Nati nel 1964, gli uffici 'senza divisioni' sono sempre più criticati: dovevano facilitare la cooperazione e garantire l'uguale informazione di tutti i colleghi, ma una nutrita scuola di pensiero ne sottolinea gli aspetti negativi. L'ultima prova è arrivata in diretta tv nel Regno Unitodi SARA FICOCELLI
NON SEMPRE un'invenzione ubbidisce alle intenzioni del suo creatore. Robert Oppenheimer andò in crisi quando intuì le potenzialità della bomba atomica e Alfred Nobel sperimentando la dinamite ferì alle gambe il fratello. Pur senza effetti così catastrofici, anche l'ufficio open space, ideato da Robert Propst nel 1964, ha dato bei grattacapi al suo inventore e ai lavoratori di questi primi 50 anni di 'sperimentazione'. A fronte di chi, come l'architetto-psicologo Elisabeth Pélegrin-Genel, sostiene che l'assenza di mura faciliti la cooperazione e garantisca lo stesso livello di informazione, c'è tutta una scuola di pensiero, inaugurata nel 1998 dal libro "Workplaces of the future" del neurologo Paul Thompson, che afferma il contrario. L'ultima ricerca in tal senso è stata condotta in diretta tv nel programma scientifico "The Secret Life of Buildings", in onda nel Regno Unito su Channel 4: secondo i test del popolare neuroscienziato Jack Lewis, il lavoro in open space riduce le prestazioni aziendali del 32 per cento e fa diminuire la produttività dei lavoratori del 15 per cento. Prima responsabile è la distrazione, che si insinua negli impiegati portandoli a pensare a tutto meno che agli obiettivi di lavoro. Lewis ha condotto gli esperimenti davanti alle telecamere, chiedendo ai volontari - tra cui anche volti noti della tv - di trascorrere una mattinata in ufficio indossando una cuffia per il rilevamento delle onde cerebrali. Dai risultati è emerso che i cervelli di coloro impegnati in un open space vagolavano più distrattamente degli altri. "Gli uffici aperti - spiega Lewis - in teoria sono stati progettati per permettere ai lavoratori di collaborare meglio, muoversi più facilmente e scambiarsi opinioni e soluzioni continuamente. Ma in realtà non funziona così. Se ti stai concentrando su qualcosa ma all'improvviso un telefono suona alle tue spalle e qualcuno comincia a parlare, la tua attenzione si perde e devi ricominciare da capo. Il cervello risponde alle distrazioni continuamente, anche se lì per lì non ce ne rendiamo conto". Secondo uno studio del Politecnico di Bari, pubblicato su "La Medicina del Lavoro", a far perdere la concentrazione sono prima di tutto le voci dei colleghi (31 per cento), poi i telefoni (27%), gli impianti di condizionamento (15%), le macchine da ufficio (13%) e rumori esterni vari (13%).Continua ...
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