martedì 19 aprile 2011

Non era vero amore: Silvio ha già tradito Gheddafi

L’accoglienza del capo degli insorti libici in Italia dimostra al Colonnello l’amara realtà: con Berlusconi non era niente di serio

Avete presente quando vi siete appena lasciati con la vostra ragazza e subito la vedete felicemente sistemata con un altro? Così deve sentirsi Gheddafi dopo oggi, quando è ufficialmente sbocciato l’amore fra il suo ex migliore amico di merende Silvio Berlusconi e Jalil, capo degli insorti contro cui il rais sta combattento oggi. “Siamo dalla vostra parte,diamo piena adesione alla coalizione” così il buon Silvio Berlusconi, secondo quanto Si apprende da fonti governative, durante il colloquio con Mustafa Jalil, avrebbe scaricato ufficialmente il baffuto ex amore.

PAROLE, PAROLE PAROLE - L’incontro, riferiscono le stesse fonti, e’ stato ‘molto positivo’. In particolare, il capo degli insorti che combattono contro il colonnello Muammar Gheddafi, avrebbe apprezzato la sensibilita’ espressa dal presidente del Consiglio a proposito del passato coloniale dell’Italia in Libia, espressa al precedente amore. Allo stesso tempo, pero’, Jalil avrebbe sottolineato che proprio durante quel periodo c’e’ stato un forte sviluppo del Paese, con la costruzione di strade e infrastrutture, andando ben oltre Gheddafi e mostrandosi a Silvio come ancor più infatuato del suo predecessore. Il rappresentante degli insorti avrebbe quindi confermato l’intenzione di fare della Libia un paese ‘democratico’ e ‘aperto’. Non si capisce come mai, quindi, sia ora a colloquio con Berlusconi.

CI AMIAMO! – A riprova degli ottimi rapporti con il Consiglio nazionale transitorio, fonti ministeriali sottolineano che quella di Jalil e’ la prima visita ufficiale in un Paese europeo dall’inizio della guerra. Il nostro Premier, per parte sua, avrebbe sottolineato che il governo e’ “è dalla parte’ del Consiglio nazionale transitorio, confermando massima disponibilita’ a venire incontro alle richieste degli insorti. Il premier avrebbe inoltre espresso la convinzione che l’uscita di scena del Colonnello e’ la condizione essenziale per iniziare a ragionare sul post-conflitto”. Eliminiamo scomodi testimoni. Tuttavia, precisano le stesse, fonti, nel corso del colloquio non si sarebbero affrontati questioni tecniche, relative al tipo di sostegno che il Consiglio transitorio chiede all’Italia. Speriamo che anche la nuova fiamma libica di Silvio non ci chieda di montare altre tende e inviare gnocche gratis, che ultimamente al riguardo abbiamo qualche problema, soprattutto sul secondo versante.

Mafia, quaranta senatori del PdL vogliono riformare la legge che ha condannato Dell’Utri

Il progetto di legge del senatore Compagna trova nuovi adepti. Arriva anche l’avvocato del premier

Si allunga, scrive l’Agi, l’elenco dei firmatari del disegno di legge del senatore del Pdl Luigi Compagna che tipizza il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, con una pena piu’ lieve rispetto all’articolo 416-bis del codice penale. In un solo giorno, hanno apposto la loro firma al ddl oltre quaranta senatori, tra cui l’avvocato del premier Pietro Longo, Salvo Fleres, Giuseppe Valentino e Franco Mugnani. Hanno sottoscritto il testo anche Giuseppe Ciarrapico e Domenico Gramazio.

LA LEGGE COMPAGNA – Della legge ha parlato stamattina Claudia Fusani su L’Unità:

La proposta prevede l’introdurre nel codice penale del reato di concorso esterno in associazione mafiosa (che non esiste in quanto reato) e di fissare le pene al massimo in cinque anni (oggi il reato è parificato all’associazione mafiosa e la pena ha un minimo di 7 anni). Un tetto che, se la norma dovesse essere approvata in pochi mesi, cancellerebbe la condanna per il senatore Dell’Utri, condannato in secondo grado per concorso esterno a 7 anni, e darebbe una bella mano d’aiuto all’onorevole Cosentino il cui processo, sempre per concorso esterno, è appena cominciato in primo grado.

A portarla all’attenzione dell’aula il senatore Compagna:

Il promotore non è il solito onorevole avvocato della folta schiera di penalisti presenti tra Camera e Senato nei banchi del Pdl ma il senatore di tradizione liberale Luigi Compagna che rifiuta a priori di essere catalogato tra gli estensori delle leggi ad personam. Precisa: «Voglio bene sia a Dell’Utri che a Cosentino ma entrambi sono all’oscuro della mia iniziativa». E aggiunge: «E’ una questione aperta da tempo che ho mutuato da un disegno di legge che porta la firma dell’ex onorevole Giuliano Pisapia». La proposta Compagna è depositata al Senato da una decina di giorni.

Putin crea 'Forza Russia' per elezioni

(ANSA) - MOSCA - Manovre in vista delle presidenziali russe del marzo 2012 sulle quali incombe l'incertezza se a candidarsi sarà il premier Vladimir Putin o il presidente e suo ex delfino Dmitri Medvedev, o addirittura entrambi. Il partito di maggioranza assoluta guidato da Putin ha registrato il nome ''Forza Russia'' sottraendo a Medvedev un attraente marchio politico nel caso decidesse di sfidarlo.

Manifesti Br-pm, Pdl 'scarica' Lassini. E lui alla fine getta la spugna: ''Non mi candido''

Roma, 19 apr. (Adnkronos/Ign) - Roberto Lassini getta la spugna. Al termine di una nuova giornata di polemiche per i manifesti a Milano sulle Br e le procure, scaricato dal Pdl e con il sindaco di Milano Letizia Moratti che lancia l'aut aut 'o io o lui', Lassini rinuncia alla candidatura per il consiglio comunale di Milano e scrive una lettera di scuse al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che aveva definito ''una ignobile provocazione'' i manifesti apparsi a Milano.

Gb: universita' triplicano tasse

(ANSA) - LONDRA - Oltre i due terzi delle universita' inglesi che hanno comunicato le quote d'iscrizione per il 2012 hanno optato per la triplicazione delle tasse, il massimo consentito da una riforma controversa del governo che provoco' le violente proteste degli studenti. Secondo le stime, i due terzi hanno adottato una tassa di iscrizione al massimo consentito dalle autorita': tra le 6mila e le 9mila sterline (10.227 euro).

Finlandia: Vince l’ultradestra e l’Europa trema

Finlandia: Vince l’ultradestra e l’Europa trema

HELSINKI - Il trionfo del partito dei "Veri finlandesi" alle legislative in Finlandia conferma l'ascesa dei movimenti populisti e ultranazionalisti in diversi Paesi europei e costituisce una minaccia non secondaria tanto per gli ideali sociali comunitari che per le politiche economiche dell'Unione europea. Il successo di ieri dei "Veri finlandesi" è testimoniato da una percentuale del 19% dei voti, pari a 39 seggi, terza forza politica della Finlandia. Il partito guidato da Timo Soini, leader carismatico e portatore di una politica populista, euroscettica e, soprattutto, xenofoba, potrebbe porre seri ostacoli anche nelle discussioni sui programmi di aiuti finanziari ai Paesi Ue in crisi e sui meccanismi di stabilità.Prima della Finlandia un altro paese baltico ha visto una netta affermazione dell'estrema destra: i Democratici di Svezia sono infatti riusciti nel settembre scorso ad entrare per la prima volta nel parlamento superando la soglia di sbarramento, con il 5,7% dei suffragi. Prima ancora il Partito della Libertà nei Paesi Bassi e il partito di estrema destra Jobbik in Ungheria erano riusciti ad affermarsi nei rispettivi parlamenti. L'estrema destra è rappresentata anche nei Parlamenti nazionali di Danimarca, Austria, Slovacchia, Lettonia e Bulgaria. E, fuori dall'Ue, in quello svizzero. Alle elezioni europee del giugno 2009, i movimenti populisti e nazionalisti hanno ottenuto un punteggio a doppia cifra in sette Stati membri (Paesi Bassi, Belgio, Danimarca, Ungheria, Austria, Bulgaria e Italia), e un consenso tra il 5 e il 10% in altri sei Stati: Finlandia, Romania, Grecia, Francia, Regno Unito e Slovacchia.La crisi economica che ha colpito il vecchio continente spiega in parte il suo successo in Europa, e di conseguenza, le critiche all'Unione europea che difende la libera circolazione dei cittadini europei, la libertà di religione e i vantaggi della globalizzazione, sono senza riserve. E l'Ue ha pochi mezzi per difendersi da quanti mettono in causa i suoi stessi valori.

Rapporto Fhi: oltre 130 raid nelle celle dei detenuti palestinesi

Rapporto Fhi: oltre 130 raid nelle celle dei detenuti palestinesi
VIENNA - In occasione della 'Giornata del prigioniero palestinese', celebrata domenica 17 aprile, Friend of Humanity International ha pubblicato un rapporto dal quale è emerso che "l'anno 2010 non è stato affatto regolare per la vita di detenuti e prigionieri palestinesi nelle prigioni di Israele".

Queste sono le conclusioni emerse dai dati raccolti: nel 2010, 130 raid sono stati condotti nelle celle dei detenuti palestinesi da parte delle autorità carcerarie.

Nel rapporto di Friends of Humanity International si indicano unità speciali e militari come principali responsabili e quindi esecutori di queste violenze: "Essi irrompono nelle celle dei detenuti palestinesi con gas spray e bastoni elettrici".

Un'intera popolazione di prigionieri è stata trasferita dalla sezione 5 verso la 3 del carcere israeliano di Hadarim.

Nel 2010, le aggressioni nelle celle sono state circa nove nella sola prigione di Nafhah.

Altri abusi e umiliazioni sono stati riportati nel 2010 ai danni delle prigioniere palestinesi: "Perquisite e denudate da agenti donne di fronte agli sguardi di soldati uomini".

G8 di Genova, ”a Bolzaneto ci furono episodi di tortura per motivi abbietti”

di Mimmo Lombezzi Definizione del concetto di “tortura”, più l’aggravante dei “motivi abbietti”. Dieci anni dopo, le motivazioni della condanna in appello contro gli imputati della “macelleria messicana” del G8 di Genova del 2001, non risarciranno le vittime di tre giorni di “sospensione della democrazia”, ma daranno un contributo fondamentale al ripristino di uno stato di diritto. Emessa il 5 marzo 2010, da una corte presieduta da Maria Rosaria d’Angelo, con Roberto Settembre giudice a latere, la sentenza aveva confermato tutte le accuse del verdetto di primo grado, dichiarando però il non luogo a procedere per intervenuta prescrizione per 28 imputati, mentre ha confermato la sentenza di primo grado a carico di altri quattro.

Tra i primi, spicca l’allora vice-capo della Digos Alessandro Perugini, filma­to mentre sferrava una micidiale ginocchiata in faccia un quindicenne già sanguinante e gonfio di botte. Tra quelli per cui la sentenza di primo grado è stata confermata, invece, c’è l’ assistente capo Massimo Pigozzi che , afferrata una mano di Giuseppe Azzolina, uno degli arrestati, ne aveva divaricato le dita sino a lacerarla fino all’osso. Richiamandosi alla legge 3/11/1988 n° 498 con cui l’Italia ha fatto propria la convenzione contro la tortura (firmata a N.York il 10/12/1984) il giudice Settembre scrive – contro l’opinione dei difensori degli imputati – che il termine tortura indica “qualsiasi atto mediante il quale sono intenzionalmente inflitti a una persona dolore o sofferenze fisiche o mentali, al fine di ottenere da essa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che essa ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimorirla o di far pressione su di lei … qualora tali sofferenze siano inflitte da un agente della funzione pubblica o da ogni altra persona che agisca a titolo ufficiale o su sua istigazione o con il suo consenso…”.

Secondo il giudice infatti, rientrano sotto questa categoria gli atti commessi all’interno della caserma di Bolzaneto. Ecco alcuni passaggi delle motivazioni della sentenza, che raccontano ciò che accadde quella notte: “Insulti e percosse all’arrivo degli arrestati”, “l’imposizione di ‘posizioni vessatorie’”, “il passaggio tra due ali di agenti che percuotevano con schiaffi e calci, ingiuriavano e sputavano”, il fatto di costringere gli arrestati “ a stare in ginocchio con il viso alla parete per 10,18 o 20 ore”, anche se feriti, le “percosse al corpo compresi i genitali, con le mani coperte da pesanti guanti di pelle , o con i manganelli…”, “l’uso di “sostanze urticanti nelle celle”, gli “insulti a sfondo sessuale, o razzista o le minacce di percosse o di morte o di stupro” , ”la costrizione a pronunciare frasi lesive della propria dignità inni al fascismo, al nazismo e alla dittatura di Pinochet”.

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http://informarexresistere.fr/g8-di-genova-a-bolzaneto-ci-furono-episodi-di-tortura-per-motivi-abbietti.html

Trasformare le finestre in generatori elettrici

Trasformare le finestre in generatori elettrici

Mentre nel nostro paese si discute seammazzare il settore delle energie rinnovabili nel resto del mondo si studia come svilupparlo ulteriormente.

Vladimir Bulović, un professore di ingegneria elettrica al Massachusetts Institute of Technology, e Richard Lunt, un ricercatore del Laboratorio di Ricerca di Elettronica hanno spiegato in un recente articolo della rivista “Applied Physics Letters” il meccanismo di funzionamento di una cella solare trasparente che non interferisce con la luce percepita dall'occhio umano e che potrebbe rivoluzionare il modo di concepire il serramento nell'ingegneria civile: tante finestre, tanti piccoli generatori elettrici che alleviano il consumo energetico del nostro appartamento ed, in ultima analisi, la nostra bolletta elettrica.

La tecnologia chiave è una cella fotovoltaica a base di molecole organiche che sfruttando l'energia della luce a infrarossi consente alla luce visibiledi passare. Un pannello del genere rivestito su una lastra di vetro di una finestra standard potrebbe consentirebbe di abbassare i costi di installazione perchè sfrutterebbe la cornice della finestra.

Il lavoro di ricerca, comunque, è ancora in una fase embrionale ed il rendimento del sistema è dell'1,7% anche se i ricercatori pensano in breve tempo di raggiungere un rendimento del 12% confrontabile con quello dei pannelli tradizionali.

Una speranza per rendere i nostri edifici meno energivori.

Roberto Lassini, il prestanome

Roberto Lassini, il prestanome

Roberto Lassini, colui che è stato indicato come l’autore dei manifesti “Via le Brigate Rosse dalle procure” a Milano dice candidamente, all’interno di molti ritorcimenti, almeno due cose interessanti. La prima è che lui ci ha messo solo la faccia, quindi sta coprendo altri e che di conseguenza, se [tali altri] lo obbligheranno a rinunciare allo strapuntino del posto di consigliere comunale di Milano per il PdL, si arrabbierà di brutto minacciando di fare nomi e cognomi di chi realmente ha voluto quei manifesti.

La seconda cosa che Lassini dice è che se pure ammette che quella frase sia “un po’ forte” e senza alcun senso non capisce quale sia il problema perché in Italia c’è la libertà d’espressione. Qui il prestanome tocca il punto nevralgico della nostra storia. Se la libertà d’espressione è un bene inestimabile questa non può comportare la perdita di un altro bene inestimabile quale poter discernere il vero dal falso.

Ci si sente un po’ vecchi tromboni a denunciare questa trasformazione della libertà d’espressione in diritto alla menzogna, questa equivalenza tra vero e falso nella quale le parole, le idee, la realtà stessa finiscono per perdere senso. Se la punta dell’iceberg è un parlamento che ha votato che Ruby è davvero la nipote di Mubarak e una tivù dove finte terremotate aquilane raccontano che tutto vada bene sono tutte le nostre relazioni sociali a decadere. Uno studente ignorante può accusare il professore di avergli perso una tesi mai scritta, un condomino moroso può insinuare che l’amministratore sia disonesto solo per non pagare quanto deve e mille altre esperienze che ognuno di noi ha fatto.

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Le urla di Silvio B., una fiducia che crolla e il plebiscito che verrà

Le urla di Silvio B., una fiducia che crolla e il plebiscito che verrà

E' normalissimo che si lancino alti strilli mentre si rotola giù per un dirupo ed è esattamente quello che, mentre va a picco la fiducia che gli italiani hanno in lui e nel suo governo, sta facendo Silvio Berlusconi.

Secondo il sondaggio di Ipr Marketing pubblicato l'altroieri da Repubblica, infatti, solo il 31% degli italiani si fida, oggi, del proprio Presidente del Consiglio e meno ancora, un risibile 23%, mostra di credere ancora, in tutto o in parte, nel governo da lui presieduto.

Una caduta verticale dei consensi, rispetto ai vertici raggiunti subito dopo la vittoria elettorale del 2008, che trova riscontro nelle intenzioni di voto espresse dagli intervistati: per la prima volta un'ipotetica colazione di sinistra (Pd, Sel, Idv, Psi, Verdi e radicali) otterrebbe la maggioranza relativa dei voti (il 41,5%) superando la destra (PdL, Lega e frattaglie) scesa al 41% dei consensi.

Sono dati che Berlusconi non ignora come sa per certo, e infatti lo ribadisce, che dal risultato delle prossime elezioni comunali dipenderanno sia il futuro del suo governo che il proprio, personale e dei suoi eredi, futuro politico.

Le farneticazioni allucinate a cui si è lasciato andare in questi giorni appaiono, in quest’ottica, come il suo estremo tentativo di giocare le carte che gli hanno permesso, fino ad ora, di vincere.

Incapace di presentare proposte credibili, ridicolizzato come uomo di governo e come statista, Berlusconi ha abbassato al minimo il livello (politico, culturale e morale) del proprio discorso nel tentativo di spaccare, una volta ancora, il Paese.

Si è riproposto come ultimo baluardo contro il dilagare dei comunisti (tutti coloro che non sono pronti a riconoscere la sua autorità, indipendentemente dal loro credo e dal loro passato) a beneficio della parte più arteriosclerotica dell’elettorato (se si riesce a credere all’esistenza di un Pericolo Rosso, oggi, in Italia, quando Rifondazione arriva sì e no all’1%, si ha perlomeno qualche problema di lucidità mentale) ma, soprattutto, si è presentato come paladino del rinnovamento: un immacolato cavaliere della modernità che lotta, solo o quasi, contro le malefiche forze della conservazione.

E’ Berlusconi il rivoluzionario, questo, non poi così nuovo, che se la prenda con i giudici, il Presidente della Camera e qualunque altro potere italiano, dentro e fuori lo stato, che non sia il suo; è questa, la lotta contro i poteri forti, la bufala che sta cercando di spacciare per convincere qualche punto percentuale dei suoi vecchi elettori, che ora sono entrati a far parte della legione degli indecisi (sono il 40% dell’elettorato) a tornare votare per lui.

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Golfo di Augusta a rischio Chernobyl-Fukushima

Golfo di Augusta a rischio Chernobyl-Fukushima

Gli abitanti del polo chimico e petrolifero di Augusta-Melilli-Priolo (nella foto), in provincia di Siracusa, sanno di vivere in una delle aree più a rischio e inquinate d’Italia. Lo chiamano giustamente il “golfo della morte”. Alle spalle, le grotte e le cave naturali dei monti Climiti, per decenni depositi delle armi chimiche in dotazione alle forze armate italiane e statunitensi. Sulla costa, selve di ciminiere, raffinerie e oleodotti: hanno avvelenato le acque e i fondali con arsenico, mercurio, metalli pesanti, diossine, idrocarburi e scorie cancerogene. Infine il porto, uno dei più grandi d’Italia, 6,8 km di pontili dove si movimentano annualmente oltre 31,5 milioni di tonnellate di prodotti petroliferi.

Un’area del complesso è off limits: serve per gli attracchi delle unità della marina militare impegnate nei pattugliamenti del Canale di Sicilia e per rifornire di carburante e munizioni la VI Flotta USA e le navi da guerra degli alleati NATO. Con la guerra alla Libia il via vai militare si è fatto ancora più intenso ed è sempre meno raro osservare nel golfo le minacciose sagome dei sottomarini nucleari delle classi “Ohio” e “Los Angeles” della US Navy, quelli che hanno sferrato gli attacchi con centinaia di missili da crociera “Tomahawk” all’uranio impoverito. Presenze dall’insostenibile impatto ambientale che mettono ancora più a rischio la sicurezza e la salute della popolazione, ignara - stavolta - di convivere a fianco di reattori simili a quelli della famigerata centrale di Chernobyl.

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Il delirante Pactum Sceleris di Silvio Berlusconi

Non conosce vergogna. E' proprio il caso di ribadirlo. Le ultime performance del Premier sconfinano ormai nel delirio conclamato di un uomo con le spalle al muro che si difende scardinando le Istituzioni. Dalla "scuola statale di sinistra" alla "magistratura associata per delinquere", passando per il "patto sceleris tra Fini e i giudici".

Il vero Scellerato dispensa materiale in abbondanza per un trattato psichiatrico senza eguali. Dal bacio del penis priapesco agli accoliti giornalisti che offendono la memoria ancora calda dell'attivista pacifista Arrigoni, così come titola Libero:lasciatelo là. Dal processo breve al processo lungo. Che altro deve ancora succedere?

La follia berlusconiana è giunta al capolinea. I manifesti affissi a Milano contro le procure sono il segnale di un colpo di mano nera che non tarderà ad arrivare. Lo diciamo da secoli che "il ducetto" non mollerà la presa, egli stesso lo ripete ossessivamente. Lo diciamo da un pezzo che il Potente, colui che nega spudoratamente di esserlo, ordisce il golpe alla Democrazia. Oggi il disegno è chiaramente denunciato dal Sovversivo in persona: sono io ad aver commissionato le leggi salvapremier. Siamo al coming out eclatante. Senza il minimo pudore. Di Pietro gli dichiara per l'ennesima volta guerra, affermando che denuncerà i suoi indecenti proclami. Ma a che servirà? L'Impudico è l'uomo più immune della storia della Repubblica. Andrà avanti con le buone (la taroccata maggioranza sbandierata) o colle cattive (a quando l'uso dell'esercito?). "Le cellule rosse della Procura non mi faranno fuori".

E Napolitano dov'é? Dopo simili terroristiche dichiarazioni, perché non interviene? Non esiste freno alla personalità disturbata priva di coscienza. L'ego smodato e incontrollato comanda e comanderà sempre. In spregio alle regole, semplicemente perché non le riconosce. L'Italia è preda di un folle impunito che, dal pulpito autorizzato dagli italionti elettori, spara missili distruttivi contro i cardini della Costituzione. Remember Mussolini? La via è quella... Dice bene Tettamanzi: gli ingiusti non vogliono essere giudicati. Cosa aspettiamo a farlo interdire perché non in grado di intendere e volere? Altro che elezioni, sondaggi e test nazionali. Qui urge l'intervento della neuro deliri con la camicia di Forza Italia.

Cosa c’è dietro lo stop al nucleare. Acqua pubblica ai francesi e legittimo impedimento

Cosa c'è dietro lo stop al nucleare. Acqua pubblica ai francesi e legittimo impedimento

La notizia è giunta in redazione ieri: il Governo aveva deciso di dismettere il programma nucleare. Fonti interne ci hanno chiarito lo scenario e le ragioni di questa scelta che vedono un accordo Parigi Roma che da una parte toglie la costruzione delle centrali ad AREVA e dall'altra affida la gestione dell'acqua pubblica a VEOLIA.

Nucleare in Italia: il Governo decide di soprassedere sul programma nucleare, lo fa inserendo una moratoria nel decreto legge omnibus, all'esame dell'aula del Senato, che prevede l'abrogazione di tutto l'impianto normativo che attiene la realizzazione di impianti nucleari nel Paese.

L'emendamente recita: "Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare".

Ad abbracciare la linea Berlusconi in persona, da sempre scettico nei confronti del programma atomico ma schiacciato dalla lobby nucleare. Sebbene alcune voci leghino questa scelta ad un sondaggio realizzato la scorsa settimana che avrebbe dato al 54% la percentuale di italiani intenzionati a recarsi alle urne il 12 e 13 giugno (quindi oltre il quorum) le ragioni sono più ampie.

Prima di prendere questa decisione il Governo ha intavolato accordi con la Francia per dare una "contropartita" alla perdita economica che ne sarebbe derivata. Raggiunta l'intesa, stamane,AREVA - il colosso mondiale francese del nucleare che si sarebbe dovuto occupare della costruzione delle nostri centrali - ha iniziato la dismissione dei suoi uffici romani.

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