lunedì 23 gennaio 2012

Grecia e Italia sul tavolo dell’Eurogruppo


Bruxelles: le liberalizzazioni del governo Monti vanno nella giusta direzione

MARCO ZATTERIN
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
C’è la Grecia che appare «vicina a un accordo» sullo scalpo alle banche necessario a evitare la bancarotta, poi l’Ue che «ha ormai stabilizzato» il testo a Ventisei per il nuovo Patto di Bilancio e l’Italia delle liberalizzazioni che «va nella giusta direzione», persino «con un buon passo». Il menu dell’Eurogruppo che si apre oggi a Bruxelles, il primo del 2012, è ricco, di argomenti e di insidie. «Non penso a una decisione conclusiva già ora per il Fiscal Compact - ammette una fonte Ue -. Piuttosto vedo la stretta sulla riforma dell’Esm». Vuol dire che la riserva finlandese può cadere e che, salvo capricci, il nuovo fondo anticrac permanente potrà decollare in luglio.

Il club di Bruxelles ha pochi mesi per convincere mercati e speculazione di sapere, e volere, risolvere la crisi dei debiti sovrani e magari anche quella economica che s’approfondisce. I problemi sono chiari, però le volontà politiche divergono, fra i rigoristi di casa Merkel e più pragmatici italofrancesi, interessati alla flessibilità e alla crescita oltre che all’equilibrio dei loro tesori. C’è una settimana per ritrovarsi, di qui al vertice Ue del 30. Gli speculatori non si perdono un passaggio. E nemmeno le agenzie di rating.

Il caso di Roma è emblematico. Il governo è entrato nella sua fase due, circostanza che negli ambienti del commissario all’economia, Olli Rehn, è accolta con soddisfazione. «A prima vista - spiega una fonte -, il piano liberalizzazioni è compatibile con quanto ci è stato illustrato da Monti. I servizi stanno studiando i dettagli, ma ci sono i contenuti che più volte abbiamo auspicato, l’apertura del mercato dei servizi e delle professioni». Ora, si aggiunge, «il passo successivo è sul mercato del lavoro, ma ci stanno arrivando».

Ecco il punto. L’Italia fa i suoi dolorosi compiti e incita l’Europa a fare la sua parte, perché nessuno si salva da solo in queste circostanze. Si richiedono parafiamme efficienti, come l’Esm, e anche una stretta sulla governance col Fiscal Compact, in chiave anche solidale. Roma, con Bruxelles, invoca un fondo salvastati più sostanzioso.
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“Non evado.it”, il sito per chi paga le tasse


nonevado banner  250x250 Non evado.it, il sito per chi paga le tasse Un sito per dare visibilità a chi lavora onestamente. In un Paese come l’Italia, dove chi svolge il proprio lavoro nel rispetto delle regole è un eroe anziché la normalità – e il fervore con cui è stata accolto quel deciso «Vada a bordo, cazzo!» del capitano De Falco dopo il naufragio della Concordia lo dimostra – può succedere anche questo. E così, accanto ai blitz della Guardia di Finanza a Cortina d’Ampezzo contro i “poveracci” con i Suv e alle ultime statistiche fiscali del Dipartimento delle Finanze del ministero dell’Economia sui redditi annui medi (molto scarsi) dei lavoratori autonomi, è nato ancheNonevado.it, un sito tutto dedicato a quelle aziende o quei professionisti che, invece, lavorano regolarmente, con tanto di fattura, scontrino e rispetto delle leggi.
 «Combatti l’evasione acquistando solo da aziende e professionisti onesti. Cercali nel nostro sistema e aiutaci a trovarne altri»: questa la frase che compare nella home page del sito a presentazione del progetto. Un’idea, quella di creare un portale che raggruppasse le imprese e i lavoratori onesti, sviluppata a novembre da due amici di origine sarda, Ernesto Puddu e Alessandro Cireddu per “stanare gli onesti”: «Il sito – si legge infatti – nasce per fornire ai cittadini uno strumento per segnalare e trovare attività, professionisti, commercianti onesti, ossia che non evadono le tasse. Insomma, gente che emette sempre lo scontrino/fattura. Più il sito sarà usato e maggiore risalto daremo al popolo dei “non furbi”, quelli che non penserebbero neanche per un istante a dire l’orribile frase “con fattura o senza?”. E’ arrivato il tempo di spendere responsabilmente, è ora di stanare gli onesti».
 Nonevado.it parte da un presupposto casereccio, ma forse proprio per questo efficace: sono i cittadini stessi a fare le segnalazioni – smascherando eventualmente quelle false – e a stilare una classifica di città, regioni e categorie più oneste. E anche se non si può parlare di statistiche ufficiali (basandosi appunto il sito soltanto su segnalazioni volontarie), i due creatori sperano che il portale  possa a lungo andare trasformarsi in una vera a propria rete di collegamento tra onesti. E così – ben lontane dagli orafi, tassisti o dentisti che secondo il ministero dell’Economia dichiarano spesso redditi inferiori a quelli degli operai – sul sito compaiono liste di professionisti o aziende “competenti e seri”, che “rilasciano sempre lo scontrino nonostante li conosca da anni” e che “danno sempre gli scontrini, anche solo per una fotocopia!”. Segnalazioni che spaziano dagli studi medici ai negozi, dai ristoranti agli istituti di bellezza: a Nonevado.it ne arrivano circa 70 ogni giorno.
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Emanuela Orlandi: De Pedis in Sant’Apollinare tormenta Veltroni


'Che fastidio ti dà la salma di Renatino De Pedis?'
Caso Emanuela Orlandi: Nicotri stuzzica Veltroni



nicotri-opinioni
di Pino Nicotri

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“A chiedere la verità su Emanuela Orlandi saremo almeno 5.000!”, mi assicurava via Facebook il mio amico Luca Gabriele. Che insisteva perciò a invitarmi a partecipare a Roma alla manifestazione in piazza S. Apollinare convocata da Pietro Orlandi, fratello di Emanuela.
Invece anche questa volta, sabato 21 gennaio, è stato un flop, esattamente come in piazza S. Pietro domenica 18 dicembre.
Il battage pubblicitario sulle cronache locali di qualche giornale e le dichiarazioni – piuttosto confuse – di Pietro Orlandi per qualche tv non possono cancellare la deludente realtà.
Sabato in piazza S. Apollinare ci saranno state a voler essere generosi 50-80 persone, così come in piazza S. Pietro domenica 18 dicembre ce ne sono state non più di una quarantina.
Dal bar Mariotti, in piazza S. Apollinare, la scena vista sabato dalle 16,30 alle 19 stringeva il cuore: poche decine di volenterosi. Le adesioni via e-mail all’appello lanciato mesi fa da Pietro Orlandi al “Santo Padre”, cioè a papa Ratzinger, perché il Vaticano si decida a dire ciò che sa sulla scomparsa di Emanuela, saranno anche più di 60 mila, come annunciato da “Chi l’ha visto?”, restà però il fatto che in piazza le facce sono poche: il solito giro di amici e parenti, ingrossato da fotografi, operatori tv, cronisti delle pagine locali e giornaliste dalla “verità” sul caso Orlandi tanto facile quanto fantasiosa. Dopo il balletto e la overdose delle “verità” fasulle rifilate per 28 anni di fila era inevitabile che si finisse col suscitare più noia che interesse. E infatti per superare la noia ecco che facendo finta di niente s’è cambiato obiettivo.
Oltre al flop di partecipanti, c’è da registrare infatti anche un ripiego: se il 18 dicembre in piazza S. Pietro i partecipanti erano stati convocati “per supplicare il Santo Padre” di smetterla col silenzio vaticano e far quindi finalmente sapere cosa è successo a Emanuela, quelli del 21 gennaio in piazza S. Apollinare sono stati convocati in piazza S. Apollinare per chiedere molto meno. Ci si è ridotti a chiedere che dalla basilica di S. Apollinare venga tolta la bara di Enrico De Pedis.
La bara cioè dell’ormai famoso “Renatino”, eletto a furor di romanzi, film e sceneggiati televisivi “capo della banda della Magliana”, “feroce criminale” e infine anche “rapitore e assassino di Emanuela Orlandi”, senza però che una qualche sentenza giudiziaria abbia mai detto nulla di simile.
E, per quanto riguarda il “rapimento di Emanuela”, senza che ci sia una qualche traccia credibile oltre alle simpatiche affermazioni di una “supertestimone” che per anni e anni ha fatto avanti e indietro dalle comunità per drogati “persi”.
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Napolitano altri 7 anni al Quirinale? Lo dice il Giornale (Berlusconi )


Le notti insonni o quasi di Silvio Berlusconi ad Arcore sono abitate da nuovi fantasmi. Uno nuovo se ne è aggiunto negli ultimi giorni all’incubo Mario Monti, l’odiato professore in grisaglia che senza un minuto di campagna elettorale gli ha soffiato il posto di primo ministro, che Berlusconi riteneva suo per plebiscito, confondendo, nonostante la sua autoaffermata omniscienza, questo istituto con le normali elezioni.
Il fantasma che non lo fa dormire risiede a Roma, si aggira per le stanze del palazzo del Quirinale e ha le sembianze del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ed è un fantasma che non svanisce con la luce del giorno, anzi, di giorno il tormento è ancora più forte, al punto che il doloroso pensiero tracima dalla mente di Berlusconi e prende la via di Milano, dove si confeziona un importante quotidiano, il Giornale, fondato nei ’70 da Indro Montanelli, ora proprietà apparente del fratello di Silvio, Paolo, sicuro termometro dei sentimenti del Capo, indice, dall’intensità degli attacchi, del chi sale e chi scende nei suoi odi più estremi. A volte l’interazione fra pensiero padronale e interpretazione giornalistica produce effetti che fanno pentire o che gli italiani hanno pagato caro quando di mezzo c’è andata la Chiesa.
Ma quel che accade dopo non conta, sono le lacrime del coccodrillo, quel che interessa è che il personaggio sotto attacco di sicuro non gode, in quel momento, delle simpatie di Berlusconi.
Napolitano è stato anche oggetto, da quando si è installato al Quirinale, di attacchi diretti di Berlusconi, anche virulenti, che si sono poi rivolti tutti contro lo stesso Berlusconi. Da un po’ di tempo però c’era una strana pace, frutto certamente di una residua dose di buon senso, frutto se non altro dell’esperienza.
Ma si può immaginare il turbinio dei pensieri in quella vulcanica mente in quelle ore di insonnia, che si componevano con la frustrazione di non potersi fare scappare una parola  men che gentile.
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Bossi tace su Maroni delfino. Berlusconi e Pd “ci vogliono far fuori”


Non è uscito solo un urlato no al ”governo infame” dei professori, dal comizio domenicale che doveva avviare la fase 2 della Lega in piazza Duomo a Milano e si è trasformato in una aperta contestazione del “cerchio magico” che stringe Umberto Bossi, con fischi che, nei fatti, hanno ferito anche lo stesso Bossi.
Forte e chiaro è uscito anche un avvertimento a Silvio Berlusconi: ‘molli’ Monti ”o non riuscirà a tenere in piedi il governo della Lombardia, dove ne stanno arrestando uno al giorno”. Occhio, Silvio, ha voluto dire Bossi, perché la Lega ”ha la forza di andare da sola”. Questo è uno dei punti su cui insiste da tempo Maroni, ma è anche un segnale sul tema della legge elettorale: ”Mica vorrete che Berlusconi e il Pd si mettano d’accordo per farci fuori?”, dice Bossi.
Sul fronte interno del partito, il messaggio a Berlusconi suona come una apertura a Maroni che spinge perché la Lega vada da sola alle prossime amministrative. Il tema è stato affrontato anche nel consiglio federale in via Bellerio, dopo la manifestazione. Tra il dire e il fare, però, c’è il buon senso. Una rottura metterebbe a rischio le presidenze delle Regioni Veneto e Piemonte, che la Lega, senza l’aiuto di Berlusconi, difficilmente può pensare di riconquistare.
Lo stesso Maroni chiarisce che ”in Lombardia ci sono delle vicende giudiziarie in corso” e ”non c’e’ nessun ricatto” della Lega al Pdl: ”Facciamo politica”, chiosa.
Bossi è anche riuscito a divincolarsi da un passaggio quasi obbligato, che lo avrebbe portato a ungere Roberto Maroni come suo delfino. Da vecchio e consumato commediante della politica Bossi ha fatto finta di niente, quando la folla ha chiesto con insistenza che parlasse Maroni.
Racconta l’Ansa che Bossi, nonostante i suoi continui inviti ad ”abbracciarsi” per sancire ”la pace di Milano”, per la prima volta Bossi si è trovato davanti una folla che, sì lo acclama e gli dimostra affetto come sempre, ma chiede con insistenza di poter ascoltare Maroni. Invano: il ‘capo’ non sente o fa finta di non sentire, non lasciando intervenire nessun big (forse per non scontentare nessuno).
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Il pane italiano? E’ fatto in Romania, e dura due anni


BUCAREST – La michetta made in Romania: è quella dei fornai italiani, e delle tavole degli italiani. Un pane low-cost che sfrutta i vantaggi economici della delocalizzazione.
Pane surgelato che viaggia in frigorifero su tir o aerei, attraverso la Croazia e l’Adriatico. A San Marino, scrive Repubblica, viene importato dalla camorra per andare a rifornire le mense scolastiche.
Il costo del panino d’importazione è meno della metà di quello italiano. Dura due anni, e produce un giro d’affari da 500 milioni.
“Non abbiamo rilasciato licenze per esportare pane in Italia”, dice a Repubblica Grigore Onaciu, capo della direzione agricola di Cluj Napoca. Mentre l’associazione panificatori nicchia: “Non sappiamo se qualche azienda vende in Italia”. Stesso copione dagli uffici della sanità alimentare, che dicono di non sapere nulla di autorizzazioni all’import del pane low cost.
Eppure il pane precotto romeno è da anni realtà in molti supermercati e ipermercati italiani. Secondo gli esportatori rumeni “Gli ipermercati italiani mollerebbero, e calerebbero le ordinazioni. Ci paragonerebbero a una piccola Cina, e invece siamo un Paese comunitario”.
La data di scadenza dice “Prodotto sfornato e confezionato in questo punto vendita”. Ma in realtà il prodotto è stato fatto ben lontano dal luogo in cui viene sfornato, lungo il Danubio in Transilvania, a Cluj, Costanza, Timisoara, dove ormai ci sono più imprese italiane che romene.
Si tratta, spiega Repubblica, di una filiera unica con due linee produttive: una moderna, tecnologicamente all’avanguardia. Come quella di Campia Turzii, a qualche decina di chilometri da Cluj. La Lorraine, frutto di una joint venture belga-romena per un impianto modello costato 14 milioni (di cui 5 dall’Unione europea) che produce 1250 kg di pane all’ora. Quelle tonnellate di pane vengono cotte e 205 gradi, poi congelate, immediatamente, a meno 25.
Ma se l’impianto di Campia Turzii è “un gioiellino” (parola del viceconsole italiano, Radu Pescaru), ben diversi sono altri impianti. Come quelli della periferia di Bucarest. Forni a gestione familiare che si servono, per cuocere il pane, di legna provenienti da bare, scheletri di fabbriche abbandonate e resti di traslochi, anche pneumatici. Ma il risultato è un chilo di pane da 60-80 centesimi.

Roma, troppo smog: ancora divieti a piu' inquinanti


Roma, troppo smog: ancora divieti a piu' inquinanti
ROMA - Per ridurre i livelli di smog nell’aria, dopo la scelta delle targhe alterne, il dipartimento tutela ambientale e del verde di Roma ha disposto per oggi, lunedì 23 gennaio, il divieto di circolazione per i veicoli più inquinanti.All’interno della fascia verde. Il divieto scatta alle 7.30 e durerà fino alle 20.30. Dovranno fermarsi, autoveicoli a benzina Euro 0 e 1; diesel Euro 0-1- 2; ciclomotori e motoveicoli a due, tre, quattro ruote a 2 e 4 tempi Euro 0 – 1″.

Concordia: scatola nera rotta, non registrava da 15 giorni


Concordia: scatola nera rotta, non registrava da 15 giorni
GROSSETO - Mentre sale a 13 il numero dei corpi delle vittime del naufragio della nave Costa Concordia che al momento sono stati recuperati, mentre 23 sono ancora le persone ufficialmente disperse e che risultano dagli elenchi di bordo di quella crociera, la Concordia diventa la "nave dei misteri". Delle vittime recuperate, 8 sono state identificate, 4 quelle ancora da identificare, per un totale di 12, mentre quanto alla 13ma vittima recuperata potrebbe forse essere una ungherese che pero' almeno per ora non risulta nella lista delle persone imbarcatesi.

In serata, intanto, è attesa una decisione sull'inizio della rimozione del carburante dalla nave, secondo il commissario per l'emergenza Franco Gabrielli "prioritaria" per evitare un disastro ambientale, che comunque al momento sembra si possa escludere.
A tutto questo va ad aggiungersi all'ipotesi che la scatola nera della Costa sia illegibile perche' rotta. Ipotesi "inverosimile" secondo il commissario di bordo della Costa Concordia, Manrico Giampedroni, secondo il quale l'apparecchiatura e' collocata oltre la plancia di comando e quindi e' ancor piu' protetta. Ma se venisse confermato che la scatola nera della Costa Concordia era rotta e non registrava piu' da 15 giorni, ne dovra' rispondere anche l'armatore. E' quanto emerge da ambienti giudiziari. La scatola nera infatti, viene fatto osservare, deve essere sempre mantenuta in buono stato e, se rotta, deve essere riparata. Il comandante Francesco Schettino durante l'interrogatorio di garanzia avrebbe rivelato ai magistrati che il back-up del sistema Vdr (Voice data recorder) era rotto da 15 giorni, a bordo lo sapevano e avevano anche chiesto al tecnico di aggiustarlo.

Giochi Olimpici 2012: indagini su fabbrica cinese che produce mascotte‎


Giochi Olimpici 2012: indagini su fabbrica cinese che produce mascotte‎
LONDRA - Il Comitato Organizzatore di Londra 2012 ha confermato di aver avviato un'indagine sullo sfruttamento degli operai cinesi che stanno lavorando sulla mascotte dei Giochi Olimpici. Come hanno segnalato diversi media britannici, i giocattoli ispirati alla mascotte di Londra 2012, viene fabbricata in un laboratorio in Cina, dove i dipendenti lavorerebbero 11 ore al giorno e sarebbero sottopagati. Un portavoce di Londra 2012 ha confermato che l'organizzazione dei Giochi Olimpici sta prendendo queste accuse molto sul serio, cosi' ha incaricato un ispettore di avviare una indagine, i cui risultati saranno pubblicati a breve. Ad ottenere il contratto per la creazione di orsacchiotti, zaini, portachiavi e altri gadget e' stata la societa' inglese Orso d'Oro con produzione in Cina.

Ahmadinejad: in Usa anche persone sagge per impedire follie contro Iran


Ahmadinejad: in Usa anche persone sagge per impedire follie contro Iran
TEHERAN – Le sanzioni dell'Occidente contro l'Iran non avranno alcun effetto sui progressi in atto in Iran e chiunque voglia minacciare i diritti del Paese avra' una risposta proporzionata. Lo ha detto il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad citato dall’IRIB. La questione del nucleare iraniano si e' trasformata in una questione politica – ha detto il presidente secondo l'agenzia Irna – e gli Usa e i suoi alleati stanno provando a prevenire il progresso iraniano con il fine di dominare il Medio Oriente.
Quanto alla possibilita' di un attacco militare Usa contro l'Iran, ''crediamo che negli Usa vi siano persone sagge che impediscono ad altri di fare azioni folli – ha risposto -. omunque gli iraniani hanno imparato e vivere tra le difficolta'''.
Interpellato sul perche' l'Iran abbia costruito un sito nucleare sotterraneo a Fordow , il presidente ha risposto che si tratta di una scelta connessa alla necessita' di meglio garantire la sicurezza dell'impianto e che tutte le attivita' nucleari iraniane sono controllate dalle telecamere dell'Aiea, con cui l'Iran ha sempre avuto la massima cooperazione. Ma l'agenzia Onu per l'energia atomica ha un ''comportamento doppio – ha aggiunto – perche' non presenta mai un rapporto sulle attivita' nucleari degli Usa'', mentre ''e' stata creata per demolire le bombe atomiche nel mondo''.

L'agenda delle liberalizzazioni si parte da medicinali e professioni


Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale domani il dl diventerà operativo. Tempi lunghi per rete gas, trasporti e autostrade. Entro 6 mesi 5000 nuove farmacie

ROMA - Il premier Monti esclude tentennamenti o la volontà di posticipare o rinviare alcuni capitoli del decreto liberalizzazioni. Come ad esempio in tema di reti, visto che lo scorporo tra quella ferroviaria e la holding Fs è prima entrato e poi uscito dal provvedimento, mentre quello tra Snam ed Eni avverrà, se tutto va bene, tra due anni. A leggere il decreto con l'occhio della "entrata in vigore", in effetti la rivoluzione a 360 gradi del Cresci-Italia in alcuni casi è in corso, in altri scalda i motori, in altri ancora è molto al di là da venire. E spesso si rimanda a regolamenti, decreti, convenzioni, pareri. Per i notai in arrivo un bando all'anno fino al 2014, ognuno con 500 posti in palio. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale domani il decreto diventerà operativo

Subito in vigore
Ai blocchi di partenza, pronti a scattare da quando il decreto sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale, troviamo molte norme. I medici sono obbligati da subito a inserire in ricetta la dizione "o farmaco equivalente, se di minor prezzo". Le farmacie possono allungare i turni di apertura e praticare sconti su tutto. Le Regioni possono già decidere di aprire nuove farmacie nei centri commerciali, in stazione, negli aeroporti (sentiti Asl e Ordine dei farmacisti). Parte anche il fondo di solidarietà nazionale per i farmacisti che operano nei Comuni sotto i mille abitanti, alimentato dai contributi dei farmacisti "urbani". Al via anche gli sconti sull'Rc auto, se si accetta a bordo la scatola nera. Così come l'obbligo dell'agente di presentare, oltre alla propria polizza, altri tre preventivi. Tariffe abrogate per i professionisti che ora hanno l'obbligo di preventivo e di assicurarsi sui danni eventuali al cliente e hanno la possibilità di accedere ai Confidi. La tabella notarile si arricchisce di 500 posti. I giovani possono aprire una Srl con un euro. Le banche hanno l'obbligo di presentare altri due preventivi di polizza sulla vita legata ai mutui. I benzinai possono vendere anche alimenti, tabacchi e giornali. I titolari non proprietari possono tentare di riscattare l'impianto, previo indennizzo. E i self service fuori città sono possibili senza limiti. Parte subito anche la class action semplificata e il potere di "antitrust" esercitato da Palazzo Chigi sugli enti locali.
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Mills, tutte le mosse di Berlusconi contro un verdetto al fotofinish


In una corsa contro il tempo il tribunale ha fissato la sentenza per l'11 febbraio: 72 ore dopo i suoi effetti saranno annullati. Per evitare il giudizio il Cavaliere è ricorso prima allo scudo, poi, dopo la bocciatura della Consulta, al legittimo impedimento

di PIERO COLAPRICO e EMILIO RANDACIO MILANO - Risuona tra i marmi del tribunale il lamento di Silvio Berlusconi: "A Milano processano solo me". Ma se il "processo Mills" è diventato questa tragicommedia bilingue, se è nata questa sequenza di udienze con traduttore, se c'è la corsa a ostacoli per arrivare a una sentenza, è perché Berlusconi, grazie ai suoi super-poteri, sinora era riuscito a farsi difendere sia dagli avvocati sia dal Parlamento. Secondo gli ultimi calcoli, forse si saprà se Berlusconi è colpevole o innocente, se ha corrotto o no un testimone, appena settantadue ore prima che su ogni parola cali la mannaia della prescrizione, che cancella le pene. I fatti sono questi, hanno la loro forza, e se qualcuno li vuole ascoltare, sono limpidi, e nella piena luce del sole.

Partono da una data che Berlusconi e Mills conoscono bene, il 18 luglio del 2004. David Mackenzie Donald Mills, avvocato, marito di un ministro, ha allora 60 anni. È uno stimato legale con studio nella City a Regent Street. Si occupa di patrimoni e di società off shore, cioè con la sede nei "paradisi" senza controlli, dove i ricchi, i mafiosi, gli evasori fiscali sono di casa. Mills ha ricevuto dalla procura di Milano un invito a comparire, l'accusa è riciclaggio. L'elegante avvocato, quel giorno di afa milanese, si presenta alle 14.45 al quarto piano della procura con a fianco il legale di fiducia, Federico Cecconi.
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"Inchini al Giglio nelle ultime 3 crociere" gli ufficiali incastrano Schettino e Costa


Dagli interrogatori dei collaboratori del comandante sulla Concordia confermano che l'accostamento era previsto fin dalla partenza e che dopo l'incidente non ci fu nessuna "brillante manovra"

di CARLO BONINI e MARCO MENSURATI
GROSSETO - I verbali di interrogatorio degli ufficiali "in plancia" della "Concordia" documentano definitivamente, ammesso ce ne fosse ancora bisogno, che sulla notte di venerdì 13 gennaio almeno tre verità possono essere definitivamente date per acquisite. La prima: la nave partì da Civitavecchia (come del resto lo stesso Schettino racconta) sapendo di dover "inchinare" al Giglio e la manovra si trasformò in una catastrofe in una ponte comando ridotto a platea domestica. La seconda: dopo l'impatto con il granito dell'isola, non ci fu nessuna "brillante manovra" per avvicinarsi a terra. La nave, ingovernabile, andò alla deriva spinta dal Grecale e dalla rotazione impressa dalla disperata manovra di emergenza per evitare la collisione. La terza: Schettino fu messo nelle condizioni di comprendere immediatamente la gravità di quanto era accaduto. E ciò nonostante ritardò di oltre un'ora l'ordine di "emergenza generale", prima. Di "evacuazione", poi.

"Vieni qui che inchiniamo"

Al pm Stefano Pizza che la interroga il pomeriggio del 14 gennaio, Silvia Coronika, terzo ufficiale in coperta, racconta: "Quella notte ero di guardia in plancia. Il comandante, a circa 4 miglia dal Giglio, è salito sul ponte e ha disposto quasi subito l'inserimento della navigazione manuale.
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