lunedì 9 gennaio 2012

Cosa farò da grande ...


Sistema Economico Mondiale


La nicotina espande la memoria

Fumare aiuta la memoria. Non e' uno spot dei produttori di tabacco, ma il risultato di uno studio italiano, che serve naturalmente non a incoraggiare al fumo ma a valutare le doti della nicotina come potenziale terapia per i deficit della memoria. La nicotina, infatti, e' in grado di espandere le capacita' della cosiddetta 'memoria di lavoro' o working memory, limitando pero' alcuni processi legati alla scelta e all'avvio del movimento nel cervello umano. E' quanto emerge da uno studio realizzato dall'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibfm-Cnr) di Milano-Segrate in collaborazione con Alice Mado Proverbio, docente di Psicobiologia dell'Universita' di Milano-Bicocca. L'indagine e' stata presentata a Washington, al Congresso mondiale della Society for Neuroscience. "I risultati confermano le scoperte della ricerca neurobiologica sui modelli animali, che evidenziano il ruolo cruciale della nicotina nel trattamento dei principali sintomi del Parkinson, come i disturbi della memoria e le discinesie motorie", spiega Alberto Zani, ricercatore Ibfm-Cnr di Milano-Segrate. "In particolare, sono stati osservati un gruppo di non-fumatori e uno di giovani fumatori (7-20 sigarette per die), bilanciati dal punto di vista dello stato psicofisico e del livello culturale". La sperimentazione si e' svolta in piu' prove.
"Per testare i meccanismi cerebrali di orientamento selettivo dell'attenzione visuo-spaziale e misurare il tempo di reazione, i partecipanti dovevano mantenere la fissita' dello sguardo, prestare attenzione a stimoli presentati in punti diversi dello spazio visivo, previamente segnalati, e rispondere premendo un tasto", continua Zani. "Per indagare la memoria di lavoro, cioe' il 'magazzino' che ospita temporaneamente le informazioni appena apprese al fine di riutilizzarle, durante l'esecuzione di un compito di attenzione spaziale, i volontari dovevano contare a ritroso, partendo da grossi numeri e sottraendo tre cifre alla volta, ad esempio 17.898, 17.895, 17.892, e cosi via. Nel compito mirato alla pianificazione, invece, i partecipanti erano obbligati a fare una scelta motoria, premendo il piu' velocemente possibile un tasto con l'indice o con il medio, in base a stimoli diversi". Durante l'esecuzione dei compiti, l'attivita' bioelettrica cerebrale dei volontari veniva registrata utilizzando 128 sensori. "Questo ha consentito di monitorare il variare della funzionalita' cerebrale in funzione dei compiti e della stimolazione visiva", spiega Alice Mado Proverbio. "Nel compito d'attenzione visuo-spaziale non si e' registrata alcuna differenza tra i due gruppi nella velocita' di risposta agli stimoli. Nel doppio compito attentivo-mnemonico i fumatori, in media, sono stati 50 millisecondi piu' veloci, mostrando anche molte meno omissioni di risposta. Questo gruppo, pero', risultava di circa 100 millisecondi piu' lento nel compito di programmazione e decisione motoria". Si apre quindi un'interessante prospettiva per l'utilizzo terapeutico della nicotina non soltanto per le discinesie, ma anche per i problemi di memoria del Parkinson.
Questo e' il primo studio a mostrare effetti sulla memoria nell'uomo da parte di questa sostanza, che possono trovare utili applicazioni nel trattamento, non solo del Parkinson, ma anche dell'Alzheimer".

Hildebrand si è dimesso Travolto dallo scandalo insider trading


Il presidente della Banca centrale svizzera ha ceduto dopo giorni di pressioni perché facesse luce sul suo ruolo in una discutibile operazione valutaria compiuta dalla moglie

di FRANCO ZANTONELLI
LUGANO - Una settimana di forte pressione mediatica ma, soprattutto, il fiato sul collo di un mastino come il leader populista, Christoph Blocher, hanno mandato completamente in tilt Philipp Hildebrand, presidente della Banca Nazionale Svizzera che, oggi pomeriggio, si è dimesso. "Con effetto immediato", ha reso noto un secco comunicato dell'istituto di emissione, poco dopo le 14. A far cadere Hildebrand un'operazione sulle valute da parte della moglie, Kashya, risalente al 15 agosto dello scorso anno. Un'affare che aveva consentito alla donna, brillante gallerista con un passato di trader finanziario, di intascare un profitto di circa 70 mila franchi, grazie al fatto che, tra l'acquisto e la vendita del denaro, 512 mila dollari, il marito aveva stabilito un cambio fisso franco-euro, riverberatosi anche sulla divisa statunitense, il cui valore era sensibilmente cresciuto, rispetto a quella elvetica.

Il Presidente della Banca Nazionale, che dopo la decisione sul cambio fisso era assurto quasi a salvatore della patria, per aver messo al riparo il franco dalla speculazione e, al contempo, aver ridato fiato alle industrie svizzere operanti sui mercati esteri, si è ritrovato, improvvisamente, a doversi discolpare dall'accusa di insider trading. "L'operazione è avvenuta a mia insaputa", aveva dichiarato, venerdì scorso, durante una drammatica conferenza stampa, nel corso della quale era stato costretto a mettere in piazza i suoi dati bancari privati ma, pure, il rapporto con la moglie, che aveva definito "una donna dal carattere forte". Ma, ieri, nell'incontro con i giornalisti, seguito alle sue dimissioni, ha ammesso che "Sono giunto alla conclusione che non potrò mai fornire la prova definitiva che la transazione incriminata è stata ordinata da mia moglie", ha spiegato Hildebrand in una conferenza stampa a Berna seguita al comunicato della BNS. "Posso soltanto dare la mia parola d'onore".

Hildebrand, finora, aveva incassato la fiducia del Governo ma non quella del suo tenace avversario, Christoph Blocher, capo carismatico dell'Udc, il principale partito elvetico. "Non esiste - lo ha attaccato, ancora domenica sera in tv, il politico - che il presidente di una banca centrale non sappia cosa fa la propria moglie". Poi, irridendolo, aveva liquidato la faccenda con un'inequivocabile "cherchez la femme".

Era stato Blocher, a metà dicembre, a presentarsi nell'ufficio della presidente della Confederazione, Micheline Calmy-Rey, esibendo la documentazione bancaria che attestava il presunto insider trading. "Ho fatto solo il postino", si era poi giustificato, quando parecchi commentatori si erano chiesti come fosse riuscito ad entrare in possesso di dati sensibili quali gli estratti conto della coppia Hildebrand. Trafugati, poi si è saputo, da un informatico della Banca Sarasin di Basilea il quale, nel frattempo, a causa dello stress per le conseguenze della vicenda, ha tentato il suicidio ed è finito in una clinica psichiatrica. "Mi hanno rovinato la vita", ha confessato al quotidiano di Zurigo, Tages Anzeiger.

Fatto sta che, oggi, anche Hildebrand non ha più retto e ha gettato la spugna, rinunciando a uno stipendio di un milione di franchi l'anno. Nonostante il ministro delle Finanze, Eveline Widmer-Schlumpf, poco prima del comunicato delle sue dimissioni, avesse dichiarato che "la Svizzera ha tutto l'interesse che rimanga al suo posto". Anche perché, in piena crisi finanziaria, uno come Philippe Hildebrand che, finora, almeno come presidente della Banca Nazionale, aveva sollevato più consensi che opposizioni, rischia di lasciare un vuoto. Tuttavia, oggi, Philippe Hildebrand, è stato irrevocabile. "Ho preso la mia decisione con grande tristezza", ha detto, aggiungendo di fare un passo indietro "per la credibilità della Banca Nazionale". "Dopo le pressioni delle ultime settimane - ha aggiunto - non avrei più la possibilità di prendere certe importanti decisioni con la tranquillità necessaria". Sull'affaire, intanto, farà luce, verosimilmente, una commissione parlamentare d'inchiesta. L'aveva evocata Christoph Blocher ma, ora, potrebbe rivelarsi un boomerang, per lui e per il suo partito. Strenuo difensore del segreto bancario, di fronte a mezzo mondo che ne chiede l'abolizione, come giustificherà la fuga di documenti dalla banca di Hildebrand?

Don Ciotti contro il gioco "Un danno sociale"


Il fondatore di Libera denuncia con un dossier i danni causati da scommesse e slot machine: "Circa ottocento mila giocatori sono dipendenti e due milioni  sono a rischio: una vera malattia. E la malavita fa affari d'oro".

di CLAUDIO ZECCHIN
Don Ciotti contro il gioco "Un danno sociale"
ROMA - Non è solo il biglietto da 5 milioni di euro, staccato a Napoli, a far parlare di giochi. Lotto, scommesse, poker, videolotteries e l'intero mercato sono stati analizzati nel dossier presentato dall'Associazione Libera, "Azzardopoli, il Paese del gioco d'azzardo". "Un danno sociale, ma anche umano", ha detto il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti: 800 mila persone sono dipendenti dal gioco e altri 2 milioni di giocatori sono a rischio. "Bisognerebbe applicare - ha aggiunto - le direttive dell'Oms che dicono che la dipendenza da gioco è una malattia sociale e va fatta prevenzione".
Il mercato del gioco legale è diventata in Italia una delle industrie più importanti che muove il Pil in un periodo di crisi, che porta lavoro, ma che essendo fonte di guadagno ha catturato anche l'attenzione della criminalità organizzata. Gli aspetti positivi e negativi di questo settore sono stati resi più chiari con i dati pubblicati in collaborazione con l'agenzia di stampa Agicos.
Gli italiani hanno giocato nell'ultimo anno ben 76,1 miliardi di euro se si considera solo il fatturato legale e l'Italia con questa cifra occupa il primo posto in Europa e il terzo nel mondo. E ancora. Il settore offre lavoro a 120.000 addetti e muove gli affari di 5.000 aziende, grandi e piccole, mobilitando il 4% del Pil nazionale.
"Per rendere l'idea  -  mette in luce Libera - 76,1 miliardi sono la portata di quattro Finanziarie normali, una cifra due volte superiore a quanto le famiglie 
spendono per la salute e, addirittura, otto volte di più di quanto viene riversato sull'istruzione. Se analizziamo gli ultimi dati riferiti ai mesi di ottobre e novembre 2011, il primato per il fatturato legale del gioco spetta alla Lombardia con  circa 2 miliardi euro, seguita dalla Campania con oltre un miliardo di euro. All'ultimo gradino del podio il Lazio con più di un miliardo di euro. Soldi che girano soprattutto grazie alle 400mila slot presenti in Italia", spiega l'Associazione.

Sono tante però le inquadrature per fotografare lo stesso settore. E nella parte più buia c'è "un terreno borderline" in cui le mafie hanno la possibilità di infiltrarsi per fare affari. Quanto? Ben 10 miliardi di euro l'anno, secondo le stime. "Nella gestione delle slot, di fatto - sottolinea lo studio curato da Daniele Poto -, le cosche sono "l'undicesimo concessionario occulto del Monopolio". Infatti, ha spiegato in una conferenza stampa la consigliera Diana De Martino, della direzione nazionale antimafia, "a partire dal 2003, quando il gioco si è evoluto, anche le infiltrazioni si sono mosse di parallelamente concentrandosi sulle macchinette, che sono il comparto dei giochi con la maggiore redditività".

Al momento ci sono 10 concessionarie ognuna delle quali ha un collegamento telematico che comunica i dati sulle giocate al Fisco, per poi applicare le tasse al 12%. L'attività delle mafie consiste nell'alterare le macchinette in modo da annullare o abbattere i dati comunicati al Fisco. Un problema per i Monopoli di Stato che hanno di fronte la malavita organizzata. Sono 41, dai Casalesi di Bidognetti ai Mallardo, dai Santapaola agli Schiavone, i clan che gestiscono i "giochi delle mafie". Il terreno fertile sono i punti scommesse, le sale gioco che fanno da "lavanderie" per i soldi sporchi, l'usura nelle bische clandestine, oltre al mercato del calcioscommesse che da solo vale 2,5 miliardi. Acquistano i biglietti vincenti dai giocatori, poi, pagando un sovrapprezzo che va dal 5 al 10%, per riciclare il denaro sporco: esibendo tagliandi vincenti di Superenalotto e lotterie, i clan possono giustificare l'acquisto di beni e attività commerciali.

Maroni: "Sì della Lega all'arresto di Cosentino"


L'ex ministro dell'Interno, dopo la segreteria del Carroccio, annuncia: "I nostri due membri della giunta ci hanno detto che non c'è fumus persecutionis nei confronti del deputato, quindi voteremo a favore della richiesta dei magistrati". E precisa: "E' la posizione  di tutto il partito"

E' passata la linea di Roberto Maroni. La Lega, domani in giunta per le autorizzazioni, voterà sì alla richiesta d'arresto per Nicola Cosentino, 1deputato del Pdl e coordinatore del partito in Campania. L'annuncio è arrivato al termine della segreteria leghista in via Bellerio. Il voto in aula è previsto per mercoledì, al massimo giovedì. Cosentino - lo ricordiamo - è accusato di riciclaggio, falso, corruzione, violazione di norme bancarie, aggravati dal favoreggiamento nei confronti della camorra.

"C'è stata la relazione dei nostri due membri della giunta - ha spiegato l'ex ministro dell'Interno - che hanno espresso la convinzione che non esista alcun fumus persecutionis nei confronti del parlamentare". "Domani - ha continuato - esprimeranno un voto favorevole in giunta alla richiesta di arresto". Quando gli è stato chiesto se su
questo ci sia l'accordo di tutti i vertici del Carroccio, Maroni ha replicato "questa è la posizione della lega" senza voler aggiungere altro.

Alla vigilia si era parlato di un'ennesima spaccatura nella Lega, con l'ala maroniana favorevole all'arresto e il cosiddetto gruppo del cerchio magico - più vicino al Pdl - contrario.  

Insulti a Vendola, assessore di Lecce si dimette


Ripa (Pdl) aveva attaccato il governatore pugliese su Facebook : «Gay con turbe». Poi le scuse e il passo indietro

MILANO - Si è dimesso l'assessore al traffico e alla mobilità del Comune di Lecce, Giuseppe Ripa (Pdl), protagonista della bufera nata perché su Facebook ha apostrofato come «signorina» il presidente della Regione, Nichi Vendola, definendolo in sostanza un «gay disturbato». Le dimissioni sono state ufficializzate dopo un incontro dell'assessore con il sindaco di Lecce, Paolo Perrone (anch'egli Pdl), che già domenica era insorto, sempre sul social network in difesa di Vendola. «In seguito ad alcune dichiarazioni rilasciate nell'ambito di un dialogo politico sui temi dei gravi disservizi della sanità pugliese ed in particolare salentina, la foga del confronto mi ha portato ad esprimere concetti che sono ben lontani dalla mia cultura e dal mio modo di pensare», ha voluto precisare Ripa.
«OMOSESSUALITÀ PATOLOGIA» - «In natura esistono solo due tipi di generi umani: l'uomo e la donna. Il resto viene classificato scientificamente come "turbe della psiche", patologia che rientra nelle competenze della scienza sanitaria in generale e della psicanalisi in particolare», aveva scritto Ripa intervenendo in un dibattito virtuale che aveva per oggetto un altro argomento, la sanità pubblica.

Lo abbraccia, poi gli spara alla testa in discoteca davanti a 500 persone


Una vera e propria esecuzione avvenuta dinanzi ad almeno cinquecento persone nel locale notturno Sayonara, sul Ticino

Il locale dove è stato ucciso Shtjefni Edmond,  (Foto Sacchiero - Da www.ilgiorno.it)Il locale dove è stato ucciso Shtjefni Edmond, (Foto Sacchiero - Da www.ilgiorno.it)
VIGEVANO (Pavia) - Tre uomini entrano in un locale affollato, si dirigono verso il bancone del bar. Uno di loro va incontro a un quarto uomo, lo abbraccia e sarà un abbraccio mortale. Perché poi spuntano delle armi, rivolte alla testa della vittima, e il grilletto viene premuto più volte. Non è un film di Quentin Tarantino. È la ricostruzione dell'omicidio avvenuto sabato notte a Vigevano, in provincia di Pavia. Una vera e propria esecuzione avvenuta dinanzi ad almeno cinquecento persone nel locale notturno Sayonara, sul Ticino.

La vittima, morta sul colpo, era di origine albanese e si chiamava Edmond Shtjefni, aveva compiuto 32 anni lo scorso 10 dicembre e abitava ad Abbiategrasso, in provincia di Milano, in una corte di piazza Castello. L'uomo era già noto alle forze dell'ordine per piccoli precedenti. Secondo i carabinieri di Vigevano che indagano sul delitto, il giovane giustiziato da qualche tempo era nel business della prostituzione. Potrebbe dunque aver pagato per uno sgarro. I tre killer, secondo le prime ricostruzioni anche loro albanesi, hanno sparato tre colpi di pistola calibro 7.65 alla tempia della vittima. Nel locale, intorno a mezzanotte e mezzo tra sabato e domenica, è cominciato il fuggi fuggi generale.
Erika Camasso

Appalti pubblici, Cancellieri: ''Anticipare il codice antimafia per norme più efficaci''

Venezia, 9 gen. (Adnkronos) - "Io sto già lavorando con Bankitalia per arrivare a un accordo e fare poi un discorso sulle banche e con loro studiare il modo per essere più incisivi e far sì che il nuovo codice antimafia sia anticipato, così da mettere in atto norme che siano più efficaci e tutelino in materia di appalti pubblici. Credo che non ci vorrà molto tempo per fatti concreti. Perché su questi temi si gioca una grande battaglia contro la criminalità. Una battaglia che si gioca anche appunto sui temi economici a difesa dei capitali sani". Lo ha detto il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri nel corso della cerimonia per la firma del protocollo di legalità sottoscritto oggi a Venezia tra le Prefetture del Veneto, la Regione Veneto, l'Anci del Veneto e l'Unione regionale delle Province del Veneto. Un protocollo che mira a prevenire i tentativi di infiltrazione mafiosa negli appalti pubblici, attraverso una collaborazione costante tra gli stessi sottoscrittori, diretta a creare una rete di monitoraggio ultra provinciale.
Il protocollo mira altresì ad estendere i controlli antimafia a forniture e prestazioni di servizio che secondo la normativa vigente ne sarebbero escluse. Il protocollo che ha la durata di due anni ed è rinnovabile,prevede tra l'altro l'impegno per le stazioni appaltanti di inserire nei bandi di gara e nei contratti clausole e condizioni idonee ad incrementare la sicurezza degli appalti e altri obblighi diretti a consentire una più ampia e puntuale attività di monitoraggio preventivo a fini antimafia. Inoltre, il protocollo prevede che nelle transazioni finanziarie connesse ai contratti pubblici di lavori, servizi e forniture, le stazioni appaltanti si impegnino a rispettare gli obblighi previsti dalla normativa vigente in materia di tracciabilità dei flussi finanziari.
Da parte sua, il ministro dell'Interno ha sottolineato che "quanto sperimentato qui in Veneto potrà essere esportato a livello nazionale. Testeremo qui i cambiamenti per vedere come funzionano e poi li potremo esportare su scala nazionale".
Continua ...
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Appalti-pubblici-Cancellieri-Anticipare-il-codice-antimafia-per-norme-piu-efficaci_312836625924.html

Sanita': donna muore dopo aborto a Palermo, Procura apre inchiesta

Palermo, 9 gen. (Adnkronos) - Muore ad appena 32 anni due settimane dopo un aborto eseguito in ospedale e la Procura apre un'inchiesta. Accade a Palermo, dove il pm Gianluca De Leo, ha aperto un'indagine -per ora un atto dovuto- dopo l'esposto presentato dal marito della vittima. I carabinieri hanno gia' sequestrato la cartella clinica dell'ospedale 'Cervello' dove la donna aveva eseguito il raschiamento dopo l'aborto.

Altolà Pdl a Monti: ''Lasci stare la Rai, non è questione che compete al governo''

Roma, 9 gen. (Adnkronos/Ign) - Accende il dibattito la frase del presidente del Consiglio Mario Monti riguardo a prossimi interventi sulla Rai. ''Mi dia qualche settimana e lei vedrà'' ha risposto il premier a una domanda di Fabio Fazio a 'Che tempo che fa'. Ma per il Pdl il tema non compete all'esecutivo.
La questione Rai "non è problema del governo - dice il capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto - Dopo la riforma del 1975, il rapporto è tra il Parlamento e la Rai. Non credo se ne debbano occupare i tecnici".
Non si fa attendere la replica del vicepresidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, secondo il quale ''è difficile sostenere, come fa l'onorevole Cicchitto, che il governo italiano non debba occuparsi di un'azienda come la Rai che svolge un ruolo così strategico per la qualità della vita democratica e civile del Paese". Zanda ricorda dunque che "il capitale della Rai è pubblico e il suo azionista è il ministro dell'Economia. Il governo designa il direttore generale e due consiglieri d'amministrazione della Rai, tra i quali - sottolinea - il presidente. Le leggi le fa il Parlamento. Ma sostenere, come fa l'onorevole Cicchitto, che sulla Rai il governo, che ne è l'azionista, non possa assumere iniziative è assolutamente improprio", conclude Zanda.
Ma sulla stessa scia di Cicchitto è il capogruppo del Pdl in commissione di Vigilanza, Alessio Butti. "Il Pdl non si aspetta alcuna novità sulla Rai da parte del governo Monti perché non compete al governo occuparsi di Rai - commenta Butti all'Adnkronos - A meno che Monti non si riferisse a qualche novità sul canone o sul contratto di servizio. Perché altre competenze l'esecutivo non ne ha su Viale Mazzini". "A Monti - aggiunge Butti - regaleremo un 'bigino' per ricordargli quali sono le competenze del governo. Fra l'altro ha sbagliato anche location per i suoi annunci, dal momento che era ospite proprio di una trasmissione Rai. Le competenze su qualsiasi riforma o cambiamento sulla Rai sono del Parlamento e quindi si procederà solo se il Parlamento troverà una strada. Il governo di Monti è tecnico, quindi il premier lasci perdere la Rai e si occupi di problemi economici", conclude Butti.
Continua ...
http://www.adnkronos.com/IGN/News/Politica/Altola-Pdl-a-Monti-Lasci-stare-la-Rai-non-e-questione-che-compete-al-governo_312836033244.html

Equitalia, busta con polvere pirica negli uffici di Roma. A Ischia lettera sospetta

Roma, 9 gen. - (Adnkronos) - Una busta con polvere pirica e un pezzo di corda come miccia è arrivata alla sede di Equitalia di lungotevere Flaminio. La busta è stata consegnata agli artificieri della questura di Roma. All'interno nessuna minaccia e nessuna rivendicazione.
In mattinata in un ufficio postale di Ischia è stata intercettata un'altra busta contenente polvere sospetta e indirizzata a Equitalia. Sul posto, oltre ai carabinieri, sono intervenuti i vigili del fuoco, che stanno provvedendo alla bonifica del locale.
La tematica della sicurezza delle sedi di Equitalia è stata oggetto di una riunione, presieduta dal questore, Francesco Tagliente, che si è tenuta ieri sera alla presenza di alcuni dirigenti di via S. Vitale e del responsabile della Squadra Artificieri Antisabotaggio. Nell'occasione è stato fatto punto della situazione sulle misure adottate e su quelle necessarie per proseguire l'azione di prevenzione. Anche con i rappresentanti della sicurezza di Equitalia sono stati esaminati tutti gli episodi che si sono verificati su scala nazionale, al fine di valutare eventuali rimodulazioni delle misure precauzionali. Tutta la corrispondenza in arrivo e diretta alle sedi dell'ente di riscossione viene intercettata e monitorata dagli artificieri e dagli addetti al controllo della corrispondenza dei singoli uffici, anche sulla base delle allertamenti ripetuti a seguito della ricezione del primo pacco esplosivo presso la sede di Equitalia. Oltre alla corrispondenza sono all'attenzione anche le singole sedi e i vertici delle agenzie di riscossione tributi.
Numerosi i precedenti. Il primo pacco bomba, recapitato a Equitalia, è arrivato nella sede di via Millevoi, a Roma, il 9 dicembre scorso. L'ordigno esplode nelle mani del direttore generale, Marco Cuccagna, che resta ferito a una mano e agli occhi. Gli investigatori sottolineano fin dalle prime ore che potrebbe trattarsi di un'altra 'campagna natalizia' dei gruppi di ispirazione anarco-insurrezionalista. All'interno del plico viene trovato un volantino con la sigla della Federazione Anarchica Informale (Fai). I contenuti del volantino sono legati al caso del pacco inviato, il giorno precedente, l'8 dicembre, alla sede della Deutsche Bank di Francoforte. Il 12 dicembre un grosso petardo esplode davanti alla sede di un'agenzia di Equitalia a Napoli. La deflagrazione causa il danneggiamento della parte inferiore della saracinesca in ferro dell'ingresso in corso Meridionale. Il 15 dicembre una busta, con all'interno polvere pirica e un innesco, viene intercettata nella sede di Equitalia a Roma sul lungotevere Flaminio. L'ordigno viene disattivato dagli artificieri della questura di Roma. Il 20 dicembre una busta senza mittente contenente polvere bianca viene recapitata alla sede di Equitalia di via Millevoi.
Il 22 dicembre due buste contenenti della polvere sospetta sono state recapitate alla sede della Borsa in piazza Affari a Milano e a quella di Equitalia in via San Gregorio. La polizia scientifica è al lavoro. Il 4 gennaio una telefonata anonima segnala la presenza di un pacco bomba alla sede perugina di Equitalia. Dopo i controlli del caso si rivela un falso allarme. A Livorno il 5 gennaio una lettera minatoria e un proiettile calibro 7,65 vengono inviati al direttore dell'ufficio di Equitalia di Livorno. Il testo della lettera è particolarmente lungo e chi lo ha redatto precisa di non avere ideologie politiche e di essere lontano dall'anarchia, prendendo distanza anche dai recenti episodi accaduti in altre città italiane.
Gli inquirenti pensano a una sorta di "risentimento personale" di chi ha inviato la lettera minatoria e il proiettile. Lo stesso giorno a Caserta un pacco contenente polvere da sparo e destinato a Equitalia di Caserta viene intercettato dalle Poste, insospettitesi per la mancanza del mittente. All'interno viene trovata anche una lettera minatoria.