L’acqua riversata in mare, pari a oltre 11.500 tonnellate, proviene dagli impianti di trattamento dei rifiuti radioattivi e presenta livelli di contaminazione tra 100 e 500 volte oltre il limite legale: si tratta di una violazione senza precedenti delle normative di sicurezza, resa “invitabile” - ha spiegato Edano - dalla necessità di fare spazio ad acqua ancora più radioattiva, rinvenuta nei locali delle turbine dei reattori, ed evitare che finisca in mare: un passo necessario anche per accelerare il lavoro principale dei tecnici. Insomma, Tepco sta procedendo a un ‘piccolo’ inquinamento per evitarne uno più grande.
Chissà se sarà vero che, come ha assicurato la Tepco, l'afflusso nell'oceano dell’acqua radioattiva non avrà conseguenze per la salute umana e sugli ecosistemi marini: ce lo auguriamo, ma la decisione di compiere questo passo è segno di una situazione disperata. E risulta poco convincente il piano Tepco per la realizzazione di barriere in mare per contenere la diffusione della contaminazione. Intanto è allarme radioazioni: i tecnici giapponesi hanno iniziato una campagna di monitoraggio estesa a tutte le scuole elementari nella regione della centrale nucleare di Fukushima per verificare i livelli di radiazioni negli edifici. Nei prossimi due giorni saranno controllati 1.400 fra scuole e asili.
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