Anche l'Unità finisce nel mirino del presidente del Consiglio. Dopo il risarcimento milionario chiesto a Repubblica, Silvio Berlusconi cita in giudizio il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, chiedendo due milioni di euro di risarcimento per diffamazione. E' la stessa direzione del quotidiano a rendere noto di aver ricevuto due citazioni, promettendo battaglia: "Berlusconi, come già il fascismo, vuole chiuderci. Faremo tutto ciò che è nelle nostre possibilità per impedirlo". Insorgono l'opposizione e le associazioni di categoria, che scaldano i motori per la manifestazione convocata per il 19 settembre dalla Fnsi. E rilanciata anche dall'Unità, che ai propri lettori e a tutti i democratici chiede di mobilitarsi in difesa della libertà di stampa.
Il capo del governo, riferisce l'Unità, ha inoltre chiesto la condanna a una pena pecuniaria di 200mila euro ciascuna per il direttore responsabile Concita De Gregorio, per le giornalista Natalia Lombardo e Federica Fantozzi, per l'opinionista Maria Novella Oppo e per la scrittrice Silvia Ballestra. Nel mirino delle 32 pagine messe a punto dai legali di Berlusconi, gli articoli sullo scandalo sessuale che ha coivolto il Cavaliere, oltre alle ricostruzioni sui rapporti tra Palazzo Chigi e Vaticano e su quelli tra Rai e Mediaset.Argomentazioni, quelle contenute nei due atti di citazione, che per l'Unità "delineano un illecito non previsto dal nostro ordinamento, quello di lesa maestà". Una lettura sposata dalle opposizioni, che parlano di aggressioni e pericolose lesioni per la libertà di stampa: "Prosegue la strategia dell'intimidazione", accusa il segretario del Pd, Dario Franceschini, attacchi "gravi" per Massimo D'Alema, che vede un collegamento anche con il duro botta e risposta con la Commissione Ue. Non è l'unico: il segretario socialista Riccardo Nencini invita il premier a "prendersi una pausa", "non so chi sia il consigliere, ma il capo del governo rifletta bene perché sta inutilmente alzando la tensione e rischia di danneggiare l'immagine dell'Italia".
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