Lo scrive Marcelle Padovani sul Nouvel Observateur
Bella la vita dei pentiti, ben ripagati delle loro importanti rivelazioni che hanno permesso l’arresto di Boss e di migliaia di “pesci piccoli”. Eppure, la loro posizione è cambiata con il trattamento che gli è riservato negli ultimi anni, specie per le nuove disposizioni sulla lotta alla Mafia introdotte dal Governo Berlusconi. Lo scrive sul Nouvel Observateur Marcelle Padovani, giornalista che ha, tra l’altro, scritto insieme a Giovanni Falcone un libro sulla Mafia nel 1991,Cose di Cosa Nostra, edito da Rizzoli. Inoltre, non è la prima volta che la Padovani lancia frecciatine al nostro Premier.
LA VITA DEI PENTITI – La Padovani fa una serie di esempi. Parte con Gaspare Mutolo, primo siciliano mafioso pentito che ora passa il suo tempo viaggiando nella campagna romana, con una sciarpa legata intorno al collo e un cavalletto sotto il braccio. E’ diventato uno stimato pittore naif. Lui, che ha commesso (e ammesso) 15 omicidi, di cui 7 per strangolamento. La sua vita di oggi gli è stata regalata dallo Stato perché ha fatto arrestare 600 mafiosi. Poi c’è Santino Di Matteo, grazie al quale sono stati arrestati 18 mafiosi, anche se lui è stato più sfortunato giacché la Mafia si è vendicata su suo figlio Giuseppe, di 15 anni. Il ragazzino fu tenuto 779 giorni in prigionia e infine brutalmente strangolato e disciolto nell’acido. Poi c’è Tommaso Buscetta, forse il caso più eclatante di pentitismo. Infine, Gaspare Spatuzza, autoaccusato di aver rubato la Fiat 126 che il 19 luglio 1992 venne impiegata come autobomba nella strage di via d’Amelio in cui fu ucciso il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta, il cui mandante fu Graviano.
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