Divulgo quello che ... non tutti dicono ... / Perchè il male trionfi è sufficiente che i buoni rinuncino all'azione. (Edmund Burke)
martedì 8 novembre 2011
Berlusconi lascia, il comunicato del Quirinale
Calciopoli, Luciano Moggi condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione
Berlusconi: ''Non ho maggioranza, mi dimetto dopo legge di stabilità''
Crisi, quasi 9mila imprese fallite nel 2011
Aumento del 35,5% in due anni, edilizia e commercio pagano maggiormente il conto
MILANO – Lo scontrino della crisi nel 2011 fa registrare circa 9mila imprese fallite in nove mesi. Come dire: quasi mille al mese, poco più di 30 ogni giorno. Parlare di doppia spirale recessiva, dopo il biennio post-Lehman, sembra non più temerario (d'altronde anche la prima azione di Draghi alla Bce con l'abbassamento dei tassi di interesse interbancari di 25 punti base avvalora l'ipotesi di una “lieve recessione” in atto). Con l'inevitabile conseguenza dell'avvio di procedure di cassa integrazione per i dipendenti e l'aumento degli “incagli” e degli insoluti per le banche, che non vedono più restituirsi il denaro prestato. Senza contare il montante delle imprese in concordato preventivo, l'ultima ratio prima del default vero e proprio.
LO STUDIO – Scrive Crisis D&B, la società del gruppo Crif specializzata nelle informazioni di carattere creditizio, che da gennaio a settembre 2011 sono state 8.566 le imprese che hanno portato i libri in tribunale, perché impossibilitate a pagare fornitori e dipendenti. Un aumento dell'8,7% rispetto allo stesso periodo del 2010, persino del 35,5% rispetto al 2009, quando la crisi sembrava aver toccato il suo apice. E non sorprende che a pagare il conto maggiore sia stata la Lombardia (1.872 procedure concorsuali), la cui vocazione imprenditoriale non ha eguali nel Paese ed è quindi quella deputata a soffrire di più in caso di avvitamento dell'economia. La seguono Lazio e Veneto con circa la metà dei casi, una principalmente orientata al mercato dei servizi, l'altra incentrata sulle pmi e sul manifatturiero.
LE CAUSE – Dice Marco Preti, amministratore delegato di Crisis D&B, che il problema è anche di ordine culturale e riguarda una non adeguata strutturazione delle imprese sul fronte del risk management: «Sta diventando fondamentale – dice – che le imprese adottino efficaci politiche di gestione del rischio, consentendo loro di conoscere in maniera più approfondita i partner con i quali instaurano rapporti commerciali». Certo, spesso, l'affidabilità creditizia dei potenziali clienti dovrebbe essere accertata (per esempio la pubblica amministrazione locale e centrale) eppure è proprio qui che si gioca molta della competitività del sistema-Paese. È sul terreno della puntualità dei pagamenti (ormai dilatati anche tra privati e privati, per effetto di un perverso meccanismo di posticipazione dei crediti che ritarda anche l'ipotesi di investimenti in ricerca e sviluppo da parte delle imprese) che si può almeno limitare un conto così amaro alla cassa.
I SETTORI – A soffrire di più il comparto della costruzione di edifici (più di mille aziende edili hanno dichiarato default nel 2011). Non fa più da traino, evidentemente, anche tutto il mercato del sub-appalto. Non riducono l'entità dello smottamento neanche gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici (che pur avevano attenuato la perdita di utili derivante dalla asfittica domanda di nuove abitazioni per colpa di un potere d'acquisto sempre minore da parte delle famiglie). Rimasto ai margini il piano-Casa presentato più volte dal governo per renderlo più appetibile, è forse giunta l'ora di interrogarsi su politiche di social housing capaci di far da volano al settore?
Fabio Savelli
Crisi, il commissario Rehn: «In Italia la situazione economica è preoccupante»
In una lettera l'Ue chiede «misure aggiuntive». Ma il portavoce del commissario: «Solo documento di lavoro»
Olli Rehn (Ansa) |
MISURE AGGIUNTIVE - L'Ue chiede dunque «misure aggiuntive» all'Italia per raggiungere l'obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013. Il portavoce del commissario Ue Olli Rehn non commenta «i documenti riservati diffusi dai media», in quanto «non rappresentano la posizione ufficiale della Commissione, ma si tratta di documenti di lavoro». Anche se, ammette il portavoce, «la situazione è deteriorata soprattutto sul piano della crescita, come si vedrà dalle previsioni economiche d'autunno» che la Commissione presenterà giovedì prossimo a Bruxelles.
«SORVEGLIANZA RIGOROSA» - La Ue, ha ricordato intanto il commissario, intende sostenere l'Italia «con una sorveglianza rigorosa». Per questo «da domani ci sarà la missione: io presenterò la mia relazione ai partner dell'Eurogruppo entro fine mese». «Vogliamo aiutare il Paese ad andare avanti con le riforme»: ha poi aggiunto Rehn, ricordando che in Italia l'Europa sta testando i poteri della nuova governance economica rafforzata, che costringe i Paesi a fare la loro parte sui conti. E ha aggiunto che in questa fase l'Italia «è un bersaglio mobile».
Continua ...
Droga negli uffici di Mediaset arrestati cinque tecnici a Milano
COLOGNO MONZESE - Sostanze stupefacenti sarebbero state spacciate in alcuni uffici Mediaset delle sedi di Segrate e Cologno Monzese, da alcuni tecnici, che sono stati arrestati. L'azienda è parte lesa nel procedimento. Il particolare emerge dall'inchiesta, coordinata dal pm di Milano Antonio Sangermano, che stamani ha portato a 12 arresti eseguiti dal comando provinciale milanese dei carabinieri. L'ordinanza è stata firmata dal gip D'Arcangelo.
Ed il Tg1 tarocca pure l’andamento delle Borse
Mattinata di Piazza Affari di ieri. Rosso. Scattano le voci di dimissioni di Berlusconi. La borsa schizza in alto.
Scende lo spread, dopo essere volato a livelli da urlo. Entusiasmo. Tutto perfetto. Sembra impossibile, maper un'ora la speranza contagia media e risparmiatori di tutto il pianeta.
Poi la smentita del Premier: "Voci infondate: non mi dimetto". La borsa frena di colpo, lo spread risale, pronto a raggiungere nuovi e violenti record.
Depressione. Dinamica finanziaria che trova tutti d'accordo, dai giornalisti del Sole 24 Ore a quelli del Corriere a quelli dell'Unità, e che oggi finisce sulle prime pagine della stampa internazionale, dalla Spagna al Regno Unito. "Le borse bocciano Berlusconi". "Berlusconi resiste: i mercati fuggono". "Il Premier se ne va: la borsa sale". Ecco il servizio del Tg3:
Guarda il video:
http://www.agoravox.it/Ed-il-Tg1-tarocca-pure-l-andamento.html
Quanto manca alla pensione? Tutti i numeri sui vitalizi parlamentari
Dopo il 14 dicembre 2010 e dopo il 14 ottobre 2011, anche questa settimana, con buone probabilità, il Governo Berlusconi IV dovrà presentarsi alla Camera per verificare ancora una volta la fiducia da parte dei deputati. E mentre l’entourage pidiellino si attiva per conteggiare le truppe e serrare i ranghi, una frase rimbalza tra i telegiornali e i quotidiani ogni volta che viene toccato il suddetto argomento : “Se cade il Governo si torna alle urne”.
Un monito per le opposizioni, poco preparate ad una campagna elettorale-lampo e più propense ad un “governo tecnico”, una minaccia per gli indecisi della maggioranza, che non hanno la sicurezza di una rielezione per la prossima legislatura. E a detta di diversi analisti politici, è proprio la minaccia dello scioglimento delle camere a scoraggiare alcuni dissidenti del centro-destra a staccare la spina, soprattutto tra quelli che non hanno ancora maturato il diritto al vitalizio. Ma come si ottiene questo assegno vitalizio? E quanti sono i parlamentari che ancora devono maturare il diritto a riceverlo?
La disciplina del trattamento economico dei Parlamentari italiani è riportata nei regolamenti di Camera e Senato, i quali stabiliscono che deputati e senatori devono versare mensilmente l’8,6% della propria indennità lorda (1.006,51 euro per i deputati e 1.032,51 euro per i senatori), che verrà accantonata per ilpagamento dei vitalizi al raggiungimento del sessantacinquesimo anno di età (ma il limite di età è ridotto di 1 anno per ogni anno di mandato effettivo oltre il quinto, fino al limite di 60 anni).
Il diritto a ricevere questo vitalizio si acquisisce dopo essersi seduti tra i banchi di Montecitorio o di Palazzo Madama per almeno 5 anni (la durata massima di una legislatura). Tale importo può variare da un minimo del 20% ad un massimo del 60% dell’indennità parlamentare, in relazione agli anni effettivamente passati in Parlamento. Per quanto riguarda il Senato, questa specie di pensione non viene erogata qualora l’avente diritto rivesta ancora l’incarico di Parlamentare italiano o di Parlamentare europeo, di Consigliere regionale o qualsiasi altra carica incompatibile con il ruolo di Parlamentare, mentre alla Camera il vitalizio viene sospeso nei casi in cui il titolare del vitalizio riceva un’indennità pubblica pari o superiore al 40% di quella parlamentare derivante da altre cariche pubbliche successivamente ricoperte.
Secondo i dati riportati dal sito www.openpolis.it, che da qualche anno monitora i rappresentanti degli Italiani nei vari organi elettivi istituzionali, ad oggi i parlamentari che ancora non hanno diritto a ricevere il vitalizio parlamentare sono in totale 350, per la precisione 247 Deputati (39,2%) e 103 Senatori (32,7%).
Continua ...
http://www.agoravox.it/Quanto-manca-alla-pensione-Tutti-i.html
Fininvest, il dilemma della successione Tutti contro tutti a casa Berlusconi
Il futuro dell'impero del cavaliere dipenderà dai rapporti tra i due rami della famiglia. Da una parte ci sono i figli di primo letto Marina e Piersilvio, forti degli anni passati nelle aziende del gruppo. Dall'altra Barbara, Eleonora e Luigi, che potrebbero mettere in minoranza i fratellastri maggiori
di ETTORE LIVINIOpposizione unita: "Maggioranza finita Berlusconi se ne deve andare"
Ma le posizioni restano divise sull'ipotesi di un governo tecnico o di larghe intese. Di Pietro: "Meglio andare ad elezioni anticipate". Bersani: "Se premier non fa passo indietro sapremo fare nostro mestiere". Prende quota l'ipotesi di una mozione di sfiducia
Pierluigi Bersani durante il suo intervento a Montecitorio (fotogramma)