venerdì 10 giugno 2011

Giappone: spunta il te' radioattivo

(ANSA) - TOKYO - Cesio radioattivo oltre i limiti di legge è stato trovato nel té coltivato in un distretto della città giapponese di Shizuoka, a sud-ovest di Tokyo, in una zona che dista in linea d'aria 365 km dalla disastrata centrale nucleare di Fukushima. Secondo le informazioni riferite dall'amministrazione locale, la sostanza tossica è stata rilevata nelle foglie di té già lavorate, in una concentrazione di 679 becquerel/kg che supera i limiti di legge fissati in 500

Morte Aldrovandi, confermate in Appello le condanne ai quattro poliziotti

Bologna, 10 giu. (Adnkronos) - La Corte di Appello di Bologna ha confermato le condanne dei 4 poliziotti accusati della morte del 18enne Federico Aldrovandi avvenuta il 25 settembre del 2005 a Ferrara. La decisione dei giudici è arrivata dopo circa 4 ore di camera di consiglio.
Pene confermate dunque per gli agenti delle volanti della Questura di Ferrara, Enzo Pontani, Monica Segatto, Luca Pollastri e Paolo Forlani, già condannati in primo grado a 3 anni e 6 mesi nel luglio del 2009. Così ha deciso la corte della prima sezione della Corte d'appello di Bologna, presidente Daniela Magagnoli, con i giudici a latere Luca Ghedini e Franca Oliva. Lunedì, nella sua arringa finale, il procuratore generale Miranda Brambace aveva chiesto la conferma di tutte le condanne di primo grado, chiedendo anche che agli agenti non venissero concesse le attenuanti generiche. Tesi ribadita anche dall'avvocato di parte civile, Fabio Anselmo. La difesa aveva invece ribadito la richiesta di assoluzione.

L'accusa è di aver ecceduto nel loro intervento, di non aver raccolto le richieste di aiuto del ragazzo, di aver infierito su di lui in una colluttazione usando i manganelli che poi si sono rotti. E dopo aver ammanettato il giovane a pancia in giù con le mani dietro la schiena, secondo i consulenti, avrebbero causato un'asfissia posturale. Secondo il cardiopatologo dell'Università di Padova, il professor Thiene, il cuore del giovane 18enne avrebbe subito un arresto dopo aver ricevuto un colpo violento.

L'omicidio del giovane avvenne la mattina del 25 settembre 2005 in via dell'Ippodromo a Ferraradove venne fermato da una pattuglia della polizia. Il ragazzo stava tornando a casa dopo aver passato la notte con alcuni amici a Bologna. Secondo la difesa, il ragazzo avrebbe aggredito i poliziotti mostrando evidenti segni di squilibrio e sarebbe morto all'improvviso mentre cercavano di fermarlo a causa dell'assunzione di droga. Secondo l'accusa, invece, venne ucciso da un colpo inferto da uno degli agenti accusati di eccesso colposo in omicidio colposo.

GiurinGiurello

In terra padana arriva la “Festa popolare antileghista”

Il vento è davvero cambiato. Deve averlo pensato anche Umberto Bossi. E non solo per la sconfitta elettorale subita alle amministrative. Come se non bastassero i gavettoni di sterco piombati sul popolo lumbard che, a Brebbia, assisteva al comizio di Bossi il 10 maggio scorso, ora in terra padana arriva anche la “Festa popolare antileghista”.L’appuntamento è per domenica 3 luglio a Brenta, un comune in provincia di Varese a un chilometro in linea d’aria dalla villa di Gemonio, residenza del Senatur in persona. Non un raduno verde Padania, ma una festa in chiave anti-Carroccio, organizzata da “varesotti di nascita o di adozione”, come si apprende sulla pagina Facebook dell’evento a cui sono invitate tremila persone. I manifesti sono pronti e inequivocabili: una vecchietta sculaccia Alberto da Giussano, simbolo della Lega Nord. “Viviamo questa provincia e la vediamo cambiare sotto i nostri occhi – spiegano gli organizzatori – E’ una terra ammalata di leghismo, un male triste fatto di egoismo, qualunquismo, discriminazione e paura”.A organizzare l’iniziativa è l’ associazione locale Comitato per la solidarietà contro le discriminazioni: “La Lega reinventa le tradizioni locali trasformandole in una specie di folklore farsesco – si legge sulla pagina Facebook -. Sventola lo spauracchio del “diverso”, dello straniero, deviando l’attenzione delle persone dai reali problemi. Noi però non ci riconosciamo in questa immagine della provincia di Varese, e ricordiamo che la sua tradizione è quella di una terra di passaggio, di incrocio di genti, di fermento, di solidarietà, di ricerca di una vita migliore”.
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Santoro va via: un processo in arrivo per la Rai?

Lo ha detto ieri Bersani ad Annozero, e non è escluso che si possa fare: la Corte dei Conti potrebbe intervenire per danno erariale.

Il danno erariale è una delle giurisdizioni sulle quali ha competenza la Corte dei Conti nei confronti degli amministratori di società pubbliche o parapubbliche, comunque a prevalente controllo dello Stato . E il concetto è che chi giocherella con i soldi del contribuente almenot dovrebbe utilizzarli bene, soprattutto sei sono impiegati in attività con prevalente scopo di lucro. Così ha perfettamente senso quel che il segretario del PD, Pierluigi Bersani, ieri ha sollevato ad ANnozero, ovvero che in seguito al comportamento del management Rai, si possa sollevare presso la Corte dei Conti un bell’esposto per portare Lorenza Lei e soci davanti al giudice contabile italiano per contestarne il comportamento in punta di diritto.

QUESTIONE DI SOLDI – Insomma, lo abbiamo spiegato diffusamente qualche giorno fa: la scelta di pensionare Santoro fa perdere un mucchio di soldi alla Rai. Ma attenzione, la volpe è sempre più furba di quanto non sembri. Di per sé, la scelta di chiudere Annozero non è questionabile giuridicamente, perché si tratta di una risoluzione consensuale del contratto di collaborazione, come a dire: Santoro non è stato cacciato, Santoro se ne è andato di sua spontanea volontà. Certo, poi, tutti sapipamo il come: anni di mobbing esasperato, contratti non firmati, pressioni di ogni genere. Ma in punta di diritto, formalmente dunque, è una sua autonoma decisione. Da questo punto di vista il direttore generale e il consiglio di amministrazione non sono conducibili in giudizio. Ma anche se la scelta, autonoma, fosse quella di defenestrare il conduttore di ANnoero, ancora il rimedio giudiziale non sarebbe probabilmente proponibile. In fondo sarebbe sata una scelta editoriale autonoma dell’azienda, come tale di per sé non reclamabile dal giudice, che non valuta il merito delle scelte discrezionali dell’editore – società pubblica. Come infatti l’intera giurisdizione amministrativa, il giudice del conto non ha la possibilità di sindacare le scelte degli amministratori pubblici: può soltanto valutare se siano sensate.

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Cesare Battisti, ora Silvio fa l’ipocrita col Brasile. Come fece con Gheddafi

Il ritorno della politica estera del pupo offeso: dopo la Libia tocca a Lula.

Cesare Battisti è latitante in Brasile almeno da prima del 2007, anno in cui viene arrestato a Copacabana: come a dire, non da ieri. Eppure oggi, dopo la discussa decisione del Tribunale Supremo Federale che ha restituito la piena libertà al terrorista del Proletari Armati per il Comunismo, gruppo stragista degli anni ’70, solo oggi Franco Frattini annuncia che l’ambasciatore italiano può comodamente lasciare Brasilia perchè abbiamo improvvisamente litigato con le bionde spiagge di Rio.

VIA L’AMBASCIATORE – S’è detto di tutto a seguito della decisione del TSF. Che bisognava boicottare i mondiali brasiliani; che bisognava evitare di andarci in vacanza, in Brasile; che bisognava entrare in sciopero della fame. Fino, appunto come abbiamo detto, al ritiro della rappresentanza diplomatica in sede.

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Milano: Pisapia presenta nuova giunta nel pomeriggio

Milano, 10 giu. (Adnkronos) - Il sindaco di Milano Giuliano Pisapia presentera' la nuova giunta del capoluogo lombardo oggi pomeriggio alle 16 a Palazzo Marino. Lo annuncia una nota del Comune.

ROMA: MUTI, ''CARO ALEMANNO RINUNCIO A CITTADINANZA ONORARIA''

(ASCA) - Roma, 10 giu - ''Gli echi che mi sono arrivati da Roma sulla questione li ho trovati patetici e desolanti. Non ho voluto che tutto annegasse in una dimensione del genere''.
Sono le parole con cui Riccardo Muti spiega in un'intervista, concessa dal maestro alla rivista austriaca 'News' e ripresa dal Messaggero, il motivo del suo rifiuto alla cittadinanza onoraria romana.Il maestro, che ha comunicato la sua rinuncia attraverso un telegramma-fax indirizzato al sindaco di Roma Gianni Alemanno, ha affermato nell'intervista che ''la cittadinanza romana si e' arenata in pastoie di un livello che ho definito basso solo per il mio ostinato spirito di collaborazione''.Muti ha, comunque, ringraziato il sindaco di Roma affermando che Alemanno e' molto vicino al momento dell'incontro con Tremonti, ''un incontro - racconta Muti - che ha fruttato la presa di coscienza del ministro sui problemi della cultura e dello spettacolo italiani, con relativo reintegro dei fondi destinati al Fus''.

“Dicevo sì al nucleare e all’acqua privatizzata, ma solo per fedeltà a Silvio”

I finiani si schierano: appoggio ai referendum per cancellare le leggi che hanno votato nel 2008

La legge sul nucleare? Io in aula non c’ero. E se c’ero… Beh l’avrei votata. Per disciplina di partito, per obbligo di maggioranza. Lo dicono gli stessi deputati che oggi non solo invitano i cittadini a partecipare al referendum, ma dichiarano un bel poker di sì alle urne. Lo scopo, abrogare la legge che tre anni fa lor stessi hanno votato, il decreto legge 112 del 25 giugno 2008, convertito nella legge 133 del 6 agosto 2008. In esso, precisamente al comma 1, lettera D dell’articolo 7, si stabilisce che il governo debba redigere il Piano Energetico nazionale che include tra l’altro la costruzione di centrali nucleari.

LIBERALIZZAZIONE ‘PRIVATA’ - Nella stessa legge, all’articolo 23bis, si stabiliscono le norme relative alla gestione dei servizi pubblici di rilievo da parte delle amministrazioni. Questo articolo recepisce le direttive dell’Unione Europea, ma in forma particolarmente restrittiva. Stabilisce infatti che la prestazione del servizio pubblico, ad esempio l’erogazione dell’acqua, deve (e non “può”, come invece è ora) avvenire tramite un privato, una società mista pubblico-privato, oppure una società di capitali interamente pubblica facente capo all’ente di riferimento. In seguito è stato il famoso decreto Ronchi, la legge 166 del 2009, a sancire la preferenza verso la gestione privata, permettendo l’appalto a una società pubblica soltanto in casi eccezionali e tramite un complesso iter burocratico.

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Referendum: il Colosseo si sveglia in veste “No atomo”

Referendum: il Colosseo si sveglia in veste “No atomo”
ROMA – Mancano due giorni al referendum e Greenpeace ha deciso di firmare l’ultimo appello del “si” all’abrogazione del nucleare in maniera del tutto creativa. “Italia, ferma il nucleare. Vota si”: è questo il contenuto dello striscione, lungo 300 metri quadri circa, che gli attivisti di Greenpeace hanno srotolato dalla sommità del secondo ordine degli archi del Colosseo. Si è svegliata in questo modo la Capitale, all’alba dell’ultimo giorno di campagna elettorale per i quattro quesiti referendari. Con un Colosseo in parte rivestito da una bandiera gialla che intende ricordare agli italiani, per l’ultima volta (visto che a partire dalla mezzanotte ci sarà il silenzio elettorale), l’importanza del voto domenica e lunedì contro l’atomo in Italia. Un gesto eclatante? Sicuramente, “ma non per protestare – assicurano gli attivisti di Greenpeace, che si sono arrampicati di buon’ora sul monumento di fama mondiale -, ma per chiamare al voto tutti gli italiani, perchè adesso come mai siamo ad un soffio dal successo: fermare il nucleare in Italia ed aprire una nuova era di energie pulite e rinnovabili”. A supporto dell’azione di Greenpeace sono arrivati anche i ragazzi de ipazzisietevoi.org che hanno aperto un altro striscione con lo slogan della loro protesta “I pazzi siete voi. il nucleare non è il nostro futuro”. Sono da poco usciti dal loro rifugio anti-radiazioni, dove hanno vissuto per 28 giorni come se fosse esplosa una centrale nucleare: finestre chiuse, niente cibi freschi, solo internet per comunicare la loro rabbia contro chi vuole imporre i costi del nucleare alle nuove generazioni. Due di loro hanno vissuto nelle ultime due settimane rinchiusi in un grande bidone, costruito da Greenpeace di notte e in segreto sul Pincio a Roma, diventato uno dei simboli più riconoscibili di questa campagna contro il nucleare. La protesta de ipazzisietevoi.org, nata sul web e diffusa attraverso il passa parola sui social media, è cresciuta fino a far raggiungere al sito web le 500mila visite e a farlo diventare uno spazio di confronto e discussione libera sul nucleare, che ha raccolto più di 1500 commenti. “In questi 28 giorni, dal rifugio abbiamo chiesto a chi ci seguiva di mobilitarsi: scendere in strada, stampare i volantini e gli adesivi, convincere amici e conoscenti ad andare a votare. In tanti lo hanno fatto e vogliamo ringraziarli tutti. Ora toccava a noi scendere in piazza per urlare agli italiani che non vogliamo questo futuro. Andate a votare!”, hanno commentato i ragazzi fino ad oggi rinchiusi.

Milano: Fassino risarcito per l'intercettazione pubblicata abusivamente

Milano: Fassino risarcito per l'intercettazione pubblicata abusivamente
MILANO - Si è chiusa la prima parte del processo penale per l'intercettazione abusivamente pubblicata il 31 dicembre del 2005 sul Giornale dell'allora segretario dei Ds che al telefono chiedeva all'allora amministraitore delegato di Unipol, Giovanni Consorte: "Allora abbiamo una banca?". Tale intercettazione, mai sbobinata per ordine dell'allora Gip milanese Clementina Forleo, venne sottratta da Roberto Raffaelli (proprietario della Rcs, la società incaricata della fornitura delle attrezzature per l'intercettazione) e portata a Paolo e a SIlvio Berlusconi (non imputato, in quanto pare si fosse addormentato mentre gli altri discutevano) tramite la mediazione di Eugenio Petessi e Fabrizio Favata. Oggi si sono svolti i patteggiamenti di Raffaelli (condannato ad un anno e 8 mesi con pena sospesa) e di Petessi (condannato ad un anno e quattro mesi). Inoltre si è svolto il rito abbreviato per Favata, condannato a due anni e 4 mesi di reclusione e a risarcire i danni morali a Fassino, costituitosi parte civile. Resta ancora l'ultima parte, il processo con rito ordinario per Paolo Berlusconi. Quello inizierà il prossimo 4 ottobre ed anche lì l'attuale sindaco di Torino è costituito Parte Civile.

Libia: 'lacune Nato, missione a rischio'

(ANSA) - BRUXELLES - Le "lacune" della Nato, materiali o politiche, potrebbero "compromettere" l'efficacia della missine dell'alleanza atlantica in Libia. Lo ha detto il segretario americano alla Difesa, Robert Gates.

'Ndrangheta, 12 fermi nel cosentino "Volevano uccidere un magistrato"

I provvedimenti riguardano alcuni presunti affiliati alla cosca Abbruzzese

COSENZADodici persone sono state sottoposte a fermo di indiziato di reato nel corso di un operazione dei carabinieri della provincia di Cosenza con la collaborazione del commissariato della polizia di stato di Castrovillari. I provvedimenti, restrittivi sono stati emessi dalla Dda (Direzione Distrettuale Antimafia) di Catanzaro, e riguardano alcuni presunti affiliati alla cosca Abbruzzese , egemone nel territorio dell'alto Jonio cosentino.

I fermati sono ritenuti responsabili di associazione mafiosa, associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione aggravati di armi da sparo comuni e da guerra. L'attività investigativa ha consentito di accertare che la cosca degli "zingari" , già duramente colpita con l'arresto del latitante Nicola Abbruzzese avvenuto lo scorso 26 maggio da parte dei Carabinieri di Cosenza , e con la condanna all'ergastolo del fratello di quest'ultimo, Francesco, ritenuti i capi dell'organizzazione mafiosa, per rispondere ai colpi ricevuti dallo stato, stava pianificando un' imminente attentato alla vita di un magistrato della Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

Etna, rimborsi per le ceneri Scapagnini torna in aula

L'ex sindaco di Catania di fronte ai giudici della Corte d'appello. E' accusato di abuso d'ufficio per i risarcimenti ai dipendenti del Comune per i danni subiti dalle polveri del vulcano. Tre giorni prima delle elezioni

"Posso anche avere commesso degli errori, ma sono certo di essere stato ispirato dall'interesse pubblico", così dichiara l'ex sindaco di Catania Umberto Scapagnini davanti alla Corte d'appello di Catania. Oggi è tornato in aula dopo essere stato condannato a due anni e sei mesi per abuso d'ufficio in primo grado per i contributi concessi dalla pubblica amministrazione ai dipendenti comunali per danni da "cenere nera", eruttata dall' Etna. Contributi elergiti tre giorni prima delle elezioni comunali del 2005.

Al centro dell'inchiesta, avviata dal sostituto procuratore Ignazio Fonzo, oggi consulente dell'Antimafia, e dal pm Francesco Puleio, sono due le delibere comunali per la restituzione dei contributi previdenziali ai dipendenti. Di fatto, i circa quattromila dipendenti comunali di Catania ricevettero in busta paga una somma compresa tra i 300 e i 1.000 euro, che dovranno ora restituire senza interessi in undici anni al loro ente previdenziale. Oltre alla condanna in primo grado di Scapagnini, due anni e due mesi erano stati inflitti agli assessori della sua giunta di centrodestra. In Appello, invece, il procuratore generale ha chiesto per l'ex sindaco la condanna a otto mesi, solo per abuso d'ufficio, ritenendo insussistenti le violazioni elettorali. Scapagnini ha spiegato che le motivazioni della delibera erano "mirate a evitare innumerevoli azioni risarcitorie da parte degli impiegati del Comune".

Romano, il pm insiste per l'archiviazione ma accusa: "Emerso quadro di contiguità"

Udienza davanti al gip Giuliano Castiglia per decidere sulla richiesta del sostituto procuratore Nino Di Matteo. Parola anche alla difesa. Il giudice si è riservato di decidere

La Procura di Palermo insiste per la richiesta di archiviazione nei confronti del ministro dell’Agricoltura Saverio Romano. Ma davanti al gip Giuliano Castiglia il pubblico ministero Nino Di Matteo accusa: "Dall’indagine è emerso un quadro preoccupante di evidente contiguità con le famiglie mafiose di Cosa nostra". Secondo la ricostruzione del magistrato che a lungo ha indagato sui rapporti fra mafia e politica, ci sarebbe la prova di almeno tre episodi che vedono come protagonista Romano. "Innanzitutto, la richiesta di consenso elettorale per Cuffaro sollecitata nel 1991 ad Angelo Siino - spiega Di Matteo in udienza - con la consapevolezza che Siino orbitasse in ambienti mafiosi".Il secondo episodio citato dal pm riguarda un pranzo a Roma, in un ristorante a Campo dei fiori: "Era presente anche l’attuale pentito Francesco Campanella - spiega - Romano disse, facendo riferimento a lui: Francesco mi vota, perché siamo della stessa famiglia". Per la Procura, "non si tratterebbe della famiglia Dc, ma della famiglia mafiosa di Villabate".Il terzo episodio riguarda la candidatura di Giuseppe Acanto: "Fu caldeggiata a Romano da Campanella e da Nicola Notaro, il responsabile cittadino del Cdu oggi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa". Conclude il pm: "Queste sono le prove della contiguità di Romano ad ambienti mafiosi, ma non sono sufficienti per dimostrare il suo contributo specifico e consapevole all’associazione mafiosa". Il gip si è riservato di decidere.

Sor Bossi e gli altri furbetti del parlamentino

di SALVO FICARRA & VALENTINO PICONETra una settimana si vota. È stato calcolato che per raggiungere il quorum richiesto dalla legge e archiviare definitivamente il nucleare - e minchiate simili - saranno necessari 25.332.487 voti, altrimenti la battaglia sarà persa. Noi personalmente a votare ci andremo, quindi il quorum è già sceso a 25.332.485. Il grosso è fatto, insomma. Da qualche parte, in mezzo a qualche libro, qualcuno ha detto che ogni lungo viaggio comincia con un piccolo passo, ecco perché nelle prossime ore ognuno di noi dovrà fare la propria parte e cercare di convincere quante più persone possibili ad andare a votare. Un voto, un passo... e comu finisci si cunta. Non c'è dubbio, però, che negli ultimi giorni il fiume referendario si stia ingrossando sempre di più. I segnali che qualcosa si sta muovendo sono sempre più evidenti. Prova ne è che anche i partiti di maggioranza hanno cominciato delle strategiche marce indietro non dando indicazioni di voto e dichiarando, addirittura, di lasciare liberi i propri elettori di votare come meglio credono.

Dalle nostre parti si dice che si stanno mettendo il ferro dietro la porta. Il politico, si sa, va dove soffia il vento, ma se il vento non c'è, lui se ne sta fermo ad aspettare come una bandiera immobile. I furbetti del parlamentino, insomma, hanno fiutato una blanda possibilità di sconfitta e si stanno riposizionando per il futuro. Sì, perché è quantomeno strano che prima fanno le leggi ad personam e ad nuclearum, e poi, quando vengono chiamati a rispondere davanti al popolo proprio su queste leggi, invece di difenderle a spada tratta, le abbandonino al loro destino come una Moratti qualsiasi. Dalle nostre parti si dice che non hanno russura nà facci.Nel panorama politico però, come al solito, quello più "furbo" rimane sempre lui, il più romano dei parlamentari, sor Bossi. Che meraviglia quell'uomo. Sì, perché mentre la sua base e il suo popolo implorano una sua sacrosanta presa di posizione sul nucleare, lui temporeggia, rutta e fa battute. Proprio lui, quello della Lega, quello che dovrebbe avercelo durissimo, quello che ha fatto della difesa del territorio il suo somaro di battaglia, quello che quando parla di padania gli si illuminano gli occhi come se parlasse di qualcosa che esiste veramente. Lui, sor Bossi, non ha il coraggio di dire che il nucleare dovrebbe andarsene "fora da i ball".

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Rubbia: "Nucleare costa troppo puntare su mix gas-geotermia"

Alla vigilia del referendum sull'atomo, parla il premio Nobel: "Guai a ignorare la lezione di Fukushima". Dal sottosuolo di Lazio, Toscana e Campania un potenziale pari a quattro impianti alimentati ad uranio

di ANTONIO CIANCIULLO
L'INTERVISTA
ROMA - "Fukushima ha rappresentato una grande sorpresa perché ha evidenziato uno scollamento tra le previsioni e i fatti. È stata una lezione ed è pericoloso non imparare dalle lezioni. Soprattutto per un paese come l'Italia che con il Giappone ha molti problemi in comune: non solo la sismicità ma anche gli tsunami prodotti da un terremoto, come l'onda gigante che ha distrutto Messina nel 1908. È ragionevole fare una centrale atomica in Sicilia?". Carlo Rubbia, il Nobel che in Italia ha inventato il progetto pilota per il solare termodinamico, osserva il panorama energetico a tre mesi dall'inizio di un incidente nucleare che non si è ancora concluso.Dopo Fukushima tutto il mondo s'interroga sul futuro del nucleare e paesi come la Germania e la Svizzera hanno deciso di uscire dal club dell'atomo. Il governo italiano invece vuole rientrare. Le sembra una buona scelta?"Non si può rispondere con un sì o con un no. Bisogna esaminare i problemi partendo da una domanda fondamentale: quanti soldi ci vogliono e chi li mette. Si dice che una centrale nucleare costa 4-5 miliardi di euro. Ma senza calcolare gli oneri a monte e a valle, cioè le spese necessarie per l'arricchimento del combustibile e per la creazione di un deposito geologico per le scorie radioattive come quello che gli americani hanno cercato di fare, senza riuscirci ma spendendo 7 miliardi di dollari, a Yucca Mountain".Insomma quanto costerebbe il piano italiano che punta ad arrivare al 25 per cento di elettricità dall'atomo?"Per raggiungere un obiettivo del genere, e o si raggiunge un obiettivo del genere oppure è inutile cominciare perché si hanno solo i problemi senza i vantaggi, serviranno una ventina di centrali e quindi possiamo immaginare un costo diretto che si aggira sui 100 miliardi di euro. Il punto, come dicevo, è chi li mette sul tavolo".
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Poste, zero interessi sul conto corrente La nuova strategia? Imitare le banche

Il tasso di interesse lordo per i correntisti Bancoposta passerà da 0,15 per cento a zero. La proposta inviata a oltre 5 milioni di utenti. La strategia: chiudere i vecchi conti per passare a un nuovo prodotto che azzera i costi con l'accredito di stipendio o pensione

di LUCA PAGNI
Il Bancoposta azzera gli interessi ai propri correntisti. La nuova incredibile proposta è contenuta nelle oltre cinque milioni e mezzo di lettere che, in questi giorni, stanno arrivando al domicilio di tutti i correntisti di Bancoposta. "Si informa - si legge nella lettera - che il tasso di credito, a partire dal primo settembre, passerà dallo 0,15% allo 0,00 per cento".Lo hanno già definito il "non tasso", una proposta che - a prima vista - potrebbe rivelarsi un suicidio commerciale e concretizzarsi con una fuga di massa dei risparmiatori. Di sicuro, non arriva nei giorni più propizi per Poste spa, la cui attività nei 60mila sportelli sparsi per la penisola è tornata alla normalità solo ieri, dopo giorni di disservizi causati dal sistema informatico andato in tilt. Ma la realtà è molto più complessa. L'idea dell'amministratore delegato Massimo Sarmi e dei suoi manager è proprio quella di spingere i correntisti a chiudere il conto Bancoposta. E allo stesso tempo convincerli a passare a un nuovo prodotto, che verrà pubblicizzato per tutta l'estate. Senza troppa fantasia lo hanno battezzato "Banco Posta più", con vantaggi e svantaggi completamente diversi dal precedente.Il Bancoposta in via di rottamazione deve il suo successo - a detta degli addetti ai lavori - alla semplicità e alla trasparenza dell'offerta: gli unici costi sono i 30,99 euro annui della tenuta conto, cui si sommano i 10 euro sempre all'anno per il bancomat. In cambio, un tasso che ora è pari dello 0,15%. Ora si cambia, con la nuova offerta che assomiglia molto di più a quanto si è solito contrattare in banca: i costi di tenuta conto vengono azzerati a patto di accreditare lo stipendio o la pensione, chiedere la domiciliazione delle bollette e una carta di credito. Lo stesso per il bancomat: i 10 euro vengono azzerati solo con l'accredito di stipendio/pensione e la domiciliazione delle bollette. E il tasso? Sale, si fa per dire, allo 0,25%, ma diventa dell'1%, sempre con la solita clausola dell'accredito stipendio e richiesta carta di credito.
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Offensiva del premier per far saltare la Lei

Berlusconi contesta al direttore generale di non aver imposto al conduttore la clausola di non concorrenzala corte dei Conti: gravi danni all'aziendaIl rappresentante della magistratura contabile in cda: "Lunedì si decida o parte un'inchiesta"

La manager di Viale Mazzini costretta a vedere grandi investitori senza sapere i nuovi palinsesti

di GOFFREDO DE MARCHIS
ROMA - Santoro fuori dalle scatole non basta. Silvio Berlusconi sceglie la strada della spallata a Viale Mazzini. Vuole mandare a gambe all'aria l'azienda, cambiare tutto. Nel mirino adesso c'è Lorenza Lei, il direttore generale. Deve saltare, chi se ne importa se è lì da appena un mese. Sul conduttore di Annozero ha sbagliato, avrebbe dovuto strappare la clausola di non concorrenza. Santoro si prepara a far danni su La7 e forse anche altrove. Dunque, avanti a testa bassa. L'oltranzismo del Cavaliere non risparmia nessuno, nemmeno l'ascoltatissimo consigliere, l'amico Fedele Confalonieri, che gli ha fatto capire come la guerra alle star della tv pubblica può danneggiare soprattutto la pubblicità su Mediaset. Berlusconi non ci sente. Va al duello con Raitre. Con Ballarò, con l'informazione di sinistra.L'ordine di disertare il consiglio di amministrazione ai cinque membri del centrodestra viene dall'alto, dal premier. È un gesto di rottura devastante che non rimane senza conseguenze. Oltre alle proteste di Paolo Garimberti, Luca Calamaro, il giudice della Corte dei Conti che siede nel cda, fa verbalizzare quello che annuncia il collasso di Viale Mazzini, lo tsunami capace di spazzare via la televisione pubblica. "Siamo riuniti da tre giorni e non riusciamo ad approvare i palinsesti. Non mi interessano le questioni politiche, ma dev'essere chiaro che si sta determinando un gravissimo danno economico all'azienda", detta il magistrato contabile al segretario del consiglio. Nero su bianco. Il commento diventa un atto ufficiale. Se anche la riunione di lunedì dovesse saltare, la Corte aprirà inevitabilmente un'inchiesta. Perché senza palinsesti la Rai non può vendere gli spot, perde milioni di euro. Oggi la Lei incontra due grandi investitori e non sa quale Rai presentare: quali programmi, quali conduttori.Lo spolpamento di Raidue e l'offensiva contro Raitre stanno diventando molto più di un caso politico. Stanno diventando una questione di vita o di morte per l'azienda. Con i conti in rosso e la pubblicità che la abbandona insieme con i programmi più seguiti, "la Rai rischia di non pagare gli stipendi ai suoi 13 mila dipendenti", è l'allarme rosso del consigliere Nino Rizzo Nervo.
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Minzolini è una tassa da 600mila euro. A carico nostro

Il direttorissimo perde spot e audience. E chi paga?

La barzelletta che più si sente dire in giro su Michele Santoro è che “fa propaganda con i soldi del canone”. Visti i pulpiti da cui viene la predica, bisognerebbe semplicemente ignorarla per andare avanti. Ovvero, basterebbe notare che Annozero ha fatto entrare nella casse della Rai 15 milioni di euro, di fronte a spese per 7 milioni, per zittire chi la pensa così.

MA C’E’ DI PEGGIO - In realtà, però, c’è di peggio. Ovvero, che c’è davvero chi fa propaganda con i soldi del canone, in Rai. Ovvero, chi continua a perdere soldi e share per condurre il telegiornale, soldi che comunque verranno ripianati proprio dal canone. E’ Augusto Minzolini:

Q uasi 700 mila telespettatori danno la valutazione più democratica al Tg1 di Augusto Minzolini. Loro hanno smesso di guardarlo dal giugno 2009 con la prima apparizione e il primo editoriale. Ma chi resiste e chi è abbonato, assieme ai 700 mila transfughi, deve sapere che con il canone paga anche i buchi che Minzolini provoca al patrimonio di Viale Mazzini con la stessa leggerezza con cui censura le notizie. Per rimediare al 4% di share scomparso, dal primo gennaio (elaborazione dati Auditel studio Frasi), la Rai ha ridotto di 30 secondi la pubblicità in coda al Tg1: mezzo minuto che vale tra i 40 ai 50 mila euro al giorno. Totale: 600 mila euro nel 2011, per adesso.

Carlo Tecce, sul Fatto Quotidiano, spiega poi che a questo bisognerebbe aggiungere le multe:

Poi c’è il capitolo multe multe che misura la qualità del Tg1, anzi, il suo tasso di fedeltà al governo. Il direttorissimo ha affrontato due campagne elettorali: le regionali 2010, le amministrative 2011. L’anno scorso ha rimediato una sanzione di 100 mila euro dall’Agcom per aver violato la par condicio. Anche se è superfluo specificare, il Tg1 apriva i microfoni a B., Lega, Pdl e ignorava le opposizioni. Quest’anno la raccolta è migliore: due multe nel giro di una settimana, prima un avviso di 100 mila euro e poi, perché recidivo al pari del Tg4 di Emilio Fede, altri 258 mila euro per il messaggio a reti unificate di Silvio Berlusconi.

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Silvio ordina: “Fuori Fazio, Floris e Gabanelli”

Bloccato il Cda con i palinsesti in Rai. Per ordine del premier?

Ne parla Carlo Tecce sul Fatto Quotidiano: l’annullamento del consiglio di amministrazione della Rai di ieri in cui si doveva decidere dei palinsesti per la prossima stagione è arrivato a causa dell’assenza “strategica” dei cinque consiglieri in quota al centrodestra. E il motivo, a quanto pare, risiede in una telefonata di Silvio Berlusconi (o chi per lui):

Cinque chiamate di Silvio Berlusconi ai cinque consiglieri di maggioranza, a poche ore dal voto in Cda per i palinsesti autunnali. Un messaggio semplice: “Non vi azzardate a votare quel pacchetto con i soliti programmi di sinistra”. Annientate il terzo canale. E i cinque disertano l’assemblea per far mancare il numero legale e costringono il direttore generale Lei a rinviare l’ora fatale a lunedì. Tre giorni per spingere verso la porta i conduttori invisi al Cavaliere, aumentare trappole e tranelli per favorirne la fuga. Non c’è un motivo, o una spiegazione tecnica, ai consiglieri ammutinati. Antonio Verro nega al Fatto di aver eseguito un ordine di Berlusconi, anche se conferma di sentirlo con frequenza. Parla con Il Fatto propr io mentre sta per raggiungere Berlusconi a Palazzo Grazioli. Ma per decifrare le intenzioni del Cavaliere, basta leggere le dichiarazioni di Verro, ex deputato di Forza Italia. Come se il verbo di B. si fosse impossessato del suo corpo: “Rai3 si configura sempre più come un’enclave separata dal resto dell’offerta aziendale. Non voglio mandare a casa Floris, ma ritengo che possa cambiare B a llarò”. Ecco, la sequenza berlusconiana: Ballarò, Repor t, Che tempo che fa,Parla con me e via a recitare un elenco che il Cavaliere conosce bene.

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