La denuncia viene dal Pd: "Il disegno di legge per l'inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con l'ergastolo contiene una norma, fortemente voluta dalla maggioranza, che modifica, per tutti i procedimenti, indipendentemente dalla pena prevista, il regime della prova"
ROMA - "Con il disegno di legge che prevede l'inapplicabilità del giudizio abbreviato ai delitti puniti con l'ergastolo, la maggioranza, dopo aver tentato di affossare le collaborazioni di giustizia nella lotta contro la mafia, cerca di fare approvare un'ulteriore norma vergogna". Lo afferma la senatrice Silvia Della Monica, capogruppo del Pd in commissione Giustizia.
"Un emendamento 'eccentrico' del capogruppo del Pdl in commissione Giustizia, su cui il relatore e il Governo si sono affrettati a dare parere favorevole - spiega - introduce la modifica del regime della prova nel processo penale. L'imputato avrà diritto di far sentire dal giudice centinaia di testimoni inutili e di far ripetere prove già assunte; la sentenza passata in giudicato non potrà più essere la prova del fatto storico oggetto del processo, ma il giudice dovrà riesaminare tutte le persone le cui dichiarazioni sono state utilizzate nella motivazione della sentenza".
"Insomma - aggiunge - le tecniche dilatorie diventeranno un diritto dell'imputato, la cui violazione è sanzionata a pena di nullità. Alla faccia della ragionevole durata del processo, ma in perfetta sintonia con la legge sulla prescrizione breve, anzi brevissima dei reati per gli incensurati voluta dalla maggioranza e dal Governo. La giustizia, quindi, non deve funzionare, a tutto vantaggio dei colpevoli e a tutto danno delle parti offese dal reato".
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