L'Organizzazione internazionale del lavoro delle Nazioni Unite (Ilo) vara il testo volto ad assicurare dignità e parita di trattamento alle lavoratrici e ai lavoratori domestici. Vota anche l'Italia, ma ora serve la ratificadi VITTORIO LONGHI
Sono soprattutto donne, spesso giovani, spesso migranti. Si prendono cura delle case, degli anziani, dei bambini e dei malati nei paesi più ricchi. Sono ormai indispensabili alle nostre società, eppure vivono nell'ombra e sono particolarmente esposti ad abusi e maltrattamenti. I lavoratori e le lavoratrici domestiche sono circa 53 milioni in tutto il mondo secondo le stime ufficiali, ma alcuni studiosi ritengono che la cifra possa arrivare anche a 100 milioni, perché in molti paesi i domestici sfuggono alle statistiche e non vengono considerati, né registrati come lavoratori veri e propri. Proprio per assicurare dignità e parità di trattamento, ieri la Conferenza annuale dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) ha adottato la Convenzione sui diritti dei lavoratori domestici, con un'ampia maggioranza di voti. La Convenzione è frutto di un confronto durato anni, di lunghi dibattiti tra organizzazioni non governative, associazioni di donne e di migranti, sindacati e istituzioni internazionali. Il direttore generale dell'Ilo, Juan Somavia, ha definito quest'adozione un momento storico: "Per la prima volta abbiamo applicato il sistema normativo all'economia informale e ciò rappresenta una svolta di enorme importanza". In effetti non era scontato che si arrivasse a un tale risultato, considerando che i domestici non costituiscono una categoria omogenea, legata a un settore produttivo economicamente rilevante e con un sindacato forte capace di rappresentarli. Invece l'adozione del trattato è stata votata da oltre i due terzi dei delegati della Conferenza, in cui sono riuniti ogni anno i rappresentanti dei governi, delle imprese e dei sindacati dei 183 Paesi membri.Continua ...
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