Le ordinanze sono state firmate dalla Dda in collaborazione con il procuratore distrettuale di New York. Settantasette i provvedimenti eseguiti. Impiegati oltre 300 uomini della squadra mobile. E Piero Grasso non nasconde la soddisfazione: “È il naturale sviluppo delle indagini condotte negli ultimi anni. Ma non bisogna dimenticare quanto è difficile combattere questa organizzazione, è come svuotare il mare con un secchio. Per questo serve un’azione martellante e senza sosta”“Corsi e ricorsi storici”, direbbe Giambattista Vico. Dopo vent'anni, le cosche siciliane stavano riorganizzando il rientro delle famiglie italo-americane degli Inzerillo e dei Gambino, tra cui gli "scappati", i perdenti nella seconda guerra di mafia degli anni 80. Tanti i motivi di questo ritorno “all’antico”: negli ultimi tempi la polizia e la magistratura hanno inferto troppi duri colpi alla mafia palermitana, la società civile ha ricominciato ad alzare la testa e a ribellarsi alle estorsioni e forse le casse di Cosa nostra stanno iniziando a diventare più esigue. E' giunto dunque il momento, pensano i boss, di riallacciare i vecchi contatti e aprire a nuovi traffici oltreoceano.Ma con l'operazione di oggi la Direzione distrettuale antimafia di Palermo e la procura di New York hanno fermato il rientro degli Inzerillo-Gambino. Con un'ordinanza che ha portato all’emissione di 90 ordini di custodia cautelare tra Palermo e New York. I provvedimenti sono stati firmati nel capoluogo siciliano dai procuratori Giuseppe Pignatone, Maurizio De Lucia, Domenico Gozzo, Roberta Buzzolani, Michele Prestipino, Nino Di Matteo e Guido Lo Forte in collaborazione con il procuratore distrettuale di New York. Nell’operazione sono stati impiegati oltre 300 uomini della squadra mobile. Piero Grasso, il procuratore nazionale antimafia, non nasconde la soddisfazione per la maxi-operazione, denominata “Old bridge”. “È il naturale sviluppo delle indagini condotte negli ultimi anni dalla procura di Palermo, che si sono concluse con la cattura di Provenzano e dei Lo Piccolo”. Un’operazione scaturita dalla lettura dei numerosi “pizzini” ritrovati nel nascondiglio di Bernardo Provenzano e nella borsa di Salvatore lo Piccolo, ma anche dalle intercettazioni ambientali e telefoniche.Gli arrestati sono al momento 77, di cui 19 a Palermo (più quattro ordinanze eseguite in carcere) e 54 negli Stati uniti. L’operazione, infatti "è tuttora in corso”, precisa Francesco Gratteri, direttore centrale anticrimine della polizia di Stato, e si presume che altri affiliati alle cosche potranno essere raggiunti da nuovi provvedimenti. “Questi successi – continua Grasso – danno fiducia ai cittadini, danno speranza ed evitano rassegnazione. Non a caso ci sono commercianti che cominciano a denunciare gli estorsori, giovani che non ci stanno, la Confcommercio che prende posizione”. Molte delle persone arrestate sono vecchie conoscenze della magistratura, che una volta in libertà hanno ripreso da dove avevano lasciato. “È quindi difficile – conclude il procuratore nazionale antimafia – combattere questa organizzazione, è come svuotare il mare con un secchio. Per questo serve un’azione martellante e senza sosta”.Laura Nicastro (07 feb 2008)
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