mercoledì 18 dicembre 2013

Rai, Caprarica lascia l'azienda: "Contro di me persecuzione"

Rai, Caprarica lascia l'azienda: "Contro di me persecuzione"
Il giornalista annuncia di fare causa, denunciando "pressioni con metodi inammissibili": "Non mi resta con profonda amarezza che sbattere la porta e andare nelle aule dei tribunali, chiedendo ai giudici la tutela dei miei diritti e della mia onorabilità contro il vertice che dev'essere ricondotto al rispetto delle regole

ROMA - E' il volto della Rai da Londra. Ma Antonio Caprarica ha troncato il rapporto con la tv pubblica e annunciato azioni giudiziarie denunciando "pressioni con metodi inammissibili e offensivi". "Di fronte al mio rifiuto della proposta di andare via con un incentivo, ho ricevuto contestazioni risibili", ha spiegato. E in un comunicato ha parlato di "persecuzione" nei suoi confronti. 

"Non avrei mai immaginato - ha detto il giornalista, 15 anni di corrispondenza dalla capitale britannica - di lasciare in questo modo l'azienda della mia vita, dopo oltre un quarto di secolo di servizio onorevole e immacolato in ogni angolo di mondo. Troncare questo rapporto con effetto da oggi, come ho appena comunicato alla direzione del personale, è per me l'unica possibilità di immediata reazione alle crescenti pressioni esercitate dai vertici aziendali con metodi inammissibili e offensivi". 

Caprarica ha aggiunto di aver "respinto finora gli attacchi rivoltimi, dimostrandone l'infondatezza, ma né la mia salute né la mia dignità mi consentono di rimanere ulteriormente in Rai. Purtroppo, la mia vicenda illustra drammaticamente l'assenza di qualsiasi organo aziendale di garanzia per i lavoratori, giacché il consiglio d'amministrazione - da me informato su ogni passaggio della persecuzione - ha preferito voltarsi dall'altra parte piuttosto che chiedere spiegazioni al direttore generale. Con buona pace per il codice etico della Rai". 

Il giornalista ha concluso il comunicato sottolineando "non mi resta, con profonda amarezza, che sbattere la porta e andare dritto nelle aule dei tribunali, chiedendo ai giudici la tutela dei miei diritti e della mia onorabilità contro il vertice Rai, che dev'essere ricondotto al rispetto delle regole. Bisognerà battersi per assicurare, in questa situazione, un futuro al servizio pubblico, e io continuerò a farlo da cittadino e da giornalista".

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