venerdì 4 marzo 2011

Trattativa mafia-Stato, Ciancimino jr: "Spero si arrivi a verità"

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"Per ora nel rispetto verso i magistrati, una condotta sicuramente non molto adoperata in questo momento specialmente da parte delle istituzioni, preferisco il silenzio pero' spero vivamente che dopo gli sforzi fatti si possa arrivare a una verita'. Sinceramente non so cosa potranno ancora raccontare ai famigliari delle vittime di quelle stragi...". Lo ha detto all'ADNKRONOS Massimo Ciancimino commentando la notizia, pubblicata oggi da 'Repubblica', sul rapporto dello Sco inviato gia' nel '93 alla Commissione antimafia che parlava della strategia di cosa nostra volta a creare i presupporti per una trattativa tra i boss e una parte delle istituzioni. E' stato proprio Massimo Ciancimino, nei mesi scorsi, a parlare della trattativa raccontando ai magistrati della Dda di Palermo, che hanno avviato un'inchiesta, quanto appreso dal padre, l'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino. Il documento dello Sco sarebbe rimasto chiuso negli archivi della Commissione antimafia fino a poco tempo fa, quando e' saltato fuori durante le indagini che Palazzo San Macuto sta conducendo sulle stragi del '92 e del '93.

Ecco come viene considerato Berlusconi all’estero Un comico britannico lo fa a pezzi con la satira IL VIDEO

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Il Rubygate sta facendo parlare di sé in tutto il mondo. E offre spunti di satira ai comici di oltralpe che non si lasciano scappare la ghiotta occasione per ironizzare sulle ultime vicende che hanno visto protagonista Silvio Berlusconi. Charlie Brooker, affermato giornalista e autore satirico britannico, ci è andato giù pesante nel suo spazio quotidiano su Channel 4, “10 O’Clock Live”. Berlusconi è stato trattato come un fenomeno da baraccone. Un “pene eiaculante al quale è attaccato un primo ministro italiano” è stato definito. Ma questo è solo l’inizio perché Brooker, nei tre minuti e mezzo in cui ha parlato del presidente del Consiglio, si è dimostrato più tagliente di un rasoio appena affilato. Ha passato in rassegna tutte le “debolezze” del premier: dalla sua incapacità di sottostare alle leggi vigenti, alla predilezione per le giovani fanciulle in fiore catapultate poi in ruoli politici come accaduto a Nicole Minetti. Brooker ha concluso dicendo che l’Italia è “un regno autoritario fatto di corruzione e orge, come non accadeva dai tempi dell’Antica Roma”. Peccato che ci troviamo ormai nel terzo millennio.

Strane analogie su rivoluzioni in Tunisia, Egitto, Libia e Yemen

Strane analogie su rivoluzioni in Tunisia, Egitto, Libia e Yemen

La regola dei tre discorsi – Pare una regola fissa. Finora i tirannofossili che si sono ritirati dal potere a seguito delle proteste popolari lo hanno fatto dopo tre discorsi alla nazione. Sia Ben Ali che Mubarak se ne sono andati dopo tree discorsi alla nazione ed il bello è che Gheddafi finora ha fatto solo due discorsi. Insomma, in base alla regola, avrebbe solo un discorso di distanza dalla sua fine. Secondo l’agenzia Mehr, il prossimo paese, dopo la Libia, è indubbiamente lo Yemen, dove a fare le valigie sarà Ali Abdullah Saleh, il presidente il cui “mandato” dura da trent’anni.

Differenze di stile – Questo comunque non significa che non ci siano state differenze nello stile dei tiranni di Tunisia, Egitto, Libia e Yemen. Infatti, monitorando i tre discorsi di Ben Ali e Mubarak, ci si accorge che loro cercarono di fermare il furore popolare con le parole morbide e ingannevoli, con promesse e concessioni. Una tecnica che non ebbe successo. Invece hanno adottato tutt’altra politica Gheddafi e Saleh, che si sono rivolti con rabbia e con toni molti forti alla gente. Forse vedendo l’esperienza negativa dei loro predecessori, hanno pensato di tentare qualcosa di nuovo.

La magica coincidenza delle date – Ben Ali disse che non si sarebbe più ricandidato alle elezioni del 2014 e fu costretto ad andarsene il 14 Gennaio. Mubarak disse che non si sarebbe ricandidato alle elezioni del 2011 e se ne è dovuto andare l’11 Febbraio. In Yemen, Ali Abdullah Saleh ha detto che non si ricandiderà alle elezioni del 2013 e per questo dovrebbe fuggire il 13 di un mese, forse Marzo, forse Aprile. Gheddafi ha detto che non può dimettersi perchè non è un presidente.

Quando il nostro paese non è come gli altri – Un punto in comune tra i discorsi dei tirannofossili arabi è che ognuno di loro reputa il suo paese molto differente dagli altri. Dopo il crollo del regime di Ben Ali in Tunisia, Hosni Mubarak disse fieramente alla gente di non illudersi e che l’Egitto non era la Tunisia. Dopo l’Egitto Gheddafi in tv ha detto che la Libia non è la Tunisia e l’Egitto. In Yemen Ali Abdullah Saleh ha detto che lo Yemen non è la Tunisia, l’Egitto e la Libia. Noi siamo un pò preoccupati per l’ultimo dei paesi in cui ci sarà una rivoluzione. In quel paese il tiranno di turno dovrà elencare una lista interminabile per dire che il suo paese è differente dagli altri.

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Domenica sera arriva il freddo artico: neve a bassa quota e crollo temperature

ROMA - Un'ondata di gelo artico è prevista da domenica notte fino a metà della prossima settimana e penalizzerà soprattutto le regioni centromeridionali adriatiche. Il picco del freddo tra il 7 e l'8 marzo, giornata quest'ultima gelida per molte delle nostre regioni, annuncia 3bmeteo.com.
Tra lunedì 7 e martedì 8 nevicherà a quote molto basse su Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia tirrenica. La neve è attesa a Pescara, Teramo, Chieti e Lanciano, ma anche a Termoli, Bari, Foggia e Crotone. Probabile spolverata di neve anche alle porte di Reggio Calabria, Palermo e Messina. Prevarrà invece il bel tempo al Nord e sulle regioni tirreniche, comunque accompagnato da freddo gelido. Da mercoledì 9 lento esaurimento del freddo con il ritorno dell'alta pressione.
Temperature in crollo, fino a 10 gradi. Sensibile sarà la diminuzione delle temperature, che risulteranno ben sotto le medie del periodo. Valori anche al di sotto delle zero in pianura. Picchi negativi sino a -15°C su Sila, Pollino e Matese. Sino a -10° a L'Aquila, -6°a Potenza. Freddo anche sulle coste con soli 3/5° a Messina e Reggio Calabria. La sensazione di freddo sarà resa ancora più pungente dai forti venti con raffiche sino a 60/80 km/h.

Corteo degli studenti: “Esilio e confisca dei beni per Berlusconi”

Vernice e fumogeni al corteo dei collettivi studenteschi che hanno manifestato per le strade di Milano contro le parole di Berlusconi e a difesa della scuola pubblica

“Esilio dall’Italia, beni confiscati e restituiti a scuola, cultura e welfare”. E’ quanto chiedono gli studenti milanesi dopo i recenti attacchi del premier Silvio Berlusconi alla scuola pubblica. In corteo attraverso il centro del capoluogo lombardo, collettivi studenteschi e centri sociali hanno sfilato con striscioni e cartelli. E contro le sedi di Unicredit e dell’Enel sono volati fumogeni e uova piene di vernice.
“Nella scuola di Stato gli insegnanti inculcano idee diverse da quelle che vengono trasmesse nelle famiglie”. Queste le parole pronunciate dal premier il 26 febbraio scorso al congresso romano dei cristiano riformatori. Immediata la reazione di tutto il mondo della scuola, che in tutta Italia annuncia manifestazioni e cortei per il 12 marzo. In attesa della protesta nazionale, oggi il coordinamento dei collettivi studenteschi di Milano ha portato in piazza circa quattrocento studenti. Presente anche il centro sociale Cantiere di via Monte Rosa. “Dopo i tagli della Gelmini, gli attacchi gratuiti del premier. Ne abbiamo abbastanza – spiega una studentessa che poi rilancia: “Il Paese è sempre più povero mentre sui giornali leggiamo che Berlusconi incassa 118 milioni di dividendi. Pensiamo a cosa si potrebbe fare di buono con tutti quei soldi”. Sì, perché gli studenti scesi in piazza non si accontentano di chiedere le dimissioni di Silvio Berlusconi. Lo dice lo striscione in testa al corteo: meglio l’esilio e la confisca di tutti i beni. “Raìs”, si legge su alcuni cartelli. Il presidente del Consiglio è infatti paragonato al leader libico Gheddafi. “Soci in affari, armi e bunga bunga”, dice un altro striscione. E tra i cori si inneggia alle rivoluzioni in corso nei paesi nordafricani, tra cui la Libia. “Dovremmo avere lo stesso coraggio che hanno loro – dice Paolo, studente liceale – e mandarli a casa tutti, a cominciare da chi ci ruba il futuro come Gelmini e Berlusconi”.
Partito da largo Cairoli, il corteo si è mosso scortato da una folta presenza di forze dell’ordine. Una volta in via Carducci, contro una filiale della banca Unicredit e contro la sede dell’Enel sono volate uova di vernice rossa che hanno imbrattato muri e vetrine. Lanciato anche alcuni fumogeni, prima di proseguire sul percorso prestabilito. Un fuori programma è stato cercato nei pressi di viaPaleocapa, che ospita la sede di Fininvest. Ma il tentativo di ‘assedio’ da parte degli studenti è stato immediatamente respinto dalla polizia. Non contenti, all’angolo tra via Paleocapa e viale Gladio, i manifestanti hanno appeso un grande striscione: “6 miliardi e 500 milioni di euro: con il patrimonio del Berlusca potremmo garantirci 1.300 nuovi asili nido, 13mila scuole messe in sicurezza, 220mila assunzioni di studenti”. Il corteo si è poi disperso in tarda mattinata nei pressi della Triennale e gli studenti si sono riversati nel vicino parco Sempione.

Gheddafi mostra in TV i soldati olandesi catturati

Gheddafi mostra in TV i soldati olandesi catturati

Gheddafi ha mostrato in televisione i membri dell'equipaggio di un elicottero olandese, impegnato in una "evacuazione consolare" da una località vicina a Sirte. I tre sono stati catturati dalle forze di Gheddafi e ora sono esibiti (un grande classico) come trofei e come "dimostrazione" della violazione della sovranità libica da parte delle potenze occidentali.
Per le autorità libiche la presenza di armi a bordo dimostrerebbe che l'equipaggio era impegnato in un'azione militare illegale. I dueolandesi che dovevano evacuare nel frattempo hanno già riparato in patria, mentre il governo olandese si trova in una situazione molto scomoda, che ricorda per certi versi quella dell'Italia con i nostri Bellini & Cocciolone catturati e tenuti in ostaggio da Saddam nel corso della guerra del '91, anche se nulla spinge a credere che l'equipaggio olandese fosse veramente impegnato in un'azione di guerra.

La stampa tedesca attacca Mario Draghi

Il pregiudizio della stampa tedesca contro Draghi.

Il quotidiano tedesco Bild getta fango sulla figura di Mario Draghi, quale probabile candidato alla guida della Banca Centrale Europea, dopo l'improvvisa uscita di scena del tedesco Alex Weber, uno dei principali favoriti, a seguito delle dimissioni dalla Bundesbank.

E lo fa con toni poco nobili, elencando i potenziali candidati alla guida dell'Istituto monetario e pubblicando, accanto alla foto di Draghi, la dicitura "Per favore non questo italiano".
Bild usa toni quasi di sapore razzista, che possono anche andar bene per i mondiali di calcio ma che francamente lasciano perplessi.
Il giornale di seguito elenca le ragioni "concrete" per non sostenere "questo italiano": "Mamma mia, per gli italiani l'inflazione nella vita è come la salsa di pomodoro sulla pasta".
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Bild sembra più serio quando scrive che il governatore è stato vice-presidente di Goldman Sachs tra il 2002 e il 2005, "proprio nel periodo in cui la banca avrebbe aiutato il governo greco a truccare il debito pubblico".

Scarpinato: "Vogliono paralizzare la giustizia per garantirsi l’impunità"

Le procure, soprattutto al sud, sono sotto organico e non riescono ad amministrare la giurisdizione ordinaria, agli imputati è concesso di abusare delle garanzie processuali per raggiungere la prescrizione, che è sempre più breve, e si perde tempo a perseguire reati inutili che per la loro pena esigua si prescrivono sempre. Lo Stato italiano sembra non avere volontà di perseguire i reati perché un’ampia parte del paese ha interesse a una giustizia inefficiente.

Pubblichiamo di seguito il testo dell’audizione di Roberto Scarpinato alla commissione Giustizia della Camera lo scorso 22 febbraio. Roberto Scarpinato, oggi procuratore generale presso la Corte d’Appello di Caltanissetta, già procuratore aggiunto presso la Procura di Palermo (fu uno dei pm del processo Andreotti), spiega perché la giustizia italiana non riesce a garantire la ragionevole durata dei processi penali. E accusa la politica di avere legiferato in favore della criminalità con normative che incentivano la prescrizione e dilatano i tempi processuali. Come il cosiddetto "processo breve".

Per ventidue anni ho prestato servizio alla Direzione distrettuale antimafia di Palermo e nel giugno del 2010 sono stato nominato procuratore generale presso la corte d'appello di Caltanissetta. Questo cambiamento di ruolo mi ha proiettato dal mondo della giurisdizione dell'antimafia a quello della giurisdizione ordinaria ed è stato come entrare in un altro pianeta. Nel misurarmi con una serie di problemi gravi e urgenti ho dovuto prendere atto dell'esistenza nel nostro ordinamento di due diversi modelli penali processuali, quello dell'antimafia e quello dell'ordinario, la cui distanza quanto a efficienza e resa produttiva si divarica ogni giorno di più, rischiando di diventare incolmabile.

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http://www.agoravox.it/Vogliono-paralizzare-la-giustizia.html

USA - Stasminali che sostituiscono quelle distrutte dal morbo di Alzheimer

Dalle cellule staminali della pelle e' possibile realizzare in laboratorio le stesse cellule cerebrali che il morbo di Alzheimer uccide. Lo ha fatto un gruppo di ricerca della Northwestern University di Chicago in una serie di esperimenti sui topolini descritti dalla rivista 'Stem Cells'.
I risultati raggiunti potrebbero portare alla scoperta di nuovi trattamenti farmacologici o anche al trapianto per riparare i danni cerebrali. Nei primi mesi di sviluppo del morbo si perde la capacita' di recuparare i ricordi e il motivo e' perche' le cellule, chiamate 'neuroni del prosencefalo basale', vengono eliminate. C'e' una popolazione piccola di questi neuroni nel cervello e la loro perdita ha un effetto rapido e devastante sulla capacita' di ricordare. L'idea degli scienziati e' quella di produrre una fornitura illimitata di queste cellule per trapiantarle nei pazienti.
"Ora che abbiamo imparato a creare queste cellule - ha detto Jack Kessler, lo scienziato che ha coordinato lo studio - possiamo studiarle in un disco di coltura tissutale e capire cosa possiamo fare per impedire la loro morte". Le cellule staminali sono 'cellule madri' che possono diventare qualsiasi altra cellula del corpo. La maggior parte dei ricercatori le ricavano dagli embrioni dove la loro presenza e' abbondante, ma sempre piu' scienziati sono in grado di 'riportare indietro l'orologio' delle cellule mature. In questo studio gli scienziati hanno prodotto neuroni da entrambi i tipi di cellula. I ricercatori hanno poi trapiantato i neuroni nell'ippocampo di topolini e hanno dimostrato che queste cellule cerebrali funzionano normalmente.
"L'obiettivo - ha detto Christopher Bissonnette, coautore dello studio - era quello di trasformare le cellule staminali umane in nuove cellule sane da sostituzione in modo che possano un giorno essere trapiantate nel cervello di un paziente, aiutando a recuperare la capacita' di ricordare".
La capacita' di 'trasformare le cellule puo' anche aiutare i ricercatori a testare rapidamente migliaia di farmaci diversi per vedere quali possono mantenere le cellule vive.

Berlusconi contestato a Helsinki "Qui il baciamano non funziona"

Così hanno gridato alcune persone al Cavaliere, nella capitale finlandese per partecipare al vertice dei popolari europei. A difendere il premier è intervenuto, da Mosca, Vladimir Putin: "Il presidente italiano non pensa solo alle ragazze"

HELSINKI - "Giu le mani dalla nipote di Babbo Natale" e "Qui il baciamano non funziona", quest'ultimo con un chiaro riferimento all'omaggio reso un anno fa dal Cavaliere a Muammar Gheddafi. Sono alcuni dei cartelloni in italiano esposti ad Helsinki da un gruppo di contestatori che attendeva l'arrivo del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al vertice dei leader del Partito Popolare Europeo nella capitale finlandese. Il premier italiano è arrivato poco dopo le 18.30 e, dopo le foto di rito all'ingresso dell'albergo dove si svolge il meeting è entrato senza rilasciare dichiarazioni.
Il gruppo, una cinquantina di persone, la maggior parte delle quali italiane, è stato allontanato dalla polizia che staziona nei pressi dell'hotel che ospita la riunione in pieno centro ad Helsinki. Oltre al gruppo 'italiano' in strada, malgrado la temperatura rigidissima, sono presenti altre due 'formazioni' che protestano contro il governo finlandese e contro l'Unione Europea.
Tra gli striscioni spicca uno con l'immagine del premier, ritratto in abito scuro, e la scritta in rosso 'Don Silvio' con una chiara allusione al film 'Il padrino'. Anche alcuni cori che paragonano il premier italiano al leader libico.
"Il nostro amico Silvio Berlusconi non è interessato solo alle ragazze", ha detto, dal canto suo, Vladimir Putin, come riporta l'agenzia Ria Novosti. Il presidente del consiglio italiano, ha fatto notare il collega russo
parlando a una riunione del suo partito, impegnato nella soluzione di problemi ecologici

SALUTE: CELL METABOLISM, IN ENZIMA TROVATO NUOVO TARGET ANTI-COLESTEROLO

(ASCA) - Roma, 4 mar - Per inibire l'eccesso di produzione del colesterolo nel sangue e' stato scovato un nuovo target molecolare: gia' conosciuto, ma sottovalutato, e' un enzima e si chiama squalene mono-ossigenasi (SM) ed e' in grado di bloccare la produzione di colesterolo. La ricerca, pubblicata su Cell Metabolism, e' stata guidata da Andrew Brown dell'University of New South Wales (Australia).
Attualmente solo uno dei 20 enzimi coinvolti nella linea di produzione, HMGR, viene preso di mira dai farmaci anticolesterolo: poiche' e' presente all'inizio della catena di montaggio del colesterolo, colpendolo si inibisce tutto il processo produttivo che porta, oltre che alla produzione di colesterolo, anche alla generazione di prodotti utili per l'organismo. Questo nuovo enzima, SM, ricopre invece un ruolo piu' avanti nel processo di formazione del colesterolo: colpirlo significa quindi prendere di mira il colesterolo, lasciando indisturbato il resto della catena e i suoi prodotti.

G8, scuola Diaz: “L’ordine partì dai vertici”

Mattanza di Genova: la confessione choc del’ex questore di Genova a un’amica.

Francesco Colucci, ex questore di Genova, avrebbe confidato a un’amica, Renata Scuri, di avere ordinato l’irruzione nella scuola Diaz a Genova nel luglio 2001, durante il G8, su disposizione dei vertici della polizia, l’allora capo Gianni De Gennaro, Arnaldo La Barbera e altri funzionari.

ACCUSATO - Lo ha detto oggi al Tribunale di Genova Renata Scuri. Colucci e’ accusato di avere cambiato versione durante il processo a carico di De Gennaro e dell’ex capo della digos genovese Spartaco Mortola, assolti in primo grado e condannati in Appello per induzione alla falsa testimonianza nei confronti di Colucci.

DE GENNARO ORDINO’ IL DEPISTAGGIO – Secondo i giudici genovesi, De Gennaro dovette alterare “l’accertamento dei fatti, delle loro modalita’ e delle responsabilita’ politiche e penali, dei fatti posti in essere durante quell’operazione”, ovvero durante l’irruzione alla scuola Diaz del 20 luglio 2001. I giudici sottolineano come l’intero servizio di ordine pubblico si rivelo’ un “insuccesso”: mori’ Carlo Giuliani, nella scuola Diaz non furono trovati i black bloc. Erano dunque necessari depistaggi. De Gennaro avrebbe freddamente ordinato all’ex questore di Genova Francesco Colucci di ritrattare le sue dichiarazioni al processo Diaz, cosi’ da scagionare completamente l’allora capo della polizia. E questo, secondo la Corte d’Appello di Genova, fu un “delitto contro l’attivita’ giudiziaria”.

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Calderoli vuole l’impunità federale

Il ministro della semplificazione propone: immunità anche a sindaci e governatori, e la votiamoSi era notata, la contrarietà della Lega Nord al ripristino dell’immunità parlamentare ventilata dal Popolo delle Libertà. E se ne era notato anche l’atteggiamento apertamente ostile ad altri tipi di riforme, frutto soprattutto di una rabbia dell’elettorato nei confronti di quei privilegi che avevano portato, per reazione, al successo elettorale del Carroccio negli anni Novanta. Ma oggi Roberto Calderoli rilancia, e in un’intervista a Panorama a firma di Andrea Marcenaro spiega che semplicemente la Lega vuole qualcosa di più:

E stata anche notata la vostra opposizione alla proposta di reintroduzione dell’immunità parlamentare. Non abbiamo detto no all’immunità, ma che non siamo d’accordo con l’immunità parlamentare Se non èzuppa è pan bagnato. Errore Noi diciamo: perché il parlamentare deve avere più copertura di un governatore di regione? Preferisco che una qualche forma di protezione dalle inchieste giudiziarie in sospetto di arbitrio e di invadenza politica sia garantita alle figure nuove dell’Italia federale Non al presidente del Consiglioo? Abbiamo appena presentato la lettera al presidente della Camera perché sollevi il conflitto di attribuzione davanti alla Corte costituzionale per il processo di Milano. Vero, ma non si parlava di questo. Certamente il presidente del Consiglio deve godere di una speciale protezione, ma, insieme a lui, i governatori, i sindaci, e le persone che svolgono ruoli pubblici tendenzialmente sempre più rivestiti di responsabilità. Insomma, noi siamo disponibili a operare per questo nuovo tipo di immunità. L’introduzione di quella vecchia non ci convince.

La Lega non vuole che festeggiamo l’Unità per lavorare: però l’election day non va bene

L’ennesima contraddizione in termini del Carroccio dimostra quel che già era evidente: sulla festa nazionale del 17 marzo hanno sempre mentito.

Ah, ma noi li ricordiamo molto bene, i leghisti. Non è che sia passato molto tempo da quando ululavano contro la festa dell’Unità di Italia, voluta da Giorgio Napolitano e sottoscritta dalgoverno di Silvio Berlusconi. Hanno votato anche contro in consiglio dei Ministri, e il motivo ènoto. “Non è possibile, in un momento di crisi economica come questo, pensare che le imprese e le scuole e gli uffici pubblici restino chiusi. Bisogna lavorare, produrre, fare”. Ah, quale pragmatismo nordico.

NO ALLA FESTA ! – Ne erano proprio convinti. Questo era Roberto Calderoli intervistato da Lucia Annunziata.

Il 150° anniversario dell’Unità d’Italia: Calderoli dice che non è sicura la presenza della Lega a Genova il 5 maggio con il presidente Napolitano: «La celebrazione in sé ha poco senso. L’anniversario deve essere il momento per approntare le soluzioni, non solo per alzare la bandiera. Io sarò a lavorare per realizzare il federalismo, la cui attuazione è il miglior modo per festeggiare l’unità d’Italia».

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