Vi ricordate del leghista Matteo Brigandì e della storia della Boccassini? Noi cerchiamo di dimenticarcelo da un po’
Stamattina si era pensato di far slittare al 4 maggio prossimo la decisione del plenum del Csm circa il consigliere laico della Lega, Matteo Brigandì, reo di non essersi dimesso per tempo dall’incarico di amministratore della Fin Group. A proporre il rinvio della sola votazione finale (la discussione c’era già stata nella scorsa settimana) era stato il vice presidente del Csm Michele Vietti. La legge istitutiva del Csm prevede infatti l’incompatibilità tra l’incarico di consigliere e il ruolo di componente di consigli di amministrazione di società commerciali. Una legge sacrosanta, non c’è che dire. Ma quella della Fin Group non è che una delle tante magagne di Brigandì, che infatti ha usato la sua posizione per passare materiale sulla Boccassini, che indaga su Berlusconi, al Giornale, testata di Berlusconi, che ne ha fatto uno scoop in teoria infamante, in pratica in ritardo di decenni sull’attualità, e quindi assai poco ficcante.
DECISIONE SENZA PRECEDENTI - Alla fine, messo tutto insieme, il Csm ha deciso di anticipare la decisione. Così da oggi Bridandì non è più consigliere del Csm. La ragione ufficiale è non essersi dimesso per tempo da ruolo di amministratore della Fin Group, quella ufficiosa, e visti i numeri bipartisan, è che Brigandì aveva francamente esagerato. Una decisione senza precedenti, passata con 19 sì, tre no e due astenuti. Vuol dire che erano praticamente tutti d’accordo. La votazione è avvenuta a scrutinio segreto, dopo che al Csm era stato notificato il ricorso al Tar presentato in prevenzione da Brigandì. A quel punto, Vietti ha cambiato idea e ha proposto di invertire l’ ordine del giorno, anticipando la trattazione del caso Brigandì.
Continua ...
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