Roma, 5 apr. - (Adnkronos/Aki/Ign) - "Quella in corso a Damasco da alcune settimane è una vera e propria crisi di potere" che la nomina di un nuovo premier non ha risolto. E' con queste parole che l'attivista siriano per i Diritti umani, Haytham Manaa, commenta ad AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL la situazione politica nel suo paese. "Dalla nomina del nuovo premier Adel Safar si evince come la direzione politica del paese non sia pronta a fare vere concessioni alle opposizioni'', afferma il presidente del Comitato per i Diritti umani in Siria. Tuttavia, le autorità siriane stanno cercando un canale di dialogo con i gruppi di opposizione che hanno organizzato le proteste antigovernative dei giorni scorsi.
''Siamo di fronte a una crisi di fiducia tra il popolo, che chiede riforme, e la classe dirigente", prosegue Manaa, secondo il quale "gli osservatori sono concordi nel ritenere che il governo sia la parte più debole dei centri di potere che controllano il paese, perché sono gli apparati di sicurezza ad avere in mano la vita politica siriana''.
''Inoltre non è chiaro quale sia la ripartizione del potere tra le varie istituzioni del paese - sottolinea ancora l'attivista - In un quadro simile, la nomina a premier di Safar, un ex dirigente del partito di governo Baath,dimostra come il potere non sia ancora pronto a concedere riforme reali".
Intanto, secondo quanto riferisce una fonte vicina ai manifestanti all'agenzia tedesca Dpa, ''esponenti di alto livello della sicurezza hanno dato il via libera ad alcuni mediatori, affinché fissino le date per incontri separati con membri dell'opposizione all'interno del paese''. Gli attivisti si sono detti pronti ad accettare l'offerta, sempre che ''sia seria e non serva solo a guadagnare tempo'', aggiunge l'oppositore. Ma non mancano, secondo la Dpa, quanti temono che si possa trattare di una mossa di Damasco per ottenere maggiori informazioni su chi coordina le proteste.
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