sabato 3 luglio 2010

Mafia, nuovi documenti coi nomi di Berlusconi e Dell'Utri

Due belle notizie arrivano oggi dalle agenzie di stampa e fanno (poco) il giro: giusto allora riportarle, onde non cadere anche noi vittima di quel bavaglio che già esiste negli organi di stampa controllati da Sua Emittenza.
La prima riguarda le nuove perquisizioni disposte dalla Direzione Investigativa Antimafia e fatte dalla Forza Pubblica in tutta Italia, nelle case di proprietà della famiglia Ciancimino. Le perquisizioni riguardano diverse case di Palermo, Bologna, Cortina e Roma di proprietà del testimone Massimo Cinacimino e alcuni immobili intestati ai familiari dello stesso come la moglie, la madre, la sorella e il fratello. In particolare i pm cercano documenti utili all'identificazione del misterioso signor Franco, l'agente dei Servizi che avrebbe partecipato alla trattativa di cui il teste ha lungamente parlato. Lo 007 non è stato ancora identificato.Ma la bomba è che nel corso della perquisizione effettuata a casa della sorella di Ciancimino, Luciana, sono stati trovati molti documenti autografi dell'ex sindaco Vito in cui si fa riferimento agli imprenditori mafiosi palermitani Franco Bonura e Nino Buscemi. Nei manoscritti sono contenuti anche i nomi del senatore del Pdl Marcello Dell'Utri e del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ciancimino, durante il processo al generale dell'Arma Mario Mori, aveva raccontato di avere appreso dal padre che capitali della società Lurano, intestata ai due imprenditori, sarebbero confluiti in aziende del Nord, collegate al gruppo Fininvest. La perquisizione è stata disposta nell'ambito dell'inchiesta sulla strage mafiosa del '92, in cui venne ucciso il giudice Borsellino, riaperta un anno fa dalla Procura nissena che cerca di fare luce sul presunto coinvolgimento di pezzi dei Servizi nell'eccidio. La notizia delle perquisizioni e' stata anticipata dal sito de L'Espresso.
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http://skywalkerboh.blogspot.com/2010/07/mafia-nuovi-documenti-coi-nomi-di.html

Berlusconi: "Rompiamo con Fini - A Napolitano darò solo un contentino"

Il Cavaliere apre a Casini, non esclude le elezioni. Non sopporta più la "coabitazione" con il presidente della Camera. Per l'ex leader di An è una trappola.
ROMA - Pianifica, scientificamente, la rottura con Fini. "Perché quel traditore merita solo di essere punito". Una trappola che Berlusconi vuole tendergli sulle intercettazioni in commissione Giustizia.Tutta giocata su modifiche "minime" che i finiani non potranno accettare e su cui, per coerenza, dovranno votare contro. "Un secondo dopo che lo avranno fatto, li buttiamo fuori dal partito". Vede rosso, il Cavaliere. Contro il presidente della Camera e contro il Quirinale. Delle intercettazioni, in fondo, non gli importa più granché, ma vuole sfruttarle politicamente per chiudere una "coabitazione" politica divenuta, come lui dice, "insopportabile" e per mettere in chiaro i rapporti con il Colle. Contro cui, in tre ore di vertice, le espressioni verbali non sono meno soft di quelle usate nei confronti di Fini. La strategia per fare i conti li accomuna entrambi. Il mezzo sono le intercettazioni. La conseguenze della sfida, messa nel conto, le elezioni anticipate nella primavera del 2011. Soprattutto se Casini dovesse rifiutare l'apertura che il premier sta pensando di fargli per sostituire l'odiato Fini. Anche se il presidente della Camera ha già fatto sapere che non intende cadere nella "trappola". Ricorda quello che è accaduto all'ultima direzione del Pdl e ripete: "Non lascerò mai il partito che, da cofondatore, ho contribuito a far nascere".
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http://www.repubblica.it/politica/2010/07/03/news/berlusconi_rompiamo_con_fini_a_napolitano_dar_solo_un_contentino-5351556/

Senza i ribelli vicini a Fini la maggioranza è a rischio

Bastano 25 deputati e 13 senatori per condizionare il governo e i seguaci del cofondatore del Pdl sono anche di più.
ROMA - Torna l'incubo del pallottoliere. Sottrazioni e addizioni per calcolare il reale peso dei finiani per le sorti della maggioranza. Perché un'eventuale scissione all'interno del Pdl rischia di mettere in affanno il governo. Almeno stando ai numeri. Che parlano. E dicono che alla Camera basterebbero 25 deputati per condizionare le mosse dell'esecutivo. E 13 senatori a Palazzo Madama. Cifre che, stando ai conteggi, Gianfranco Fini potrebbe facilmente mettere insieme se "messo alla porta" del partito di cui è stato co-fondatore. Prima mossa, la costituzione di gruppi alla Camera (dove servono 20 deputati) e al Senato (necessari 10 senatori). Gli ultimi conti fatti risalgono ad aprile. Periodo tesissimo tra Berlusconi e Fini alla direzione del Pdl, tempo di litigi davanti alle telecamere. Tempo di riunioni e di conteggi. E allora le cifre delle truppe a disposizione di Fini parlavano di 45 deputati (50 a sentire i più ottimisti) e 14 senatori. Numeri che, a fronte del peso della maggioranza (Pdl e Lega Nord) preoccupano gli uomini vicini a Berlusconi. Attualmente la maggioranza di governo è di 341 deputati e 175 senatori a fronte di una maggioranza necessaria, rispettivamente di 316 a Montecitorio e 162 a Palazzo Madama. Se si calcola che il governo, in due anni, è stato battuto già 50 volte a causa delle ripetute assenze tra le file di Pdl e Lega, l'eventuale scissione sarebbe un problema ancora più pesante per l'esecutivo. Costretto a fare "campagna" acquisti tra i gruppi parlamentari e mantenere canali di comunicazione aperti con l'Udc. Che conta 39 deputati e 3 senatori. Numeri che potrebbero mettere al riparo da eventuali scivoloni.

L'accusa del New York Times a Benedetto XVI - Così Ratzinger lasciò impuniti i pedofili"

NEW YORK - Joseph Ratzinger, quando da cardinale dirigeva la Congregazione per la dottrina della fede, fu "parte di una cultura di non-responsabilità, negazionismo, e ostruzionismo della giustizia" di fronte agli abusi sessuali commessi da sacerdoti. Lo afferma il New York Times sulla base di documenti interni alla Chiesa, interviste a vescovi ed esperti di diritto canonico. Dal reportage emerge una versione molto diversa, sul ruolo di papa Benedetto XVI, rispetto alla descrizione ufficiale fornita dalla Chiesa. Tra le rivelazioni spunta un vertice segreto avvenuto in Vaticano nel 2000 tra Ratzinger e i vescovi delle nazioni anglofone più colpite dagli scandali di pedofilia: Stati Uniti, Irlanda, Australia. Secondo il vescovo Geoffrey Robinson di Sidney, che partecipò all'incontro segreto, Ratzinger "impiegò molto più tempo a riconoscere il problema degli abusi sessuali, rispetto a quel che fecero alcuni vescovi locali". Nell'intervista al New York Times il prelato australiano si chiede: "Perché il Vaticano era così tanti anni indietro?".Il New York Times smonta la linea di difesa che la Santa Sede ha tenuto sull'attuale pontefice. Il Vaticano ha descritto come una svolta la decisione del 2001 di dare alla Congregazione diretta da Ratzinger l'autorità di semplificare le procedure e affrontare direttamente i casi di pedofilia. Dopo quella decisione, annunciata con una lettera apostolica di Giovanni Paolo II, il cardinal Ratzinger sarebbe emerso come uno dei più coraggiosi nel riconoscere la minaccia degli abusi sessuali per la reputazione della Chiesa. Tutto questo viene confutato nella ricostruzione del giornale americano. In realtà la Congregazione aveva già gli stessi poteri dal 1922, secondo diversi esperti di diritto canonico interpellati. La lettera del 2001 non segnò affatto una svolta. Al contrario, la Chiesa si decise ad agire solo in grande ritardo, sotto la pressione di alcuni vescovi anglofoni in prima linea negli scandali. "Per i due decenni in cui ebbe la guida della Congregazione", scrive il New York Times, "il futuro Papa non esercitò mai quell'autorità. Evitò di intervenire anche quando le accuse e i processi stavano minando la credibilità della Chiesa in America, Australia, Irlanda, e altri Paesi". Ancora oggi, prosegue l'articolo, "molti decenni dopo che gli abusi sessuali da parte dei sacerdoti sono diventati un problema, Benedetto XVI non ha istituito un sistema di regole universali" per affrontarlo. Al contrario permane tuttora "una confusione dilagante tra i vescovi, sul modo di affrontare le accuse".
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http://www.repubblica.it/esteri/2010/07/03/news/cos_ratzinger_prese_di_mira_i_progressisti_e_lasci_impuniti_i_pedofili-5352180/

Festino del consigliere, si cercano foto e video nei computer dei trans

ROMA - I computer sequestrati dall'appartamento di via Manlio Torquato potrebbero confermare, ma anche smentire, la versione del "complotto alla Marrazzo" sostenuta dal consigliere provinciale Pier Paolo Zaccai, finito nella bufera per aver partecipato, giovedì notte, a un festino di coca e trans. Procura e investigatori della squadra mobile di Roma stanno lavorando in queste ore per chiarire i contorni della vicenda e far luce su alcune zone d'ombra. I punti oscuri sono fondamentalmente due: capire chi ha portato la droga nell'appartamento delle transessuali e verificare se, come nello scandalo che travolse l'ex governatore del Lazio, è ipotizzabile un ricatto orchestrato dai viados. Il contenuto dei portatili delle due transessuali che hanno partecipato al cocaparty col consigliere Pdl sono dunque al vaglio degli inquirenti. Così come, sotto la lente d'ingrandimento, nei laboratori della scientifica, sono i sacchetti di cellophane con tracce di polvere bianca trovati e sequestrati nella casa del quartiere Appio. Al momento però il fascicolo è ancora contro ignoti e per "cessione di stupefacente". Nessun indagato, né il consigliere del Popolo delle Libertà né Morgana, la trans brasiliana di 26 anni che ha avuto rapporti con Zaccai. I protagonisti della vicenda a luci rosse verranno ascoltati a Palazzo di Giustizia non prima della prossima settimana.
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Berlusconi: “Fini è pazzo”

Il premier sbotta commentando il litigio tra il presidente della Camera e Sandro Bondi. E minaccia: “Ghe pensi mì”.
“Questo è pazzo”. Il virgolettato è del Riformista, il quale dice che il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi avrebbe apostrofato così il presidente della Camera Gianfranco Fini dopo aver saputo del litigio tra il co-fondatore del PdL e Sandro Bondi, ministro berlusconiano della Cultura, durante una presentazione.
CONTRASTI INSANABILI? – Da qui è poi venuta l’uscita “ghe pensi mì”, riportata da tutti i telegiornali ieri sera, con la quale il premier ha fatto sapere di voler riprendere in mano le redini della coalizione e quelle dell’iniziativa politica, sfidando così l’opposizione di Fini. Che ieri ha detto che quello di Silvio è un governo “che ho sostenuto e spero di poter continuare a sostenere”, indicando significativamente nel distinguo tutti i problemi che attualmente circondano la coalizione di centrodestra. “Rompiamo con Fini, sulle intercettazioni siamo pronti a separarci”, dice Fabrizio Cicchitto, interpretando forse le volontà del presidente del Consiglio dopo il pranzo con i coordinatori del PdL al quale hanno presenziato anche Bondi e Verdini. LA LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI – Il terreno di scontro, pare ormai ovvio a tutti, sarà la legge sulle intercettazioni che sta per arrivare alla Camera. Dopo lo stop di Napolitano e la risposta sprezzante di Ghedini alle parole del capo dello Stato, Berlusconi si giocherà tutto sulla vittoria a Montecitorio, da ottenere nonostante l’aperta opposizione di Fini e anche quei numeri che dicono che bastano 25 deputati per mettere in crisi il governo, e i fedelissimi di Fini sono molti di più. Secondo parlamentari vicini al presidente della Camera, la situazione sarebbe molto più fluida e per una serie di finiani che andrebbero allo scontro con il premier (Italo Bocchino) ce ne sarebbero anche altri pronti a mollare Gianfranco per ricevere un conquibus da Silvio. E poi c’è il nodo Brancher.
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http://www.giornalettismo.com/archives/70944/berlusconi-fini-e-pazzo/

Il parlamentare condannato che rimane ancora lì

Giuseppe Drago dell’Udc ha sulle spalle una condanna definitiva per peculato. Ma grazie ai regolamenti della Camera si è garantito l’impunità.
E’ stato un ossequiato potente dell’Udc in Sicilia. Giuseppe Drago, già presidente della Regione e due volte sottosegretario, oggi è un parlamentare che non dovrebbe stare lì: sul suo capo grava un’interdizione dai pubblici uffici, figlia di una condanna definitiva per peculato disposta nel maggio del 2009.
DI NUOVO QUI – Ma Drago continua a partecipare regolarmente ai lavori d’aula, vota e firma disegni di legge e interrogazioni. La giunta per le elezioni, che dovrebbe decidere sulla sua decadenza, non ha ancora preso alcun provvedimento: dal 10 marzo a oggi si è riunita 8 volte per chiedere copie delle sentenze ai tribunali e memorie all’interessato, oltre che per sentire alcuni giuristi. Prossima seduta il 7 luglio: ci sarà lo stesso Drago in audizione. Tutto per trovare la soluzione a un difficile rebus giuridico: il deputato dovrebbe decadere a causa della sua «ineleggibilità sopravvenuta», ma poiché la misura dell’interdizione è temporanea, e scade nel Giugno del 2012, invoca un provvedimento che non esiste nei codici: una “momentanea” sospensione dalla carica di parlamentare. Due anni via, in tempo per tornare prima della fine della legislatura: «Perché dovrei scontare con la decadenza una pena più pesante di quella che mi ha inflitto il tribunale?», chiede lui.
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Regione Lazio: il can can delle nomine inutili continua

Cosa accade ad un assessore della vecchia giunta Marrazzo che non ha più il consenso degli elettori? Invece di mandarlo a casa, gli si trova un posticino come consulente nel Consiglio regionale. Alla faccia dei tagli. «Nell’Ufficio di presidenza del Consiglio Regionale del Lazio ne accadono davvero di tutti i colori. L’ultima in ordine di tempo è quella relativa al contratto del secondo consulente nominato in pochi giorni e di cui si avvarrà il consigliere – segretario Claudio Bucci dell’IDV. Dopo il contratto fatto al consulente Caterina Leone qualche giorno fa, l’ex consigliere regionale di Forza Italia e oggi nel partito di Di Pietro, ha pensato bene di avvalersi di un secondo consulente che si occuperà dello ’studio e approfondimento delle problematiche legate all’organizzazione del lavoro interno del Consiglio regionale del Laziò. A parte l’opportunità di avvalersi di due consulenti in un momento di grave crisi economica, lascia senza parole la scelta del secondo consulente che trattasi di Alessandra Tibaldi». Lo dichiara, in una nota, Roberto Buonasorte, consigliere regionale de La Destra.
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Perquisizioni in tutta Italia nelle case di Massimo Ciancimino

Al lavoro la Dia su disposizione della Dda di Caltanissetta. A casa della sorella Luciana sarebbero stati trovati documenti autografi dell'ex sindaco in cui si fa riferimento agli imprenditori mafiosi palermitani Franco Bonura e Nino Buscemi. PALERMO. La Dia sta effettuando una serie di perquisizioni in abitazioni di Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo, Vito, che sta rendendo dichiarazioni sulla trattativa tra Stato e mafia. L'iniziativa é stata disposta dalla Dda di Caltanissetta. Al settaccio degli investigatori ci sarebbero le case di Palermo, Bologna, Cortina e Roma di proprietà del testimone e alcuni immobili intestati ai familiari di Ciancimino come la moglie, la madre, la sorella e il fratello. In particolare i pm cercherebbero documenti utili all'identificazione del misterioso signor Franco, l'agente dei Servizi che avrebbe partecipato alla trattativa di cui il teste ha lungamente parlato. Lo 007 non è stato ancora identificato.
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http://www.gds.it/gds/sezioni/cronache/dettaglio/articolo/gdsid/117475/

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UOMINI E ANIMALI 1

UOMINI E ANIMALI

Claps: esami su bottone abito talare

POTENZA - Il bottone trovato vicino al cadavere di Elisa Claps sara' confrontato con altri bottoni di un abito talare appartenuto al parroco.Lo ha disposto il gip di Salerno accogliendo la richiesta di uno dei periti. Obiettivo e' approfondire i diversi aspetti delle indagini relativi ai tempi successivi all'aggressione subita da Elisa e alla sua morte. L'abito talare,i cui bottoni saranno confrontati con quello trovato vicino al cadavere,fu indossato da don Domenico Sabia morto nel 2008.
http://www.corriere.it/notizie-ultima-ora/Cronache_e_politica/Claps-esami-bottone-abito-talare/02-07-2010/1-A_000117114.shtml