venerdì 27 dicembre 2013

Rifiuti a Roma: i cittadini pagano le tasse per assistere al banchetto dei maiali

La situazione dei rifiuti a Roma ha raggiunto livelli incresciosi: ora, nella periferia nord della città, i maiali banchettano tra i cassonetti. 
Rifiuti a Roma: i cittadini pagano le tasse per assistere al banchetto dei maiali-Redazione- I cittadini di Roma, le tasse, le pagano. Forse non tutti, ma la maggior parte, sì. Onesti cittadini che versano al fisco parte dei loro soldi, compresi quelli per la tassa sui rifiuti,l'Irpef, che nella capitale è a livelli record. E non solo: presto potrebbe ulteriormente aumentare. 
Questo dovrebbe, in linea teorica, esser sufficiente per garantire a chi la abita servizi idonei. Tra cui, appunto, lo smaltimento dei rifiuti, che da sempre, però, appare una tematica tabù. Tanto più che, in giro per Roma è un'eccezione incrociare un cassonetto vuoto: più usuale, infatti, trovarli al collasso, con montagne di spazzatura riverse tutt'attorno. Una situazione d'emergenza che ha più volte scatenato l'indignazione di buona parte della politica, ma, soprattutto, dei cittadini. Che ora, come se non bastasse, si ritrovano a fare i conti anche con i maiali. E non è uno scherzo. 
La situazione, infatti, è giunta a livelli incresciosi: non si è in aperta campagna, vicino a fattorie, ma nella periferia nord della città, a Boccea, e qui gli abitanti, per buttare via i sacchetti dell'immondizia, devono fare attenzione a non incrociare i maiali che allegramente grufolano pasteggiando tra i rifiuti. Gli stessi animali che ultimamente incuriosiscono e spaventano le persone.
Per cui, i romani se ne facciano una ragione: considerino il pagamento delle tasse  per una città pulita una sorta di biglietto per assistere allo spettacolo dei suini, rovistanti e banchettanti, felici, loro, di incappare in un tugurio. 

Governo, approvato il Milleproroghe. Letta: “Sì a parti essenziali del Salva Roma”

Nel testo le norme per il riequilibrio di bilancio del Comune di Roma e sugli affitti d'oro. L'esecutivo ha anche varato un intervento per salvare oltre 6 miliardi di fondi europei: oltre 2 sono destinati alle imprese, 700 milioni a sostegno dell'occupazione. Per il contrasto alla povertà sono previsti interventi per 800 milioni

Governo, approvato il Milleproroghe. Letta: “Sì a parti essenziali del Salva Roma”
Accanto al decreto Milleproroghe sono state approvate “le norme essenziali” del decreto salva Roma. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Enrico Letta dopo che – nel caos della vigilia di Natale – il governo ha deciso di non portare a termine in Parlamento il provvedimento 2per l’eterogeneità che era venuta fuori”. Le norme principali del decreto Salva Roma che confluiscono nel Milleproroghe “riguardano la materia fiscale, che ha a che fare col bilancio di Roma, e gli affitti d’oro”, ha spiegato Letta. Una vicenda, quella del Salva Roma, che con le “difficoltà incontrate” ha reso evidente come “in questo Paese sia essenziale una riforma complessiva del procedimento legislativo” che deve essere fatta “nel 2014″. La necessità di una riforma, ha aggiunto il presidente al termine del consiglio dei ministri, è dimostrata anche da “questo ingorgo di fine anno”. Secondo Letta l’attuale “procedimento legislativo non è più quello di una democrazia moderna”.
Il consiglio dei ministri ha varato anche un “complesso intervento per salvare i finanziamenti deifondi strutturali” che altrimenti si sarebbero persi. Si tratta, ha precisato il presidente del Consiglio, di una riallocazione di fondi per 6 miliardi e 200 milioni.  “Con questa operazione – ha spiegato Letta – abbiamo voluto raggiungere alcuni obiettivi: evitare di buttare via i fondi europei, concentrarci sul disagio sociale maggiore, intervenire per sostenere la ripresa economica. E’ un’operazione con cui non si distolgono soldi dal Sud”. ”Questo intervento, che non è un attonormativo ma amministrativo – ha spiegato Letta – assegna 2,2 miliardi a sostegno delle imprese, 700 milioni a misure a sostegno del lavoro e dell’occupazione, 300 milioni a misure per il contrasto alla povertà e 3 miliardi a misure a sostegno delle economie locali”. Letta ha poi specificato che “di questo complesso di 6,2 miliardi, 1,2 miliardi riguardano la questione del credito alle imprese che è già stata messa in legge di Stabilità”, mentre “tutto il resto è costruito ex novo attraverso una riallocazione dei fondi”. Letta ha anche annunciato che “un miliardo di nuove risorse vanno all’auto-imprenditorialità, in particolare giovanile“.

Berlusconi perde in tribunale contro Marco Travaglio

Berlusconi perde in tribunale contro Marco Travaglio
“L’odore dei soldi”, il libro di Elio Veltri e Marco Travaglio che fu protagonista della campagna elettorale delle politiche del 2001, non ha diffamato Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia ha subito una nuova sconfitta nell’ormai infinita battaglia contro il vice direttore del “Fatto Quotidiano”, iniziata ormai dodici anni fa. L’annuncio della nuova sconfitta in tribunale, questa volta in sede d’appello, è stata definita come un “regalo di Natale” dallo stesso Travaglio, che sul suo blog sul sito del “Fatto” ricostruisce la storia giudiziaria del libro. Nella primavera del 2001, prima delle elezioni che furono vinte dalla Casa della Libertà guidata da Silvio Berlusconi, l’allora deputato dell’Italia dei Valori Elio Veltri ed il giornalista pubblicarono presso i tipi di Edizioni Riuniti “L’odore dei soldi”, un volume che ricostruiva l’inizio della carriera del leader di Forza Italia. Nel libro erano contenute carte giudiziarie provenienti dalle varie inchieste condotte dalla magistratura contro Berlusconi, più una serie di giudizi che lo stesso Berlusconi, Fedele Confalonieri per Mediaset, Fininvest, Beppe Pisanu e Giulio Tremonti giudicarono gravemente lesive della loro dignità, tanto da sporgere querele miliardarie contro gli autori. Marco Travaglio sottolinea come il fondatore di Mediaset abbia chiesto risarcimenti danni per 16 milioni di euro – da sommare alle altre, per un totale di circa 70 miliardi dell’epoca. Le querele erano state sporte non solo contro gli autori del libro, ma anche contro Daniele Luttazzi e Carlo Freccero. Il volume “L’odore dei soldi” era stato infatti presentato durante la trasmissione “Satyricon” condotta dal comico romagnolo su Rai 2, che creò una delle polemiche più forti della campagna elettorale del 2001. Berlusconi, nel famoso “Editto di Sofia”, ne fece infatti riferimento per manifestare il suo desiderio di non vedere più in Rai Luttazzi come Michele Santoro ed Enzo Biagi. In questo video pubblicato su Youtube si può rivedere l’intervista tra Travaglio e Luttazzi durante la quale era stato presentato “L’odore dei soldi”.

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Poliziotto che convince a non denunciare: è favoreggiamento

Anche se non in servizio, l’ufficiale di polizia giudiziaria è tenuto sempre all’obbligo di denuncia qualora venga a conoscenza di reati: in tali casi, se c’è anche la volontà (dolo) di aiutare il reo ad eludere le indagini, insieme al reato di omissione della denuncia scatta anche quello di favoreggiamento.

Una sentenza estremamente interessante e severa quella appena uscita dalle aule della Cassazione [1]. La Corte, infatti, ha appena sposato la linea dell’intransigenza verso tutti i pubblici ufficiali non ligi al proprio dovere. Vediamo di che si tratta.

Stando a quello che scrivono i giudici supremi, l’agente di polizia che, anche fuori dagli orari di servizio, venga a conoscenza di una notizia di reato, ha l’obbligo di effettuare il rapporto alle autorità giudiziarie. Egli, infatti, è tenuto a osservare i doveri inerenti alla propria funzione, a prescindere dalle concrete modalità di acquisizione della notizia.

Per esempio: se in via confidenziale, un cittadino confessi al poliziotto di essere vittima di ripetute estorsioni per il pagamento del “pizzo”, e il poliziotto, anche se fuori dall’orario di servizio, omette di effettuare la denuncia, quest’ultimo è responsabile per il reato di omessa denuncia di reato [2].

Non solo. La parte più interessante della sentenza arriva ora. La Cassazione afferma che, se l’intento del pubblico ufficiale – che abbia omesso il proprio obbligo – era proprio quello di consentire al malvivente di sottrarsi alle indagini e “farla franca”, egli commette, insieme al reato di omessa denuncia, anche quello di favoreggiamento [3].

Perché la sentenza è importante?
Perché si pone fine a un dibattito e ad un dubbio venutosi a creare all’interno della dottrina. Secondo alcuni, infatti, in tali casi, il reato più grave (quello di favoreggiamento) assorbe ed esclude quello meno grave (di omessa denuncia). Proprio per commettersi il favoreggiamento – si sostiene – è necessario compiere il delitto di “omessa denuncia” [4], sicché le due condotte sono espressione del medesimo reato.
Invece, contro questa interpretazione per così dire “buonista”, la Cassazione ha appunto precisato che i due reati possono ben convivere contemporaneamente. Pertanto, in definitiva, il poliziotto che dissuada il cittadino dallo sporgere denuncia, e ometta di effettuare rapporto proprio allo scopo di tutelare il criminale, non solo commette l’illecito di “omessa denuncia”, ma anche quello di “favoreggiamento” [5]

[1] Cass. sent. n. 51508/13 del 19.12.2013.
[2] Art. 361 comma 2, cod. pen.
[3] Art. 378 cod. pen.
[4] Infatti, secondo parte autorevole della dottrina, qualora il fatto sia commesso con il dolo del delitto di favoreggiamento si configura un concorso apparente di norme, in quanto l’omessa o ritardata denuncia è uno dei modi in cui può commettersi il delitto di favoreggiamento personale e quindi ne è elemento costitutivo. Non dunque di concorso di reati si tratterebbe, ma di concorso apparente di norme con conseguente applicabilità della sola fattispecie più grave ed assorbente o consumante di cui all’art. 378 cod. pen.
[5] I due delitti, infatti, sono offensivi di interessi giuridici diversi, come risultante dal fatto che il delitto di favoreggiamento ben possa commettersi anche con condotte diverse. Secondo tale impostazione deve escludersi che fra dette norme esista un rapporto di specialità ovvero di consunzione o di sussidiarietà, con la conseguenza che i due reati ben possono concorrere.

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