Per realizzare lo studio uno scienziato Usa ha condotto 12 esperimenti, misurando le reazioni cerebrali e il comportamento sociale dei volontari. "Le persone di ceto più basso - spiega - sono più empatiche, portate alla compassione e all'altruismo"di SARA FICOCELLI
Egoista, insensibile e incredibilmente avaro, l'Arpagone di Molière non avrebbe avuto nessun problema ad ammettere che i ricchi sono diversi dai poveri, e che l'abisso che separa le due categorie non sta tanto nelle possibilità economiche quanto in quelle emozionali. Dura da digerire, la sua teoria è stata snobbata in favore di quella della telenovela più famosa del mondo, Anche i ricchi piangono, ma dopo quasi quattro secoli per il commediografo francese è arrivato il momento della rivincita. Lo psicologo e sociologo Dacher Keltner della University of California di Berkeley sostiene infatti che i ricchi sono più egoisti e meno capaci di empatia dei meno abbienti e che a renderli diversi sono proprio le diverse esperienze di vita, fatte di agi, comodità e amicizie compiacenti. Per realizzare lo studio Social Class as Culture: The Convergence of Resources and Rank in the Social Realm, Keltner ha condotto 12 esperimenti, misurando i livelli di empatia cerebrale e il comportamento sociale dei volontari. "Le persone di ceto più basso - spiega su Current Directions in Psychological Science- sono più empatiche, portate alla compassione e all'altruismo. Quelle di ceto più alto pensano che il successo economico e l'ideologia politica debbano dettare il loro comportamento ed agiscono eticamente solo per queste ragioni". In uno dei test lo psicologo, aiutato da altri colleghi, ha chiesto a 115 persone di giocare al "dittatore", un esercizio comunemente usato per misurare il comportamento economico di una persona e che consiste nell'affidare ai partecipanti un partner sconosciuto e dieci gettoni (che corrispondono a vero denaro), proponendo loro di dividerli con l'altro a discrezione. I volontari più poveri si sono mostrati i più generosi.Continua ...
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