L'amministratore delegato e fondatore della società scrive una lettera agli azionisti ed ai dipendenti: "E' venuto il giorno in cui non posso più rispettare i miei compiti di Ceo". Al suo posto è stato nominato Tim Cook. Giù il titolo nelle contrattazioni del dopo Borsa dal nostro corrispondente FEDERICO RAMPINI
NEW YORK - Il momento tanto temuto per Apple è arrivato: si apre l'èra del dopo-Steve Jobs. L'annuncio ufficiale è arrivato ieri dopo la chiusura dei mercati, alle 18.30 di New York: il fondatore e chief executive della più grande azienda informatica del mondo (in termini di capitalizzazione di Borsa) si dimette dalla sua carica. Resterà presidente, ma il ruolo esecutivo passa al numero due Tim Cook che già rivestiva la carica di chief operating officer, direttore generale. Nonostante Wall Street avesse concluso la seduta ufficiale, nel dopo-Borsa le azioni Apple sono subito cadute del 4,4%. "Se non riesco più ad assolvere alle mie funzioni, vi avevo promesso che sareste stati i primi ad apprenderlo", ha scritto Jobs nella email di ieri ai dipendenti. A 56 anni, colpito dal cancro al pancreas già nel 2004, nonostante l'apparente riuscita di un trapianto di fegato nel 2009, Jobs era apparso sempre più magro e affaticato. Già da tempo la sua effettiva posizione di comando nell'azienda era in dubbio, la sua presenza al quartier generale di Cupertino (nella Silicon Valley californiana) era rarissima. Già il 17 gennaio di quest'anno Jobs aveva dato un pre-avvertimento sotto forma di una email ai dipendenti del gruppo. Come un dipendente qualsiasi, quel giorno Jobs informava di avere "chiesto e ottenuto dall'azienda un permesso malattia" per il bisogno di "concentrarsi sulla propria salute", senza fornire ulteriori dettagli. A differenza dal 2009, quando annunciò che sarebbe stato assente per sei mesi, nella email del 17 gennaio Jobs non aveva fatto previsioni sulla data del rientro. La conclusione del messaggio - "amo così tanto Apple e spero di tornare appena posso" - era parsa un brutto presagio. Tuttavia in questi mesi era riuscito a impegnarsi ancora in uno dei suoi ruoli favoriti: "venditore" numero uno. Era stato ancora lui a lanciare pubblicamente i nuovi prodotti di Apple, le ultime generazioni di iPad e iPhone, in quegli happening-spettacolo che lo hanno reso celebre, hanno contribuito al fascino della sua azienda, e hanno fatto di Jobs quasi un "guru" con un seguito mondiale di ammiratori. E proprio grazie al successo di questi prodotti, Apple di recente ha scalato la classifica di Borsa fino a issarsi al primo posto assoluto, superando non solo altri giganti hi-tech come Microsoft e Google ma perfino un big del petrolio come Exxon. Ora però sul futuro di Apple incombe un interrogativo: riuscirà a sopravvivere all'uscita di scena del suo fondatore e capo carismatico? Che Jobs fosse ormai avviato verso l'uscita, pochi lo dubitavano. Le incertezze non erano sul "se", ma sul "quando". Eppure, per quanto il management di Apple e i mercati abbiano potuto prepararsi a questo evento, solo il test della realtà darà una risposta sulla tenuta dell'azienda.Continua ...
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