martedì 12 luglio 2011

Gli Anonymus non si fermano e rubano 90.000 mail agli esperti di security



La Booz Allen Hamilton, società che sul suo sito «offre soluzioni affidabili per la cybersicurezza» è finita nel mirino di Anonymous. Il gruppo di hacker ha prelevato oltre 90mila e-mail e password appartenenti a membri delle forze armate statunitensi e il titolo della società ha perso oltre il 2% a Wall Street.

Finire nel mirino di Anonymous può costare molto caro. Letteralmente. Specie se la vittima è una società di web security quotata in borsa, che si lascia sfuggire proprio le informazioni che avrebbe dovuto proteggere. Se il colosso bancario americano Citigroup e le università italiane prese di mira la scorsa settimana hanno fatto spallucce, chi più chi meno, minimizzando la portata degli attacchi informatici di cui sono stati fatti oggetto, lo stesso non può dire la Booz Allen Hamilton, le cui azioni, ieri, hanno perso il 2,3%, scendendo a quota 18.95 dollari, proprio a seguito di un hackeraggio particolarmente ben riuscito.
Proprio ieri gli hacker hanno prelevato dai server di Booz Allen Hamilton, una società statunitense di consulenza e gestione di sicurezza informatica con sede in Virginia, oltre 90mila e-mail e password appartenenti a membri delle forze armate statunitensi, che ormai da 24 ore sono state rese pubbliche on-line dalla legione degli Anonymous. La notizia dell’attacco, rivendicato attraverso i consueti canali dei social network e delle chat pubbliche, ha fatto il giro del mondo in brevissimo tempo. Quello però che non è apparso col dovuto risalto, e di cui si sono accorti forse pochi addetti ai lavori, è che a fianco della beffa che abitualmente condisce ogni attacco hacker, stavolta c’è stato anche un danno economico tutt’altro che marginale.
Uno smacco notevole per una società che, sul suo sito web, si presenta così: «Con un approccio multidisciplinare, Booz Allen offre soluzioni affidabili per la cybersicurezza rivolte ad un ampia gamma di clienti e industrie, consentendo loro di usufruire in tutta sicurezza delle opportunità offerte dalla rivoluzione informatica». Uno smacco che, oltre alla figuraccia internazionale e allo scivolone in borsa, ora rischia di avere ripercussioni pesantissime anche sulle future commesse. Il motivo di questo attacco? Sottolineare ancora una volta che i dati nelle mani delle grandi multinazionali non sono mai al sicuro, e che investimenti da milioni e milioni di dollari in cybersicurezza non garantiscono affatto che questa cybersicurezza tanto decantata sulla carta sia poi davvero efficace.

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