Il fondatore di Wikileaks torna in polemica con il social network: "E' uno strumento potentissimo per i servizi di intelligence". Ma la grande F risponde: "Non abbiamo mai ricevuto pressioni governative per ottenere dati"di TIZIANO TONIUTTI
ROMA - E' ancora polemica tra Julian Assange, fondatore di Wikileaks, e il social network più popolare del mondo, Facebook. In passato, Assange aveva dichiarato di non spiegarsi come Time avesse scelto come personaggio dell'anno Mark Zuckerberg 1, fondatore di FB, "un individuo che ha il merito di divulgare le vostre informazioni alle multinazionali". E in un'intervista rilasciata a Russia Today, torna sull'argomento: "Facebook è uno dei principali strumenti a disposizione dell'intelligence americana per spiare i cittadini. E' il più grande archivio di informazioni sulle persone, le loro relazioni, la loro posizione geografica, registrata scrupolosamente e a disposizione del governo degli Stati Uniti". Un'affermazione a cui Facebook risponde: "Non facciamo nulla che non sia obbligatorio fare per legge. Sono i codici che decidono come e quando un'azienda può e deve rilasciare informazioni riservate, e noi li rispettiamo".
Una risposta che ammette implicitamente che, sotto richiesta legale, Facebook può effettivamente rilasciare informazioni sui propri utenti alle autorità. Certo sono dati che rimarrebbero secretati al pubblico, ma che le autorità possono richiedere all'interno di un'indagine. E che il social network in quel contesto dovrebbe necessariamente concedere.
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