Isolato dagli alleati, il Cavaliere dice alla Merkel: "Hai fatto bene a non entrare"
dal nostro inviato ALBERTO D'ARGENIOBRUXELLES - «Questo è un vertice fatto di chiacchiere. Io sto zitto e aspetto il momento giusto per passare ai fatti». Silvio Berlusconi a Bruxelles rimane in silenzio. Per due giorni si nega alla stampa facendosi scudo con un motto per lui - comunicatore per antonomasia - del tutto inedito: «Non avete ancora capito che governare è fare, non dichiarare», dice ai cronisti. Unico tra i leader del continente, non risponde del suo operato al summit europeo, evita le domande scomode su Libia e Gheddafi, sul Patto di stabilità e sulla politica, ma prima di tornare a Roma si limita a dire che è «soddisfatto» per la guida Nato di Odissey Dawn e per il comando italiano delle operazioni navali. Tanto che agli alleati si spinge a promettere nuovi aerei e quattro navi, tra cui la portaerei Garibaldi.
Eppure il Cavaliere è nero. Glielo si legge in faccia. Lo conferma chi ha assistito alle riunioni del Consiglio europeo. Una fonte comunitaria racconta che «il premier è entrato nella sala e, al posto di scambiare i normali convenevoli con gli altri leader, scuro in viso si è seduto e ha iniziato a leggere». E' un premier isolato. E furibondo. Con la stampa, per le indiscrezioni sulla cena con i Responsabili di mercoledì scorso spesa tra canti (anche ironici su Fini) e barzellette mentre il Paese è di fatto in guerra.
Continua ...
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