L'AQUILA - Come era prevedibile, l'accordo sul clima non c'è. Non ci sta la Cina, non ci sta il Brasile, non è d'accordo l'India. L'approvazione ieri di un'intesa tra gli Otto che prevede la riduzione del 50% delle emissioni entro il 2050, appare al secondo giorno di summit, un puro esercizio di disponibilità ad uso delle rispettive opinioni pubbliche. Oltretutto l'obiettivo del 2050, senza verifiche e tappe intermedie - fissato nel protocollo d'intesa sul clima tra gli americani e gli europei che punta a contenere non oltre i due gradi centigradi il riscaldamento del pianeta e a ridurre drasticamente le emissioni di CO2 - ha il sapore di un impegno di pulcinella visto che i paesi dell'occidente industrializzato e democratico non hanno il coraggio di farlo proprio a prescidere dalle scelte che faranno i paesi del Bric (Brasile, Russia, India e Cina).Le resistenze di India e Cina erano note da tempo, così come quelle della nuova amministrazione americana alle prese con una crisi economica e finanziaria senza precedenti. Nel lungo elenco di accordi virtuali, che poco o niente incideranno sulla vita di tutti i giorni dei consumatori e dei risparmiatori, c'è posto anche l'accordo sulle nuove regole globali dei mercati. E' da tempo che si narra di un'intesa sulle nuove regole dei mercati tese a offrire maggiore trasparenza ai cittadini investitori che in americana come in Europa sono rimasti scottati da tragici fallimenti.Il G8 dell'Aquila non è andato però oltre l'auspicio di un codice etico o deontologico che i raider di Wall Street e gli operatori della borsa londinese sapranno utilizzare al meglio. E' vero che l'amministrazione americana aveva chiesto a Berlusconi di non affrontare il tema in maniera conclusiva in vista del vertice di settembre a Pittsburgh, ma in questi due giorni di vertice non è stato fatto nessun passo avanti mentre il tonfo del greggio fa temere l'arrivo di una nuova ondata al ribasso di tutti gli indici finanziari ed economici.
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