A partire da giovedì 16 giugno, il municipio sionista che in mano il controllo di Gerusalemme, ha imposto a vie e luoghi della capitale della Palestina nomi ebraici.
Dunque non più la via “Sultan Suleiman” ma la via “Eliahu”. Le porte della città, “Al-Amud” e “As-Sahira” hanno nuovi nomi. La polizia è dappertutto e proprio presso le porte nei giorni scorsi sono stati distrutti alcuni edifici, ricordo dell’identità arabo-islamica, e sono stati costruiti dei parchi costellati di bandiere israeliane.
Non è una novità e a partire dal 1948, quando Israele annunciò la sua illegale esistenza sulle terre altrui, iniziò a cambiare i nomi dei villaggi e delle città palestinesi.
L’esperienza di 63 anni dimostra che il cambio dei nomi, il cambio della struttura cittadina e il cambio forzato dell’assetto demografico, sono una politica di lenta colonizzazione attuata da Israele, che in questo modo tenta di distruggere l’identità palestinese per fagocitare sempre maggiori terreni.
La parte ovest di Gerusalemme è vittima di questo processo lento e malefico dal 1948 e Gerusalemme est ha subito lo stesso trattamento dal 1967. L’obbiettivo chiaro come il sole degli israeliani e di unire le due parti e proclamare la città propria capitale.
Continua ...
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