domenica 24 aprile 2011

Nigeria: 500 morti in violenze

(ANSA) - LAGOS - Dalle elezioni presidenziali dello scorso 16 aprile ci sono stati in Nigeria oltre 500 morti provocati da violenze post-elettorali. Il bilancio degli scontri é stato fatto da un'Organizzazione Non Governativa (Ong) nigeriana che si occupa di diritti umani. La Ong ha precisato che le vittime si sono registrate prevalentemente nel nord del Paese a maggioranza musulmana.

In 2000 ai funerali di Vik l'attivista umanitario ucciso a Gaza

Anche una delegazione della Cisgiordania, oltre a tantissimi giovani con la maglietta "Restiamo uniti". E c'è anche il corrispondente di Al Jazeera. La cerimonia funebre celebrata anche da monsignor Hilarion Capucci, vescovo di Gerusalemme

BULCIAGO - In migliaia sono arrivati a Bulciago, il paese di Vittorio Arrigoni, l'attivista umanitario ucciso il 14 aprile a Gaza, per i suoi funerali previsti alle 16.30.
Prima di raggiungere il palazzetto dello sport dove si sono svolte le esequie, tutti hanno voluto fermarsi nella villa di via Papa Giovanni XXIII dove è stata allestita la camera ardente. Tra gli altri è arrivato anche un inviato da Parigi della televisione Al Jazeera.
Bulciago, un paesino di 3000 abitanti sulle colline della Brianza lecchese, è stato così invaso da decine di bandiere italiane, palestinesi e delle pace. Da Gaza è giunta anche una delegazione. Tanti i giovani giunti da tutta Italia portando foto di Vik o indossando magliette con la scritta 'Vik - Restiamo Umani'. Tra le corone sistemate davanti alla camera ardente una di fiori rossi, sul nastro la scritta in nero 'Il Manifesto' e una copia del quotidiano dedicata a Vik. Come colonna sonora 'O bella ciao'.
Il Palazzetto dello sport si è riempito rapidamente e in molti sono rimasti nel prato circostante, in una giornata calda e soleggiata. La cerimonia funebre, celebrata dal parroco di Bulciago, don Roberto Crotta, ha avuto come co-celebratore anche il vescovo di Gerusalemme, monsignor Hilarion Capucci.

Svizzera pronta a rinunciare al nucleare

(ANSA) - GINEVRA - La Svizzera potrebbe uscire dal nucleare in 30 anni. Lo ha indicato il ministro dell'Economia, Johann Schnedider-Ammann, in un'intervista al quotidiano 'Le Matin Dimanche'. ''Non e' piu' possibile costruire nuove centrali nucleari'', ha spiegato Schnedider-Ammann, ricordando l'incidente alla centrale giapponese di Fukushima. ''E' possibile uscire dal nucleare, ma ci vorra' del tempo, forse 30 anni, per rinunciare completamente all'energia atomica''.

Sudan: Sud, 55 ribelli uccisi in scontri

(ANSA) - GIUBA - Almeno 55 ribelli sono stati uccisi e decine di altri sono rimasti feriti in Sudan negli scontri tra l'esercito sudista e le milizie del Sud-Sudan. Lo ha riferito un responsabile del governo. I violenti combattimenti sono scoppiati ieri vicino a Malakal, nello stato di Jonglei, tra membri dell'Esercito popolare di liberazione del Sudan (Spla), cioe' gli ex ribelli oggi a capo dell'esercito del Sud-Sudan, e uomini legati all'ex capo milizia Gabriel Tang.

Arrigoni: in centinaia a esequie Vik

(ANSA) - BULCIAGO (LECCO) - In centinaia stanno arrivando a Bulciago, il paese di Vittorio Arrigoni, l'attivista umanitario ucciso il 14 aprile a Gaza, per i suoi funerali previsti alle 16.30. Prima di raggiungere il palazzetto dello sport dove si svolgono le esequie, tutti hanno voluto fermarsi nella villa di via Papa Giovanni XXIII dove e' stata allestita la camera ardente. Tra gli altri e' arrivato anche un inviato da Parigi della televisione Al Jazeera e una delegazione palestinese.

Pasqua tra i rifiuti a Napoli

(ANSA) - NAPOLI - Pasqua tra i rifiuti a Napoli, nonostante lo sforzo fatto per garantire una citta' pulita almeno durante le festivita' pasquali. Ieri sono state raccolte e conferite 1410 tonnellate il che fa si' che oggi a terra ce ne siano, secondo il Comune, circa 1200 tonnellate, un centinaio meno di ieri. Oggi pero' gli impianti che raccolgono la spazzatura, in coincidenza con la festivita', hanno chiuso i battenti alle 14. Una quarantina gli interventi dei vigili del fuoco per spegnere i roghi.

Libia: Cnt, 36 morti a Misurata da ieri

(ANSA) - ALGERI - Trentasei persone sono state uccise dalle forze di Gheddafi a Misurata da ieri. Il bilancio e' di un portavoce dei ribelli, secondo il quale otto persone sono state uccise oggi nel corso dei bombardamenti e 28 ieri, mentre oltre cento sono state ferite. ''Le truppe di Gheddafi - ha aggiunto - hanno usato i missili Grad per bombardamenti casuali ed hanno mirato diverse zone qui intorno. Ci sono otto martiri e 34 persone sono state ferite''.

Misurata, ripresi i bombardamenti Le forze di Gheddafi lanciano razzi

I ribelli confermano che tra le file dei governativi sono arrivati combattenti tribali e civili. Sabato la giornata più sanguinosa dagli inizi dei combattimenti: 28 morti e oltre cento feriti. Il regime smentisce il ritiro militare dalla città della Tripolitania

TRIPOLI - I combattimenti sono ripresi stamani a Misurata, nonostante l'annuncio del regime di Gheddafi di una tregua nelle operazioni contro gli insorti di questa città dell'ovest del paese, assediata da due mesi. Lo hanno rilevato giornalisti della France Presse sul posto. Alle prime ore di domenica, razzi Grad sono esplosi a raffica sulla città e sono stati uditi senza interruzione spari di armi automatiche. I ribelli hanno confermato l'arrivo tra le file dei governativi di combattenti tribali e civili.
"Ci si batte talvolta contro uomini in uniforme dell'esercito, talvolta contro uomini in abiti civili - ha spiegato uno degli insorti, Omar Rajab, 29 anni -. Ci sono ora dei combattenti tribali, provenienti dal sud". Questa mattina Khaled Kaim, viceministro degli Esteri di Tripoli, lo stesso che aveva annunciato una sostanziale ritiro dei soldati, ha rettificato: "Le forze armate non si sono ritirate da Misurata. Hanno semplicemente sospeso le operazioni per dar modo alle tribù di risolvere la crisi in 48 ore attraverso il dialogo e non con le armi".
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Sadomaso for christians: farsi crocifiggere come Gesù

Rito estremo per festeggiare la Pasqua nelle Filippine

Pasqua che vai, usanza che trovi. Nei Paesi cristiani il periodo della Passione di Gesù viene celebrata in modi diversi, a volte estremi e per noi stravaganti, che in alcuni casi si trasformano in attrazioni turistiche. Centinaia di persone si sono riunite a città del Guatemala per partecipare a una processione durata quasi 19 ore. I devoti, armati di spade, portano per le strade una statua di Gesù risalente al 1500, appoggiata su una sorta di lunghissimo palanchino di legno. Nelle Filippine invece il rituale diventa reality, e i fedeli si fanno crocifiggere proprio come Cristo sul Golgota.

CROCIFISSI COME GESU’ - Nelle Filippine, nelle province di Pampanga e Bulacan, a settantacinque chilometri circa dalla capitale Manila, il Venerdì Santo è occasione di un rito estremo. Per avvicinarsi alla sofferenza patite da Gesù nel suo percorso vero la morte, dozzine di fedeli cattolici riuniti in corteo si feriscono e flagellano con fruste di bambù. L’espiazione dei peccati a Manila, avviene anche così: devoti cattolici vengono crocifissi con i palmi delle mani inchiodati a croci di legno. Ventisette persone in totale si sono fatte poi crocifiggere per espiare i loro peccati, ripercorrendo così le sofferenze di Cristo anche sulla croce, e la crocifissione avviene con chiodi lasciati nell’alcol per un anno e poi benedetti con l’acqua santa. Anche due donne si sono fatte crocifiggere, una novità nella tradizione dell’isola che va avanti ormai da più di cinquant’anni.

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http://www.giornalettismo.com/archives/122617/sadomaso-for-christiansfarsi-crocifiggere-come-gesu/

Corteo a Tokyo contro il nucleare

(ANSA) - TOKYO - Qualche migliaio di persone hanno manifestato stamani nel centro di Tokyo per chiedere l'uscita dal nucleare e lo sviluppo di energie rinnovabili, dopo l'incidente della centrale di Fukushima dopo il sisma e lo tsunami dell'11 marzo. Brandendo cartelli con scritto "Bye Bye Genpatsu" (Addio al nucleare), i manifestanti, far i quali molti giovani e famiglie, hanno sfilato sotto un bel sole e nella calma, a partire dal parco di Yoyogi.

Afghanistan, 5 morti Isaf in 24 ore

(ANSA) - KABUL - Cinque militari della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf, sotto comando Nato) sono morti nelle ultime 24 ore in Afghanistan. Lo ha reso noto la stessa Isaf a Kabul. In diversi comunicati si precisa che i soldati sono deceduti nell'est e nel sud del paese per lo piu' per le ferite riportate nell'esplosione di rudimentali ordigni (ied) collocati dai talebani.

Arrigoni,oggi i funerali di 'Vik Utopia'

Eseguita l'autopsia sul volontario ucciso a Gaza da una cellula terroristica salafita.

ROMA - Si terranno oggi pomeriggio a Bulciago, in provincia di Lecco, i funerali di Vittorio Arrigoni, l'attivista ucciso giovedì scorsoa Gaza da una cellula terroristica salafita. Decine di persone hanno partecipato ieri sera alla veglia per 'Vik Utopia', come amava chiamarsi il volontario trentaseienne.

Per celebrarla il parroco ha dovuto chiedere anche una speciale autorizzazione. Il funerale sarà celebrato, come già stabilito, nella palestra comunale di Bulciago, dove la mamma di Vittorio, Egidia Beretta, è sindaco dal 2004.

Camusso: "Grande mobilitazione contro la trovata del decreto-imbroglio"

La leader Cgil attacca: il provvedimento potrebbe non essere convertito e servire solo a far saltare la consultazione. "L'acqua, come la scuola e la sanità è un bene primario, di cui si può parlare solo in termini pubblici"
di ROBERTO MANIA

ROMA - "Serve una mobilitazione della politica e della società civile per impedire il decreto-imbroglio che sta preparando il governo con l'obiettivo di far saltare il referendum sull'acqua. Bisogna dire all'esecutivo che un'operazione di questo tipo non si può fare". È la proposta di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, che ha messo la sua firma per la richiesta del referendum contro la privatizzazione del servizio idrico. In sintonia con il Comitato promotore pensa che l'acqua sia ancora un "bene primario" e che per questo, come la scuola e la sanità, non se ne possa parlare se non in termini "pubblici". Di "benessere della collettività", dice.
Perché parla di "decreto-imbroglio"? Anche nel passato i governi sono intervenuti con leggi per evitare i referendum.
"Sì, ma mai l'hanno fatto per decreto".
Vuol dire che mancano i requisiti di necessità e urgenza?
"Non solo. C'è di più. Credo che ci sia un problema giuridico non secondario. Ed è qui l'imbroglio: il decreto potrebbe ben non essere convertito in legge e dunque servire esclusivamente a impedire lo svolgimento del referendum. Un imbroglio, appunto".
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Dal premierato alla Giustizia gli assalti alla Costituzione

Un solo disegno: piegare la Carta ai bisogni del Cavaliere

di MASSIMO GIANNINI
La campagna di de-strutturazione della Costituzione non conosce tregua. Gli operosi "picconatori" del Pdl assestano colpi quotidiani alle fondamenta della "casa comune" costruita nel '48. Vignali e Sardelli, Ceroni e Alfano, La Russa e Tremonti: è una rincorsa dissennata a sfasciare gli istituti e svalorizzare i principi che unirono i padri costituenti. La sub-cultura della destra berlusconiana sta snaturando le basi della civiltà repubblicana.
In questa manovra di decomposizione sistemica, quello che colpisce non è la frequenza, quanto l'incoerenza. Quello che atterrisce non è la volontà di "mettere mano" alla Costituzione per un'esigenza politica collettiva (quella del popolo italiano), quanto l'irresponsabilità di "manomettere" le sue regole in funzione di una biografia politica individuale (quella di Silvio Berlusconi). Rivedere e aggiornare la Carta è legittimo. Quello che spaventa, nelle modifiche estemporanee sfornate dalla coalizione forzaleghista, è la totale assenza di un quadro d'insieme, di un impianto di norme coordinate e coerenti, e soprattutto destinate a durare nel tempo. Un'unica "ratio" guida le proposte di pseudo-riforma della maggioranza: saldare qualche conto sospeso, consumare qualche vendetta postuma. Cioè piegare anche la Costituzione (e non più solo la legge ordinaria) ai bisogni attuali e potenziali del Cavaliere. Siamo alla "personalizzazione" della Costituzione.
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E ora entrano in campo le tribù l'ultima speranza del Colonnello

Fiaccato dalla Nato, il raìs si affida alle milizie popolari. Le vecchie appartenenze, anche se più deboli che nel passato, hanno ancora un ruolo. Le sorti di Gheddafi sono allora legate alla fedeltà dei Warfalla, il gruppo più forte della Tripolitania
di BERNARDO VALLI

IL tema che devo svolgere riguarda il conflitto libico. Perché dura tanto? Cosa significa l'annunciato ritiro da Misurata dell'esercito del Colonnello di Tripoli? È una disastrosa ritirata dei lealisti o un tranello teso agli insorti? Che peso dare alla minaccia di far intervenire le tribù, proferita dal viceministro degli esteri, Khaled Kaaim, portavoce del raìs ingabbiato nel suo rifugio di Bab el Azizia?
Prima di cercare di rispondere a questi interrogativi, credo sia necessario tratteggiare gli umori che annebbiano le nostre idee sugli avvenimenti in corso sulla sponda Sud del Mediterraneo. Da noi umori ormai prevalenti.
Che noia! L'esclamazione è ormai un brontolio corale. In Libia quel Gheddafi, dato per sconfitto pochi giorni dopo l'insurrezione di febbraio, a Bengasi, è sempre là, al sicuro, nel suo bunker tripolino. Insomma chi vince e chi perde? E intanto in Tunisia e in Egitto non sono ancora stati eletti parlamenti tipo Westminster. Nelle capitali occidentali la resistenza del Colonnello libico innervosisce, suscita polemiche; e nelle rispettive opinioni pubbliche, la lentezza dei processi politici in Tunisia e in Egitto, alimenta la vecchia convinzione sulla scarsa "inclinazione alla democrazia" dei popoli arabi.
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Meno audience ma il 63% della pubblicità il caso Mediaset è unico in Europa

Nessuno nel Vecchio Continente è in grado di raccogliere oltre la metà delle risorse. L'Ocse chiede all'Antitrust di "valutare il grado di competitività nei media"

di GIULIANO BALESTRERI
MILANO - "Il settore televisivo resta dominato da società statali e da una società privata". Parola dell'Ocse che nel rapporto Going for Growth ha dedicato particolare attenzione alla situazione italiana, raccomandando all'Antitrust di "valutare il grado di competitività nei media tv". Una competitività difficile da immaginare: nel 2010 il 63% dei 3,8 miliardi spesi per la pubblicità in tv è finito nelle casse di Mediaset. La Rai si è accontentata del 23% e agli altri solo le briciole: il 6% per Sky e il 3,7% per La7. Ma se per gli ultimi due i numeri rispecchiano anche l'audience, per i big la situazione è diversa. Lo scorso anno lo share medio di Viale Mazzini, per l'intera giornata, è arrivato al 41,3%, per il gruppo della famiglia Berlusconi si è fermato al 37,6%. Certo a Mediaset interessa il target commerciale (15-64 anni), ma anche in questo caso lo share non supera il 40%. Come a dire che per gli investitori l'indice di ascolto non è un parametro così rilevante, merito forse dell'abilità dei venditori di Publitalia, ma anche delle norme che fissano al 12% del tempo di trasmissione il tetto per la pubblicità in Rai, un limite che per Mediaset sale 18%. Un'asticella che il governo potrebbe portare anche al 20%.
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Lassini: Silvio ha detto sono con te

(ANSA) - ROMA - Berlusconi 'mi ha telefonato per esprimermi la sua solidarieta'.Lo riferisce Roberto Lassini, candidato del Pdl a Milano dimissionario in seguito alla vicenda dei manifesti anti-pm. Lassini racconta che il premier si e' detto dispiaciuto e che se fosse stato per lui non lo avrebbe fatto ritirare. Le dimissioni sono state 'formalizzate', spiega , ma in caso fosse eletto decidera' cosa fare 'in base ai risultati'. 'Io ero molto emozionano - ha detto - ho pianto, il presidente mi ha consolato'.

Guida suprema: "Vogliono che Iran rimanga spettatore indifferente, ma questo è impossibile"

Guida suprema:

"Sono sicuro che il risveglio islamico in Medio Oriente e Nord Africa dara' presto i suoi frutti". Lo ha detto l'Ayatollah Ali Khamenei parlando ieri a Teheran davanti a migliaia di abitanti provenienti dalla regione Fars, nel sud del Paese. Pieno appoggio all’operato del governo del presidente Ahmadinejad da parte della Guida suprema: "Questo governo e' stato sempre al servizio dell'Iran ed sta facendo il possibile per migliorare le condizioni della vita degli iraniani". Il Leader della Rivoluzione islamica riferendosi alla campagna propagandistica negativa promossa nei giorni scorsi contro il presidente Ahmadinejad e i suoi collaboratori ha affermato; "I nemici vogliono seminare divergenza tra la gente e il governo , ma bisogna riconoscere alle nostre autorita' l'importante ruolo che hanno svolto e continuano a svolgere , nonostante le restrizioni, per portare al termine i piani di sviluppo nel Paese". Il Leader in un'altra parte del suo discorso ha criticato la repressione delle gente in Bahrain, Yemen e Libia; "Le proteste nel Bahrain sono dovute alle discriminazioni etnico-religiose messe a lungo dal regime di Manama ... fatto questo che non poteva avere altro risultato che l'esplosione di rabbia ... reprimere le richieste leggittime della gente con l'aiuto militare di un altro Paese (Arabia Saudita, ndr) non potra' piu' fare nulla". Per quanto riguarda l'accusa di una presunta ingerenza iraniana in Bahrain lanciata dall'Unione europea e dal Consiglio di Cooperazione del Golfo Persico (di cui fanno parte l'Arabia Saudita, il Kuwait, l'Oman, gli Emirati Arabi uniti, il Qatar e lo stesso Bahrain) la Guida suprema ha risposto: "Quali interferenze ha commesso l'Iran in Bahrein, Yemen e Libia? Quella di aver parlato liberamente e di non aver mostrato paura per la rabbia dei governi-fantoccio del mondo? ... Vogliono che la Repubblica islamica dell'Iran rimanga spettatore indifferente, ma questo è impossibile", ha concluso l'Ayatollah Khamenei.

Pakistan, manifestazioni anti-Usa

Pakistan, manifestazioni anti-Usa

ISLAMABAD - Centinaia di pakistani hanno manifestato a nord-ovest della città di Peshawar del Pakistan contro l'uccisione di civili nel recente attacco da un drone Usa nelle aree tribali del Pakistan. I manfestanti hanno chiesto al governo pakistano di bloccare i camion che trasportano forniture alle forze NATO in Afghanistan. Ieri almeno 25 persone, fra cui donne e bambini, sono state uccise da un drone americano nel Nord Waziristan, in una nuova giornata di sangue che coincide con un inasprirsi della crisi delle relazioni fra Islamabad e Washington sulla strategia da seguire nella lotta ai talebani. L'attacco ha sollevato una nuova ondata di risentimento contro gli Usa e il governo di Yusuf Raza Gilani. Il raid giunge dopo la visita a Islamabad del capo degli Stati maggiori congiunti statunitensi, ammiraglio Mike Mullen.

11 Settembre: Huffington Post, soccorritori verranno incriminati come terroristi da FBI

11 Settembre: Huffington Post, soccorritori verranno incriminati come terroristi da FBI

WASHINGTON - Migliaia di americani, che hanno rischiato la loro vita per salvare vite umane subito dopo il crollo delle Torri Gemelle, l’11 Settembre 2001, saranno inseriti nella lista dell’FBI come presunti terroristi. Secondo il quotidiano statunitense Huffington Post i connotati ed i dati personali di migliaia di persone che hanno partecipato volontariamente ai soccorsi subito dopo l’ecatombe dell’11 Settembre verranno passati all’FBI e queste persone verranno considerate come “potenziali terroristi” e non è da escludere che alcuni vengano interrogati. La misura è stata presa in base alla legge coniata “James Zadroga Health & Compensation Act”, approvato il maggio scorso. "Questo è assurdo", ha detto Glen Kline, un ex ufficiale dei servizi di emergenza NYPD. "È sciocco. È stupido. È asinino". John Feal, un operaio edile ex che ha perso mezzo piede a Ground Zero ed è fondatore del gruppo Fealgood Foundation, ha detto: "È comico al meglio, e penso che sia un insulto per tutti coloro che hanno lavorato e sofferto in quell’11 di Settembre".

Gheddafi si ritira: "Misurata è libera"

Vittoria dei ribelli nella città martire. Il raiss: tocca alle tribù - MIMMO CÀNDITO

Ieri notte, Misurata finalmente ha dormito. Erano 60 giorni che non chiudeva gli occhi del sonno, e solo chi ci è passato dentro può capire che cosa sia una notte che fila via muta, senza cannonate, lo squasso dei missili, i muri che tremano. Dormire non è ancora la pace né la vittoria, però dà respiro alle angosce; le macerie restano, e restano i 328 morti di questo assedio che pareva senza fine, ma ora diventano monumenti alla memoria d’una guerra che si va consumando, perché da ieri le truppe di Gheddafi si stanno ritirando dalla città e la speranza che la fine dell’assedio sia vicina sta nei segni che cambiano della quotidianità della guerra: non soltanto la prima notte di silenzio, ma anche alcune delle trincee scavate lungo Via Tripoli che cominciano a essere abbandonate, i checkpoint allentati di Via Bengasi, e qualcuno dei misurtini sopravvissuto dentro la catacomba della propria casa che ora comincia a tirar fuori la testa, e guarda la vita. Un annuncio di questa virata ancora inattesa l’altro ieri, quando missili e cannonate continuavano il loro sporco lavoro, è arrivato ieri attraverso le parole ufficiali del viceministro libico, a Tripoli: «Ci eravamo dati una scandenza, per liberare Misurata.
La Nato ci ha impedito di portare a conclusione il nostro intervento, ora la mano passa alle tribù locali: toccherà a loro trattare con i ribelli e convincerli - con la ragione o con la forza - ad allinearsi con le legittime posizioni del governo di Tripoli». Non è la dichiarazione d’una sconfitta, nella formulazione ci sono ambiguità e ipocrisie, ma resta il fatto che l’artiglieria e i tank del Colonnello tacciono ormai da un giorno, e la linea del fronte che seguiva il tracciato dello stradone che arriva fino al porto e taglia in due la città si sta ora spostando verso ovest, seguendo l’arretramento delle truppe. La fucileria è interrotta, la battaglia continua perché i «ribelli» seguono la ritirata dei soldati che li assediavano, gli stanno addosso, recuperano il possesso della città casa dopo casa, combattono da dietro i muri, snidano i cecchini, li accerchiano e li uccidono. Ora che è a terra, nei cunicoli delle strade strette, tra le macerie che diventano trappole e nascondigli letali, la guerra si fa davvero senza pietà: il piccolo ospedale che in questi due mesi era diventato il rifugio dei vinti, ieri ha dovuto accogliere un numero i altissimo di morti, 50, una vera strage, e ancor più feriti, almeno 100 alla fine. E tanti morti e tanti feriti significano solo che la guerra dell’assedio si è trasformata, che ora non sono più i missili e i cannoni a dettare i tempi dello scontro in uno stallo del fronte, ma ora si combatte strada per strada, palazzo per palazzo, con agguati, assalti, e scontri uomo contro uomo. Ed è una carneficina. Il viceministro dice che «ora ci penseranno le tribù locali».
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Tremonti costretto a giocare in difesa

Martedì sarà anche (o soprattutto) un match economico.

Quando martedì Giulio Tremonti si siederà di fronte a Christine Lagarde per discutere il capitolo economico dei rapporti Italia-Francia non avrà a disposizione un bazooka come quello messo sul tavolo dai francesi quando parlano di immigrazione, ovvero il blocco di Schengen. Ma al massimo potrà mostrare la fondina di una rivoltella. Da Parmalat a Edison sino a Fonsai, la partita Roma-Parigi sul terreno degli affari è delicatissima ed ora è resa ancora più complicata dalla decisione di bloccare i piani per il ritorno al nucleare che trasformano in carta straccia i ricchissimi accordi siglati dall’Enel con Edf.
I francesi spingono, attaccano, e soprattutto sono pronti a spendere un pacco di miliardi di euro nelle nostre imprese. Noi cerchiamo di tamponare. Come possiamo. Il caso ParmalatLactalis è eclatante: dopo la prima mossa della famiglia Besnier sul gruppo di Parma, il ministro dell’Economia aveva fatto trapelare l’idea di voler introdurre un diritto di veto sulle scalate non gradite. All’annuncio non sono seguiti i fatti, anche perchè si rischiava di incorrere nelle sanzioni di Bruxelles, ed ora ci troviamo coi francesi primi azionisti al 29% e gli italiani che fanno fatica ad organizzare una difesa. Unica contromossa la decisione di far slittare di 60 giorni le assemblee societarie per dar modo alla Cassa depositi e prestiti di far decollare un fondo per difendere le società di interesse strategico, termine non a caso mutuato da un analogo provvedimento varato nel 2005 da Parigi.
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Su Sarkozy il gelo di Bruxelles

La Ue: bloccare le frontiere? I casi sono già previsti, e poi nessuno ci ha comunicato
questa intenzione

ALBERTO MATTIOLI

CORRISPONDENTE DA PARIGI
Scoppiata la bomba, nel day after restano le rovine. Molti hanno pensato che la notizia che Nicolas Sarkozy pensa di sospendere i trattati di Schengen, fatta passare durante un incontro informale con i giornalisti accreditati all’Eliseo, sia stata una gaffe di comunicazione. Di certo, ha scatenato un putiferio. A Roma, intanto, che dovrebbe appoggiare Parigi nella sua iniziativa di revisione presso la Ue. E poi a Bruxelles, dove peraltro finora si limitano, in perfetto stile europeo, a considerazioni burocratiche: nessuno ci ha comunicato nulla e comunque i casi di possibile sospensione dei trattati sono già previsti dai trattati stessi.
In Francia, invece, ci voleva questo per far guadagnare la prima pagina, per la prima volta, al dramma degli immigrati. Il «Figaro», di regola più sarkozysta di Sarkozy, naturalmente approva, fa notare che il sistema di Schengen «presenta dei segni inquietanti di debolezza» e ricorda che un diplomatico francese e profetico aveva fatto notare che, concedendo in massa permessi di soggiorno temporanei ai tunisini, «gli Italiani rischiano molto semplicemente di far esplodere Schengen». «Le Monde», invece, cui Sarkozy non piace, inserisce l’ipotesi di sospensione in un quadro più ampio di isolazionismo politico: «Mondializzazione, immigrazione, integrazione: la Francia tentata dalla ritirata».
Per questo Schengen «è minacciato di estinzione». E Jean-Louis Bourlanges, presidente della Fondazione di centro, attacca: «Ciò che è in discussione è l’apertura della Francia all’Europa e al mondo. E’ possibile ritirarci sulle nostre forze e di vivere in un’autarchia culturale, economica e politica? Evidentemente, la risposta è no, anche in uno spazio allargato alle frontiere europee, ma la maggioranza dei Francesi non ammette quest’evidenza».
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Del meglio del nostro meglio

Le manovre della Fiat, la bufala del terremoto a Roma, il referendum di giugno e l’uranio impoverito

La settimana di Giornalettismo inizia con ilricordo di Vittorio Arrigoni: in molte città manifestazioni e presidi per riflettere sull’omicidio del volontario italiano a Gaza.

Gobettiano ci parla delle grandi manovre Fiat tra Detroit e Torino: il futuro è che la società italiana e Chrysler si fondanodiventando un’unica entità societaria e giuridica.

Un terremoto a Roma l’11 maggio? Geologi e vulcanologi smentiscono la profezia del sismologoBendandi: “Non c’è una previsione”. Ed anche se vi fosse non avrebbe valore scientifico.

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