martedì 8 novembre 2011

Fininvest, il dilemma della successione Tutti contro tutti a casa Berlusconi

Il futuro dell'impero del cavaliere dipenderà dai rapporti tra i due rami della famiglia. Da una parte ci sono i figli di primo letto Marina e Piersilvio, forti degli anni passati nelle aziende del gruppo. Dall'altra Barbara, Eleonora e Luigi, che potrebbero mettere in minoranza i fratellastri maggiori

di ETTORE LIVINI
MILANO - Marina e Piersilvio da una parte. Barbara, Eleonora e Luigi - con Veronica Lario come convitato di pietra - dall'altra. La Dinasty di Arcore, a più di due anni dalla separazione tra il premier e la seconda moglie, è ancora in alto mare. La posta in palio, i sette miliardi di patrimonio accumulati in cinquant'anni di carriera e in 17 di politica da Silvio Berlusconi, è chiara. Il finale del Monopoli più ricco d'Italia invece è ancora tutto da scrivere. E le sorprese, come testimonia la "successione ad personam" infilata alla chetichella dal Cavaliere nel decreto sviluppo, non sono certo finite. Il presidente del Consiglio, dicono gli uomini che gli sono più vicini, ha le idee chiare: il patrimonio di famiglia(Mediaset, Mediolanum, Mondadori, Milan e una collezione di ville da sogno da Macherio alle Bahamas fino a Sardegna e Antigua) andrebbe diviso in due parti uguali. La metà a Marina e Piersilvio, che in fondo si sono già fatti una bel mazzo al timone dei gioielli del gruppo. L'altra metà ai tre figli di secondo letto. Peccato che di famiglie il Cavaliere ne abbia due. E che la burrascosa separazione da Veronica Lario abbia finito per avvelenare il clima, già prima non proprio idilliaco, tra i due rami della Real casa brianzola. Il ricordo del primo divorzio - legalmente parlando una passeggiata - aveva forse illuso Berlusconi. Carla Dall'Oglio, madre di Piersilvio e Marina, si era accontentata nel 1985 di una liquidazione "bonsai" (si fa per dire) di 6 appartamenti, 2 negozi, 3 miliardi di lire in obbligazioni Enel, un miliardo per comprarsi una nuova casa e un loft a Londra. E da allora non è mai più riapparsa alla ribalta della cronaca. Oggi l'equilibrio familiare è più complicato. Il premier ha girato a tutti e cinque i figli una partecipazione identica (poco più del 7% a testa) di Fininvest. Ma un conto sono i diritti azionari, uguali per tutti, un altro quelli acquisiti sul campo: Piersilvio, vicepresidente Mediaset, considera le tv di casa come roba sua.Marina, sanguigna e fumantina come il padre, ha messo su casa in Mondadori. E non ha alcuna intenzione di far spazio a Barbara, autocandidatasi per un posto a Segrate e costretta per ora ad accontentarsi (anche per questioni di cuore) di un posto nel cda del Milan. Eleonora ha finito l'università e presto potrebbe batter cassa in via Paleocapa e anche Luigi, già nel cda di Mediolanum, si sta avvicinando alla laurea. Trovare la quadra delle poltrone senza urtare la suscettibilità professionale dei cinque figli è già difficile. Gestire la spartizione azionaria del gruppo, specie dopo la rottura con Lario, quasi impossibile. Il premier, pur avendo in portafoglio il 63,2% della Fininvest, non ha il pallino in mano: le norme sulla "legittima", la quota di eredità che spettano di diritto a moglie e figli, fanno pendere l'ago della bilancia del dopo-Berlusconi verso Veronica e i suoi figli che si troverebbero in tasca il 56% della società. Relegando Marina e Piersilvio al ruolo di azionisti di minoranza.
Continua ...

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