Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
sabato 26 febbraio 2011
Libia: Onu chiede appoggio Italia
Libia: chiusa ambasciata Gb a Tripoli
Caso Ruby, nuove carte: “Più troie siamo, più ci vorrà bene”. E alcune fanno il test dell’Hiv
Nelle 782 pagine dei pm di Milano le strategie per avere soldi dal premier e le rivendicazioni: "Ho avuto da lui
“Più troie siamo e più bene ci vorrà”. Il giorno di Natale, nelle conversazioni via sms tra due ragazze coinvolte nei festini di Arcore, il tema del dibattito è chiaro: trovare il modo per spillare più soldi possibile a Silvio Berlusconi. Essere “disponibili”, per usare un termine meno forte, è la strada considerata migliore, perché “oltre che per le palle bisogna prenderlo per il coso…domani se è aperto vado in un sexy shop”. Ragazze che si augurano di tornare dalle nottate a Villa San Martino “con le tasche piene”, ma che constatano che il premier “sta peggiorando con l’invecchiamento”, e temono “la manina stretta”. Ma non solo. C’è anche chi si preoccupa per la propria salute. E dopo le nottate “allucinanti” vanno a fare il test dell’Hiv e poi si confrontano tra loro: “Tutto a posto? Globuli bianchi a posto, non abbiamo nessun Aids”. C’era qualche dubbio? “Mah sai, quando uno va a letto con 80 donne, non si sa mai”.
Nuove conversazioni, tratte da intercettazioni erano rimaste finora inedite. Ma il solco è sempre lo stesso. Quello tracciato nelle 782 pagine della richiesta di giudizio immediato per il premier, avallate dal Gip di Milano Cristina Di Censo. Le novità partono dalle conversazioni tra le ragazze, ma arrivano ai bonifici del ragionier Spinelli: un conto personale di Berlusconi al Monte dei Paschi da cui risultano bonifici per 406mila a 12 ragazze, tra le quali una sola era già emersa nell’indagine. Dall’esame risulterebbero inoltre tre assegni da 100mila euro passati dai conti del premier, attraverso il suo commercialista Giuseppe Spinelli, a Lele Mora, il quale dopo ogni versamento avrebbe a sua volta versato 50mila euro a Emilio Fede.
Libia: el Pais, 10 tonnellate di gas per armi chimiche in mano a Gheddafi
Tripoli, 26 feb. - (Adnkronos/Aki) - Il regime del colonnello libico Muammar Gheddafi e' in possesso di dieci tonnellate circa di 'gas mostarda', il gas 'iprite' usato per le armi chimiche. E' il quotidiano spegnolo el Pais a lanciare l'allarme sull'arsenale chimico del colonnello, che lo stesso Gheddafi aveva promesso di consegnare entro meta' maggio, in base a un accordo con la comunita' internazionale.
Libia: Usa e Ue annunciano embargo armi e congelamento beni
WASHINGTON - Gli Usa hanno annunciato la sospensione delle attività dell'ambasciata di Tripoli e la decisione di imporre sanzioni contro il regime di Muammar Gheddafi. Lunedì il presidente Barack Obama incontrerà il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon per discutere della situazione in Libia. Anche da Bruxelles i membri dell'Ue hanno annunciato di aver raggiunto un accordo di massima per adottare l'embargo alla vendita di armi alla Libia, il congelamento dei conti e dei beni degli uomini del regime e' un divieto di viaggio nei confini dei Ventisette. La notizia e' stata confermata da fonti diplomatiche. Le sanzioni contro il regime Muammar Gheddafi includeranno anche il divieto di vendere materiale antisommossa per la polizia. Intanto il rais libico ha completamente perso la fiducia del suo popolo mettendo in pratica una brutale repressione ai danni dei dimostranti, azioni che sono state condannate duramente da parte della comunita' internazionale che chiede la sospensione della Libia dal Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite. Carney, specificando che le sanzioni saranno coordinate con gli alleati europei, ha detto che gli Stati Uniti hanno sospeso la limitata cooperazione militare coi libici e che sono state congelate le vendite di ricambi militari
Yemen: Continua la protesta, bilancio vittime sale a 19
Sud Corea/ manifestazioni e proteste: decine i feriti, forse alcuni morti
ITALIA - Cadere in autobus. Cassazione: sempre risarciti
SPAGNA - Farmaci da staminali. Inaugurato nuovo centro a Siviglia
Firme false: Sara Giudice attacca, Formigoni tace
La giovane politica milanese dopo Nicole Minetti mette in difficoltà anche il presidente della Lombardia
La giovane Sara Giudice, consigliera di circoscrizione per il Pdl a Milano, continua ad attaccare i vertici del partito berlusconiano lombardo. Dopo aver promosso una sottoscrizione per far dimettere dal Consiglio regionale Nicole Minetti, ora Sara Giudice ha denunciato che la firma apposta con il suo nome sul modulo di presentazione della lista per le regionali del 2010 è falsa. Su Facebook gli amici di Sara l’appoggiano sostenendola a proseguire la sua battaglia, mentre il presidente Roberto Formigoni tace, e preferisce parlare sul suo profilo del dramma della piccola Yara.
” NON E’ LA MIA FIRMA” - La firma di Sara Giudice per la presentazione della lista di Roberto Formigoni alle scorse elezioni regionali e’ stata contraffatta. Lo sostiene la stessa consigliera di zona per il Pdl a Milano precisando di essere stata sentita sulla vicenda stamani, come persona informata dei fatti, dal pubblico ministero Alfredo Robledo. ‘La mia firma – ha dichiarato – e’ assolutamente contraffatta, falsa, mai avrei firmato un listino bloccato con il nome di Nicole Minetti’.Sara Giudice ha infatti avviato settimane fa una raccolta di firme proprio per chiedere al Pdl di invitare la Minetti, coinvolta nell’inchiesta sul caso Ruby, a dimettersi dall’incarico di consigliere regionale.
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http://www.giornalettismo.com/archives/115539/firme-false-sara-giudice-attacca-formigoni-tace/
Cariche nella notte contro manifestanti a piazza Tahrir al Cairo
L'esercito ha usato la forza per disperdere il corteo riunito due settimana dopo la caduta di Mubarak.
Vendola: Grazie alle intercettazioni dimostrata la mia innocenza
Il governatore della Puglia commenta l'archiviazione del suo nome nello scandalo della sanità regionale.
Calma a Tripoli, negato l'atterraggio a C-130 italiano ad Hamal
Doveva recuperare 25 italiani rimasti bloccati. Berlusconi: Gheddafi non ha più il controllo.
Scandalo sanità in Puglia, Vendola è innocente e ora accusa: “Fu colpa del Pd”
Archiviata la sua posizione, il governatore commenta il coinvolgimento di Alberto Tedesco: “Fu indicato dai democratici, mi dissero che era l’unico”.
Per il caso della dilagante corruzione nella sanità pugliese, il governatore Nichi Vendola non può essere ritenuto responsabile. Secondo quella che il Giornale chiama già “giustizia ad orologeria”, il giudice per le indagini preliminari ha accolto la richiesta della pubblica accusa che chiedeva la chiusura del fascicolo a carico dell’esponente di Sinistra Ecologia e Libertà.
ARCHIVIAZIONE – Nulla può essere a lui addebitato, concordano i magistrati inquirenti e giudicanti, se non una certa “arroganza politica” non di rilevanza penale.
L ’archiviazione per Nichi Vendola, iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di concussione, arriva il 24 febbraio. La firma il gip Sergio di Paola, nello stesso giorno in cui un altro gip, Giuseppe de Benedictis, dispone gli arresti per otte persone, tra le quali il senatore Alberto Tedesco. E a leggere gli atti si scopre che l’inchiesta sulla sanità pugliese vive di diverse fasi, durante le quali, i pm e i gip, sembrano cambiare idea e a volte si contrappongono tra loro. Di certo c’è un fatto: l’accusa di concussione per Vendola, su richiesta degli stessi pm che l’avevano indagato, è caduta. Il presidente della Regione Puglia, sotto il profilo giudiziario, è considerato estraneo allo scandalo che colpisce la sanità pugliese. Al massimo, scrive il gip Sergio di Paola, s’è trattato di “arroganza politica”. Vendola era stato indagato per la nomina di alcuni direttori sanitari. Il caso più emblematico è quello che riguarda la nomina di Umberto Caracciolo, con la conseguente sostituzione di Francesco Sanapo (a sua volta indagato), quale direttore sanitario nella Asl di Lecce
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Giovanni Brusca: “Dell’Utri fu referente della Mafia”
Le ultime rivelazioni del boss di cosa nostra sul fondatore di Forza Italia: “dopo la morte di Lima, il tramite fu lui”
Dopo l’uccisione di Salvo Lima, nel marzo del ’92, e prima della strage di Capaci, Marcello Dell’Utri e Vito Ciancimino sarebbero diventati i nuovi referenti di Cosa nostra per la trattativa tra Stato e mafia. E’ quanto il pentito Giovanni Brusca avrebbe raccontato ai pm di Palermo, sostenendo che e’ stato Toto’ Riina a riferirglielo. Il pentito, secondo quanto scrive ‘Repubblica’, avrebbe confessato durante un interrogatorio nel quale e’ scoppiato in lacrime. I magistrati lo avevano convocato nell’ambito dell’inchiesta a suo carico per riciclaggio e fittizia intestazione di beni, scaturita da intercettazioni ambientali. Brusca sarebbe crollato davanti al contenuto delle intercettazioni contestategli dal procuratore aggiunto Antonio Ingroia e dai sostituti Nino Di Matteo, Paolo Guido e Lia Sava.
Nei giorni scorsi Brusca, che finora aveva sempre sostenuto di non sapere nulla di Dell’Utri, sarebbe stato sentito anche dalla procura di Caltanissetta che indaga sulle stragi del ’92. Anche Massimo Ciancimino aveva tirato in ballo Dell’Utri al processo di Palermo che vede imputato il generale dei carabinieri Mario Mori, indicando il senatore Dell’Utri – condannato a 7 anni in appello per i rapporti che avrebbe intrattenuto con la mafia prima del ’94 – come ‘protagonista’ della presunta trattativa dopo l’arresto del padre Vito, avvenuto nel ’93.
Tripoli: torna la calma in città, sospeso trattato Italia-Libia
Il regime arma i civili per aizarli contro i ribelli
TRIPOLI - Le strade della capitale, dopo i ripetuti, duri e sanguinosi scorsi dei giorni scorsi, sono semi-deserte. A Tripoli regna una calma quasi totale e del tutto irreale tipica della quiete che succede alla tempesta.