giovedì 15 dicembre 2011

«Unipol-Bnl, Fazio regista dell'operazione»


Le motivazioni della sentenza di Milano: «Stesso grado di coinvolgimento tra Cimbri (attuale ad) e Consorte»

Antonio Fazio (Ap)Antonio Fazio (Ap)
MILANO - L'ex governatore di Bankitalia Antonio Fazio ha perso «il ruolo di vigile equidistanza per assumere consapevolmente quello di "regista occulto" e di istigatore, determinato a perseguire - con ogni mezzo fraudolento e/o elusivo della normativa (...) - il suo fine di mantenere saldo il principio dell'italianità della banca». Così scrivono i giudici di Milano nelle motivazioni della condanna per Fazio a 3 anni e 6 mesi, per l'ex presidente di Unipol Giovanni Consorte a 3 anni e 10 mesi e altri per la tentata scalata di Unipol a Bnl.
CONSORTE - Secondo i giudici di Milano Giovanni Consorte, ex presidente e ad di Unipol, è stato «assoluto protagonista» della tentata scalata di Unipol a Bnl nel 2005. «Tenuto conto sia del ruolo formalmente rivestito all'interno della società (quale amministratore delegato) sia per quanto operativamente posto in essere nell'ambito della vicenda», si legge nelle motivazioni, «è infatti del tutto evidente che Consorte abbia agito, nell'ambito degli eventi sviluppatisi da marzo a luglio 2005, da assoluto protagonista, essendo e apparendo quale l'ideatore, promotore ed esecutore dell'iniziativa (in qualunque prospettiva la si voglia considerare, ossia se lecita od illecita), ruolo mai smentito e, anzi, rivendicato».
CIMBRI - Per quanto riguarda Carlo Cimbri, già direttore generale di Unipol, attualmente ad della compagnia bolognese, nella tentata scalata del 2005 ha avuto secondo i magistrati «lo stesso grado e misura di coinvolgimento di Consorte e Sacchetti». Cimbri è stato condannato a tre anni e sette mesi per il concorso in aggiotaggio e interdetto da uffici direttivi di persone giuridiche e imprese (ma la sentenza non è esecutiva immediatamente, ma solo dopo i tre gradi di giudizio). «Per quanto riguarda Cimbri, egli rivestiva la posizione di direttore generale di Unipol e risulta avere - dal complesso degli elementi probatori acquisiti - lo stesso grado e misura di coinvolgimento di Sacchetti (Ivano, l'allora vicepresidente di Unipol, ndr) e Consorte nelle vicende sopra indicate, con la differenza - non di poco conto - che le sue competenze specifiche facevano di lui, in tutto lo snodarsi della vicenda, il soggetto che gestiva in prima persona gli acquisti di azioni Unipol», scrivono i giudici, sottolineando che Cimbri si muoveva «in totale autonomia nella ricerca e nell'acquisto dei pacchetti».
BONSIGNORE E D'ALEMA - Per i giudici anche l'europarlamentare del Pdl Vito Bonsignore, condannato a 3 anni e 6 mesi, ha avuto «un ruolo attivo e di grande rilievo» in tutta «la vicenda», da punto di riferimento «per l'acquisto del pacchetto argentino, a partecipe dell'accordo (...) a parte attenta ed esigente nella vendita delle proprie azioni». I magistrati esaminano anche il suo rapporto con l'ex premier Massimo D'Alema. Il 14 luglio 2005, ricordano i giudici della prima sezione penale di Milano, «alle ore 9,46, D'Alema telefona a Consorte e gli riferisce che è andato a trovarlo Bonsignore, in quanto voleva un consiglio, se rimanere dentro o vendere tutto. Voleva sapere da D'Alema "se lui gli chiedeva di fare quello che Consorte gli aveva chiesto di fare, perchè voleva alcune altre cose, diciamo"». E il collegio riporta anche parte del contenuto dell'intercettazione D'Alema-Consorte: «Massimo: a latere su un tavolo politico ... ti volevo informare che io ho regolato la parte mia e lui ha detto che resta» Consorte: «gli ho detto 'Se lei vuole uscire, noi onoreremo gli impegni subito, come facciamo con gli altri. Se lei rimane ci fa piacerè». Massimo: «Gianni, andiamo al ... al sodo. Se vi serve resta» Gianni: «Si si esatto». E poi, scrivono ancora i giudici: «D'Alema raccomanda: "Noi non ci siamo parlati". E Gianni lo rassicura». Peraltro, si legge ancora, «nella telefonata del 14.7.2005 ore 17,35, Consorte dirà a Sacchetti (Ivano, suo ex braccio destro condannato a 3 anni e 7 mesi, ndr) che Bonsignore è andato da D'Alema ( »una roba veramente demenziale«) per risparmiare uno 0,20 dell'investimento e dice di sè che è veramente esasperato».
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Chiesto un riscatto di 145mila euro per il rilascio del volontario di Emergency Azzarà

Khartoum, 15 dic. - (Adnkronos/Aki) - I rapitori del volontario di Emergency, Francesco Azzarà, rapito a Nyala, nel Sud Darfur, il 14 agosto, hanno chiesto un riscatto di 500mila lire sudanesi, pari a circa145mila euro, in cambio del suo rilascio. Lo riferisce il quotidiano sudanese 'Al-Sudani'. I sequestratori avrebbero fatto sapere che le condizioni di salute di Azzarà sono in peggioramento, sottolineando di accettare contatti solo con l'ambasciata italiana a Khartoum.
In particolare, uno dei presunti rapitori, che non ha svelato il proprio nome, ha dichiarato ieri al quotidiano che "il medico sara' rilasciato se l'ambasciata italiana pagherà un riscatto di 500mila lire", ribadendo il rifiuto di una mediazione da parte del governo per la liberazione dell'ostaggio. "Accettiamo solo contatti con l'ambasciata italiana", ha precisato.
I rapitori non hanno svelato il luogo esatto in cui si trovano, accennando in modo vago a un'area nella parte nordoccidentale del Nord Darfur.
Dal canto suo Emergency rassicura: "In relazione alla notizia riguardante le condizioni di salute di Francesco Azzarà si precisa che le autorità sudanesi, impegnate per la sua liberazione, hanno confermato ripetutamente nei giorni passati che Francesco sta bene e che si aspettano la sua liberazione in tempi molto brevi".

Appartamento Scajola, verso la richiesta di citazione diretta a giudizio per l'ex ministro

Roma, 15 dic. (Adnkronos) - Per l'ex ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola, che ieri ha presentato alla procura di Roma una memoria difensiva per respingere l'accusa di finanziamento illecito dei partiti, si profila la possibilità che l'ufficio del pm chieda una citazione diretta a giudizio con riferimento alla compravendita della sua abitazione di via del Fagutale. La memoria difensiva è stata presentata nell'imminenza della scadenza del termine concesso dalla procura all'ex ministro per depositare atti a sua giustificazione.
Nella memoria Scajola secondo quanto si è appreso ha ribadito ancora una volta la sua estraneità ai fatti, ma la giustificazione non avrebbe fatto cambiare indirizzo al procuratore aggiunto Alberto Caperna e ai pubblici ministeri Roberto Felici e Ilaria Calò i quali se formuleranno la richiesta di citazione diretta a giudizio dovranno poi ricevere dal tribunale comunicazione circa la data in cui avverrà l'inizio del processo.
Processo che vedrà anche sul banco degli imputati il costruttore Diego Anemone accusato di concorso nel reato contestato a Scajola. L'imprenditore "quale amministratore di fatto delle società Redim 2002 Srl, Amp Srl, Medea Progetti e Consulenze Srl, Tecnolocos Srl e Impresa Costruzioni Srl, corrispondeva a Scajola membro della Camera dei deputati un contributo/finanziamento attraverso l'erogazione dapprima di un milione e 100 mila euro per l'acquisto dell'immobile di via del Fagutale 2 (rogito del 6 luglio 2004), quindi l'ulteriore somma di 100 mila euro mediante la messa a disposizione di servizi consistiti nella ristrutturazione dell'appartamento (lavori effettuati o retribuiti fino al maggio 2006) senza che fosse intervenuta la deliberazione degli organi societari e senza che i contributi medesimi venissero regolarmente iscritti nei bilanci delle società".
Durante l'indagine né Scajola né Anemone hanno accettato l'interrogatorio da parte degli investigatori e ieri l'ex ministro ha fatto presentare dai suoi difensori la memoria per respingere ancora una volta l'accusa di aver commesso atti illeciti. Ma a confermare quanto sostiene l'accusa sono state le ex proprietarie dell'appartamento Beatrice e Barbara Papa. Per quanto riguarda l'accusa i magistrati hanno indagato per stabilire quando avvenne la vendita e i lavori di ristrutturazione. In particolare se la data del rogito avvenne nel 2004 il reato sarebbe già prescritto se invece si conteggia il tempo relativo all'esecuzione dei lavori (maggio 2006) i termini di prescrizione si verificherebbero nel 2013.
"Di quella casa mi voglio assolutamente liberare e mi rimprovero di averla acquistata - ha affermato Scajola ospite di Agorà su Rai Tre - . L'ho messa tra le mie priorità. Quando mi sono dimesso non sono più entrato in quella casa, sono stato 6 mesi in albergo, ma ho continuato a pagare l'affitto e il condominio. Non la vivo, ci dormo solo una o due notti a settimana quando sono a Roma''. Ma ''non mi rimprovero - ha chiarito l'ex ministro - di non essermi dimesso subito, tra l'altro l'inchiesta della Procura di Perugia ha dimostrato la mia estraneità. Mi rimprovero invece - ha aggiunto - delle dichiarazioni fatte subito dopo (''Ho scoperto dai giornali che qualcuno a mia insaputa ha comprato la casa in cui vivo e me le sta pagando, non posso accettare una cosa del genere'', ndr) perché hanno contribuito a fare solo confusione. Mi rimprovero però di non aver seguito, come avrei dovuto fare, l'acquisto della casa. Ma per quella casa nessuno mi ha mai accusato di aver fatto qualcosa di storto. Spero di poter andar via presto e che qualcuno se la prenda''.

Ecologia: l’esercito degli Stati Uniti in guerra contro il pianeta Terra


Ecologia: l’esercito degli Stati Uniti in guerra contro il pianeta Terra

Nessun organo d’informazione vi informerà mai che il più grande inquinatore del mondo è l’esercito degli Stati Uniti d’America che produce ogni anno almeno 750.000 tonnellate di residui tossici.
È un inquinamento a livello globale dal momento che gli USA possiedono basi in decine di Paesi. Solo in Italia sono installate 113 basi americane e NATO.
Non solo l’esercito americano e NATO rilasciano materiale tossico nell’aria e nell’acqua, ma avvelenano la terra e il mare: anche delle comunità confinanti, provocando un aumento dell’incidenza di tumori, patologie renali, malformazioni congenite, neonati sotto peso e aborti spontanei. La sperimentazione delle tecnologie per sonar a bassa frequenza è accusata di aver avuto un ruolo nella morte di balene in tutto il mondo.
Gli italiani debbono sapere che il Pentagono gestisce basi militari anche fuori degli Stati Uniti come “riserve federali” non sottoposte alla sovranità degli Stati ospitanti. Il Pentagono ha ottenuto anche, dagli Stati servili come l’Italia, deroghe alle leggi che tutelano chi denuncia reati, laddove siano coinvolti militari statunitensi. Vedi il clamoroso caso del Cermis. Molti sono stati i tentativi nei vari Paesi per tentare di obbligare le forze armate americane e NATO al rispetto delle leggi nazionali per la tutela ambientale, ma senza esito.
Nonostante le proteste contro la guerra stiano crescendo in tutto il mondo, la “guerra alla Terra” da parte del Pentagono continua. Gli Stati Uniti sono guidati da una oligarchia criminale che non porta rispetto allo stesso territorio americano come pure non tiene conto della salute dei propri militari che, al ritorno dalle varie “guerre umanitarie”, spesso finiscono in centri di igiene mentale o ospedali per malattie tumorali.
Un rapporto dedicato all’Iraq, dell’unità di Valutazione Postbellica del Programma Ambientale delle Nazioni Unite, ha rivelato che i pesanti bombardamenti USA e i movimenti di un gran numero di veicoli militari, hanno fortemente degradato l’ecosistema naturale e agricolo. L’intenso uso di proiettili all’uranio impoverito ha fatto rilevare livelli di contaminazione radioattiva pericolosi per la salute, per l’acqua e per l’ambiente.
Le centinaia di migliaia di proiettili all’uranio impoverito utilizzati nella guerra di aggressione all’Iraq, hanno lasciato sul terreno ben 75 tonnellate di materiale tossico. Stessa situazione in Serbia, in una guerra infame che ha visto l’intervento diretto anche dell’Italia, ai tempi del governo D’Alema.
In Afghanistan stanno ancora utilizzando materiale bellico altamente tossico con conseguenze devastanti per l’ecosistema naturale e per la salute degli abitanti, e degli stessi militari (compresi gli italiani) fortemente colpiti da malattie tumorali.
Nonostante quanto rilevato dagli organismi internazionali, le forze anglo-americane e NATO continuano ad utilizzare munizioni all’uranio impoverito facendosi beffe di una specifica risoluzione O.N.U. che classifica tali proiettili come armi illegali di distruzione di massa.
Le minuscole particelle radioattive che si sprigionano quando un proiettile all’uranio impoverito colpisce l’obiettivo, vengono facilmente inalate anche attraverso le maschere antigas.
Circa 10.000 veterani della “Guerra del Golfo Persico” sono morti per malattie tumorali. Una ex infermiera dell’esercito americano, Carol Picon, ha raccolto un’estesa documentazione sulle malformazioni congenite riscontrate nella popolazione irachena e sui figli dei veterani statunitensi.
In “The Hidden Killers” è stato messo insieme un originale rapporto dall’Iraq e dalla Bosnia con le interviste ai veterani dell’esercito statunitense malati di tumore; un numero elevato di civili iracheni e bosniaci esposti all’uranio impoverito, hanno presentato gli stessi tipi di tumore dei veterani americani della “Guerra del Golfo Persico”.
Da quando è uscito questo rapporto l’“Union Medical Research Center” ha pubblicato studi che dimostrano l’impatto devastante dell’uranio impoverito in Afghanistan, mentre il “Christian Science Monitor” ha realizzato un ottimo servizio sull’impatto devastante dell’uranio impoverito nelle aree urbane.
Il governo statunitense si dovrebbe vergognare di questi crimini contro l’umanità, come pure si dovrebbero vergognare anche i mezzi d’informazione italiani e stranieri che, pur essendo a conoscenza di quanto sta accadendo, censurano le notizie e continuano a sostenere le cosiddette “guerre umanitarie”.
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M.O.: Islanda riconosce Palestina


M.O.: Islanda riconosce Palestina
REYKJAVIK – L’Islanda ha riconosciuto a tutti gli effetti lo Stato di Palestina, primo Paese dell’Europa occidentale a compiere questo passo politico: lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Oessur Skarphedinsson, nel corso di una solenne cerimonia presso la Casa delle Cultura di Reykjavik cui ha partecipato anche il suo collega dell’Autorita’ Nazionale Palestinese, Riad al-Malki. Skarphedinsson ha citato esplicitamente “la volonta’ dell’Allthingi”, il Parlamento islandese, che il 29 novembre scorso aveva votato a favore del riconoscimento dello Stato palestinese. Per l’Anp si tratta del secondo successo diplomatico del genere, dopo la sua ammissione a pieno titolo nell’Unesco, approvata dall’Assemblea Generale dell’agenzia Onu il 31 ottobre. Nel mondo sono ormai oltre un centinaio gli Stati che hanno riconosciuto formalmente la Palestina. Quelli membri dell’Unione Europea, di cui l’Islanda non fa parte, sono tutti dell’Europa orientale o mediterranea: Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Bulgaria, Malta e Cipro.

Libia, Putin: le forze speciali Usa coinvolte nell'assassinio di Gheddafi


Libia, Putin: le forze speciali Usa coinvolte nell'assassinio di Gheddafi
MOSCA - Le forze speciali americane sono coinvolte nell'assassinio di Muammar Gheddafi. Lo ha affermato il primo ministro russo Vladimir Putin: "Dei droni americani hanno attaccto la colonna (di veicoli di Gheddafi). Con le radio hanno avvisato le forze speciali sul terreno (americane), che non dovevano nemmeno trovarsi la, le quali hanno fatto affluire i cosiddetti oppositori e combattenti che lo hanno eliminato".

Italia-Libia: riattivato trattato amicizia


Italia-Libia: riattivato trattato amicizia
ROMA - ''Con Jalil abbiamo deciso di riattivare il 'trattato di amicizia' la cui applicazione era stata sospesa e percorso i modi concreti per concentrarsi sulle priorita' della nuova Libia''. Lo afferma il premier, Mario Monti, al termine dell'incontro con il leader del Consiglio nazionale transitorio libico, Mustafa Abdul Jalil.

"Technically incorrect"


i monti non tornano..

Patrimoniale c’è ma non si vede: il ricco paga da 4.000 a 24.000 euro - di Riccardo Galli


Mario Monti
Mario Monti (Lapresse)
ROMA – La patrimoniale c’è, ma non si vede. In realtà, a legger bene, la patrimoniale, nel decreto ““Salva Italia”, si vede eccome. Solo che non è stata chiamata così, vuoi per non stuzzicare animi particolarmente sensibili al tema, vuoi perché frammentata in diverse voci. Chi più ha, più pagherà. Lo farà attraverso la tassa sul lusso, auto potenti, barche e aerei; lo farà attraverso l’Imu e attraverso il prelievo sulle super pensioni. E ancora i ricchi pagheranno sulla casa all’estero, sui patrimoni scudati e sull’imposta sui titoli. Non si chiama patrimoniale perché dispersa in mille voci diverse ma i singoli provvedimenti messi assieme, sono a pieno titolo “patrimoniali”.
Ne va fiero e lo rivendica lo stesso Monti. “Riteniamo di aver introdotto, senza drammi, l’imposta patrimoniale fattibile per il nostro Paese in questo momento”. Fattibile anche perché “non è che alcuni partiti fossero molto entusiasti”. Il presidente del Consiglio spiega di aver “chiesto ai tecnici” se una patrimoniale secca sulle grandi ricchezze fosse praticabile da subito. “Mi hanno risposto che servivano due anni di lavoro”. Inutile farla ora, in fretta e male: “Avremmo abbaiato e non morso”. In più, il rischio di fuga di capitali.
E allora si è cercata la via “fattibile”, quella che avrebbe permesso, da subito e davvero, di colpire quelli che fino ad ora se l’erano cavata, limitando i danni per “i soliti noti”  e chiamando a pagare quelli che Monti battezza “i nuovi noti” . Chi ha barche, auto molto potenti, aerei personali o elicotteri, immobili all’estero, cospicue ricchezze finanziarie in Italia e fuori. E chi riceve pensioni e liquidazioni notevoli. La tassa sul lusso, innanzitutto, anche se limata con un emendamento dell’ultima ora, con sconti che scattano dopo 5, 10 e 15 anni dalla data di costruzione dell’auto e della barca, dopo 20 anni non è più dovuta. Ma che comunque rimane. Per le auto sopra i 185 chilowatt, c’è l’addizionale erariale: 20 euro per ogni chilowatt in più dal 2012. Per le barche, arriva la tassa di stazionamento (dal primo maggio 2012): da 5 a 703 euro al giorno, a seconda della lunghezza degli scafi. Per gli aeromobili privati, in base al peso massimo al decollo: da 1,50 a 7,55 euro al chilo (il doppio per gli elicotteri).
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Trovata la "particella di Dio": ecco perché esistiamo!


Secondo successo del Cern di Ginevra: dopo i neutrini più veloci della luce è stata scovata la prima traccia del famoso “Bosone di Higgs” (ultimo elemento mancante per capire e spiegare questo universo), la misteriosa particella, senza la quale non staremo con i piedi piantati sulla terra. 
Per i non addetti ai lavori David Miller lo ha spiegato con un facile esempio (e così vinse una bottiglia di champagne nel concorso indetto dal Ministro della Scienza):
“Un salone pieno di gente, qualcuno racconta un pettegolezzo, si forma un primo capannello di persone che commentano, poi un secondo capannello, ecc, il salone viene attraversato da un’ondata di capannelli. che così acquistano “massa e gravità”. 
Così funziona il Bosone di Higgs, battezzato come la Particella di Dio“.
 
Era l'ultimo pezzo mancante del puzzle delle 17 Particelle Elementari (di cui è fatta la materia), senza il quale queste particelle (prive di massa e libere di fuggire alla velocità della luce) non avrebbero mai potuto costruire gli atomi, le stelle, i pianeti e gli esseri viventi.
Per la cronaca, sono 10mila i fisici che studiano il “Bosone di Higgs” nell’LHC di Ginevra (Large Hadron Collider), il più potente acceleratore di particelle del mondo, un anello sotterraneo con 27 chilometri di circonferenza.
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Gli italiani dicono addio al TG e s’informano sul web


La fiducia degli Italiani si sposta verso i network indipendenti. Sondaggio di Demos e Coop sul gradimento dei medi.
Nei giorni in cui viene messo alla porta Augusto Minzolini, il Direttore del Tg1 più discusso della storia, non possono non tornare alla mente le parole di un altro storico direttore del Tg1, Bruno Vespa, che tra le colonne del Corriere della Sera rispondeva ad un attacco di Giorgio La Malfa: “L’editore della Rai è il Parlamento, l’editore di riferimento per questo telegiornale, secondo gli accordi tra gli azionisti, è la Democrazia Cristiana che resta leader del mercato senza concorrenti”.
Alla luce degli ultimi avvenimenti, ci si può rendere conto che la situazione attuale può essere ancora interpretata dall’analisi cinica, ma allo stesso tempo lucida, fatta da Bruno Vespa nel lontano 1992. Se Augusto Minzolini è stato destinato ad altro incarico infatti, non lo si deve al vertiginoso calo di ascolti registrato durante la sua gestione, e nemmeno allo scandalo delle carte di credito aziendali (inchiesta partita diversi mesi fa senza che nessuno vi facesse molto caso).
Minzolini non è più il Direttore del Tg1 semplicemente perché il Tg1 ha cambiato il proprio “editore di riferimento”, e cioè il Governo, dimostrando che, nonostante le numerose riforme del sistema radiotelevisivo italiano tentate nel corso degli anni, i meccanismi sono rimasti sempre gli stessi.
Senza fare giudizi di merito se il sistema sia giusto o sbagliato, uno studio effettuato da Demos-Coop sul capitale sociale dimostra che questo sistema semplicemente diventa sempre meno riproducibile. La proliferazione dei mezzi di informazione ha frammentato il sistema informativo italiano, e il cittadino non è più obbligato ad informarsi in quelli che una volta erano i canali preferenziali di informazione.
Grazie al satellite e al digitale terrestre si sono moltiplicati i canali televisivi, aumentando di conseguenza le voci in circolazione, ma soprattutto sono proliferati siti e blog sul web, permettendo a tutti, anche con poche risorse, di avere un canale di trasmissione del proprio punto di vista. Di conseguenza gli utenti hanno la possibilità di informarsi anche al di fuori dei canonici canali di informazione, e di verificare la veridicità o l’obiettività di una notizia presentata in televisione. Ecco quindi sfatato il mito di “mamma Rai” o della televisione intesa come servizio pubblico, la leggenda secondo cui una notizia fosse vera soltanto perché “l’ha detto la televisione”.
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Politica: ecco quanto ci costa. Ogni mese, ogni anno


Fra i primati imbarazzanti che l’Italia ha messo insieme negli anni, uno dei più odiosi e controversi è relativo ai costi della politica. Ne parliamo tutti ma quasi nessuno ne conosce la vera entità.
Tutti – più o meno – siamo a conoscenza deglistipendi dei politici e dei loro vitalizi, oltre ai tantissimi stipendi degli amministratori locali. Ma se vogliamo espandere la nostra conoscenza in tema costi della politica, è opportuno conoscere ben altre cifre.
In questi giorni di ferventi preparativi della messa in atto di una manovra che ha tolto il sonno a milioni e milioni di italiani, sapere con una certa esattezza di cosa si parli davvero quando si accenna al tema deicosti della politica, potrà da un lato accrescere gli stati di insonnia, ma dall’altro sapere se e come sarà possibile – da parte delle componenti politiche più attive per ciò che riguarda la guerra ai costi troppo esosi degli ambienti istituzionali – abbassare questa enorme pressione che grava fondamentalmente sulle spalle dei cittadini. E non certo i più ricchi.
Inizio dando una cifra: ogni anno la politica in Italia costa ben 23 miliardi di euro. Questo dato scaturisce sommando le spese sostenute da Camera e Senato più una lunga serie di spese per il funzionamento di tutte le istituzioni. Ma è un dato non completo perché è riferito a tutto ciò che è ufficiale.
Pensate infatti alle miriadi di persone che lavorano nel sottobosco della politica. Dai porta borse pagati a nero ai "consulenti" di non ben definita collocazione. Il mantenimentro in essere delle due Camere costa ogni anno 1,7 miliardi di euro. Sappiamo però che non è attraverso la o le manovre che si possono mettere direttamente le mani nelle tasche di Camera e Senato.
 
Infatti, anche quest'anno, con l'articolo 5 si spiega che Camera e Senato possono "autonomamente deliberare" riduzioni di spesa, "anche con riferimento a spese di natura amministrativa e di personale". Se lo faranno, i risparmi andranno al bilancio dello Stato, che li dovrà destinare a interventi straordinari su fame nel mondo, assistenza ai rifugiati o beni culturali. Vediamo ora alcune cifre nel dettaglio.
La Camera spende oltre un miliardo all'anno e il Senato circa 600 milioni. Le uscite per lo stipendio complessivo pagato ogni anno a deputati e senatori dalle rispettive camere di appartenenza sono pari a 144 milioni. Dal viaggio alla "bolletta" telefonica al teatro ecc: a bilancio ci sono anche le voci aggiuntive che compongono la busta paga dei parlamentari. I rimborsi spese pesano per altri 96,1 milioni.
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Poche famiglie hanno grandi ricchezze e molte non ne hanno


La Banca d’Italia, nel supplemento a bollettino statistico, ha fornito numerosi dati relativi allaricchezza delle famiglie italiane. Il dato, a mio avviso più interessante, anche se non rappresenta una novità, riguarda il fatto che la ricchezza italiana è distribuita in modo molto concentrato. Cosa vuol dire? E’ semplice, molte famiglie detengono livelli modesti o nulli di ricchezza mentre poche famiglie dispongono di una ricchezza elevata. Più precisamente a fine 2008 la metà più povera delle famiglie deteneva il 10% della ricchezza totale mentre il 10% più ricco deteneva quasi il 45% della ricchezza complessiva. Comunque la crisi si è fatta sentire anche per la ricchezza delle famiglie italiane: dalla fine del 2007 - quando aveva raggiunto i suoi livelli massimi - alla fine del 2010 la ricchezza netta delle famiglie italiane (somma di attività reali e finanziarie) è diminuita del 3,2% a 8.640 miliardi di euro. Tra il 2009 e il 2010 la ricchezza complessiva è scesa dell'1,5. Però occorre considerare che i confronto con altri paesi sono favorevoli per l’Italia. Alla fine del 2009 la ricchezza netta delle famiglie italiane è stata pari a 8,3 volte il reddito disponibile lordo, contro l'8 del Regno Unito, il 7,5 della Francia, il 7 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 4,9 degli Stati Uniti.
A ciò si deve aggiungere che le famiglie italiane sono meno indebitate: l'ammontare dei debiti era infatti pari all'82% del reddito disponibile (in Francia e in Germania era di circa il 100%, negli Stati Uniti e in Giappone del 130%, nel Regno Unito del 170%). Se si vuole analizzare più nel dettaglio la ricchezza degli italini, si può aggiungere che alla fine del 2010 la ricchezza netta delle famiglie (al netto, cioè, delle passività finanziarie) è stata pari a 8.640 miliardi di euro. La ricchezza lorda era invece pari a circa 9.525 miliardi di euro, corrispondenti a poco meno di 400.000 euro in media per famiglia. Le attività reali rappresentavano il 62,2% della ricchezza lorda, le attività finanziarie il 37,8%. Le passività finanziarie, pari a 887 miliardi di euro, rappresentavano il 9,3% delle attività complessive.
Secondo stime preliminari, nel primo semestre 2011 la ricchezza netta delle famiglie sarebbe leggermente aumentata in termini nominali (0,4%) per effetto di un aumento delle attività sia reali (1,2%) sia finanziarie (0,4%), nonostante le passività abbiano fatto registrare un incremento del 5,4%. Il numero di famiglie con una ricchezza netta negativa, alla fine del 2008 pari al 3,2%, risulta invece in lieve ma graduale crescita dal 2000 in poi. A fine 2010 le abitazioni rappresentavano quasi l'84% del totale delle attività reali. Alla fine del 2010 la ricchezza in abitazioni detenuta dalle famiglie italiane ammontava a oltre 4.950 miliardi di euro, corrispondenti in media a poco più di 200.000 euro per famiglia. La ricchezza in abitazioni, a prezzi correnti, è cresciuta tra la fine del 2009 e la fine del 2010 dell'1% (circa 48 miliardi di euro). La crescita è stata molto inferiore al tasso medio annuo del periodo 1995-2009 (circa il 5,9%), a causa del rallentamento delle quotazioni sul mercato immobiliare. In termini reali, la diminuzione della ricchezza in abitazioni rispetto al 2009 è risultata pari a circa lo 0,5%.