Quando entrò trionfante alla Casa Bianca, in un momento di storica trasformazione per gli Stati Uniti, Obama non immaginava che si sarebbe trovato in un’impasse come quella che deve affrontare oggi in Medio Oriente.
Questa regione rientrava fra le sue priorità. Le aveva dedicato una grande attenzione fin dal primo momento. Ed aspirava a realizzare in essa una pace che avrebbe consacrato il suo nome nella storia, dove egli aveva già fatto il suo ingresso come primo presidente di colore in uno Stato originariamente fondato sulla discriminazione razziale.
Ma ora egli teme che questa regione, che secondo i suoi sogni avrebbe potuto garantirgli il lasciapassare per l’immortalità, potrebbe invece cacciarlo dalla storia. E’ infatti la prima volta che gli Stati Uniti appaiono incapaci di plasmare gli orientamenti regionali in modo da salvaguardare i loro interessi in una delle regioni per loro più importanti, da quando si sono trasformati in una superpotenza divenendo il principale attore internazionale nella regione.
Ed è anche la prima volta che un presidente americano non è in grado di soddisfare nessuno in Medio Oriente. Infatti, se Israele non è contenta della politica mediorientale di Obama, neanche gli arabi hanno ottenuto nulla di quanto egli aveva loro promesso nei primi mesi della sua amministrazione, in particolare nel discorso al mondo islamico da lui pronunciato il 4 giugno 2009 all’Università del Cairo.
Allo stesso modo, il suo imbarazzo ed il suo atteggiamento esitante nei confronti delle proteste che si sono verificate e continuano a verificarsi in numerosi paesi arabi potrebbero indebolire la fiducia di alcuni governi arabi nell’utilità dell’amicizia con gli Stati Uniti, mentre allo stesso tempo gli hanno impedito di guadagnarsi le simpatie dei popoli di questi paesi.
Continua ...
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