TEL AVIV - Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto che l'esercito d'Israele, domenica 15 maggio nel 63esimo anniversario della Nakba (catastrofe), ha ucciso almeno venti palestinesi e ne ha feriti altri centinaia per "difendere i confini e la propria sovranità", anche se i confini in questione non appartengono affatto ad Israele, ma a zone che occupa militarmente da decenni, come nel caso delle alture del Golan che appartengono alla Siria e sono occupate da decenni per la "sicurezza" d'Israele secondo la retorica ufficiale di un paese che è l'incontrastata potenza militare dell'area e che dalle zone occupate trae l'acqua per l'agricoltura e le piscine degli israeliani benestanti più che la sicurezza da attacchi impossibili, visto che i vicini non hanno nemmeno eserciti moderni degni di questo nome. Netanyahu ha anche detto che i palestinesi uccisi sono "infiltrati", gente che voleva entrare in Israele per fare chissà cosa, anche se marciavano in corteo ed erano disarmati. Dice Israele che il suo è un uso legittimo della forza, anche se per disperdere i dimostranti non sono nemmeno stati usati i lacrimogeni, ma si è proceduto subito ad aprire il fuoco con proiettili da guerra sulle manifestazioni.
Tutte affermazioni ridicole e incredibili, sulle quali è arrivata come sempre e come la ciliegina (doppia) sulla torta un "ufficiale anonimo" dell'IDF che ha accusato l'Iran di aver organizzato le proteste e ha affermato che i dimostranti uccisi da Israele in territorio libanese sono in realtà stati uccisi dallo stesso esercito libanese. Secondo l'IDF gli israeliani hanno sparato in aria e alle gambe dei dimostranti, i libanesi invece hanno sparato nel mucchio. Il che non spiega come siano morti i palestinesi altrove dove non c'era ombra, secondo lo stesso esercito israeliano, di soldati libanesi o di altri paesi. Se non basta domani un altro "ufficiale anonimo" proverà a spiegare come gli iraniani abbiano costretto le armi dei bravi soldati israeliani a sparare da sole e a fare una strage.
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