Centocinquanta morti in 7 giorni a Daraa, secondo l'opposizione. Cecchini sparano sulla folla a Latakia: due morti e due feriti.
Roma, 26 mar. (TMNews) - Migliaia di persone sono scese in piazza anche sabato in tutta la Siria, per protestare contro il regime del presidente, Bashar al-Assad, succeduto nel 2000 al padre Hafez. Su Facebook l'opposizione ha lanciato un "appello alla rivolta", mentre sui media internazionali si susseguono le notizie di rabbia, scontri e vittime. E la folla ha assaltato i palazzi del potere. Cecchini avrebbero sparato sulla folla a Latakia, città costiera a nord-ovest di Damasco e, secondo un responsabile siriano, due persone sarebbero rimaste uccise e altre due ferite.
Centocinquanta persone sarebbero state uccise in sette giorni a Daraa, cuore della protesta anti-governativa. A tracciare la drammatica situazione nella città meridionale, dove le forze di sicurezza sparano ai manifestanti, è la tv al-Jazeera, che sul suo sito internet cita fonti dell'opposizione. Per Amnesty International, invece, i morti sarebbero cinquantacinque. Secondo fonti siriane, venerdì sarebbero morte invece solo 13 persone.
L'opposizione siriana ha lanciato un appello su Facebook per farscoppiare una "rivolta popolare" in tutte le province del Paese, all'indomani della repressione delle manifestazioni della "giornata della dignità" a Daraa e in altre città. Centinaia di persone hanno dato fuoco alla sede del Baath, il partito che guida il regime, e a un commissariato di polizia nella località di Tafas, vicino a Daraa. I disordini, riporta il quotidiano spagnolo El Pais, si sono verificati durante il funerale di Kamal Baradan, uno tra le decine di manifestanti uccisi negli scontri di venerdì.
Le autorità siriane, intanto, hanno rilasciato venerdì sera - come segnale di apertura - oltre 200 detenuti politici, in gran parte attivisti islamici: lo ha reso noto l'Osservatorio siriano sui diritti umani, organizzazione con sede a Londra. In particolare, le autorità di Damasco hanno ordinato il rilascio di 200 detenuti del carcere di Sednaya, dopo avere fatto loro firmare una domanda di grazia.
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