Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
giovedì 8 dicembre 2011
Cina e Russia chiedono di vedere il drone supersegreto Usa RQ-170 Sentinel, l’Iran lo esporrà ai media
Berlusconi: "L'Italia ce la farà, lo Stato è indebitato ma i cittadini sono benestanti"
"Non ho mai avuto dubbi -afferma l'ex premier in un commento postato al suo arrivo a Marsiglia per il congresso del Ppe- sul fatto che l'Italia ce la farà, perché se noi sommiamo il nostro debito pubblico alla finanza privata siamo il secondo paese più solido d'Europa, secondo solo alla Germania, prima di Svezia, Francia e Gran Bretagna. Quindi siamo di fronte a uno Stato indebitato e a cittadini invece benestanti. Questa è la situazione vera dell'Italia".
Cortei No Tav, scontri e feriti al cantiere. Manifestanti bloccano l'autostrada
Sono stati i bambini ad aprire il corteo partito da Susa, reggendo uno striscione colorato con la scritta 'la valle è nelle nostre mani' e tanti stampi di manine. Insieme alle famiglie gli abitanti della valle con le storiche bandiere con treno crociato.
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http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Cortei-No-Tav-scontri-e-feriti-al-cantiere-Manifestanti-bloccano-lautostrada_312727385280.html
Ritrovata bara di Mike Bongiorno nel milanese. Il figlio: "Speriamo sia vero"
La salma venne trafugata dal cimitero di Dagnente, piccola frazione di Arona, in provincia di Novara, la notte tra il 24 e il 25 gennaio scorso. Il presentatore era morto l'8 settembre 2009 a Monte Carlo in una suite dell'hotel Metropole, dove si trovava in vacanza con sua moglie Daniela, a causa di un infarto.
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http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Ritrovata-bara-di-Mike-Bongiorno-nel-milanese-Il-figlio-Speriamo-sia-vero_312728242502.html
"L’euro rischia il collasso e l'Europa di disfarsi". L'allarme del ministro francese Leonetti alla vigilia del vertice di Bruxelles
Parigi, 8 dicembre 2011 - L’euro
rischia di collassare e l’Europa di disfarsi, se i leader del
Vecchio Continente non riusciranno a far fronte alla crisi del debito.
Il ministro delle
Finanze francese per gli Affari europei, Jean Leonetti, lancia l’allarme alla
vigilia del vertice europeo di Bruxelles.
“La situazione è seria - dice Leonetti in
un’intervista radiofonica - l’euro potrebbe esplodere e l’Europa disfarsi”.
Iscrizioni a scuola con l'aiuto di internet
Sul sito del ministero le mappe per cercare quella più vicina
ma anche valutazioni sugli istituti e l’offerta formativa
FLAVIA AMABILE
ROMA
Finora si ricorreva ad un metodo unico e infallibile: il passaparola. Quando si inizia ad avvicinare la scadenza dell’iscrizione all’anno scolastico successivo, chi deve cambiare istituto tartassa di domande gli altri genitori fino a confondersi totalmente le idee, o chiarirsele e scegliere. Da gennaio il ministero dell’Istruzione fornirà qualche elemento in più. Il ministro Francesco Profumo l’ha definita la «carta d’identità delle scuole italiane». Sarà visibile sul sito del Miur da gennaio, basterà cliccare sul logo «La scuola in chiaro» ed appariranno alcune informazioni che possono essere utili nell’orientarsi tra un istituto e l’altro. Chi vorrà conoscere le scuole più vicine alla propria casa o all’ufficio non dovrà fare altro che scegliere il sistema di geolocalizzazione: attraverso Google maps si potrà collocare geograficamnete le scuole. Quest’informazione esisteva già, faceva parte di un progetto precedente chiamato «Cerca la scuola» ma era poco usato e altrettanto poco visibile.
Una volta collocata la scuola che interessa da gennaio il sito fornirà molte altre informazioni: i docenti di ruolo e quelli precari, il numero delle classi, il numero degli studenti nelle aule, i promossi e i bocciati, le infrastrutture in dotazione e anche numero e tipologia dei laboratori offerti. Obiettivo successivo sarà poi quello di chiedere alle scuole di inserire, su base volontaria e attraverso un sistema di inserimento semplice, i dati relativi alle valutazioni Invalsi dell’apprendimento e dell’offerta formativa. In questo modo i genitori possono avere un quadro piuttosto organico delle scuole e scegliere se è il caso di iscrivere il figlio.
Ad annunciare la novità è lo stesso Francesco Profumo, nel corso del suo intervento al convegno «L’avvio del sistema di valutazione in Italia come fattore di miglioramento e di sviluppo» che si è tenuto ieri al Cnr. Il ministro vuole una scuola «smart», ovvero accessibile, come la società attuale.
«Il legame virtuoso tra valutazione e miglioramento - avverte - è in genere ancora tutto da sviluppare nel contesto culturale della nostra scuola, che in questa prospettiva sarà chiamata a rendere disponibili tutti i suoi dati all’interno di un più ampio concetto di smart society». «In questo modo - prosegue il ministro - la valutazione si collega a un più ampio processo di condivisione e di trasparenza che non riguarderà solo la scuola, ma il più ampio orizzonte delle smart city, dove i servizi ai cittadini saranno accessibili, trasparenti e condivisi».
È questa dunque la scuola immaginata dal neo ministro. Un luogo dove non vi saranno altre riforme. «C’è bisogno di stabilità», precisa. E c’è bisogno di valutazione, a dispetto delle proteste che lo scorso anno hanno accompagnato la sperimentazione voluta dall’ex ministro Mariastella Gelmini in 33 istituti italiani. «La valutazione - sostiene Profumo - è centrale in ogni processo di cambiamento, non deve essere vista come un atto sanzionatorio nei confronti dei docenti, ma in funzione di un miglioramento della qualità della scuola, tramite prove strutturate e standardizzate, che consentano confronti tra i risultati».
Una volta collocata la scuola che interessa da gennaio il sito fornirà molte altre informazioni: i docenti di ruolo e quelli precari, il numero delle classi, il numero degli studenti nelle aule, i promossi e i bocciati, le infrastrutture in dotazione e anche numero e tipologia dei laboratori offerti. Obiettivo successivo sarà poi quello di chiedere alle scuole di inserire, su base volontaria e attraverso un sistema di inserimento semplice, i dati relativi alle valutazioni Invalsi dell’apprendimento e dell’offerta formativa. In questo modo i genitori possono avere un quadro piuttosto organico delle scuole e scegliere se è il caso di iscrivere il figlio.
Ad annunciare la novità è lo stesso Francesco Profumo, nel corso del suo intervento al convegno «L’avvio del sistema di valutazione in Italia come fattore di miglioramento e di sviluppo» che si è tenuto ieri al Cnr. Il ministro vuole una scuola «smart», ovvero accessibile, come la società attuale.
«Il legame virtuoso tra valutazione e miglioramento - avverte - è in genere ancora tutto da sviluppare nel contesto culturale della nostra scuola, che in questa prospettiva sarà chiamata a rendere disponibili tutti i suoi dati all’interno di un più ampio concetto di smart society». «In questo modo - prosegue il ministro - la valutazione si collega a un più ampio processo di condivisione e di trasparenza che non riguarderà solo la scuola, ma il più ampio orizzonte delle smart city, dove i servizi ai cittadini saranno accessibili, trasparenti e condivisi».
È questa dunque la scuola immaginata dal neo ministro. Un luogo dove non vi saranno altre riforme. «C’è bisogno di stabilità», precisa. E c’è bisogno di valutazione, a dispetto delle proteste che lo scorso anno hanno accompagnato la sperimentazione voluta dall’ex ministro Mariastella Gelmini in 33 istituti italiani. «La valutazione - sostiene Profumo - è centrale in ogni processo di cambiamento, non deve essere vista come un atto sanzionatorio nei confronti dei docenti, ma in funzione di un miglioramento della qualità della scuola, tramite prove strutturate e standardizzate, che consentano confronti tra i risultati».
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La Cina sfida gli Usa "Pronti alla guerra"
Hu Jintao: la Marina deve rafforzarsi e modernizzarsi
PAOLO MASTROLILLI
INVIATO A NEW YORK
La Marina militare cinese deve fare «estesi preparativi per la guerra». Non è un giornale o un propagandista qualsiasi che parla, ma il presidente Hu Jintao in persona. La risposta più brusca che potesse dare alla decisione di Obama di schierare i Marines in Australia, confermando quanto sia grave la minaccia alla stabilità dell’intera regione del Pacifico, provocata dagli interessi economici e dalle mire espansionistiche di Pechino.
Hu ha parlato martedì alla Commissione militare centrale della Repubblica popolare. Secondo la traduzione dei media ufficiali cinesi, ha detto che «il nostro lavoro deve concentrarsi strettamente sul tema della difesa nazionale e della costruzione delle capacità militari». Quindi ha aggiunto che la Marina «deve accelerare la sua trasformazione e la modernizzazione in maniera robusta, e fare estesi preparativi per la guerra, per offrire un contributo più grande alla salvaguardia della sicurezza nazionale».
Il Pentagono, a caldo, ha ridimensionato la portata delle dichiarazioni di Hu. «Loro - ha commentato il portavoce George Little - hanno il diritto di sviluppare le capacità militari e fare piani, come noi. Ciò che abbiamo chiesto ripetutamente alle nostre controparti cinesi è la trasparenza, e questo è parte del rapporto che continuiamo a costruire con i militari cinesi». L’ammiraglio John Kirby ha usato lo stesso tono, aggiungendo però un avvertimento: «Qui nessuno sta cercando la rissa. Certamente non staremo ad invidiare o lesinare ad alcuna nazione l’opportunità, il diritto di sviluppare le forze navali affinché siano pronte. La nostra Marina è pronta, e resterà pronta». Anche il dipartimento di Stato, per bocca di Mark Toner, si è limitato a sottolineare che «vorremmo avere rapporti tra militari più forti con la Cina, e maggiore trasparenza. Ciò aiuterebbe a rispondere alle domande che potremmo avere sulle loro intenzioni».
La verità è che nella regione è in corso un vero braccio di ferro, in prima battuta tra la Cina e i Paesi vicini, e in seconda tra Pechino e Washington. La Repubblica popolare mira alle riserve di petrolio e gas del Mar Cinese Meridionale, dove si trovano anche zone molto pescose e rotte mercantili trafficatissime. Secondo le sue pretese, le acque territoriali che le appartengono sono raccolte dentro una U gigante, che si estende fino a mille chilometri dalle proprie coste. Una posizione che la mette in diretto contrasto non solo con i paesi più vicini, come Vietnam, Filippine, Malaysia e Brunei, ma anche con la potenza regionale indiana e la superpotenza americana. Pechino, ad esempio, ha criticato apertamente i piani di Nuova Delhi per fare esplorazioni petrolifere nella regione, così come i progetti della Exxon-Mobil davanti alle coste vietnamite.
Hu ha parlato martedì alla Commissione militare centrale della Repubblica popolare. Secondo la traduzione dei media ufficiali cinesi, ha detto che «il nostro lavoro deve concentrarsi strettamente sul tema della difesa nazionale e della costruzione delle capacità militari». Quindi ha aggiunto che la Marina «deve accelerare la sua trasformazione e la modernizzazione in maniera robusta, e fare estesi preparativi per la guerra, per offrire un contributo più grande alla salvaguardia della sicurezza nazionale».
Il Pentagono, a caldo, ha ridimensionato la portata delle dichiarazioni di Hu. «Loro - ha commentato il portavoce George Little - hanno il diritto di sviluppare le capacità militari e fare piani, come noi. Ciò che abbiamo chiesto ripetutamente alle nostre controparti cinesi è la trasparenza, e questo è parte del rapporto che continuiamo a costruire con i militari cinesi». L’ammiraglio John Kirby ha usato lo stesso tono, aggiungendo però un avvertimento: «Qui nessuno sta cercando la rissa. Certamente non staremo ad invidiare o lesinare ad alcuna nazione l’opportunità, il diritto di sviluppare le forze navali affinché siano pronte. La nostra Marina è pronta, e resterà pronta». Anche il dipartimento di Stato, per bocca di Mark Toner, si è limitato a sottolineare che «vorremmo avere rapporti tra militari più forti con la Cina, e maggiore trasparenza. Ciò aiuterebbe a rispondere alle domande che potremmo avere sulle loro intenzioni».
La verità è che nella regione è in corso un vero braccio di ferro, in prima battuta tra la Cina e i Paesi vicini, e in seconda tra Pechino e Washington. La Repubblica popolare mira alle riserve di petrolio e gas del Mar Cinese Meridionale, dove si trovano anche zone molto pescose e rotte mercantili trafficatissime. Secondo le sue pretese, le acque territoriali che le appartengono sono raccolte dentro una U gigante, che si estende fino a mille chilometri dalle proprie coste. Una posizione che la mette in diretto contrasto non solo con i paesi più vicini, come Vietnam, Filippine, Malaysia e Brunei, ma anche con la potenza regionale indiana e la superpotenza americana. Pechino, ad esempio, ha criticato apertamente i piani di Nuova Delhi per fare esplorazioni petrolifere nella regione, così come i progetti della Exxon-Mobil davanti alle coste vietnamite.
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Pacco-bomba per l'ad di Deutsche Bank Paura nella sede di Francoforte
Conteneva esplosivo e frammenti di metallo. Rafforzate le misure di sicurezza nelle filiali
Un pacco sospetto per l'amministratore delegato di Deutsche Bank, Joseph Ackermann, contenente materiale esplosivo, è stato intercettato ieri nella sede centrale dell'istituto di credito tedesco a Francoforte.
Il plico, contenente esplosivo e frammenti di metallo, è stato intercettato da un addetto che l'ha subito consegnato alla polizia. Sul pacco compariva come mittente la Banca Centrale Europea. La polizia di New York ha rafforzato le misure di sicurezza attorno alle sedi della Deutsche Bank a Manhattan
Il plico, contenente esplosivo e frammenti di metallo, è stato intercettato da un addetto che l'ha subito consegnato alla polizia. Sul pacco compariva come mittente la Banca Centrale Europea. La polizia di New York ha rafforzato le misure di sicurezza attorno alle sedi della Deutsche Bank a Manhattan
In Sicilia la nuova Ici diventa un giallo l'Anci: "Non si applica, ma è necessaria"
Sicuro l'aumento dell'addizionale regionale Irpef, ma la nuova Imu non si può applicare perché la Sicilia non ha definito l'accordo con lo Stato sul federalismo comunale
di ANTONIO FRASCHILLAPALERMO - La stangata sull'Irpef regionale è praticamente certa, mentre la nuova imposta municipale sulla prima casa al momento non è applicabile in Sicilia, visto che la Regione non ha trovato ancora l'accordo con lo Stato sul federalismo comunale: "Comunque dovremo al più presto trovare una soluzione, perché senza l'Imu non sapremo come coprire i 200 milioni di euro di minori trasferimenti agli enti locali siciliani previsti dalla manovra Monti, quindi dovremo ridurre all'osso servizi, come quello per le scuole, il trasporto pubblico o il rifacimento delle strade, tanto per fare degli esempi", dice il presidente dell'Anci Sicilia, Giacomo Scala. Se applicata, l'Imu sarà una stangata: il proprietario di un appartamento di 130 metri quadrati in zona Libertà a Palermo, come prima casa pagherà 231 euro all'anno in più, che diventano 404 euro se si tratta di una seconda casa.Di certo c'è che per far fronte ai minori trasferimenti sulla spesa sanitaria, l'assessore all'Economia Gaetano Armao ha già annunciato la possibilità di ricorrere all'aumento dell'Irpef consentito dalla stessa manovra Monti. L'aliquota regionale dovrebbe così passare dall'1,4 per cento all'1,7. Il che significa che chi ha un reddito di 40 mila euro pagherà il prossimo anno 120 euro in più e chi guadagna 80 mila euro invece verserà 240 euro in più rispetto al 2011.
L'altra tassa introdotta dalla manovra Monti, invece, riguarda l'imposta sulla prima casa, con un'aliquotadello 0,4 per mille da calcolare su una rendita catastale incrementata del 60 per cento. Con questa tassa i Comuni dovrebbero così recuperare i minori trasferimenti. "Per gli enti locali i tagli sono stati fissati dalla manovra in 1,4 miliardi di euro, il che significa che per i Comuni siciliani ci saranno minori trasferimenti per 200 milioni di euro - dice il presidente dell'Anci regionale, Scala - ma per coprirle non possiamo applicare l'Imu, visto che a oggi la Regione non ha trovato un accordo con lo Stato e per giunta la commissione paritetica è decaduta con l'addio del governo Berlusconi e deve essere rinominata".
Senza l'applicazione dell'Imu per potere coprire i tagli, i sindaci siciliani minacciano di consegnare la fasce tricolori: "I nostri bilanci sono già ridotti all'osso, non abbiamo margini di manovra", dice Scala. Dal 2 dicembre il sindaco di Enna, Paolo Garofalo, ha invece iniziato lo sciopero della fame a oltranza finché non si troverà una soluzione per rendere possibile il rinnovo contrattuale dei 59 lavoratori Lsu impiegati al Comune, che non ha un euro in cassa e rischia di sforare il patto di stabilità. Diversi Comuni, poi, senza l'Imu potrebbero comunque ricorrere all'incremento dell'Irpef: a esempio Palazzo delle Aquile potrebbe varare il raddoppio dell'aliquota, dallo 0,4 per cento allo 0,8.
L'imposta municipale sulla casa se applicata sarà comunque un salasso per chi è proprietario di più appartamenti. Questi, infatti, vedranno scattare un'aliquota dello 0,4 per mille sulla prima casa (incrementabile di altri 0,2 per mille dai singoli Comuni), il tutto senza alcuna possibilità di sconto (per chi ha solo un appartamento c'è uno sconto fino a 200 euro). Con l'Imu sulla prima casa prevista da Monti, a Palermo chi ha un appartamento di 80 metri quadrati in centro storico dovrà versare 105 euro all'anno, chi ha un'abitazione di 113 metri quadrati in zona Strasburgo dovrà pagare 209 euro. Insomma, senza l'Imu i sindaci siciliani annunciano tagli ai servizi e a rischio è il rinnovo dei contratti di migliaia di precari. Se invece arriverà l'Imu a pagare direttamente saranno i proprietari di appartamenti. Da una parte o dall'altra, il risultato non cambia: il 2012 sarà un anno nero per le famiglie dell'Isola.
Dal latte Parmalat ai centri commerciali i mille affari dell'imprenditore boss
Complicità nelle banche e business miliardari: quella di Michele Zagaria, il leader dei casalesi arrestato ieri, è una storia simbolo per il governo. Lo scrittore: "È arrivata l'ora di cominciare a colpire i tesori delle organizzazioni criminali. Nei confronti delle mafie finora è stata attuata unicamente una strategia di repressione"
di ROBERTO SAVIANO
L'arresto di Michele Zagaria (ansa)
L'ARRESTO DEL BOSS ZAGARIA 1 / TUTTI I VIDEO 2
L'AUDIOCOMMENTO 3 di ROBERTO SAVIANO
La storia che racconto è stata scritta dalla procura antimafia. Dai pubblici ministeri Federico Cafiero De Raho, Antonello Ardituro, Catello Maresca, Raffaello Falcone, Franco Roberti e Raffaele Cantone. Dalla polizia, dai carabinieri, dalla Guardia di finanza. E soprattutto è una storia che riguarda non la mia sfortunata terra, non semplicemente Casal di Principe, il comune più sciolto nella storia d'Italia, ma riguarda l'intero paese e l'economia di questo paese.
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http://www.repubblica.it/cronaca/2011/12/08/news/zagaria_saviano-26266051/
Palazzi, scuole, alberghi e ospedali tutti gli immobili di "Vaticano spa"
Solo a Roma ci sono 23mila tra terreni e fabbricati. Cresce la protesta per l'esclusione delle proprietà ecclesiastiche dall'Ici. Che potrebbe fruttare fino a tre miliardi l'anno. Ieri una ventina di deputati del Pd ha presentato una proposta di legge per estendere la tassazione ai beni di oltre Tevere. Ma riscuotere è quasi impossibile di ETTORE LIVINI
IL TESTO DELLA MANOVRA 1 / DOSSIER LE MISURE 2
La manovra Salva-Italia ha riaperto una ferita mai chiusa: quella delle esenzioni fiscali della Santa Sede Spa. Il loro valore reale è materia di discussione accademica: 3 miliardi l'anno dicono i Radicali (che nel mazzo infilano anche il miliardo dell'8 per mille). Poche centinaia di milioni - rispondono oltreTevere - meritatissimi da chi tra oratori, mense e servizi di assistenza finisce per tappare (gratis) i buchi del welfare pubblico.
Guida alla manovra, 24 pagine da sfogliare 3
Unica certezza: la Ue ha aperto un'indagine per aiuti di stato sulle leggi salva-Vaticano: l'esenzione-Ici per le realtà no profit (laiche e cattoliche) e lo sconto del 50% sull'Ires per associazioni di assistenza e beneficenza. Una norma utilizzata in qualche caso da suore e preti - sospetta la Ue - per far funzionare ospedali, scuole e hotel facendo concorrenza ai privati. Il capitolo più delicato, come testimonia il dibattito in rete, è quello dell'Ici-Imu. La stangata sulla casa costerà 11 miliardi agli italiani. E in molti chiedono che anche la Chiesa faccia la sua parte: ieri lo hanno fatto con una proposta di legge venti deputati Pd.
Vaticano Real Estate
Quanto vale il patrimonio immobiliare della Chiesa? Una stima reale non esiste. I beni del Vaticano sfuggono a qualsiasi radiografia catastale. L'Amministrazione del patrimonio della Sede apostolica (Apsa), l'ombrello ufficiale del mattone di Dio, ha a bilancio beni per soli 50 milioni, ma si tratta di valori storici inattuali. In realtà ogni congregazione è un piccolo impero immobiliare a sé, in costante metamorfosi: solo a Roma, per dare un'idea, ci sono circa 10mila testamenti l'anno a favore del clero.
Secondo il Gruppo Re, una società che gestisce immobili per gli enti ecclesiastici, il 20% del real estate italiano fa capo in un modo o nell'altro a realtà religiose. Le stime di settore parlano di qualcosa come 115mila immobili, quasi 9mila scuole e oltre 4mila tra ospedali e centri sanitari. A Roma sotto il cappello del Santa Sede ci sono 23mila tra terreni e fabbricati, 20 case di riposo, 18 istituti di ricovero, 6 ospizi. Solo il patrimonio di Propaganda Fide - finita nell'occhio del ciclone per la gestione disinvolta dei suoi appartamenti - vale qualcosa come 9 miliardi.
Un impero (quasi) esentasse
Le attività commerciali svolte da enti e realtà riconducibili alla Chiesa - l'ha ribadito ieri "L'Avvenire" - "sono tenute a pagare l'Ici e lo fanno. E chi non lo fa merita di essere sanzionato". Vero? Purtroppo è difficile dirlo. Perché la legge al riguardo è ambigua. Il Governo Berlusconi nel 2005 aveva esentato dall'imposta tutti gli immobili di enti no-profit senza distinzioni sul loro utilizzo. La minaccia di un'indagine Ue aveva convinto l'esecutivo Prodi a limitare il beneficio agli edifici "che non hanno esclusivamente natura commerciale". Il problema è l'avverbio.
Nessuno, nemmeno quei mangiapreti dei Radicali, pretende che oratori e parrocchie paghino l'Ici. Nel mirino c'è l'immensa zona grigia in cui si trovano migliaia di altri beni della Santa Sede. Palazzi e ville trasformati in alberghi. Scuole private e ospedali che fan concorrenza a prezzi salatissimi con il pubblico. Oratori diventati palestre Vip. Oppure le 214 case per ferie censite sul sito di Roma Turismo, punta dell'iceberg di quel business del turismo religioso che nella capitale - come lamenta Giuseppe Roscioli, presidente di Federalberghi Roma - muove 10mila posti letto e 700 milioni di giro d'affari l'anno. Senza il fastidio dell'Ici.
La guerra in tribunale
Di casi come questi ce ne sono a migliaia in tutta Italia. La Cassazione ha obbligato l'Alma Mater, la clinica delle Suore infermiere dell'Addolorata di La Spezia, a pagare 38.327 euro di Ici perché lavorava a fine di lucro con pazienti privati. "In Provincia abbiamo un centinaio di situazioni di questo genere", racconta Paola Michelini, assessore al bilancio della città ligure. Cagliari ha spedito a decine di enti religiosi cartelle esattoriali ("tutte oltre i 50mila euro", dicono all'ufficio tributi) secondo un criterio semplice: nessuna richiesta alla scuola privata che accoglie i bimbi a rischio del tribunale dei minorenni.
Avvisi di riscossione invece a realtà come l'istituto Infanzia Lieta, dove si pagano fior di rette in concorrenza con la scuola pubblica o alla Casa della Studentessa delle Figlie di San Giuseppe, "130 camere usate d'inverno per le figlie delle famiglie più ricche e d'estate per i turisti". Le cartelle finiscono di solito in tribunale. E l'equivoco sulla natura "non esclusivamente commerciale" ha portato a una giurisprudenza confusa sull'argomento.
La posta in ballo
Quanto vale l'Ici (o l'Imu) non pagata sugli edifici della Chiesa? Anche qui dipende dall'avverbio. L'ufficio studi dell'Anci ha stimato qualche anno fa un gettito potenziale di 400-700 milioni di euro. L'Associazione ricerca e sviluppo sociale (Ares) si è spinta fino ai 2,2 miliardi.
Luca Antonini, presidente della Commissione attuazione del federalismo fiscale, è più prudente. "Un'elaborazione del Tesoro fatta incrociando le dichiarazioni degli enti non commerciali con Irap e Iva, stima un gettito Imu di 70-80 milioni dal patrimonio ecclesiastico davvero "commerciale"". Il discrimine è il solito: l'"esclusivamente". Propaganda Fide e Apsa sono il secondo e terzo contribuente tra gli enti non commerciali a Roma, per carità. Ma solo un po' di attività d'indagine del Comune della capitale sull'effettivo utilizzo degli edifici ecclesiastici ha portato dal 2005 ad oggi al recupero di 9,3 milioni di tasse.
Censimento auto blu svolta nel palazzo
Per monitorare l'attuazione del decreto che lo scorso agosto ha introdotto forti limitazioni del numero di coloro che hanno diritto all'uso della vettura di servizio è stato lanciato un controllo permanente sulle auto di servizio della Pubblica amministrazione
Un po' d'ordine nel tentativo di ridurre la spesa della pubblica amministrazione: il Dipartimento della Funzione Pubblica, con la collaborazione tecnica di Formez Pa, ha avviato un censimento permanente sulle auto di servizio della Pubblica amministrazione, per monitorare l'attuazione del decreto che lo scorso agosto ha introdotto forti limitazioni del numero di coloro che hanno diritto all'uso della vettura di servizio.
L'obiettivo è quello di disporre di un quadro costantemente aggiornato della situazione e di verificare l'effettiva diminuzione delle spese di gestione dei parchi auto delle amministrazioni e la razionalizzazione delle modalità d'uso delle vetture, in coerenza con gli stringenti vincoli di finanza pubblica.
Il censimento è obbligatorio per tutte le amministrazioni centrali e locali inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione: non si applica invece alle amministrazioni che utilizzano non più di una autovettura di servizio e alle autovetture adibite ai servizi operativi di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, della salute e incolumità pubblica, della sicurezza stradale, della difesa e della sicurezza militare, nonchè ai servizi ispettivi relativi a funzioni di carattere fiscale e contributivo.
L'obiettivo è quello di disporre di un quadro costantemente aggiornato della situazione e di verificare l'effettiva diminuzione delle spese di gestione dei parchi auto delle amministrazioni e la razionalizzazione delle modalità d'uso delle vetture, in coerenza con gli stringenti vincoli di finanza pubblica.
Il censimento è obbligatorio per tutte le amministrazioni centrali e locali inserite nel conto economico consolidato della pubblica amministrazione: non si applica invece alle amministrazioni che utilizzano non più di una autovettura di servizio e alle autovetture adibite ai servizi operativi di tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, della salute e incolumità pubblica, della sicurezza stradale, della difesa e della sicurezza militare, nonchè ai servizi ispettivi relativi a funzioni di carattere fiscale e contributivo.
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Tutta la verità sugli immobili della Chiesa
L’inchiesta di Livini su Repubblica
Ettore Livini su Repubblica si lancia in un’impresa titanica. Cerca cioé di mettere ordine nella questione degli immobili della Chiesa. Riprendendo una serie di numeri per spiegare qual è oggi la situazione delle esenzioni fiscali:
Il loro valore reale è materia di discussione accademica: 3 miliardi l’anno dicono i Radicali (che nel mazzo infilano anche il miliardo dell’ 8 permille). Poche centinaia dimilioni – rispondono oltreTevere – meritatissimi da chi tra oratori, mense e servizi di assistenza finisce per tappare (gratis) i buchi del welfare pubblico. Unica certezza: la Ue ha aperto un’indagine per aiuti di stato sulle leggi salva-Vaticano: l’esenzione-Ici per lerealtà no profit (laichee cattoliche) elo sconto del 50% sull’Ires per associazioni di assistenza e beneficenza. Una norma utilizzata in qualche caso da suore e preti – sospetta la Ue – per far funzionare ospedali, scuole e hotel facendo concorrenza ai privati. Il capitolo più delicato, come testimonia il dibattito in rete, è quello dell’Ici-Imu. La stangata sulla casa costerà 11 miliardi agli italiani.
E in molti chiedono che anche la Chiesa faccia la sua parte: ieri lo hanno fatto con una proposta di legge venti deputati Pd:
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