sabato 26 marzo 2011

Sclerosi multipla. I neurologi contro la Ccsvi: “non operatevi”

Radunata a convegno, la casta dei neurologi ha posto il suo niet. La tavola rotonda dei neurologi ha detto no a Zamboni: “è un Di Bella”, “non c’è da fidarsi”. E ancora: “nessun legame della sclerosi multipla con la Ccsvi”. Sprezzanti. Per un attimo lasciano svanire le migliaia di straordinarietestimonianze di malati guariti dalla Ccsvi.

Benefici, miglioramenti dei sintomi disabilitanti, la memoria che torna, la spossatezza che si riduce, sulla carta scientifica dei neurologi sono dunque zero. Il lancio AGI di ieri è un colpo durissimo per la ricerca del Prof. Zamboni:

Il gruppo di Studio Sclerosi Multipla della società italiana di neurologia ribadisce che non esiste, ad oggi, alcuna indicazione a sottoporsi ad intervento chirurgico per correggere una Ccsvi, proprio perché il rapporto tra Ccsvi e SM non è certo”. Ancora: “In assenza di procedure diagnostiche standardizzate e di chiara dimostrazione di un rapporto tra CCSVI e SM, non e’ in alcun modo indicata la correzione chirurgica anche in caso di anomalie documentate del sistema venoso, dal momento che le stesse anomalie possono essere presenti anche in persone sane e in altre malattie neurologiche”.

Dunque, se il metodo Zamboni fosse anche solo un semplice rimedio, quello senza medicinali, il rimedio che funziona, che dà sollievo: lasciate ogni speranza voi che entrate. No. La neurologia si oppone a questa ingerenza, al sacrilegio dei medici vascolari. Ognuno vada per la sua strada e al diavolol’interdisciplinarità prospettata da Zamboni e dalla sua équipe.

L’interesse - cui converge anche il dovere - dei neurologi di sapere se il proprio paziente abbia o meno le vene otturate, è irrilevante. Anzi le vene otturate non contano proprio nulla. Siamo al confine con l’assurdo.

Il metodo diagnostico c’è, approvato all’unanimità da una folta comunità scientifica. L’ecodoppler constata le stenosi nel 90% dei casi.

L’interrogativo della scienza deve invece porsi scevro da scrupoli di casta. Se c’è una malattia, essa non va curata? Se le vene sono occluse anche nei soggetti sani, questi soggetti con il tempo non potrebbero sviluppare malattie neurologiche? I malati andranno ugualmente all’estero a farsi operare nelle mani di chissà chi, con quale rischio? La pena grava anche su quella responsabilità “politica” - di Governo - che “nega” il via libera a un protocollo diagnostico e di cura della malattia; e in ciò la cura delle stenosi, per ovvietà oggettiva, dovrebbe prescindere dalla sclerosi multipla.

Quella “responsabilità politica” che deve garantire non vi siano interessi delle case farmaceutiche che configgano con il metodo Zamboni. E’ quanto sollevato oggi dal Pd in parlamento: “una ricerca non profit che si scontra con un interesse, un mercato che nei paesi progrediti è di un miliardo di euro al mese. Capite che ritardare di un mese rende un miliardo…”. Allora, il giro d’affari sui malati di sclerosi multipla, “capite” non è proprio un calcioinculo. La senatrice Poretti al portavoce del ministro Fazio ha risposto chiaramente sull’esposizione di un non troppo “rigoroso” comunicato del Consiglio Superiore di Sanità, nei riguardi della Ccsvi: “E’ inaccettabile che la ricerca possa essere ostacolata, o fuorviata, da dati rilevati in modo non rigoroso”. Pur avendo il ministero riconosciuto la necessità di una ricerca sul campo del metodo Zamboni, i suoi dati infatti non erano aggiornati per il question time programmato. “Evidenze basilari sulla CCSVI sono state sottostimate” ed “è stato presentato un articolo di opinione scambiandolo per uno studio safety”, così la Fondazione Hilarescere per la ricerca sulla CCSVI.

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