lunedì 22 giugno 2009

I lacchè di professione

I lacchè, nell’ansia di compiacere i loro padroni, vanno spesso aldilà dei limiti del mandato (oltre che della decenza), rischiando di attirare su di sé e sui loro principali il ludibrio generale (e le reprimenda tardive di questi ultimi per la figuraccia rimediata). Quelli alla Ghedini, il leguleio alla corte di re Silvio, detto anche “ Ma va’ là” per l’abitudine di così dottamente argomentare le sue tesi durante le numerose comparsate televisive (evidentemente a destra non hanno niente di meglio da esporre), hanno illustri ed infiniti prototipi nella letteratura. Ma a me vengono in mente di primo acchito soprattutto un paio di esempi tratti dal cinema . Come l’infingardo Alberto Sordi che, nel film “La grande guerra” di Monicelli, quando durante un’ispezione il suo comandante gli chiede cosa ne pensa del rancio, per compiacerlo si mette ritto sull’attenti e risponde pronto: “Ottimo ed abbondante, signore! ”, per sentirsi replicare da quello : “E invece è una schifezza immonda! “, guadagnandosi così il disprezzo del suo capo e della truppa intera. O l’anonimo popolano che apostrofa con un pronto e sonoro “Bravo! ” il Nerone di Petrolini, prima ancora che questi abbia terminato di pronunciare enfaticamente la frase “Ed io rifarò Roma più bella e più grande che pria !“. Al che quello, per farsi adulare ancora, la ripete ad libitum, salvo alla fine cominciare a dubitare che lo si stia prendendo per il sedere.
Continua ...
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