplosa la rivolta contro Muammar Gheddafi. E' l'ultimo bilancio diffuso dal Consiglio nazionale di transizione (Cnt) libico, che arriva nel giorno dell’ultimatum lanciato ai lealisti.Il leader del Consiglio Nazionale di Transizione, Mustafa Abdel Jalil, ha intimato alle milizie rimaste fedeli al colonnello Muammar Gheddafi, di arrendersi entro sabato, prima della fine di Eid al-Fitr, la festività che segna la fine del Ramadan.Le celebrazioni di Eid al-Fitr iniziano oggi e nella maggior parte del mondo musulmano durano almeno tre giorni. Sono ancora due le città che devono essere conquistate dagli insorti libici. Una è Sirte, la città natale di Gheddafi a est di Tripoli, per la cui liberazione sono in corso trattative da giorni. L'altra è Bani Walid, un'altra località filogovernativa dove, secondo alcune fonti, si sarebbe rifugiato lo stesso Gheddafi.Il leader del Cnt ha dichiarato che i ribelli libici "non hanno bisogno di alcuna forza per mantenere la sicurezza, sia essa internazionale o musulmana". Jalil ha precisato di avere illustrato il punto di vista del Cnt a riguardo nel corso di un "incontro avvenuto ieri in Qatar con ufficiali della Nato".Il portavoce delle forze armate degli insorti, Ahmed Bani, alla tv al-Arabiya, ha riferito che i ribelli libici sono "pressoché certi" che il capo dell'intelligence del regime di Muammar Gheddafi, Abdullah al-Senussi, e uno dei figli del colonnello, Khamis Gheddafi, sono rimasti uccisi sabato durante scontri a Tarhouna (90 chilometri a sud-est di Tripoli, ndr).Da parte sua il portavoce militare Nato per l'operazione Unified Protector, colonnello Rolabd Lavoie, nel corso di una conferenza stampa nella base di Bagnoli, a Napoli, ha dichiarato: "La fine della missione non si basa sulla cattura di Gheddafi ma sulla valutazione che il popolo libico è al sicuro".
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