lunedì 4 aprile 2011

Ruby: da premier assegni anche nel 2009

(ANSA) - MILANO - Assegni versati da Berlusconi anche nel 2009 alle ragazze ospiti ad Arcore. E' quanto risulta dai nuovi accertamenti effettuati dai pm milanesi che indagano sul caso Ruby e che sono stati depositati venerdi' scorso alle difese. La relazione ha indicato tra gli assegni anche una serie destinata alle giovani che avrebbero frequentato i presunti festini a luci rosse. C'e' anche un assegno di 50 mila euro per Silvia Trevaini, nel 2005 Miss Muretto, e candidata Pdl alle europee poi esclusa.

Palermo, annullati i diplomi falsi Ex studenti devono rifare la maturità

Come nel film cult "Immaturi" decine di domande per il titolo cancellato dopo lo scandalo

PALERMO
Sembra la trama del film “Immaturi”, il successo con Raul Bova e le due Iene che ha sbancato i botteghini, invece è tutto vero. Succede a Palermo, dove ricomincia l’incubo degli esami di maturità per decine di ex studenti che hanno visto annullato il loro diploma.
E tutto per colpa di una sentenza della terza sezione del Tribunale che nei giorni scorsi ha condannato presidi e impiegati di istituti privati che distribuivano titoli falsi. Tra le pene accessorie c’è infatti la distruzione di tutto il materiale sequestrato alle scuole coinvolte. I falsi titoli verranno così bruciati e alcuni ex studenti, proprio come nella trama del film di Paolo Genovese, dovranno rifare l’esame.
La maggior parte di loro si sono già ripresentati spontaneamente davanti alla commissione, nelle more del provvedimento, per ottenere nuovamente il titolo. Sui loro nomi c’è il massimo riserbo, anche se la vicenda giudiziaria, che ha tra i protagonisti anche Alberto Volo, detto “il professore”, un ex estremista di destra preside di un istituto privato, è nota.
Tra il 2000 e il 2004 decine di allievi degli istituti Oriani, Verga e Colombo conseguirono infatti il titolo senza però superare l’esame. La maggior parte degli studenti non era a conoscenza del raggiro e alcuni di loro si sono costituiti parte civile nel processo, ottenendo anche un risarcimento di tremila euro.

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http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/396482/

La facenda di spie in Kuwait e' un complotto Usa contro Iran

La facenda di spie in Kuwait e' un complotto Usa contro Iran

TEHERAN - La falsa pretesa del Kuwait di smantellare una cellula di spie iraniana e' un complotto ordito dagli Usa per giustificare la repressione dei movimenti popolari in corso nella regione.

"Per quanto riguarda le rivolte scoppiate in Nord Africa e Medio Oriente, gli occidentali stanno cercando di persuadere i paesi arabi del pericolo che corre tutta l'area a legarsi all'Iran. In altre parole gli Usa e i loro alleati cercano di insinuare che l'Iran e' dietro le manifestazioni di piazza nei paesi del Golfo Persico". Lo ha dichiarato Hossein Naqavi Hosseini, membro della Commissione per la Sicurezza Nazionale del Majlis (Parlamento iraniano).

Nei giorni scorsi, tre persone, due cittadini iraniani e un kuwaitiano, sono state arrestate nel Kuwait e condannate a morte con l’accusa di spionaggio.

Questo e' mentre una fonte attendibile al Ministro degli Esteri dell'Iran ha smentito come "irresponsabili ed infondate" le accuse lanciate dai funzionari giudiziari del Kuwait, affermando che "Il problema non e' legata in alcun modo alla Repubblica islamica o nessun membro dell'ambasciata iraniana a Kuwait City e' coinvolto nella facenda".

Sempre riguardo l'accusa di spionaggio, lanciata dal Kuwait contro l'Iran, e' intervenuto anche Alaeddin Boroujerdi, capo della Csnm; il Kuwait cerca di deviare l'attenzione dell'opinione pubblica della regione e del mondo musulmano dalla brutale repressione meessa in atto dal regime del Bahrain contro il suo popolo.

Ieri il portavoce del Ministero degli Esteri dell’Iran, Ramin Mehmanparast citato dalla PressTv, ha puntato il dito contro gli Usa e il regime sionista di seminare discordia tra le nazioni musulmane.

La polizia del Bahrein, con l'aiuto dalle truppe saudite e quelle degli Emirati Arabi Uniti, ha intensificato la repressione contro i manifestanti che chiedono una monarchia costituzionale. I gruppi per i diritti umani e partiti di opposizione affermano che centinaia di persone sono state arrestate o scomparse dall'inizio delle proteste nel piccolo emirato del Golfo Persico.

Giulietto Chiesa a Radio Italia dell’IRIB: Obama premio Nobel della pace che continua a fare la guerra

"Per gli Stati Uniti il presidente Obama si sta rivelando un continuatore degno del suo predecessore cioe' un presidente che al di la' delle parole che dice si comporta in maniera apertamente violenta che ha appoggiato questa guerra contro la Libia cosi' come ha intensificato e ha esteso la guerra contro l’Afghanistan. Quindi un premio Nobel per la pace che fa la guerra e' una delle contraddizioni piu' patenti dell’attuale situazione internazionale e che si spiega soltanto in un modo, che gli Stati Uniti si trovano nella piu' grave crisi della loro storia e non sanno come uscirne; una situazione molto speciale che e' quella tipica - direi classica - dei imperi quando cominciano a non essere piu' imperi e cioe' la loro forza, il loro prestigio nel mondo contrasta con la realta' delle cose". Queste le parole di Giulietto Chiesa famoso giornalista e scrittore italiano intervistato da Radio Italia dell’IRIB.

Yemen: gli Usa prendono le distanze da Ali Abdullah Saleh

Yemen: gli Usa prendono le distanze da Ali Abdullah Saleh

SANAA –Non conosce tregua l'agonia dell'immondo regime di Ali Abdullah Saleh, padre padrone dello Yemen.

A Taez le sue forze di sicurezza hanno sparato sulla folla di manifestanti antiregime, sembra anche dai tetti di alcuni edifici, provocando almeno 12 vittime, mentre sarebbero in condizioni critiche una trentina di feriti. Intanto come riferito dal The New York Times, che cita fonti dell'amministrazione Obama, gli Usa, ora, starebbero premendo perché il presidente yemenita, esca rapidamente scena, dato che la situazione nel Paese appare ormai fuori controllo, cedendo il potere a qualcuno di cui Washington possa fidarsi.

Ahmadinejad: Onu intervenga contro interferenze dell’occidente nella regione

Ahmadinejad: Onu intervenga contro interferenze dell’occidente nella regione

TEHERAN - Il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ha chiesto all’Onu di intervenire per “impedire” gli interventi americani ed europei in Medio Oriente e in Africa del nord. Secondo quanto si legge sul sito della presidenza, Ahmadinejad ha parlato al telefono con il segretario generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon un intervento per regolare i problemi dei paesi della regione “attraverso il dialogo”. “L’intervento di alcuni paesi europei e degli Stati Uniti nei paesi della regione è inquietante e complica la situazione”, ha dichiarato Ahmadinejad in occasione del suo colloquio telefonico con Ban Ki-moon.

Ahmadinejad ha chiesto all'onu di intervenire per “impedire l’intervento dei governi di questi paesi”. “E’ arrivato il momento in cui il segretario generale delle Nazioni Unite svolga il suo ruolo storico e determinante per il regolamento dei problemi attuali sulla base di un’intesa e tramite il dialogo per evitare la ripetizione delle catastrofi in Afghanistan e in Iraq” dove sono impegnate militarmente le forze occidentali. La Repubblica islamica d’Iran è pronta a giocare “un ruolo attivo” per regolare le situazioni di crisi regionali, ha aggiunto Ahmadinejad secondo il quale "i paesi occidentali sono semplicemente alla ricerca dei propri interessi". Il capo di stato iraniano ha quindi condannato la "politica ipocrita" e improntata a un "doppio standard" dei paesi occidentali circa le rivolte popolari in Libia e Bahrain; "Tutto cio' mentre gli Stati Uniti e i loro alleati restano indifferenti di fronte a quelli che sono veri crimini d'Israele contro il popolo palestinese".

Il Segretario generale dell'Onu - dal canto suo - ha espresso la sua preoccupazione per la repressione dei dimostranti in Bahrain e Yemen, "la gente viene uccisa solo perche' chiede la democrazia e la liberta' ", ha affermato

Continuano l’assedio a Misurata e quello alla Costituzione italiana

Continuano l'assedio a Misurata e quello alla Costituzione italiana

Notizie di continui scontri fra la popolazione libica di Misurata ribellatasi al dittatore Muammar Gheddafi ed i governativi adeguatamente rimpolpati da truppe mercenarie: la città resiste da settimane all’offensiva e potrebbe anche cadere nelle mani delle truppe lealiste di Tripoli. Nello stesso tempo continua l’assalto delle truppe berlusconiane alla cittadella della Costituzione repubblicana.

Ormai da anni il vostro cronista vi notizia sul laboratorio che si è formato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Messina, dove il costituzionalista professore Alberto Russo ci ha esaustivamente resi edotti sui tanti punti in cui la legge elettorale berlusconiana viola e violenta la Costituzione e sulle ragioni tecniche che rendono di fatto impossibile che la Corte Costituzionale possa intervenire per ripristinare la costituzionalità violata. Chi volesse farlo può ad esempio rileggere le note in data 21 e 22 dicembre 2010, sempre su AgoraVox Italia. L’esito di questo primo scontro è stato oltremodo positivo per l’assalitore: il potere legislativo è stato letteralmente sottomesso a quello esecutivo.

Oggi le offensive dei guastatori governativi sono tutte rivolte ai bastioni della cittadella della Giustizia. Fase inquirente dei procedimenti giudiziari sottratta alla Magistratura e responsabilità civile dei magistrati sono i loro principali obiettivi. Se queste postazioni dovessero cadere, il popolo italiano si vedrebbe negato il diritto ad un giusto processo. Per converso anche il potere giudiziario sarebbe assolutamente assoggettato a quello esecutivo; la nostra Costituzione sarebbe sconnessa dalle fondamenta; la nostra forma di Stato scivolerebbe dalla democrazia alla dittatura.

E’ incredibile come una larga parte della popolazione italiana non sia consapevole di quello che è del tutto evidente ad una mediocre attenzione intellettuale; come è incredibile che vi siano ancora libici fedeli ad un regime che da oltre quaranta anni nega loro i diritti umani indicati nella Convenzione ONU del 1948.

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La paura per gli immigrati per dimenticare la crisi

Come dice in modo efficace Ismail Ademi ogni volta che il governo italiano ha dei problemi che non riesce a risolvere, utilizza la paura e sollecita l’odio raziale per distrarre la popolazione. Gli autoctoni, complice la crisi e anche l’abbassamento della soglia della vergogna, si incazzano e non ce li vogliono. A quel punto il governo si propone di fermare l’invasione, che non c’è mai stata, e di rimandare a casa tutti. Per concludere e rendere ancora più credibile la cosa, si annuncia che ‘prima di tutto vengono gli italiani’. Seimila persone sono un’inezia, in un Paese di 60 milioni di abitanti. Ma ammassarli a Lampedusa qualche giorno, in favore di telecamere, rende molto. Specie se poi arriva ‘l’uomo del fare’ e con tre o quattro navi sistema tutto. Piccola storia di un’invasione mediatica vista da un ex migrante divenuto italiano.

A tal proposto vorrei proporvi “Il terzo rapporto sulla Sicurezza in Italia, realizzato da Demos per la Fondazione Unipolis, in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia

Questo evidenzia come l’"allarme criminalità” osservata nel 2007 sia in larga misura rientrato, nella percezione dei cittadini ma anche sui media. Emergono, tuttavia, due aspetti particolarmente significativi. Il primo è la sottovalutazione dei problemi del lavoro – soprattutto: la disoccupazione – nei notiziari televisivi, rispetto al peso che assumono fra le preoccupazioni della società. Il secondo riguarda lo specifico formato dell’informazione televisiva in Italia, rispetto al resto d’Europa, caratterizzato da una presenza della criminalità comune costante e massiccio, ma anche dalla sua traduzione “romanzesca”.

L’indagine utilizza una doppia prospettiva: lo studio condotto da Demos, mediante un sondaggio su un ampio campione rappresentativo della popolazione nazionale, ricostruisce gli atteggiamenti dei cittadini (inquadrandoli nel panorama continentale); la rilevazione dell’Osservatorio di Pavia studia la “notiziabilità” del tema nei Tg prime time Rai e Mediaset, allargando per la prima volta il confronto ai principali Tg europei.

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Il nucleare fa paura, ma la Nato ancor di più

Il nucleare fa paura, ma la Nato ancor di più

Il nucleare non ci piace, ci spaventa, cozza con la nostra idea di Nazione all'avanguardia nella difesa dell'ambiente e della salute. Che senso ha tornare al nucleare quando la popolazione non lo vuole. Che senso ha opporsi al ritorno al nucleare quando, in realtà, non ne siamo mai usciti. Sul nucleare sappiamo quanto ci è permesso sapere, perché, sul nucleare, passato e futuro, regna il segreto di Stato: il nucleare è ritenuta materia da sicurezza nazionale; terra di spionaggio industriale. Siamo atomici da prima di Hiroshima, lo siamo da quando abbiamo le basi americane.

Abbiamo, in Italia, 90 bombe nucleari americane. Ne parla in un rapporto uno specialista del Natural Resources Defense Council, autore di un rapporto sulle armi atomiche in Europa. Secondo il rapporto, nelle basi americane in Europa ci sono 481 bombe nucleari, dislocate in Germania, Gran Bretagna,Italia, Belgio, Olanda e Turchia. In Italia: 50 nella base di Aviano e altre 40 in quella di Ghedi Torre, in provincia di Brescia. Si tratta delle B 61: sganciate dai cacciabombardieri. «Le ragioni di un arsenale nucleare così grande in Italia – ha spiegato Kristensen – sono nebulose e la stessa Nato non ha una strategia chiara. Le atomiche continuano a svolgere il tradizionale ruolo dissuasivo nei confronti della Russia, e in parte servono per eventuali obiettivi in Medio Oriente, come l’Iran. Un’altra ragione è di tipo politico istituzionale. Per l’Italia è importante continuare a fare parte degli organi di pianificazione nucleare della Nato, per non essere isolata in Europa. Altri paesi come la Germania hanno lo stesso atteggiamento». Tra Italia e Stati Uniti esiste un accordo segreto per la difesa nucleare, rinnovato dopo il 2001. William Arkin, un esperto dell’associazione degli scienziati nucleari, ne ha rivelato recentemente il nome in codice: Stone Ax (Ascia di Pietra). Nel settembre 1991, dopo il crollo del muro di Berlino, il presidente George Bush aveva annunciato il ritiro di tutte le testate nucleari. Gli Stati Uniti vogliono produrre bombe atomiche con potenza limitata e non escludono di servirsene contro i paesi che considerati terroristi; chi si arma ha sempre l'intenzione di servirsene. La soluzione concordata prevede l’istallazione in Italia di due postazioni dotate di bombe atomiche, con un meccanismo detto “della doppia chiave”. Le bombe americane per essere azionate devono essere innescate da questa doppia chiave: una in mano al capo della guarnigione italiana della base (Aviano e Ghedi), l’altra al capo americano. Le bombe sono caricate su Tornado italiani o tedeschi, i cui piloti sono addestrati negli Stati Uniti, ed anche l’accesso ai bunker in cui questi sono posteggiati è regolato con la doppia chiave. Il Capitolo 5 (Chapter 5) del regolamento Nato prevede che, in caso di attacco ad uno Stato membro, tutte le basi debbano immediatamente rispondere. Cosa spaventi di più, se il nucleare in sé o le conseguenti scorie radioattive, non cambia il discorso e la polemica. Da una parte abbiamo un Paese con un alto consumo di energia, dall'altro, una popolazione che si oppone al nucleare. Abbiamo la Edison: uno dei parchi di centrali elettriche tra i più efficienti ed eco-sostenibili d'Europa. Infrastrutture all'avanguardia per l'importazione del gas come il primo rigassificatore offshore al mondo e quasi 4.000 persone impiegate in oltre 10 paesi del mondo. Edison da 130 anni produce l'energia elettrica e fornisce il gas per le imprese e le famiglie del nostro Paese. 12,3 Gigawatt di capacità installata, 68 impianti idroelettrici, 28 centrali termoelettriche, 29 impianti eolici e 1 solare, 41,6 Terawattora di produzione netta di energia elettrica.

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Fukushima, nucleare: rischi e bugie

Fukushima, nucleare: rischi e bugie
"E' una tragedia enorme, abbiamo visto diversi impianti chimici e di gas in fiamme. Mi sento di dire che al momento gli impianti nucleari hanno tenuto, hanno 'retto botta'. (Chicco Testa, 11 marzo 2011)
"Oggi, nel mondo, in oltre 14.000 anni-reattore di funzionamento, vi sono stati solo due incidenti molto gravi, di cui solo quello di Chernobyl ha avuto come conseguenza la perdita di vite umane e la contaminazione della regione circostante. Va al riguardo sottolineato che si è trattato di un incidente reso possibile dalla tecnologia di quel reattore, adottato solo nell'ex URSS e che non potrebbe in alcun modo aver luogo nei reattori di tecnologia occidentale (LWR). Il secondo, Three Mile Island, pur avendo comportato danni materiali molto gravi al reattore, non ha dato luogo a emissioni radioattive significative all'esterno del contenimento e non ha avuto alcun impatto sanitario sulle popolazioni locali. Eventi di questo tipo - causati da carenze progettuali, errori umani e organizzativi - con le centrali di terza generazione avanzata e con le attuali modalità di gestione e funzionamento sono sostanzialmente irripetibili (probabilità di evento catastrofico pari a meno di un caso ogni 100.000.000 di anni). (fonte: ENEL - EDF - Ambrosetti -"Il nucleare, per l'economia, l'ambiente e lo sviluppo", estratto, pag. 19)
Fukushima, l'impianto nucleare giapponese a nord di Tokyo danneggiato in maniera gravissima per quattro reattori su sei dal terremoto e tsunami di tre settimane fa, è il miglior monumento possibile alle menzogne dell'industria nucleare. E' un fantasma, una grottesca maschera Kabuki che sghignazza delle previsioni probabilistiche sbagliate e della sistematica sottovalutazione dei rischi. Altro che un incidente ogni 100.000.000 di anni, come scriveva l'opuscolo adorante il Dio Uranio, fabbricato dall'ENEL appena sei mesi fa.
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BERLUSCONI TRATTA CON TUNISI SUI RIMPATRI, ACCORDO RINVIATO

(AGI) - Roma, 4 apr. - Il governo di Tunisi e' disponibile a trattare sul problema dei rimpatri. Lo ha assicurato il presidente del Consiglio,Silvio Berlusconi, al termine dell'incontro con il premier Beji Kaid Essebsi. Da entrambe le parti "c'e' l'assoluta volonta' di trovare delle soluzioni" all'emergenza immigrazione: il ministro dell'Interno,Roberto Maroni, gia' oggi a Tunisi con Berlusconi, "lascera' qui una commissione tecnica" e tornera' domani per "verificare i risultati" e sottoscrivere l'eventuale intesa. "L'Italia - ha spiegato il presidente del Consiglio - dara' il suo aiuto mettendo a disposizione tutti i mezzi" utili a raggiungere l'obiettivo: "la Tunisia sta vivendo un momento difficile e molti giovani decidono di guardare all'Europa in cerca di liberta' e di democrazia. E' comprensibile la loro volonta' di cercare una nuova vita in una situazione di civilta' e di benessere".

BATTUTA DELLA POLVERINI, ED E' SUBITO POLEMICA

Nel frattempo, va avanti la macchina dei trasferimenti. Ieri in oltre 3mila hanno lasciato Lampedusa, oggi altre centinaia di migranti dovrebbero trovare posto sul traghetto "Flaminia" e sulla nave "Catania". Sull'isola, pero', continuano gli sbarchi: nella notte sono arrivati in 200, portando a 700 il saldo di quelli giunti da ieri grazie alla bonaccia che favorisce le traversate delle 'carrette del mare'. Primi sbarchi anche in Sardegna: due scafisti tunisini sono stati fermati dalla Guardia di finanza a bordo del peschereccio con il quale tentavano di rientrare a Tunisi dopo aver trasportato vicino a Chia, a una quarantina di chilometri da Cagliari, 32 migranti. "E' un dovere cercare gli immigrati dispersi" nelle acque del Mediterraneo, ha sottolineato il portavoce dell'Alto commissariato per i rifugiati (Unhcr), Laura Boldrini: 70 i cadaveri individuati al largo di Tripoli, ma per Boldrini non e' possibile sapere se facciano parte del gruppo dei 400 migranti (68 su un gommone, 330 su un peschereccio) di cui da giorni non si hanno notizie. Per il ministro degli Esteri, Franco Frattini, e' necessario "aiutare un governo provvisorio a prendere decisioni difficili". Gli aiuti promessi dall'Italia serviranno ad "aiutare i giovani a sviluppare microcredito, artigianato, commercio, piccole attivita' che allevino la disoccupazione e aiutino l'economia a ripartire".

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http://www.agi.it/in-primo-piano/notizie/berlusconi-tratta-con-tunisi-sui-rimpatri-accordo-rinviato

Allarme suicidi in carcere, 15 in 3 mesi Non si vede la via del reinserimento

Altri due detenuti che si tolgono la vita, più altri due in gravi condizioni. Risuona dunque l'allarme per quest'altra emergenza che coinvolge il sistema penitenziario italiano, gravato da sovraffollamenti ma anche da una discontinua condotta rieducativa

ROMA - Ci sono altri due detenuti morti suicidi in carcere: sale così a 15 il numero complessivo dall'inizio di quest'anno delle persone che si tolgono la vita dietro le sbarre. Altri due detenuti sono in gravissime condizioni:in tre di questi casi si è trattato certamente di gesti suicidari. Dunque, suona di nuovo l'allarme negli istituti di pena italiani per il fenomeno, mai affrontato in modo strutturale, che coinvolge chi non supera lo stress di una condizioni carceraria troppo spesso inadeguata al recupero sociale, ma solo inutilmente punitiva. A tenere il polso con puntualità di questa autentica emergenza nazionale è l'"Osservatorio permanente sulle morti in carcere", a cura di Radicali Italiani, le Associazioni "Il Detenuto Ignoto 1", "Antigone 2", "A Buon Diritto 3", e le redazioni di "Radiocarcere", e "Ristretti Orizzonti 4"
Il bilancio. Dall' inizio dell'anno sono già 37 i detenuti morti nelle carceri italiane, di cui 15 per suicidio, 17 per "cause naturali" e 7 per "cause da accertare". La loro età media è di 37 anni, 12 erano stranieri e 25 italiani; la sola donna si chiamava Loredana Berlingeri ed aveva 44 anni, è morta per "cause naturali" il 18 marzo scorso nel carcere di Reggio Calabria.
Alcune storie: Padova. E' il 3 aprile 2011: Mehedi Kadi, algerino 39enne, si impicca nella Casa di Reclusione "Due Palazzi". Era appena stato trasferito da Vicenza, condannato con pena definitiva fino al 2023 per rapina e tentato omicidio. L'uomo ha deciso di uccidersi quando è rimasto solo in cella mentre gli altri compagni di reclusione usufruivano dell'ora d'aria pomeridiana. Kadi era stato arrestato nell'ottobre del 2008 a seguito di una rapina avvenuta in una villetta di Creazzo (Vicenza). Lo scorso anno nella Casa di Reclusione di Padova ci furono ben 3 suicidi. Negli ultimi 13 mesi, nell'istituto di pena padovano sono morti 5 detenuti: 4 si sono impiccati.
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"Tangenti per il via libera ai farmaci" Denuncia dell'Università di Chieti-Pescara

Esposto del dg dell'Ateneo D'Annunzio contro Tullio Raimondo Faiella: avrebbe pagato una mazzetta da 92mila euro per il nulla osta al commercio di un medicinale. L'uomo è già stato coinvolto in una vicenda di sesso in cambio di ricette false
di GIUSEPPE CAPORALE

CHIETI - Tangenti all'Università. Tangenti per corrompere funzionari e ricercatori dell'ateneo D'Annunzio impegnati nella sperimentazione dei farmaci. Avrebbe pagato 92 mila euro di mazzette Tullio Raimondo Faiella, titolare di un'azienda di distribuzione farmaceutica (già coinvolto a Roma in uno scandalo da dieci milioni di euro per ricette false in cambio di sesso). Stavolta i soldi servivano per ottenere dal Cesi - istituto di ricerca scientifica dell'Università D'Annunzio finanziato dalla fondazione dell'ateneo - un parere favorevole sulla messa in commercio di un farmaco. 92 mila euro di soldi in nero divisi per tre ricercatori responsabili del centro di sperimentazione.
A denunciare la vicenda sono stati il rettore dell'ateneo D'Annunzio, Franco Cuccurullo, e il direttore generale, Marco Napoleone, che proprio oggi hanno inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Chieti, raccontando il fatto nei dettagli. "L'imprenditore - scrivono nell'esposto - si è presentato dieci giorni fa all'università e davanti a noi ha raccontato di aver pagato 92 mila euro di soldi in nero per la sperimentazione di un farmaco. Un racconto dettagliato dove ha precisato anche i nomi delle persone ha cui avrebbe versato i soldi in contanti". Cuccurullo e Napoleone nell'esposto citano i tre nominativi che avrebbero ricevuto rispettivamente tangenti da 50 mila, 25 mila e 17 mila euro in base al loro "peso" sulla riuscita della sperimentazione del farmaco.
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GIUSTIZIA: 'CASO LA RUSSA', QUESTORI CAMERA PUNTANO SU LETTERA CENSURA

(ASCA) - Roma, 4 apr - ''Forte richiamo'', attraverso una ''lettera di censura'' - sanzione piu' lieve rispetto all'interdizione dai lavori d'Aula o alla sospensione dal voto - nei confronti del ministro della Difesa,Ignazio La Russa. Sarebbe questo - secondo quanto apprende l'Asca - il parere (non ancora messo nero su bianco) che verrebbe formulato domani mattina dai tre questori (Gabriele Albonetti, Francesco Colucci e Antonio Mazzocchi) all'ufficio di presidenza di Montecitorio, chiamato a prendere una decisione su quanto avvenuto in Aula mercoledi' scorso.
Quando La Russa, durante un acceso dibattito sulle proteste in piazza Montecitorio, aveva insultato il presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Si profila dunque una linea di 'mediazione', da parte dei questori, per un caso particolarmente complesso oltreche' inedito (attualmente non e' prevista dal regolamento della Camera una sanzione per i ministri che siano anche deputati).
Se una prima ipotesi sembrava quella di consentire a La Russa di partecipare alle sedute come membro del governo, senza pero' poter votare, adesso si fa largo la soluzione che prevede un ''forte richiamo'', dunque ''una lettera di censura'' da parte del presidente della Camera, Gianfranco Fini. A questa potrebbe aggiungersi una lettera della terza carica dello Stato al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per ''puntualizzare il comportamento non idoneo di La Russa e chiedere un richiamo all'ordine''.
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“Gesu era gay?”

Nuovi documenti antichissimi e di inestimabile valore restituiscono un ritratto ben diverso dell’uomo di Nazareth.

Gesù e i discepoli avrebbero costituito una comune di amici omosessuali che si amavano reciprocamente; fra tutti, spiccava Giovanni, il discepolo che Gesù amava. Questo emergerebbe dalle nuove scoperte archeologiche – in Giordania – di alcuni inestimabili documenti risalenti all’epoca cristiana che potrebbero costituire “le più antiche testimonianze” della vita di Gesù.

RIVELAZIONI- Il tesoro archeologico è nel mirino del governo giordano. Intanto gli studiosi si interrogano su cosa potrebbero significare per la cristianità le rivelazioni che i libri di cuoioconterrebbero.

Ci sarebbe almeno una nuova parabola, quella dei due giovani uomini. Ci sarebbero chiari echi della relazione fra Davide e Gionata, quando Gesù parla del giovane uomo che ha l’anima cucita con l’anima dell’altro, e che lo ama “come la sua anima”. Intrigante sarebbe la prova che i Cattolici potrebbero essere più vicini alla verità circa lo stato di Maria, la madre di Gesù, che i protestanti. Lei avrebbe un ruolo ben maggiore nella vita di Gesù rispetto a quanto molti abbiano finora prospettato, con Gesù che ritorna frequentemente a casa per passare del tempo con lei. Inoltre, ci sarebbe almeno un episodio problematico, quello in cui Gesù litiga violentemente con Giuseppe, il quale mostra grande ostilità e urla selvaggiamente qualcosa riguardo la “virilità”. Prima, qualcuno poteva pensare che, data la verginità di Maria, l’attitudine di Giuseppe poteva essere una conseguenza del suo status nella famiglia; ma ora sembra più probabile che si abbia un classico esempio del triangolo di Freud: madre possessiva, padre ostile, figlio gay.

Chissà. Bisognerà aspettare l’interpretazione dei documenti. Ciò che è certo, e lo dice il Guardian, è che il messaggio di Gesù rimarrà invariato. “La Cristianità non sarà mai più la stessa; la Cristianità andrà avanti del tutto immutata”.