Parla Franco Rizzi, responsabile dell'Unità di Terapia del Dolore e Cure Palliative degli Studi clinici di perfezionamento dell'Ospedale Buzzi di Milano."Manca il collegamento fra paziente e realtà di cura". "Pochi pazienti ricevono cure adeguate. Spesso il problema ricade solo sulle famiglie"
Le terapie per i malati terminali in Italia non sono ancora a disposizione di tutti. Spesso i cittadini che ne hanno bisogno non sanno a chi rivolgersi. Franco Rizzi, responsabile dell'Unità di Terapia del Dolore e Cure Palliative degli Studi clinici di perfezionamento dell'Ospedale Buzzi di Milano, è copnvinto che molto rimane ancora da fare. A che punto è la situazione delle cure palliative in Italia? "La situazione organizzativa non è ancora sufficiente in Italia. C'è un gap da colmare rispetto con il Nord d'Europa. Ci sono differenze nelle diverse aree del nostro paese: nel Nord la situazione è migliore, nel Centro è buona, ma nelle regioni del Sudci sono delle criticità". Perché le prescrizioni di oppioidi in Italia stentano ad aumentare? "È un problema culturale: il medico che non si occupa quotidianamente di cure palliative, quando si trova di fronte al dolore è estremamente titubante nell’utilizzare gli oppioidi, ha paura di sbagliare. E poi persistono falsi miti come quello che l’oppioide porti il paziente a dipendenza, che non sia più possibile sospenderlo. Nell’ambito della terapia del dolore queste credenze sono superate da anni". Come sono distribuiti i reparti ospedalieri specializzati, gli hospice e le cure domiciliari nel paese? "L’offerta è nata in maniera spontanea, perciò è possibile che chi ha l’hospice non preveda l’assistenza domiciliare e chi fa le cure palliative in ospedale non abbia le forze per gestire la fase terminale e così via. Oggi la logica è di far nascere centri di terapia del dolore che abbiano la cosiddetta “rete assistenziale”. C’è l’ambulatorio, per i pazienti ancora in grado di accedervi, il day hospital, l’ospedalizzazione domiciliare, che fornisce a pazienti e famiglie tutte le risorse dell’ospedale a casa: farmaci, medici, infermieri, psicologi. Infine l’hospice, per le famiglie che non sono in grado di portare avanti la gestione a casa".Continua ...
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