venerdì 9 settembre 2011

Penati, i pm cercano la mazzetta nei 240 milioni pagati a Gavio

Per ogni azione 1,27 euro in più rispetto al prezzo stimato. All'epoca la Provincia controllava già con il Comune di Milano la società

di WALTER GALBIATI MILANO - Una "zona grigia" di 1,27 euro. Se c'è, è qui che potrebbe annidarsi la tangente che il gruppo Gavio avrebbe pagato all'allora presidente della Provincia di Milano Filippo Penati. Perché è questa la differenza fra il prezzo massimo per azione che i consulenti della procura e gli advisor della Provincia stimarono all'epoca dell'operazione, e il prezzo che l'ente pubblico pagò per il 15% della Serravalle acquistato da Gavio. L'obiettivo di Penati era di rilevare la quota dell'autostrada Genova-Milano in mano al gruppo Gavio per avere il controllo della società. Il prezzo pagato fu di 8,83 euro per azione, un valore giudicato spropositato da molti osservatori, e congruo dai professori Villa e Cattaneo (che redassero una perizia per la procura di Milano quando nel 2005 a seguito di vari esposti aprì un'indagine) solo se si considera parte dell'operazione anche il pacchetto di azioni già posseduto dalla Provincia, in modo che il prezzo di 8,9 euro per azioni si "spalmi" sull'intera partecipazione. Ma anche agli occhi dei periti del Tribunale, quell'acquisto a carissimo prezzo effettuato da un ente pubblico, che in regime di patto di sindacato con un altro ente pubblico (il Comune di Milano) già controllava la maggioranza della Serravalle, è parso del tutto insensato.
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Il sexy shop sotto casa di D’Alema

Apre un negozio automatico di “gingilli”e lui sottoscrive un documento contro la nuova attività commerciale

La storia ce la racconta Libero in un articolo di Rita Cavallaro:

Apre un sexy shop automatico nella Roma bene e tra gli abitanti monta la rabbia. Tanto che, contro il negozio che offre sex toys e video hard ai clienti più timidi, è stata addirittura organizzata una raccolta firme degli indignati residenti, i quali chiedono a gran voce la chiusura del “luogo della perdizione”. Un piccolo locale al civico 27 di via Avezzana, proprio accanto al palazzo dove vive Massimo D’Alema.

Perché D’Alema abita proprio lì, con i figli:

Ebbene, il presidente del Copasir possiede nella stradina a pochi metri da piazza Mazzini ben due appartamenti, venti vani tra il primo e il secondo piano. In uno vive lui con la moglie Maria Rosaria Giuva, quello sopra è intestato ai figli. D’Alema non ha ancora sottoscritto il documento contro la nuova attività commerciale, ma sono in tanti a giurare che quel sexy shop in bella vista sotto il suo balcone non gli piaccia affatto e che la consorte abbia più volte manifestato la sua contrarietà. A preoccupare non solo gli abitanti di via Avezzana, ma anche i condomini che vivono a via Nicotera, Pimentel e Sanfelice; è il fatto che “Sex is Now” (questo il nome della videoteca automatica per adulti) possa trasformare la stradina nel cuore di Prati in un ritrovo per amanti del sesso.

Proprio per questo i residenti (tra cui D’Alema, a quanto pare) si stanno attrezzando per fermarlo:

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http://www.giornalettismo.com/archives/146207/il-sexy-shop-sotto-casa-di-dalema/

“Santoro litiga con il Fatto per la sua tv”

Libero ci racconta le peripezie del conduttore per il suo nuovo programma

Sempre molto british, Libero oggi dedica un’altra mezza pagina a Michele Santoro e al suo progetto di un nuovo programma televisivo che andrà in onda sulle “piccole” tv, al di fuori del circuito Rai-Mediaset-La7:

Fra le televisioni private che hanno aderito al progetto figurano anche emittenti, come Telenorba e Telelombardia, visibili sul bouquet di Sky. Un elemento questo, tutt’altro che secondario, considerata la frammentazione dell’etere televisivo, alle prese con il passaggio al digitale terrestre. A guidare l’operazione, sotto il profilo tecnico, sarà l’editore lombardo David Parenzo, che partecipa al progetto con Mediapason, società che controlla le emittenti Telelombardia e Antenna tre. Parenzo metterà a disposizione di Santoro studi televisivi e troupe per la “confe – zione” del programma, oltre alla concessionaria pubblicitaria per la raccolta degli spot. Non è detto, però, che Santoro non intenda percorrere la strada del programma itinerante, anche se più costoso (circa il 30% in più), come ha sperimentato con Raiperunanotte e Tuttinpiedi, esperimenti televisivi realizzati a Bologna.

Insomma, ogni puntata una piazza diversa, in modo da andare incontro alle varie emittenti partecipanti al progetto:
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Indennità e vitalizi d'oro, la beffa dei tagli alla politica e le promesse non mantenute

Non c'è traccia di «scelte epocali» e risparmi milionari. Via anche la norma sull'ineleggibilità dei corrotti.

«E tu osi credere ai tuoi occhi invece che a me?». Il fastidio con cui nella maggioranza vivono lo scetticismo dei cittadini nei confronti dei tagli alla politica ricorda la battuta di una leggendaria diva del cinema al marito che l'aveva sorpresa a letto con un amante: ma come, non ti fidi?

Il guaio è che di impegni, promesse, giuramenti, in questi anni ne abbiamo sentiti davvero troppi. Prendiamo due titoli di poche settimane fa dell'Ansa. Il primo: «Ok a bilancio Camera, tagli per 150 milioni». Il secondo: «Via libera Senato a tagli per 120 milioni». Non c'è estate, praticamente, che le agenzie non annuncino tagli radicali. Tutti futuri: il prossimo anno, nei prossimi due anni, nei prossimi tre anni... Poi vai a vedere e scopri che le spese correnti, quelle che contano, non scendono mai. E se Montecitorio nel 2001 costava 749,9 milioni di euro oggi ne costa un miliardo e 59 milioni. Sforbiciata reale nel 2011: meno 0,71%. E se Palazzo Madama dieci anni fa costava 349,1 milioni oggi ne costa 574. Con un aumento del 65%. In un decennio in cui il Pil pro capite italiano è calato del 4,94%. Sforbiciata reale nel 2011: 0,34%. Meno di un centesimo della amputazione radicale ai fondi per la cultura, falcidiati in un decennio del 50,2%.

E se al Quirinale va riconosciuto d'avere tentato di frenare la macchina impazzita e ormai quasi incontrollabile con un aumento del 5,07% negli ultimi anni seguiti al divampare delle polemiche sui costi della politica, non si può dire lo stesso per il Senato (+9,37%), la Camera (+12,64), la Corte Costituzionale (+11,48) e soprattutto il Cnel, schizzato all'insù, dopo un periodo di magra, del 20% tondo: il quadruplo dell'aumento del Colle.

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http://www.corriere.it/economia/11_settembre_09/rizzo-stella-tutte-le-promesse-non-mantenute_46b89716-daa5-11e0-9c9b-7f60b377ee16.shtml

Il legale di Tarantini rivela ai pm: ho ricevuto l'incarico dal Cavaliere

E Gianpi conferma: mi pagò l'avvocato Portai a casa del presidente anche amiche di mia moglie della Bari bene

Giampaolo Tarantini
Giampaolo Tarantini
NAPOLI - «Nel settembre 2010 mi chiamò il presidente onorevole Berlusconi e mi chiese di assumere la difesa di Tarantini. Subito dopo io chiamai l'avvocato Ghedini al quale comunicai tale circostanza. Ghedini si limitò a dirmi che Tarantini non si era trovato bene con il precedente difensore». È il 2 settembre scorso. L'avvocato Giorgio Perroni, uno dei difensori del presidente del Consiglio, viene interrogato dai pubblici ministeri di Napoli. E fornisce la conferma definitiva sul fatto che fu proprio il premier a scegliere chi doveva assistere Tarantini nel processo di Bari. Il resto lo fa lo stesso imprenditore barese quando ammette di non aver mai pagato le spese legali «perché provvedeva direttamente Berlusconi». E, soprattutto quando racconta le preoccupazioni di quest'ultimo sui contenuti delle intercettazioni allegate all'indagine sulle feste di palazzo Grazioli. Le nuove carte processuali sul presunto ricatto a Berlusconi contestato ai coniugi Tarantini e al faccendiere Valter Lavitola forniscono dunque nuovi e importanti dettagli sulla volontà del capo del governo di tenere «sotto controllo» l'uomo che nel 2009 aveva reclutato per lui decine di donne da portare alle feste, prima fra tutte Patrizia D'Addario. Ieri, assistito dai suoi legali Alessandro Diddi e Ivan Filippelli, l'imprenditore pugliese è stato nuovamente interrogato. Più di tre ore di domande, quasi tutte concentrate proprio sul flusso di denaro e sulle modalità di pagamento, anche perché non si esclude un contatto fra i pubblici ministeri di Napoli e quelli di Milano titolari dell'inchiesta sulle feste ad Arcore per verificare eventuali analogie nel pagamento di indagati e testimoni. In sostanza si vuole scoprire se i soldi utilizzati per «mantenere» Tarantini provengano dallo stesso conto usato per pagare le ragazze dell'Olgettina, Lele Mora ed Emilio Fede. Del resto è stato lo stesso giudice di Napoli a evidenziare come le consegne di denaro autorizzate dal premier siano state effettuale in violazione della normativa antiriciclaggio.
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Il piano di Obama: 447 miliardi per far ripartire economia ed occupazione

L'appello del presidente: «Votatelo subito». Taglio fiscale per i lavoratori dipendenti. l'apertura dei Repubblicani

Brak Obama al Congresso (EPA)
Brak Obama al Congresso (EPA)
MILANO - Barack Obama ha sfidato i repubblicani giovedì sera con un discorso di 45 minuti di fronte al Congresso in seduta comune, per illustrare il piano da 447 miliardi di dollari per far ripartire l'occupazione. Un pacchetto molto più grande dei 300 miliardi anticipati alla vigilia, e battezzato «American Jobs Act», legge per il lavoro americano: «Dovete approvarlo subito», ha detto senza mezzi termini il presidente, e lo ha ripetuto più volte in un discorso dal tono secco, temperato dall'invito a lavorare insieme ma tutto rivolto a rovesciare sui repubblicani la colpa di un'eventuale recessione futura. «Qualcuno pensa che le differenze tra noi sono così grandi che solo le elezioni possono risolverle. Ma sappiate che le elezioni sono tra 14 mesi, e gli americani non possono permettersi di aspettare 14 mesi», ha detto il presidente, puntanto il dito indice verso la platea.

L'APERTURA DEI REPUBBLICANI - La prima reazione da parte repubblicana è stata di apertura. Il presidente della Camera John Boehner, nonostante più volte non si fosse alzato con il resto dell'emiciclo durante gli applausi in piedi, ha fatto sapere subito che il piano Obama «merita considerazione» e che «è mia speranza che si possa lavorare insieme». Parole lontane però da quelle della destra del partito, con diversi esponenti vicini al Tea Party che non si sono neppure presentati ad ascoltare il presidente.

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http://www.corriere.it/esteri/11_settembre_09/Obama-congresso-piano-occupazione_ec9dbb44-daa4-11e0-9c9b-7f60b377ee16.shtml

Gigantesco blackout in sud Usa e Messico

(ANSA) - SAN DIEGO - Quasi 5 milioni di persone sono rimaste senza elettricita' nel sud della California, in Arizona e nello stato messicano della Baja California, dove quello che sembra essere un ''errore umano'' ha causato un gigantesco blackout. Traffico autostradale in tilt, voli cancellati all'aeroporto internazionale di San Diego, distribuzione dell'acqua e del gas ferme in varie zone, gente soccorsa in ascensori bloccati, scuole chiuse almeno fino a lunedi' sono i risultato del blackout.

Caso Tarantini: Ghedini, mai occupato di contabilita' personale Berlusconi

Roma, 9 set. - (Adnkronos) - ''Il titolo pubblicato oggi in un articolo su il 'Fatto Quotidiano' 'Ghedini sapeva' e' del tutto mistificatorio e non corrispondente alle dichiarazioni del Tarantini riportate nello stesso articolo. E' proprio lo stesso Tarantini che fa soltanto delle supposizioni ponendo una espressa formula dubitativa sul fatto che fossi a conoscenza di tali pagamenti''. Lo precisa il parlamentare del Pdl e legale del premier, Niccolo' Ghedini.

Minacce di Panetta e Sarkozy all’Iran, qualcosa bolle in pentola?

Minacce di Panetta e Sarkozy all’Iran, qualcosa bolle in pentola?

Nelle ultime settimane il presidente francese Nicolas Sarkozy ed il capo del Pentagono Leon Panetta hanno fatto dichiarazioni anti-iraniane molto dubbie, nel senso che le loro parole hanno punti in comune che lasciano pensare al fatto che l’Occidente, abbia ordito un nuovo complotto contro la Repubblica Islamica dell’Iran.

Sarkozy ha prima minacciato l’Iran di una guerra preventiva e poi ha persino prefissato una data, 3 anni, entro cui in Iran si dovrebbe verificare una rivolta sul modello dei paesi arabi.

Anche Panetta ha detto che presto ci sarà una insurrezione in Iran ed ha insistito sul fatto che è solo questione di tempo.

Le dichiarazioni sono decisamente dubbie anche perchè i disordini verificatisi dopo le elezioni del 2009 in Iran, come poi dimostrò il ministero dell’intelligence iraniano, avvennero grazie all’intromissione di elementi finanziati e organizzati dall’estero.

È probabile che nella pentola degli occidentali stia bollendo qualche altro complotto.

Quello che però ignorano sia Sarkozy che Panetta, è che in Tunisia, Egitto, Libia, Yemen e Bahrain, il sentimento dominante è l’odio per gli americani e per le dittature filo-occidentali. In questo senso un cambiamento storico in Iran si è già verificato nel 1979 quando la rivoluzione islamica cacciò dal paese l’uomo di fiducia degli Stati Uniti, Mohammad Reza Pahlavi.

Dunque non è l’Iran che storicamente debba seguire i paesi arabi ma in realtà sono i paesi arabi che a circa 30 anni dalla rivoluzione iraniana, hanno imboccato la stessa via del “risveglio islamico” e potrebbero dar vita, tutti insieme, ad un vero e proprio Rinascimento in versione islamica.

Infatti, basta immaginare che paesi come Yemen, Bahrain o Tunisia divengano forti e progrediti come l’Iran di oggi. Allora, il mondo islamico, sarà veramente tutta un’altra cosa.

Egitto: oggi milioni in piazza Tahrir per protestare contro giunta militare

Egitto: oggi milioni in piazza Tahrir per protestare contro giunta militare
IL CAIRO – Oggi la storica piazza Tahrir del Cairo sarà di nuovo gremita di gente che protesterà contro la supremazia della giunta militare sulla nazione, che ha agito in maniera impopolare in diverse occasioni. Secondo il corrispondente di Press TV, i processi militari a 12 mila persone arrestate nelle proteste contro Mubarak, la costruzione di un muro dinanzi all’ambasciata israeliana al Cairo e le voci sulle buone relazioni con Israele, sono solo alcuni dei motivi che hanno spinto gli egiziani a organizzare per oggi la protesta contro la giunta militare. Oggi, oltre che a piazza al-Tahrir, gli egiziani si sono dati appuntamento anche dinanzi all’ambasciata del regime sionista. Il candidato alle presidenziali Mohammed El Baradei, ex direttore dell’AIEA, ha detto la settimana scorsa che in Egitto potrebbe verificarsi una seconda rivoluzione, questa volta molto più violenta della prima.

Iran: missili Nato in Turchia sono minaccia per pace nella regione

Iran: missili Nato in Turchia sono minaccia per pace nella regione
TEHERAN – Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Ramin Mehmanparast ha criticato l’installazione di batterie di missili Nato sul suolo turco ribadendo che l’Iran è contrario ad ogni azione che militarizzi l’atmosfera internazionale incrementando la corsa alle armi. Secondo l’IRIB, Mehmanparast ha stigmatizzato la mossa ricordando che i missili Nato in Turchia non danno alcun aiuto alla pace della regione e non servono nemmeno a garantire la sicurezza del paese che ospita i sistemi missilistici. Mehmanparast ha spiegato che la mossa dimostra che gli Usa inseguono ancora le politiche dei tempi della guerra fredda e che per questo motivo stanno cercando di realizzare in tutti i modi il progetto dello scudo anti-missile e di giustificarlo sostenendo che non è in funzione anti-russa ma contro un’altro paese.

Usa: Panetta il sognatore, ‘presto una rivoluzione in Iran’

Usa: Panetta il sognatore, ‘presto una rivoluzione in Iran’
WASHINGTON – L’ex direttore della Cia ed attuale capo del Pentagono ha sostenuto che presto una insurrezione si verificherà in Iran su modello dei paesi arabi insistendo sul fatto che ormai per l’Iran è “solo questione di tempo”. Secondo la Reuters, Leon Panetta, giunto al Pentagono nel mese di Luglio dopo aver concluso la sua presenza alla Cia, ha assicurato che la cosiddetta primavera araba si estenderà pure all’Iran. Le nuove considerazioni di Panetta che ha parlato di probabili cambiamenti filo-occidentali in Iran, vengono fatte mentre tutte le rivoluzioni finora verificatesi hanno come punto in comune la sensazione di odio verso gli Usa e la voglia di liberarsi dai dittatori alleati degli Usa. L’Iran si liberò nel 1979 del dittatore filo-americano Mohammad Reza Pahlavi.

Italia: Berlusconi come capobanda, a Lavitola disse di non tornare

Italia: Berlusconi come capobanda, a Lavitola disse di non tornare
ROMA - «Resta dove sei» dice al telefono il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, a Valter Lavitola, che lo chiama da Sofia allarmato: secondo l'Espresso, il premier in sostanza avverte il faccendiere di non tornare in Italia perché rischia di grosso guai giudiziari. È il 24 agosto ed è ormai nota da alcune ore l'inchiesta del settimanale Panorama – di proprietà di Berlusconi – che ha svelato le carte della procura di Napoli sul presunto ricatto contro il presidente del Consiglio organizzato, secondo i pm, da Lavitola e dall'imprenditore Giampaolo Tarantini. Lavitola, secondo quanto rivela l'Espresso, appare terrorizzato, oltre che imbarazzato con Berlusconi perché i pubblici ministeri sono stati in grado di captare le loro telefonate nonostante lui abbia fatto ricorso a utenze panamensi. «Te lo avevo detto che ci avrebbero intercettati» osserva il premier. E il faccendiere gli chiede consiglio: «Che devo fare? Torno e chiarisco tutto?». «Resta dove sei» è la risposta. Inevitabile che anche di questo chiederà conto martedì prossimo il procuratore capo di Napoli, Giandomenico Lepore, nell'incontro in programma a palazzo Chigi per sentire il capo del governo come persona informata sui fatti. Berlusconi dovrà essere solo e non potrà essere assistito da avvocati, non essendo indagato.

I parlamentari si tagliano i tagli: salvo lo stipendio degli avvocati-onorevoli

Il Quirinale smentisce la Lega, polemica di Castelli con il Colle.

L'aula della camera
di Mario Ajello

ROMA - Anche la casta paga i sacrifici, ma solo la «casta romana» si rifiuta di farlo? La Lega, generalizzando, vorrebbe che fosse così: e il vice ministro Roberto Castelli si spinge ancora più in là. Prova a sbrecciare l’immagine del Colle, comesimbolo addirittura della «super-casta romana», ma deve fare precipitosamente retromarcia. Perchè l’obiettivo polemico è sbagliato. «I politici - attacca Castelli - hanno stabilito il taglio delle proprie indennità, pagano il contributo di solidarietà e hanno messo il limite al cumulo con lo svolgimento della libera professione, dopo aver decurtato già a inizio anno i propri emolumenti». Benissimo. «Ma c’è una super casta romana - incalza l’esponente del partito di Bossi - che non se ne vuole dare per inteso e vuole mantenere tutti i propri privilegi». Cita il maxi emendamento del governo, il senatore Castelli, e sostiene che lì «si può trovare una disposizione che esonera dal taglio delle indennità prevista per tutti gli organi costituzionali i super boiardi della Corte Costituzionale e della presidenza della Repubblica. Mi rivolgo al presidente della Repubblica», affinchè intervenga a sanare questo che i leghisti considerano un terribile sconcio. Ma sconcio non è. Visto che fra gli emendamenti ce n’è uno che stabilisce il contributo di solidarietà per tutti i membri degli organi costituzionali e l’eccezione riguarda soltanto la Consulta. All’attacco dell’esponente leghista risponde subito il Quirinale con una nota. Vi si legge: «Si rileva non solo che il Quirinale è estraneo alla formulazione della norma contenuta nel maxi-emendamento del governo di cui il senatore Castelli fa parte, ma anche che a tutto il personale della Presidenza della Repubblica già si applica il contributo di solidarietà a suo tempo introdotto per la pubblica amministrazione». Conclusione: «Naturalmente, ogni determinazione in materia può essere esplicitata dal governo; è ad esso che spetta dare chiarimenti e indicazioni in proposito». Righe a cui fa seguito a stretto giro di posta il pentimento di Castelli: «Mai detto che la norma sui super-boiardi sia stata ispirata dal Colle». Intanto, nella corsa fra le istituzioni a chi è più virtuosa, Palazzo Chigi partecipa per quanto riguarda il contributo di solidarietà, e ha tenuto più volte a fare sapere, in queste settimane, che «i nostri dirigenti si sono già assoggettati al contributo di solidarietà dal primo gennaio 2011».

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http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=162275&sez=HOME_INITALIA

Inondazioni nel Nordest degli Usa, 100mila evacuati e 5 morti Decretato lo stato d'emergenza per New York

Filadelfia, 9 set. (TMNews) - Dopo la grande paura per la tempesta Irene, adesso la gran parte delle regioni Nord-orientali degli Stati Uniti è colpita da piogge violente e inondazioni che sono costate la vita a cinque persone. Le autorità hanno dato l'ordine di evacuazione per 100mila abitanti. L'allarme è in vigore per gli stati di New York, New Jersey, Pennsylvania, Connecticut, Virginia e Maryland, dove molti fiumi sono usciti dagli argini inondando paesi e fattorie e costringendo anche alla chiusura di alcune autostrade. Circa 100mila persone hanno ricevuto un ordine di evacuazione obbligatorio nella contea di Luzerne, in Pennsylvania, Stato dove si contano almeno tre morti. Il presidente Obama ha decretato lo stato di emergenza per lo Stato di New York, che consente lo sblocco di denaro federale per coordinare gli sforzi con l'obiettivo di "salvare vite e proteggere la salute pubblica". Il governatore dello stato di New York, Andrew Cuomo, ha detto di temere gravissime inondazioni in questa regione densamente popolata: "la situazione è spaventosa", ha detto Cuomo. Le previsioni meteorologiche non indicano niente di buono all'orizzonte: la tempesta tropicale Nate, ora in Messico, sta raggiungendo il Texas, mentre la tempesta Maria avanza verso le Antille e potrebbe toccare Porto Rico gia domenica. L'uragano Katia, invece, si sta sviluppando più a nord nell'Atlantico e non dovrebbe toccare le coste americane.

Intercettazioni, il governo studia una legge-lampo

La maggioranza prepara un ddl di pochi articoli da approvare con la fiducia. Tramonta l'idea di un decreto che non avrebbe passato l'esame del Quirinale

di LIANA MILELLAROMA - Il decreto sulle intercettazioni? Un miraggio. Irrealistico e irrealizzabile. Certo, il Cavaliere lo vagheggia, ma non ce la fa a condurlo in porto. Meglio il ddl che sta alla Camera o uno ex novo, smilzo, pochi articoli, mirato solo a bloccare l'uscita delle registrazioni. Con dentro l'obbligo di punire per "ingiusta intercettazione" (proposta Vitali) il pm che ne abusa. Da votare con la doppia fiducia tra Camera e Senato. Di certo, però, non ad horas. Di questo si discute tra palazzo Grazioli e via Arenula: se è possibile dimostrare che ci sono "le ragioni di necessità e urgenza" per sottoporre a Napolitano un decreto per "tombare" le telefonate. Un dl da fare prima che il 15 escano le conversazioni di Bari Tarantini-Berlusconi sulle escort. Il verdetto dei tecnici è drastico: questo dl non si può fare. Tocca al Guardasigilli Nitto Palma accollarsi la marcia indietro. Decreto? "Non ne ho mai sentito parlare". L'ex Alfano lo sponsorizza. Al suo posto? Palma: "Velocizzare il ddl che sta alla Camera". Dice Enrico Costa, capogruppo Pdl in commissione Giustizia alla Camera, uno che sa cosa bolle nelle stanze del premier: "Basterebbe una settimana per licenziare quel ddl". Un testo, sottolinea Costa, "diverso da quello originario, ma che coinvolge una base parlamentare che va oltre la maggioranza".
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M.O.: USA PORRANNO IL VETO PER STATO PALESTINESE ALL'ONU

(ASCA-AFP) - Washington, 8 set - Gli Stati Uniti hanno annunciato che porranno il loro veto alla richiesta di riconoscimento dello Stato palestinese alle Nazioni Unite. Lo ha annunciato la portavoce del Dipartimento di Stato, Victoria Nuland, sottolineando che l'iniziativa dei palestinesi ''non dovrebbe arrivare come uno shock. Cosi', se qualcosa verra' votato al Consiglio di Sicurezza dell'Onu, gli Usa porranno il veto''. La funzionaria ha aggiunto che l'opinione di Washington e' che ''la migliore strada da seguire e' tornare al tavolo dei negoziati''.

“La Minetti ad Arcore vestita da suora”

Fadil Imam, una modella marocchina, ha raccontato ai pm le sue serate ad Arcore. E i giochi per Silvio

Nuovo capitolo dell’indagine milanese sulle feste ad Arcore che ha portato Silvio Berlusconi al processo per concussione e prostituzione minorile. L’8 agosto scorso si e’ presentata spontaneamente in Procura una modella marocchina, Fadil Iman, che – stando a quanto riportato dal telegiornale di La7 questa sera – ha raccontato di essere stata portata ad Arcore da Emilio Fede, incontrato nel 2010 nel ristorante milanese Giannino, in una serata dove era presente anche Lele Mora.

LA SUORA E LA CROCESSINA - La giovane ha spiegato ai magistrati di avere partecipato a una serata durante la quale ha visto la consigliera regionale Nicole Minetti e Barbara Faggioli esibirsi in un ballo provocante attorno ad un palo, travestite con una divisa che poteva sembrare, secondo quanto detto dalla indossatrice, da suora o da crocerossina. Vedendola sconvolta di fronte a questa scena, il premier avrebbe invitato le due protagonista del ballo a essere meno provocanti e avrebbe fatto fare un giro nella villa alla modella. Poi, avrebbe consegnato alla giovane una busta contenente duemila euro. In seguito, Fadil Iman si sarebbe recata altre volte ad Arcore dove, stando al suo racconto, le serate si sarebbero svolte in un clima di tranquillità. (Agi)