martedì 3 maggio 2011

Dopo Bin Laden

Da Bin Laden ai Casalesi, il falso mito della cattura

Non tragga in inganno la carica emotiva con la quale il popolo americano ha vissuto la notizia della cattura e dell’uccisione di Osama Bin Laden. Oltre alle lacrime agli occhi e alle urla di felicità, negli Stati Uniti si è largamente diffusa la convinzione che la morte del numero uno di Al Qaeda non significa affatto aver sradicato il fenomeno criminale del quale era il massimo rappresentante. Il terrore vive e sopravvive a colui che ne era considerato il leader mondiale. Oltreoceano ci tengono a ribadirlo.

Qualcuno, dalle nostre parti, dovrebbe fare autocritica. Per la precisione tutti coloro che provano a farci credere che sia solo ed esclusivamente attraverso l’arresto dei massimi rappresentanti dell’industria del crimine che si possa sferrare un attacco mortale ad organizzazioni malavitose come la mafia, la camorra, la ‘ndrangheta. La Cia, per bocca del suo direttore Leon Panetta, ieri ha fatto sapere che l’organizzazione terroristica cercherà “quasi certamente” di vendicare la morte della sua guida: “Bin Laden è morto, ma Al Qaeda no. Dobbiamo restare determinati e vigili”, ha detto. E non è un caso che nelle prossime settimane saranno rafforzate in queste settimane tutte le misure di sicurezza anti terrorismo, in America quanto in Europa.

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http://www.giornalettismo.com/archives/123697/bin-laden-casalesi/

Forze armate, maggioranza si spacca

(ANSA) - ROMA - La maggioranza si spacca alla Camera sul decreto del Governo che assegna alle forze di polizia, ai vigili del fuoco e ai militari una 'una tantum'. Il centrodestra ha infatti espresso in commissione Bilancio un parere al decreto che chiede di cancellare le modifiche introdotte sempre dal centrodestra in commissione Difesa. In commissione Bilancio il Governo si e' allineato al parere espresso, mentre in commissione Difesa aveva dato l'assenso alle modifiche introdotta da quella commissione.

Rai, Lorenza Lei nuovo direttore generale. Designazione unanime del cda

Roma, 2 mag. (Adnkronos) - Dopo aver preso atto della dimissioni del direttore generale Mauro Masi il Cda della Rai -a quanto apprende l'ADNKRONOS- ha indicato all'unanimità Lorenza Lei per la direzione generale.

Indicazione che la Rai proporrà domani all'assemblea totalitaria dei soci, prevista per le 11. Nell'assemblea l'azienda e l'azionista dovranno raggiungere l'intesa prevista dalle norme vigenti. Se verrà raggiunta l'intesa, Lorenza Lei potrebbe essere nominata direttore generale già domani. Infatti, subito dopo l'assemblea dei soci, alle 12, si riunirà nuovamente il Cda di Viale Mazzini per effettuare la nomina vera e propria.

La scelta della Lei viene ''apprezzata senza riserve'' dal presidente della Vigilanza Sergio Zavoli che sottolinea l'importanza di aver scelto un direttore generale donna. ''Una nuova sensibilità istituzionale potrebbe porsi, tra l'altro, il problema di come viene rappresentata la personalità femminile sugli schermi del Servizio pubblico - afferma Zavoli - Si tratta di allertare un'attenzione culturalmente in grado di far fronte a una lenta, quasi naturale deriva che interpreta sempre piu' forti interessi commerciali e sempre piu' deboli scrupoli civili. Il Servizio pubblico non passa solo per le notizie di un Tg o gli approfondimenti di un talk-show: ha dei doveri che attraversano e permeano ogni aspetto della sua comunicazione. Auspico che la politica, quella piu' esigente e invasiva, colga l'occasione per un significativo aggiustamento di rotta; e che il nuovo Direttore giustifichi la ragionevole richiesta di una reale autonomia".

Demopolis: gli italiani non vogliono i bombardamenti in Libia

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Il 67% degli italiani non condivide la decisione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi di dare il via libera ai bombardamenti italiani in Libia; un quarto ritiene invece opportuno il rafforzamento dell’impegno militare italiano nell’ambito della missione della Nato. È il risultato di una indagine condotta dall’Istituto Nazionale di Ricerche Demopolis su un campione di oltre mille intervistati rappresentativo della popolazione italiana.

Una scelta sbagliata, secondo l’opinione pubblica: con molti dubbi sui raid italiani, incrementati anche dalla convinzione, ribadita dagli intervistati, che il Governo abbia operato nelle ultime settimane in modo contraddittorio, svolgendo un ruolo del tutto subalterno rispetto alla coalizione internazionale.

Gli italiani non amano la guerra e ritengono che l’intervento militare, come in Iraq ed in Afghanistan, non risolverà il problema: il 70% appare certo che motivazioni reali del conflitto siano gli interessi economici nella sponda Sud del Mediterraneo, petrolio e gas in particolare; minoritaria è l’opinione di chi crede che il vero obiettivo sia quello di porre fine alle gravi violazioni dei diritti umani o di favorire la nascita di una vera democrazia in Libia.
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Brusca gola profonda: “Mangano emissario ad Arcore per parlare con Berlusconi e Dell’Utri. Revisione del maxi-processo e 41 bis o nuovi attentati”

www.siciliainformazioni.com

Le dichiarazioni di Giovanni Brusca si colorano di giallo, forse a causa degli “stati di avanzamento” con le quali sono state diffuse. Mancino fu, secondo lui, il committente del famoso papello, le richieste dei boss in cambio della fine degli attentati, ma anche Berlusconi e Dell’Utri sono stati contattatti per le stesse ragioni. E Dell’Utri si mise a disposizione, tramite lo stalliere di Berlusconi, Mangano.

Le dichiarazioni sono state rese da Brusca durante l'udienza nell'aula bunker di Firenze dove e' in corso il processo a Francesco Tagliavia quale uno degli organizzatori delle stragi mafiose del 1993 a Firenze, Roma e Milano.

Agli inizi del 1994 l'allora boss mafioso Giovanni Brusca, capo mandamento di San Giovanni Jato, mando' un emissario di Cosa nostra, Vittorio Mangano a Milano "per contattare Dell'Utri e Berlusconi". Dopo un colloquio con Leoluca Bagarella, che aveva preso posto di Toto' Riina al vertice della cupola mafiosa, Brusca mando' "personalmente" Mangano, che era stato per un periodo lo stalliere di Arcore, a parlare con Marcello Dell'Utri e Silvio Berlusconi con un messaggio preciso: "Se non avessero accettato le nostre richieste, come ad esempio la concessione della revisione del maxi processo e la fine del 41 bis, noi avremmo continuato con gli attentati, a buttare le bombe".

Ad una domanda di un avvocato delle parti civili, sui motivi per i quali erano stati individuati Dell'Utri e Berlusconi per l'invio del messaggio da parte di Cosa nostra, Brusca ha risposto: "Perche' Berlusconi si apprestava a diventare il presidente del Consiglio". E il senatore Dell'Utri, secondo il racconto di Brusca cosi' avrebbe risposto a Mangano: "Mi metto a disposizione e vi ringrazio". Poi Brusca ha aggiunto che la trattativa si areno' poco dopo: "Tutto si e' bloccato con l'arresto di Mangano".

Durante la sua deposizione Brusca ha chiarito che dopo l'uccisione di Salvo Lima e quindi la fine dei contatti con i vecchi referenti di Cosa nostra, la cupola "fino al capodanno del 1993 guidata da Riina" cerco' "nuovi canali" per entrare in contatto con "politici locali con riferimenti nazionali a Roma". Ha detto Brusca tra l'altro: "La speranza era di far tornare lo Stato a trattare con noi, come aveva fatto fino al 1992 grazie all'aiuto dell'onorevole Salvo Lima. Lima era sempre disponibile, con lui potevamo contare su favori e accomodamenti. Lima si metteva a nostra disposizione e ci aiutava come poteva".

Il parlamentare democristiano Salvo Lima non era l'unico referente perche', ha detto Brusca, "avevamo contatti con altri politici locali con riferimenti nazionali" e a proposito di questi ultimi il pentito ha fatto il nome di Giulio Andreotti.

Missione in Libia, accordo Pdl-Lega Ma la Nato avverte: decidiamo noi

I punti dell'Intesa: nessun intervento di terra, termine temporale certo, nessuna umento delle tasse, graduale rientro dei nostri contingenti nel mondo. Il Pd: "Solita farsa della maggioranza"

Roma, 3 maggio 2011 - Accordo tra Pdl e Lega sulla missione in Libia: dopo le polemiche dei giorni scorsi e al termine di una riunione di maggioranza a palazzo Chigi, la maggioranza ha presentato una mozione unica da votare in Parlamento, che riprende, con qualche modifica, i punti essenziali della mozione presentata dal Carroccio.

Firmata dai tre capigruppo di Pdl, Lega e Responsabili, chiede l’impegno del governo per una "decisa e forte azione politica sul piano internazionale", nessun intervento delle truppe in azioni di terra, un termine temporale "certo, da comunicare al Parlamento, entro cui concludere le azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico", nessun aumento delle tasse e una "graduale e concordata riduzione degli impegni del nostro Paese" sul teatro internazionale.

Le richieste della Lega sono state quindi recepite, in particolare l’indicazione del termine temporale della missione anche se questo dovrà essere stabilito "in accordo con gli organismi internazionali e con i Paesi alleati". Sul fronte della copertura inoltre, l’impegno del governo sarà quello di non imporre "un’ulteriore pressione tributaria" nei confronti dei cittadini.

Prevista infine la "razionalizzazione e riduzione" delle missioni internazionali dell’Italia, anche se il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, sottolinea che "da tempo c’è un impegno, preso anche con il Presidente della Repubblica all’ultima riunione del Consiglio supremo di difesa, di ridurre gradualmente tutte le missioni con l’accordo delle organizzazioni internazionali, anche se mai unilateralmente".

BOSSI FELICE - L’intesa ha ricevuto la benedizione di Umberto Bossi, interpellato al telefono dai suoi durante l’incontro di maggioranza, mentre Silvio Berlusconi, secondo quanto hanno riferito alcune fonti presenti al vertice, avrebbe più volte rassicurato l’alleato del carroccio sulla natura della missione che ha lo scopo di colpire e distruggere l’apparato bellico delle forze governative del colonnello Gheddafi, ma che non deve avere alcun ‘effetto collaterale’ sui civili.

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Caccia israeliani preparano aggressione a Iran in una base Usa in Iraq

Caccia israeliani preparano aggressione a Iran in una base Usa in Iraq

BAGHDAD - Aerei militari israeliani hanno partecipato a delle esercitazioni aeree in Iraq.

La presenza di aerei da guerra di Tel Aviv è stata riferita presso la base aerea di al Asad, a quasi 200 chilometri a ovest di Baghdad, la seconda più grande del Paese, gestita dalle forze di occupazione americane.

A rivelare la notizia è stata una fonte vicina al movimento di Moqtada al Sadr, citata da Press Tv. Gli F15, F16, F18, F22 israeliani avrebbero condotto per una settimana intera esercitazioni notturne con l'obiettivo di prepararsi ad attaccare il sistema iraniano di difesa aerea, colpendo anche in profondità il Paese. Alle autorità irachene nessuno avrebbe comunicato la presenza degli aerei israeliani.

Giulietto Chiesa: la vera fine di Osama, morto da anni

Giulietto Chiesa: la vera fine di Osama, morto da anni
La foto di Osama Bin Laden “morto” è solo una patacca, miserabile e macabra: un puerile fotomontaggio che risale addirittura al 2006, trapelato già allora dai network dell’intelligence e pubblicamente smascherato. La verità? Lo “sceicco del terrore” sarebbe morto da anni, mentre la sua rete terroristica, Al Qaeda – famigerata e fantomatica – avrebbe cessato di esistere almeno dal 2002, se non prima. Pertanto, quella che è andata in scena il 2 maggio 2011 in tutto il mondo non sarebbe che l’ennesima puntata di una clamorosa fiction. Lo afferma Giulietto Chiesa, che con bestseller come “La guerra infinita” e il documentario “Zero” è stato il primo, in Italia, a smontare la versione ufficiale sull’11 Settembre e sul “terrorismo islamico” di marca afghana.Pur ammettendo la doverosa necessità di attendere conferme e riscontri che ancora mancano, rispondendo allamail di un lettore sul sito“Megachip”,Giulietto Chiesa conferma: e' vero, abbiamo letteralmente «visto crearsi la notizia» della morte di Osama Bin Laden. E, almeno in prima battuta, se la sono “bevuta” tutti: non solo gli italiani, ma anche i «paludati» americani, i tedeschi, gli inglesi. Che non hanno esistato a mostrare al mondo intero «una falsa fotografia» di Bin Laden, ottenuta “taroccando” una celebre foto di lui in vita: l’immagine sotto accusa, scrive Chiesa, «era già stata dimostrata falsa nel 2006, mi pare, quando emerse per la prima volta dai meandri di qualche servizio segreto». Appendice comica: una giornalista italiana ha notato, nel fotogramma, «l’occhio che Osama aveva perduto», confondendo Bin Laden con il Mullah Omar.
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11 Settembre: ufficiale Usa, schianto aereo contro Torri previsto in esercitazione prima di attacchi

11 Settembre: ufficiale Usa, schianto aereo contro Torri previsto in esercitazione prima di attacchi
Come sempre e' passata in sordina sui media italiani una nuova sorprendente rivelazione sull'11 Settembre.
Alla vigilia dell’11 Settembre, il Pentagono stava progettando un’esercitazione basata su uno scenario allora inedito: un aereo che si schianta sulle Torri Gemelle. Lo rivela il generale Peter Chiarelli, allora responsabile dell’area “operazioni, reattività e mobilitazione” di fronte a eventi straordinari, con possibili stragi di massa. L’alto ufficiale, racconta “Shoestring 9/11”, fu trasferito in quel reparto un mese prima della catastrofe. E i preparativi per l’esercitazione furono messi a punto esattamente una settimana prima dell’attentato del secolo, per il quale fu poi accusato Bin Laden e furono scatenate due guerre, in Afghanistan e in Iraq. La notizia si aggiunge all’impressionante casistica sull’11 Settembre, che il grande pubblico continua ad ignorare o trascurare.
Un caso clamoroso: i nuovi documenti che ora emergono, rileva Pino Cabras di “Megachip”, «dimostrano una volta di più che quasi tutti i gangli del sistema securitario e militare erano segnati da eventi speciali che ricalcavano in anticipo i contorni dell’evento 11/9». La domanda centrale è sempre la stessa: perché una seria chiave d’indagine sull’11 Settembre consiste sempre nelle numerose esercitazioni, nei tanti casi di “war games” e simulazioni portate avanti da ogni sorta di apparato militare, d’intelligence e di sicurezza, con scenari che interferivano o coincidevano con gli imminenti attentati? La risposta che si danno i cosiddetti “complottisti” è nota: alcuni settori strategici della sicurezza americana – a insaputa del Congresso, dei media, della magistratura, di buona parte del governo federale e persino dei vertici della Cia – erano perfettamente al corrente dell’attentato che si stava preparando.
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Bin Laden è morto. Ma era il 2007: l'aveva detto Bhutto prima di essere uccisa

Bin Laden è morto. Ma era il 2007: l'aveva detto Bhutto prima di essere uccisa (video)

ISLAMABAD - L'ex premier del Pakistan, Benazir Bhutto, assassinata nel dicembre 2007, aveva affermato in una intervista 3 mesi prima, che Osama Bin Laden era morto già da anni.

"Osama Bin Laden è morto"; La clamorosa rivelazione non è della mattina del 2 maggio 2011, ma del 2 novembre 2007, quando la Bhutto, ex primo ministro pakistano, durante un’intervista ad Al Jazeera parlò di Omar Sheikh, definendolo "l’uomo che ha ucciso Osama Bin Laden". L'intervista avvenne dopo un fallito attentato contro l'ex premier pakistano nel mese di ottobre 2007. La Bhutto disse che Bin Laden, in quell'epoca, era stato già ucciso. In risposta ad una domanda se l'eventuale assassino avesse legami con il governo pakistano, Bhutto disse, "sì, ma uno di loro è una figura molto importante per la sicurezza, è un ex ufficiale militare ... e aveva accordi con Omar Sheikh, l'uomo che ha assassinato Osama Bin Laden ". Benazir Bhutto è stata uccisa il 27 dicembre 2007, in un attentato dinamitardo mentre stava lasciando un comizio elettorale a Rawalpindi, quando un uomo armato gli sparò alla nuca e fece esplodere una bomba. L'annuncio della morte di Bin Laden appare quasi 10 anni dopo gli attacchi dell'11 settembre negli Stati Uniti.

Nel frattempo, un funzionario degli Stati Uniti ha detto che il corpo di Bin Laden è stato sepolto in mare, sostenendo che il suo funerale è stato accelerato secondo la legge islamica, che impone la sepoltura entro 24 ore dal decesso. La sepoltura in mare "non è una pratica islamica" e l'Islam non determina alcun orario specifico per lo svolgimento dei funerali. Gli Usa hanno aggiunto che trovare un paese disposto ad accettare i resti di Bin Laden era difficile, quindi "hanno deciso di seppellirlo in mare". Rimane un mistero come sia potuto accadere che nemmeno la Cia si affrettasse a confermare o smentire la dichiarazione della Bhutto, uccisa pochi giorni dopo quell’intervista.

UE: tra 2 giorni al bando le erbe medicinali. Le case farmaceutiche colpiscono ancora?

UE: tra 2 giorni al bando le erbe medicinali. Le case farmaceutiche colpiscono ancora?
Fra 2 giorni l'UE metterà al bando diverse erbe medicinali, costringendo molti di noi a sostituirle con farmaci che incrementano i profitti delle grandi aziende farmaceutiche.
La direttiva europea impone barriere altissime a qualunque rimedio a base di erbe che non sia presente sul mercato da almeno 30 anni, incluse in teoria tutte le medicine tradizionali cinesi, ayurvediche e africane. E' una misura draconiana che asseconda le aziende farmaceutiche e ignora migliaia di anni di conoscenza medica.
Ci vuole un appello enorme contro questo divieto. Insieme le nostre voci potranno fare pressione sulla Commissione europea per migliorare la direttiva, sui nostri governi nazionali perché non applichino questi standard, e dare legittimità a un'azione legale.Firma sotto, inoltra questa e-mail a tutti e raggiungiamo 1 milione di voci per salvare le erbe medicinali:

Il primo utilizzo medico delle piante e delle erbe risale a 10.000 anni fa, in India, mentre i più antichi documenti in cui è testimoniato l’uso e sono riconosciute le proprietà dei medicamenti e dei veleni appartengono alla civiltà cinese, tra tutti emerge l'Erbario di Shên Nung (2700 a.C.).
Importanti sono anche i papiri egiziani che documentano la conoscenza di tale popolo di 700 forme diverse di medicamenti, di natura vegetale e animale. Testi indiani tra il 1000-800 a.C. elencano oltre 800 droghe medicinali; alcune tavolette appartenenti alla civiltà assiro-babilonese, menzionano le piante ed i loro Stando a certe leggende indiane, la tribù dei Chippewa, che viveva nel Michigan, imparava i rimedi migliori per guarire da come alcuni animali cercavano le radici, le ghiande, le bacche, le erbe...da mangiare e/o strofinarsi vicino per curare le ferite, Gli indiani del Nordamerica conoscevano circa trecento piante diverse per curare il raffreddore, la febbre e le ferite e altre duecento con effetti lassativi, sedativi e stomachici. Nel Medioevo, queste conoscenze furono conservate per opera dei monaci, inoltre la Scuola Salernitana diede un notevole contributo con l´opera Flos medicinae (Fiore della medicina) scritta in latino.
Nel rinascimento grazie anche agli scambi con l´Oriente e all´importazione di nuove varietà, fino allora sconosciute in Europa, vi fu in notevole interesse per il settore erboristico, con particolare attenzione anche per le spezie e gli aromi da usare per la cura del corpo.

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http://www.agoravox.it/UE-tra-2-giorni-al-bando-le-erbe.html

Totò Cuffaro licenziato dalla Regione siciliana

L'ex governatore, che sta scontando a Rebibbia sette anni di carcere per favoreggiamento aggravato, era ancora alle dipendenze dell'Ispettorato regionale alla Sanità

di ANTONIO FRASCHILLA

La Regione licenzia l'ex governatore Salvatore Cuffaro. Il direttore del Personale, Giovanni Bologna, ha firmato il provvedimento che risolve qualsiasi rapporto tra Cuffaro e l'amministrazione regionale. La pratica Cuffaro, fra mille cautele, era stata avviata il mese scorso con una richiesta inviata alla Corte di appello di Palermo per avere il dispositivo dell'ultima sentenza e gli atti relativi al procedimento che ha visto l'ex presidente della Regione subire una condanna a 7 anni per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra.
Fino all'ultimo i vertici di Palazzo d'Orleans hanno sperato di una mossa autonoma da parte di Cuffaro: quella di una lettera di dimissioni, che non è però arrivata. Comunque il direttore Bologna non aveva alcuna discrezionalità: il licenziamento è obbligatorio per reati connessi a rapporti con la mafia o con una pena superiore a 3 anni.
L'ex senatore del Pid, che è medico specializzato in radiologia, era dipendente dell'Ispettorato regionale alla Sanità dal 1989. Dal 1991, dopo la prima elezione all'Assemblea regionale siciliana, era in aspettativa. Cuffaro ha un'anzianità di servizio di 21 anni, ma in pratica ha svolto le mansioni di dipendente soltanto per due anni. Dal 1991 in poi, Cuffaro ha fatto il politico a tempo pieno, diventando prima deputato regionale, poi assessore all'Agricoltura e quindi presidente della Regione siciliana fino alle dimissioni dopo la condanna in primo grado.

Si radunano i popolari europei domani arriverà Berlusconi

Convegno al San Paolo Palace per i parlamentari del Ppe. Il premier dovrebbe intervenire domani, annunciati sit-in di protesta. Il programma prevede la partecipazione, tra gli altri, dei ministri Alfano, Prestigiacomo e Romano e del presidente del Senato Schifani

Arrivano domani i big del Partito popolare europeo che parteciperanno a una convention in programma fino a venerdì al San Paolo Palace hotel. E' atteso il premier Silvio Berlusconi che, stando al programma ufficiale, dovrebbe intervenire nel pomeriggio di domani. Alla notizia che il presidente del Consiglio dovrebbe essere a Palermo - la sua presenza non è stata ancora confermata definitivamente - il gruppo Sinistra alternativa ha già affisso in città decene di manifesti nei quali annuncia che organizzerà un sit-in davanti all'albergo di via Messina Marine.
E sono inevitabilmente in fibrillazione anche i dipendenti della Gesip, la società comunale a un passo dal fallimento che proprio da Berlusconi attendono l'aiuto decisivo per salvare l'azienda. Un aiuto che al Comune hanno quantificato in 40 milioni di euro e che dovrebbe arrivare dal governo di Palazzo Chigi.
I lavoratori della Gesip, nonostante la proroga di 35 giorni del contratto di servizio con il Comune (ottenuta ieri con una delibera della giunta) continuano la protesta: un sit-in é stato organizzato in via Roma davanti all'ufficio della ragioneria comunale. Poi in corteo si sono diretti verso via Lincoln, paralizzando la circolazione stradale.
Ma anche se Berlusconi dovesse rinunciare alla sua visita a Palermo, nella tre giorni organizzata dal Partito popolare europeo sfileranno numerosi big del governo nazionale. Sono attesi i ministri Angelino Alfano (Giustizia), Saverio Romano (Agricoltura), Franco Frattini (Esteri), Stefania Prestigiamoco (Ambiente), Giorgia Meloni (Gioventù) e il presidente del Senato Renato Schifani.
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OCSE: AUMENTA DISUGUAGLIANZA SOCIALE, ITALIA TRA PEGGIORI IN EUROPA

(ASCA) - Roma, 3 mag - Il dieci per cento della popolazione piu' ricca dei paesi Ocse ha redditi superiori anche di nove volte rispetto al dieci per cento della popolazione piu' povera. Lo testimonia uno studio dell'organizzazione in cui si denuncia che aumenta la disuguglianza sociale. L'Italia risulta tra i peggiori in Europa, sotto accusa il regime fiscale, le politiche salariali e occupazionali.
Il documento ''Growing income inequality in Oecd countries: whatdrives it and how can policy tackle it?'' dedicato alla disuguaglianza sociale nei 34 paesi membri, e discusso dai ministri degli Affari sociali, riuniti da ieri presso l'Ocse (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), e' impietoso.
Le tendenze piu' recenti mostrano un divario crescente tra ricchi e poveri in alcuni dei paesi a gia' alta disuguaglianza sociale, come Israele e Stati Uniti.
Anche paesi come la Danimarca, la Germania e la Svezia, che hanno tradizionalmente una bassa disuguaglianza sociale, non sono stati risparmiati da questa tendenza: infatti, negli ultimi dieci anni, si evidenzia una crescita maggiore del divario proprio in questi tre paesi. La disuguaglianza sociale si misura facendo riferimento al coefficiente di Gini, standard di disuguaglianza di reddito che va da zero (quando tutti hanno redditi identici) a 1 (quando tutto il reddito va a una sola persona).
Il coefficiente si attestava a 0,28 a meta' degli anni 1980 (in media nei paesi dell'Ocse) ed e' aumentato di circa il 10% a fine del 2000, raggiungendo quota 0,31. Basandosi su questa misura emerge che la disuguaglianza del reddito e' aumentata in 17 di 22 tra i paesi Ocse. In Finlandia, Germania, Israele, Nuova Zelanda, Svezia e Stati Uniti, il coefficiente di Gini e' aumentato di oltre 4 punti percentuali. Solo in cinque paesi (Turchia, Grecia, Francia, Ungheria e Belgio) e' sceso, seppur di piccole dimensioni.
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BIN LADEN: I 'VICINI DI CASA' DI OSAMA NON CREDONO ALLA SUA MORTE

(ASCA-AFP) - Abbottabad, 3 mag - Le teorie complottistiche sullamorte di Osama bin Laden fioriscono anche ad Abbottabad. ''Nessuno crede all'uccisione di bin Laden. Qui non abbiamo mai visto alcun arabo in giro'', ''Osama non e' morto. Gli Stati Uniti hanno inventato questa scusa perche' vogliono abbandonare l'Afghanistan'': sono alcuni dei commenti rilasciati da quelli che fino a ieri erano i vicini di casa di bin Laden. Testimoni diretti della sua uccisione, ai quali si aggiunge anche un poliziotto: ''Non credo che Osama potesse trovarsi li'. Noi siamo stati chiamati alle tre di notte (ora locale), ma non abbiamo visto nulla, l'operazione era gia' conclusa''.
Vivono tutti in un sobborgo borghese pachistano, a pochi passi dal compound dove l'ex leader di Al Qaeda si nascondeva prima di essere ucciso nel blitz dell'esercito statunitense.
Si chiama Bilal, e loro lo definiscono un ''piccolo quartiere liberale'', dove gran parte dei residenti ''vestono abiti occidentali e le donne guidano perfino le automobili''. I testimoni hanno anche riferito di essersi accorti del raid solo quando hanno acceso la tv.

Striscia urla: “Ci censurano!” E consegna tapiri giganti ai giornalisti

Il Tg satirico a tutto campo contro chi vuole mettere “il bavaglio”, dice, alla sua attività.

Roma è invasa. E non se n’è accorto (quasi) nessuno. Le truppe ostili sono di polistirolo dipinto, sono di taglia extra-large e sono a forma di tapiro, dorato. Si tratta dei grandi Tapiri d’Oro che Valerio Staffelli “tapiroforo” di Striscia la Notizia da tre giorni sta consegnando alla federazione nazionale della Stampa Italiana, colpevole, secondo il programma della rete Mediaset, di aver iniziato a mettere addirittura il “bavaglio” al tg satirico, fra omissioni, critiche e attacchi. Il più delle volte, provenienti da una sola fonte, come vedremo.

TAPIRI GIGANTI – In ogni caso l’ultima puntata delle lamentazioni di Striscia la Notizia va in scena in queste ore: Valerio Staffelli sta consegnando, pronto per la puntata di stasera, l’ennesimo tapiro ai giornalisti italiani.

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http://www.giornalettismo.com/archives/123795/striscia-urla-ci-censurano-e-consegna-tapiri-giganti-ai-giornalisti/

Sarà diffuso video della sepoltura in mare Ma per i talebani non c'è prova della morte

Washington vuole mostrare anche le foto del corpo. Il governo pakistano: «Non sapevamo del blitz». La Cia: «Temevano che il Pakistan avvertisse Osama».

WASHINGTON - Alle 7.10 del mattino (ora italiana) di lunedì è finita per sempre la storia di Osama Bin Laden. Il mondo nei prossimi giorni vedrà lasepoltura in mare del suo corpo, gettato nel Mar Arabico dalla portaerei Usa Carl Vinson. E mentre i talebani afghani insistono nel sostenere che non ci sarebbero prove sufficienti per affermare che Osama Bin Laden sia morto, l'amministrazione americana ha deciso di rendere pubbliche le riprese delle cerimonia. Washington sta anche valutando l'ipotesi di diffondere le fotografie del corpo del leader di Al Qaeda. Stando a quanto riferisce la tv Abc, la salma è stata gettata in mare dopo un funerale durato circa 40 minuti. Il corpo è stato lavato e avvolto in panni bianchi e un ufficiale militare ha letto una formula religiosa tradotta poi in arabo.

USA NON SI FIDAVANO DEL PAKISTAN - dell'imminente raid contro di lui. Lo ha detto il capo della Cia, Leon Panetta.Poco prima il presidente del Pakistan aveva dichiarato che le forze di sicurezza non erano state informate, nè avevano preso parte all'operazione Usa che ha portato all'uccisione di Osama Bin Laden, seguita in diretta video da Obama da una stanza dell'area di Washington, ma ha fatto poco per dissipare gli interrogativi su come sia stato possibile che il leader di Al Qaeda vivesse indisturbato vicino a Islamabad. La rivelazione che Bin Laden si nascondesse forse da anni in un complesso nella cittadina di Abbottabad, che ospita una guarnigione militare, ha rischiato di aggravare le relazioni tra gli Usa e il Pakistan, paese che dispone dell'arma atomica. «Non era in nessun posto dove avevamo immaginato che fosse, ma ora non c'è più», ha scritto il presidente Ali Zardari in un commento sul quotidiano Usa Washington Post, senza però replicare ulteriormente alle accuse secondo cui i servizi segreti pakistani avrebbero dovuto sapere dove Bin Laden si nascondeva. «Certa stampa negli Usa ha suggerito che il Pakistan mancasse di vitalità nella sua lotta al terrorismo o peggio, che noi proteggevamo i terroristi a cui dicevamo di dare la caccia - ha concluso Zardari - ma queste sono solo speculazioni infondate che non rispecchiano i fatti».

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http://www.corriere.it/esteri/11_maggio_03/osama-cronaca-giornata_37d405b4-7551-11e0-9941-c72ac192f71a.shtml

Bin Laden: ministero Esteri pakistano, non sapevamo del blitz

Islamabad, 3 mag. - (Adnkronos/Aki) - Il ministero degli Esteri pakistano ha confermato ufficialmente di non essere stato informato preventivamente dagli Stati Uniti dell'operazione lanciata domenica notte ad Abbottabad (in Pakistan), durante la quale e' stato ucciso Osama bin Laden. Lo riferisce la tv al-Jazeera, senza fornire al momento ulteriori dettagli.

Referendum, nuovo rinvio Vigilanza Rai su par condicio. Proteste davanti San Macuto

Roma, 3 mag. (Adnkronos/Ign) - Ennesimo rinvio per il regolamento sulla par condicio nella campagna referendaria: per mancanza del numero legale, infatti, il presidente della Commissione di Vigilanza Sergio Zavoli ha procrastinato a questa sera il voto sul regolamento che avrebbe dovuto essere approvato, come ricorda il radicale Beltrandi, già lo scorso 4 aprile.

Oggi, in particolare, è stato Giorgio Lainati (Pdl) a far notare, ad inizio di seduta, che "l'importante voto sul decreto legge Parmalat alla Camera" richiedeva la presenza dei deputati a Montecitorio. L'esponente del Pdl ha invitato il presidente a rinviare l'esame del regolamento alla seduta di questa sera (ore 20), sollecitando inoltre Zavoli a verificare l'effettiva esistenza del numero legale nella plenaria. Ed è così che il presidente della Commissione ha rinviato a questa sera.

Al capogruppo dell'Idv, Massimo Donadi, che in Aula aveva ipotizzato la possibilità di riunioni ad oltranza della Commissione Vigilanza Rai per arrivare all'approvazione del regolamento, ha risposto il presidente della Camera, Gianfranco Fini. "La presidenza, d'intesa con la presidenza del Senato, che sentirò nelle prossime ore, si riserva eventuali e mi auguro possibili iniziative" ha detto Fini.

Intanto all'esterno di Palazzo San Macuto si sta svolgendo un sit-in da cui si è legata la voce del leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, che si è appellato al presidente della Repubblica affinché permetta l'esercizio di un diritto costituzionale. Folto è il gruppo di tutti i promotori del referendum di giugno che si sono riuniti per fare pressing sulla Commissione, affinché oggi stesso dia il via libera al regolamento in questione, più volte rimandato. Al sit-in, cominciato alle 14 e tutt'ora in corso, prendono parte oltre ad esponenti dell'opposizione parlamentare diverse associazioni che sostengono i quesiti referendari: da Greenpeace al Forum Movimenti per l'Acqua e naturalmente ai comitati referendari. Presenti anche esponenti del sindacato dei giornalisti, a partire dal presidente della Fnsi Roberto Natale.
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Trattativa Stato-mafia, Brusca: referente era Mancino. In 94 contatti con Berlusconi

La strage di via D'Amelio
Firenze, 3 mag. - (Adnkronos/Ign) - Giovanni Brusca, chiamato a testimoniare oggi nell'aula bunker di Firenze dove è in corso il processo a Francesco Tagliavia per le stragi mafiode del '93, conferma l’esistenza di una trattativa tra lo Stato e la mafia e del 'papello' inviato a referenti delle istituzioni nel luglio del ‘92 da Totò Riina.

''Finalmente si sono fatti sotto – gli avrebbe detto all’epoca il capo dei capi -, gli ho consegnato un 'papello' con tutta una serie di richieste, come ad esempio i benefici per i carcerati''. Brusca non sa dire chi fosse stato incaricato della consegna: ''Riina non mi disse il nome del tramite. Mi fece però il nome del committente finale, quello dell'allora ministro dell'Interno onorevole Nicola Mancino''. Secondo il pentito anche ''la sinistra'' sapeva della trattativa con Cosa Nostra, ''non il Pci'' ma la sinistra ''che governava nel 1992-93''.

Obiettivo del 'papello' era principalmente ''ricattatorio'' e faceva seguito a un cambio di strategia di Cosa Nostra decisa dalla cupola guidata da Riina dopo il maxi processo istruito da Giovanni Falcone, non all’istituzione del carcere duro. ''Quello era un fatto momentaneo, entrato in corso d'opera – ha chiarito Brusca - . Ma la causa di tutto, ripeto, era il maxi processo. Del resto – ha ricordato - l'attacco cominciò con l'uccisione di Falcone e poi di Borsellino. E se non ricordo male il regime del 41 bis cominciò dopo Borsellino''. Tra i motivi che sarebbero stati all'origine dell'aggressione ''al cuore dello Stato'' ci sarebbero stati anche ''i maltrattamenti nelle carceri, le cosiddette violenze generalizzate contro i detenuti mafiosi, in particolare quelli che avvenivano nelle carceri di Pianosa e dell'Asinara''.

Brusca ha anche raccontato di un successivo incontro con Riina nel quale il capo dei capi gli disse che gli esponenti politici a cui si era rivolto presentando il 'papello' avevano definito ''esose, perché erano tante'' le richieste per addivenire a un accordo che avrebbe fermato gli attentati. In ogni caso dopo la strage in cui morì Borsellino si interruppe ''ogni contatto'' con personaggi dello Stato. ''Il primo a dirlo fu Salvatore Riina, che mi diceva: non c'è più nessuno''. La cupola “fino al capodanno del 1993 guidata da Riina'' cercò quindi ''nuovi canali'' per entrare in contatto con ''politici locali con riferimenti nazionali a Roma. La speranza – ha spiegato l’ex capo mandamento di San Giovanni Jato - era di far tornare lo Stato a trattare con noi, come aveva fatto fino al 1992 grazie all'aiuto dell'onorevole Salvo Lima'', ucciso secondo Brusca perché ''non si era messo a disposizione per il maxi processo''.
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