domenica 27 febbraio 2011

Roma, "svendopoli" di case popolari in zone pregiate: 80mila euro per 100 mq

Dopo le case affittate a politici e familiari, dossier sul patrimonio Ater ceduto sottocosto a chi non ne ha diritto.

Piazza Navona
di Elena Panarella

ROMA - Un appartamento di 96 metri quadrati in via Oslavia (a due passi da piazza Mazzini) venduto a 81 mila euro, uno in via della Farnesina (74 mq) venduto a 45 mila euro e spicci, 105 mq a piazza Melozzo da Forlì (Flaminio) venduto a 107 mila euro, (quando ne vale almeno un milione). Non basta: a piazza Perin del Vaga (Lungotevere Flaminio) un appartamento di 92 mq è stato venduto a 86 mila euro; in via Sabotino (piazza Mazzini) uno da 88 mq svenduto a 92 mila euro. E pensare che in queste zone con queste cifre non si compra nemmeno un garage, anzi nemmeno un box auto.
Sono solo alcuni esempi di case di pregio, in quartieri centrali e semicentrali di Roma, messe in vendita a prezzi molto lontani dalle quotazioni di mercato dal Comune e dall’Ater. Altro che affittopoli, l’inchiesta sui canoni molto ridotti pagati per abitare case di ben altro valore: in questo caso si parla di “svendopoli”. Sono tante le sorprese che emergono da un dossier che Donato Robilotta, coordinatore dei socialisti riformisti del Pdl, consegnerà all’assessore regionale alla casa Teodoro Buontempo. «Da cui si evidenzia la svendita del nostro patrimonio di pregio anche a chi non ne avrebbe diritto, anche perché bisogna guardare i redditi di chi ha acquistato queste case per rendersi davvero conto della situazione», spiega Robilotta. «Questa settimana incontrerò Buontempo per convincerlo a modificare la legge: in modo che chi ha un reddito maggiore a quello di accesso se vuole la casa di pregio se la deve comprare al reale prezzo di mercato».
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L'indignazione dei prof corre sul web e anche i sindacati insorgono

Indignazione, ma anche una rassegnata insofferenza, di fronte alle parole del premier sulla istruzione pubblica. "Un insulta alla nostra dignità". "E' il posto in cui si può riuscire a trasformare i sudditi in cittadini, è quello che non vogliono"
di SALVO INTRAVAIA

Insegnanti, sindacati e dirigenti scolastici contro il premier per le offese al mondo della scuola rivolte ieri durante il convegno dei Cristiano-Riformisti. Ma soprattutto la protesta e l'indignazione del mondo della scuola: nei blog dei siti dedicati all'istruzione da ieri pomeriggio monta ora dopo ora. "Sono insegnante e contesto Berlusconi da molto prima di questa uscita - scrive F. R. - Ne dice tante. Non mi offendo neanche più. Vi prego soltanto di non farvi trascinare nelle polemiche senza senso che lui apre". "Evviva le idee politiche differenti, ma da anni non si discute più di quelle. La difesa del premier operata dai parlamentari e dagli opinionisti di destra non riguarda più la politica da non so quanto tempo - aggiunge Gabriele - I limiti si sono sorpassati da tempo, la dignità vorrebbe la presentazione di dimissioni, ma già questa richiesta presuppone buone intenzioni che palesemente non esistono più". Per Barbara Calamandrei "aveva già tutto chiaro: trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere. Ecco perché Berlusconi attacca la scuola statale".
Anche i blog meno noti sono stati presi d'assalto da coloro che volevano farsi sentire. "E' una vergogna", è il commento più ricorrente. Ma ci sono anche quelli ponderati e colti. Il sito salvalascuolapubblica si apre questa mattina con una osservazione. Berlusconi, "come presidente (la minuscola è necessaria), ha giurato sulla Costituzione. Ma l'avrà letta? Rinfreschiamogli la memoria". E giù tutti gli articoli che si occupano della scuola, della libertà di insegnamento e di pensiero. Ma in rete è una valanga inarrestabile. Il popolo della scuola, come l'ha definito un lettore è fatto da milioni di persone. Oltre 800 mila insegnanti e 300 mila non docenti, quasi 8 milioni di alunni e 16 milioni di genitori, più dirigenti scolastici e quanti altri abbiano contati diretti o indiretti con le istituzioni scolastiche.
Anche un moderato come il presidente della più importante associazione di capi d'istituto italiana, Giorgio Rembado, si è espresso in maniera netta. "Mi pare un errore macroscopico quello che vuole accreditare una scuola statale orientata da una sola parte politica e per di più contro le famiglie", dichiara aRepubblica. "Non si può certo escludere che singoli insegnanti possano avere la tentazione di indottrinare piuttosto che educare - prosegue - ma non mi risulta che avvenga in maniera generalizzata. E' fuori dalla mia esperienza personale. Io piuttosto mi preoccuperei di non fomentare un conflitto già esistente fra scuola e famiglia".
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Iran: scompare il leader dell’opposizione

Prelevato assieme alla moglie dai Guardiani della rivoluzione islamica

E’ mistero sulla sorte del leader dell’opposizione iraniana, Mehdi Karrubi, e della moglie Fatima che, secondo il sito vicino all’opposizione iraniana ‘Sahamnews’ sarebbero stati prelevati dalla loro abitazioni da un gruppo di uomini in borghese, che appartengono ai Guardiani della rivoluzione islamica.La notizia non e’ stata ancora confermata dal sito dello stesso politico iraniano che da circa 15 giorni si trovava agli arresti domiciliari nella sua abitazione di Teheran. Secondo ‘Sahamnews’ i due sarebbero stati portati in una non meglio precisata ‘localita’ dell’est dell’Iran’.

Il Papa denunciato per crimini contro l’umanità

La provocazione di due avvocati tedeschi che hanno presentato al tribunale dell’Aja l’accusa basata su tre capi di imputazione

Due avvocati tedeschi hanno presentato una denuncia controPapa Benedetto XVI presso la Corte penale internazionale, per crimini contro l’umanità. Christian Sailer e Gert-Joachim Hetzel, due legali residenti a Marktheidenfeldin Baviera, cioè proprio nello regione natale del Papa, la settimana scorsa hanno presentato un documento di 51 pagine al Procuratore della Corte penale internazionale dell’Aja, il dottor Luis Moreno Ocampo.

TRE CRIMINI MONDIALI – La denuncia parla di tre crimini mondiali che secondo i due avvocati “fino ad ora non sono stati denunciati. . . solo perché la riverenza tradizionale verso l’autorità ecclesiastica’ha offuscato il senso di “giusto e sbagliato”. Sailer e Hetzel sostengono il Papa “è responsabile del manteniment0 della leadership di un regime totalitario di coercizione in tutto il mondo che soggioga i suoi membri con minacce terrificanti e nocive per la salute”. Essi sostengono che è anche responsabile per “l’adesione ad un fatale proibizione dell’uso del preservativo, anche quando il pericolo di infezione da HIV-AIDS esiste” e per “l’istituzione e il mantenimento di un sistema mondiale di copertura dei criminisessuali commessi da preti cattolici e il loro trattamento preferenziale, che agevola nuovi crimini “. Non solo. I due tedeschi sostengono che la Chiesa cattolica “acquista i suoi membri attraverso un atto obbligatorio, cioè attraverso il battesimo dei bambini che ancora non hanno una volontà propria”. Questo atto è “irrevocabile” ed è difeso con le minacce di scomunica e delle fiamme dell’inferno.

NESSUNA LIBERTA’ – Questo rappresnta “un grave deterioramento della libertà di sviluppo personale e dell’integrità emotiva e mentale di una persona”. Il Papa è stato “responsabile per la sua conservazione e prosecuzione e, come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, è stato anche corresponsabilein passato” insieme a Papa Giovanni Paolo II. I Cattolici “minacciati dall’AIDS” secondo i legali bavaresi, si trovano”di fronte ad una terribile alternativa: se si proteggono con il preservativo durante i rapporti sessuali, diventano peccatori, se non si proteggono per paura della punizione del peccato minacciato dalla chiesa, diventano candidati alla morte “. La denuncia sottolinea anche il “forte sospetto che Joseph Ratzinger, sia come prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede sia da Papa, abbia fino ad oggi sistematicamente coperto gli abusi sessuali su bambini e giovani e protetto i responsabili, in tal modo favorendo ulteriori atti di violenza sessuale verso i giovani “.

Berlusconi contro la scuola: e gli insegnanti insorgono su Facebook

Dalle lettere aperte ai commenti, il corpo docente dimostra di non aver gradito l’attacco portato nei giorni scorsi dal Premier

“Presidente Berlusconi, sono un’insegnante della scuola pubblica. Cerco di trasmettere ai miei studenti quei valori che sono propri di una societa’ civile e democratica”. Così si apre una letteraaperta che in queste ore circola su Facebook, rivolta al Premier da una maestra, toccata evidentemente dal duro attacco rivolto da Berlusconi alla scuola ieri. Un’opinione che ha scatenato non poche polemiche, e a cui gli insegnanti hanno risposto piccati considerato soprattutto che proprio la scuola pubblica italiana, secondo l’Ocse, riesce ad educare gli studenti meglio delle private.

LETTERA APERTA -

“Cerco di formare cittadini e non sudditi – continua la lettera – cerco di sviluppare nei ragazzi la capacita’ critica, la capacita’ di interpretare cio’ che accade, il mondo nel quale vivono. La scuola statale, la scuola pubblica e’ la scuola di tutti, e’ la scuola democratica dove esiste il confronto e in questo momento e’ l’argine alla deriva antidemocratica alla quale Lei sembra mirare. Il disegno del Suo Governo e del Ministro dell”Istruzione e’ chiaro, le Leggi di riforma che avete votato mirano a dequalificare sempre piu’ la scuola pubblica, a non garantire il diritto Costituzionale di una scuola di qualita’ garantita a tutti e per tutti. Sono orgogliosa di insegnare nella Scuola statale, sono fiera di poter trasmettere quei valori che sono scritti nella nostra Costituzione, nata dalla Resistenza e dalla cultura antifascista. E’ evidente che si discostano molto da cio’ che Lei rappresenta. Io insegno l’importanza della coerenza, della dignita’, della sincerita’, dell’impegno come condizione necessaria per conseguire gli obiettivi che ognuno di noi si pone. Continuero’ a farlo Presidente, con l’impegno di sempre e con la consapevolezza che solo in questo modo noi insegnanti potremo fermare il vostro disegno di formare sudditi e non cittadini consapevoli. Abbia un sussulto di dignita’ e non venga, proprio Lei, a parlare di “valori”, di famiglia. Rispetti il lavoro di chi, per poco piu’ di mille euro al mese, fa di tutto per dare ai giovani di questo Paese cultura, dignita’, consapevolezza e onesta’. La saluto nella speranza di avere al piu’ presto un nuovo Presidente del Consiglio che possa essere preso come esempio dai giovani, un Presidente del Consiglio che non sia lo zimbello di tutto il mondo e che favorisca nel Paese una rinascita culturale, dopo lo scempio fatto in questi anni”.

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http://www.giornalettismo.com/archives/115622/berlusconi-contro-la-scuola-e-gli-insegnanti-insorgono-su-facebook/

Scuola: Franceschini, in piazza come donne per difenderla da insulti Berlusconi

Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Tutti di nuovo in piazza come le donne il 13 febbraio senza simboli e bandiere a difendere la suola pubblica dagli insulti di Berlusconi". Lo propone il capogruppo del Pd alla Camera Dario Franceschini.

Tunisia, il premier Ghannouchi getta la spugna: ''Situazione difficile, mi dimetto''

Tunisi, 27 feb. - (Adnkronos/Aki) - Il presidente del governo provvisorio tunisino, Muhammad Ghannouchi, ha annunciato le sue dimissioni nel corso di una conferenza stampa a Tunisi.

"Ho lavorato in una situazione difficile e sotto forti pressioni", ha detto nella conferenza stampa nella quale ha annunciato le sue dimissioni da premier del governo provvisorio tunisino. "Io non sono un uomo della repressione - ha affermato - è necessario che i tunisini lavorino fianco a fianco se vogliamo andare avanti". Le dimissioni del capo del governo provvisorio tunisino vengono in seguito ad una serie di proteste scoppiate nei giorni scorsi in diverse città del paese contro il suo esecutivo.

"La mia non è una fuga dalla responsabilità ma era necessario prendere provvedimenti dopo le vittime dei giorni scorsi - ha affermato - Mi dimetto e presento queste dimissioni al servizio della Tunisia e della rivoluzione". Negli scontri avvenuti sabato in Avenue Bourghiba a Tunisi si sono contati tre morti.

Poco dopo l'annuncio delle dimissioni sono stati uditi diversi colpi d'arma da fuoco sparati nella zona di La Fayette, nel centro di Tunisi. Secondo quanto riferito dalla tv 'al-jazeera' un elicottero della polizia sta sorvolando la zona.

Libia, Clinton: Usa pronti ad aiutare l'opposizione. E arrivano le sanzioni Onu

Roma, 27 feb. (Adnkronos/Ign) - Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha approvato all'unanimità la risoluzione 1970, che impone sanzioni al leader libico Muammar Gheddafi, alla sua famiglia e ai fedelissimi del regime.

La risoluzione prevede in particolare l'embargo sulla vendita di armi, il divieto di viaggiare negli Stati membri dell'Onu per 16 persone (tra cui il Colonnello, i suoi otto figli e altre persone legate al regime) e ilcongelamento dei beni finanziari del leader libico, di quattro suoi dei figli e di un'altra persone vicina al regime. Nel documento, inoltre, i membri del Consiglio di sicurezza affermano che "gli attacchi sistematici" contro la popolazione civile in Libia "possono essere considerati crimini contro l'umanità".

L'Unione europea imporrà sanzioni al regime di Gheddafi "come questione di urgenza", ha annunciato l'Alto rappresentante dell'Ueper gli Affari esteri e la Politica di sicurezza Catherine Ashton dopo l'approvazione delle sanzioni da parte delle Nazioni Unite. La Ashton ha spiegato che "l'adozione formale di sanzioni avverrà il prima possibile per assicurare una piena e immedata implementazione".

Dal canto suo il presidente Usa Barack Obama ha chiesto a Gheddafi di lasciare subito il potere "per il bene del suo Paese". In una nota la Casa Bianca fa sapere inoltre che Obama "ha ribadito che quando un leader sta al potere con l'unico scopo di usare violenza generalizzata contro il suo popolo ha perso ogni legittimità di governo. E per il bene del suo Paese è necessario che lasci subito il potere".

Sulla scia di queste parole, gli Usa hanno offerto aiuto all'opposizione libica. In viaggio verso Ginevra, dove domani parteciperà al Consiglio per i diritti umani, il segretario di Stato americano Hillary Clinton ha detto che gli Stati Uniti sono pronti a offrire "ogni tipo di assistenza" ai libici che desiderano deporre il colonnello Gheddafi.

Francia: il ministro degli Esteri Alliot-Marie si e' dimessa

Paris, 27 feb. (Adnkronos/Dpa) - Il ministro degli Esteri francese, Michele Alliot-Marie ha dato le dimissioni dal suo incarico . Lo riporta la Tv francese BFM. Il gesto era atteso, a seguito dello scandalo suscitato dai suoi rapporti con l'entorurage del deposto presidente tunisino Ben Ali. Il presidente francese terra' stasera un discorso televisivo nel quale ci si attende che discutera' tra l'altro di un rimpasto di governo.

Libia: elicotteri di Gheddafi aprono fuoco su corteo funebre

Libia: elicotteri di Gheddafi aprono fuoco su corteo funebre
TRIPOLI - Un gruppo di sostenitori di Gheddafi a bordo di elicotteri ha aperto il fuoco su un corteo funebre a Misurata, la terza città della Libia, ormai nelle mani dell'opposizione, a 150 km ad est di Tripoli. Lo riferisce l'IRIB citando la France Presse. I mercenari a bordo degli elicotteri hanno aperto il fuoco sui parenti delle vittime degli scontri dei giorni scorsi e altri cittadini radunati per ricordare i martiri, quando stavano per entrare nella moschea della città. I testimoni oculari hanno ribadito che alcuni consiglieri di Gheddafi hanno contattato i capi tribali di Misurata proponendogli di instaurare un mini-Stato indipendente a patto che non attaccassero Tripoli.

I leader dell’Ue lasciano l’idea del multiculturalismo per passare al ‘muscular liberalism’

I leader dell’Ue lasciano l’idea del multiculturalismo per passare al ‘muscular liberalism’

E' il multiculturalismo il nuovo spettro che si aggira per l'Europa.

Dopo il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e il premier britannico, David Cameron,il giudizio di "fallimento" del tentativo di far convivere culture diverse e' stato dato da Nicolas Sarkozy che gia' con il trattamento riservato in patria ai rom era entrato in conflitto con l'Unione europea. L’assimilazionismo o multiculturalismo?Il partito al governo in Francia si prepara a lanciare un dibattito nazionale sul ruolo dell'Islam e il rispetto del laicismo da parte della comunità musulmana, due questioni che emergono come temi politici sensibili alle elezioni presidenziali del prossimo anno. Jean-Francois Copé, segretario generale dell'Ump, il partito di centrodestra del presidente Nicolas Sarkozy, ha detto che il dibattito riguarderà questioni come il finanziamento e la costruzione delle moschee, il contenuto dei sermoni del venerdì e il curriculum di studi degli imam che li pronunciano. L'annuncio fa seguito alle esternazioni del presidente secondo cui il multiculturalismo è fallito in Francia. La comunità musulmana conta in Francia cinque milioni di persone ed è la più grande in Europa. Copé ha detto che il dibattito, che dovrebbe iniziare ad Aprile, cercherà di capire "come organizzare la pratica religiosa nel nostro paese in modo compatibile con le regole della nostra repubblica laica". Per Sarkozy “Il multiculturalismo è un fallimento”, ricordando che in Francia le differenti comunità non possono solo coesistere ma devono integrarsi. Tutto ciò mentre negli ultimi mese nella Francia sono scoppiate delle accese polemiche e manifestazioni sulle politiche xenofobe e razziste del presidente Sarkozy che è noto in particolare per le sue politiche anti-islamiche. Le proteste erano concentrate soprattutto contro le politiche del governo nei confronti dei rom e contro le espulsioni collettive dei nomadi verso alcuni Paesi d'origine, dalla Romania alla Bulgaria. La cancelliera tedesca Angela Merkel e il primo ministro britannico David Cameron hanno rilasciato dichiarazioni simili negli ultimi mesi. Secondo Cameron il multiculturalismo di stato ha fallito. Egli prosegue: «Sotto la dottrina del multiculturalismo di stato, abbiamo incoraggiato culture differenti a vivere vite separate, staccate l'una dall'altra e da quella principale. Non siamo riusciti a fornire una visione della società, alla quale sentissero di voler appartenere.
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La Libia cade a pezzi, i diplomatici in fuga

La polizia fa sparire i cadaveri per eliminare le prove dell'eccidio

GUIDO RUOTOLO

La paura la vedi in quelle saracinesche abbassate, nelle file davanti ai panifici, nel silenzio irreale di una città pur sempre maghrebina, caotica e caciarona. La paura è dietro quelle mitragliatrici antiaeree montate su due «Tecnica», tipo pick-up, piazzate ai lati del ministero degli Esteri. La paura, quella sì davvero palpabile, l’avverti alzando gli occhi al cielo, intorno alle tre del pomeriggio, scoprendo il passaggio di mostri volanti, giganteschi elicotteri che trasferiscono truppe in direzione Sud-Ovest della città. Probabilmente verso Zawia, a una quarantina di chilometri da Tripoli, colonia di bengasini trasferitisi all'indomani del golpe del colonnello Gheddafi che depose re Idris I dei Senussi. E teatro di violenti combattimenti in questi ultimi giorni. O diretti a Sabratha, o ancora a Misurata che sarebbero inmano ai rivoltosi. Tripoli che si sente assediata e insicura era andata a dormire con il tentativo disperato di Seif Al IslamGheddafi di imporre una tregua.

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http://www3.lastampa.it/esteri/sezioni/articolo/lstp/390803/

“Più trote nei fiumi, meno al governo” Contestato il figlio del Senatur

renzo bossi trota 300x186 “Più trote nei fiumi, meno al governo” Contestato il figlio del Senatur

Un gruppo di ragazzi ha esposto uno striscione contro Renzo Bossi che ha risposto con una battuta. Il botta e risposta durante un convegno leghista a Tradate che ha evidenziato la frattura tra ‘maroniani’ e ‘reguzzoniani’ all’interno del Carroccio

“Più trote nei fiumi, meno trote al governo”. Questo il contenuto di uno striscione esposto ieri sera, proprio durante l’intervento del figlio del Senatur, Renzo Bossi, in occasione di un convegno leghista sul federalismo a Tradate, nel cuore della provincia di Varese. Autori della contestazione un gruppetto di giovanissimi del posto. Ragazzi tra i sedici e i diciotto anni che hanno agito senza sbandierare simboli di partito. E hanno strappato l’applauso di una consistente parte del pubblico presente in sala.

“Abbiamo solo espresso la nostra idea. Veramente avremmo voluto esporre anche un secondo striscione – hanno spiegato poi i ragazzi – per protestare contro il razzismo di stampo leghista, contro le espulsioni e il trattamento riservato agli extracomunitari. Vogliamo che venga riaffermato il principio dell’uguaglianza di tutti gli individui, senza distinzioni di religione, sesso e razza”. Sulle ragioni della contestazione a Renzo Bossi sono stati altrettanto chiari: “Questa sera era lui il simbolo più forte del pensiero leghista non tanto per la carica ricoperta, quanto perché incarna il ruolo del successore designato. Noi viviamo fianco a fianco con nostri coetanei che si dichiarano leghisti e sentiamo quello che pensano, quello che dicono. Noi vogliamo far sapere che i giovani del nord non sono tutti così”.

Al tavolo dei relatori, dove erano presenti esponenti di spicco della Lega, come il capogruppo alla Camera Marco Reguzzoni, è arrivata pronta la risposta del “Trota”, altrettanto applaudita: “Non sono al governo, sono in regione. Poi sono orgoglioso di essere una trota, perché sono pesci che nuotano nell’acqua pulita”. Mentre dal palco continuava la carrellata di interventi pro federalismo, la manifestazione di dissenso è stata sedata da un gruppo di solerti militanti leghisti che, dopo alcuni secondi di smarrimento, si sono avventati sullo striscione, strappandolo di mano ai contestatori. I ragazzi sono stati accompagnati all’esterno del teatro, non senza qualche momento di frizione lungo i corridoi, dove sono volati paroloni e qualche insulto, ma nulla più.

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http://informarexresistere.fr/%E2%80%9Cpiu-trote-nei-fiumi-meno-al-governo%E2%80%9D-contestato-il-figlio-del-senatur.html

In Libia gridano: "a morte Berlusconi"

In Libia gridano: "a morte Berlusconi"

Era inevitabile, nelle manifestazioni a Bengasi la folla canta "Morte a Gheddafi" insieme a "Morte a Berlusconi", si sono sentiti anche slogan contro l'Italia.
Proprio un grande statista che rimarrà nella memoria dei popoli, la vanità di Berlusconi può dirsi soddisfatta.
Si è fatto un gran parlare degli interessi italiani inLibia, dicendo che l'atteggiamento diplomatico dell'Italia giustificava la collusione con il regime a loro difesa. L'evoluzione degli eventi dimostra che anche questa pietosa scusa è del tutto infondata, così com'era infondata nei confronti di Egitto e Tunisia.

Non si difendono gli interessi dell'Italia spalleggiando dittatori in disgrazia e manifestando loro amicizia e stima anche quando già sono fuggiti con infamia dal loro paese. Non si difendono gli interessi dell'Italia spalleggiando dei folli che mandano gli aerei a bombardare le manifestazioni, ancora meno quando sono perdenti.
Abbiamo già avuto modo di misurare la durezza dei rapporti con il nuovo esecutivo della Tunisia, ma non è stato un monito sufficiente.
È evidente che gli interessi italiani in Nordafrica sono minacciati e non protetti dall'irresponsabile azione del governo e dalle dichiarazioni criminali di Frattini nelle ultime settimane.
Bonus round: Nel video, da 1:54, la dimostrazione di fiducia in Gheddafi di un supporter berlusconiano, che trascende evidentemente la difesa degli interessi italiani.

Il trattato Italia - Libia impedisce intervento NATO. Chi l’ha votato?

Anche il PD, che oggi attacca Berlusconi per la sua amicizia con Gheddafi.
Un breve articolo per non dimenticare le responsabilità dei nostri politici.
Il trattato Italia - Libia impedisce intervento NATO. Chi l'ha votato?

Era il 20 Gennaio 2009 e un voto bipartisan permise l'approvazione del Trattato Italia - Libia. Oggi molti onorevoli alzano la voce contro Gheddafi ma due anni fa non lesinarono l'appoggio al dittatore libico.

PdL, Lega e Pd uniti nella ratifica del trattato, uno scempio a cui si opposero i Radicali (putroppo senza grandi risultati se non il ritardo nel voto). I seimila emendamenti presentati permisero, però, molte ore di discussione e la presa di posizione di diversi parlamentari.

Alla fine, a Montecitorio, il risultato fu il seguente:

Voti favorevoli al Trattato Italia-Libia: 413
Voti contrari: 63
Astenuti: 37
Il PD votò a favore tranne alcuni deputati che espressero dissenso tra cui Matteo Mecacci che affermava "consegnare questo denaro a un regime totalitario che usa l'arma dell'immigrazione clandestina per ricattare il nostro paese e che non fornisce alcuna garanzia di rispetto delle norme internazionali in materia d'asilo e immigrazione". Oggi, quegli stessi deputati attaccano il Premier per i suoi rapporti con Gheddafi. Mentre dimenticano d'aver dato 5 miliardi di dollari alla Libia, non al suo popolo, ma al suo dittattore.

Inoltre lo stesso trattato potrebbe rappresentare un problema nel caso di intervento NATOperché vieta esplicitamente all'Italia "l'utilizzo di qualsiasi forza militare o di provare direttamente o indirettamente di interferire con il governo libico" e, soprattutto, "vieta l'Italia di permettere l'uso del proprio territorio in qualsiasi atto ostile contro la Libia".

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http://www.agoravox.it/Chi-voto-a-favore-del-trattato.html